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Prima, durante e dopo la gravidanza

 

Giochini in classe

Piccoli e grandi problemi dei bambini dopo l'infanzia, vicissitudini e episodi buffi dei bambini fuori e dentro la scuola dell'obbligo.
ottyx
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Re: Giochini in classe

Messaggio da ottyx » 22 nov 2012, 1:33

mammaely ha scritto:beh loro no
ma son state "vittime" di qsta cosa
all'asilo per esempio
son sparite piu' volte felpe (mai piu' recuperate), pelouches per la nanna, sciarpe..

e anche giochi portati da casa (non alle mie, ad altri)
Ma come? Le tue figlie così autonome, indipendenti ed autosufficienti, non sono in grado di difendersi? Dopo i sei anni non ritieni un bambino capace di sopportare la frustrazione di un giochino rubato o rotto? E tu, così sicura che dare delle regole rigide e precise sia il modo migliore per crescere i figli, non sei d'accordo nel concedere di portare i giochi in modo che i bambini imparino a seguire le direttive e le norme al riguardo? :hi hi hi hi
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Re: Giochini in classe

Messaggio da mammaely » 22 nov 2012, 14:35

ma come puo' difendersi un bimbo a cui viene rubato il suo oggetto transizionale in dormitorio quando lui in dormitorio non c'è???? che vai dicendo!!

e cmq nn è tanto per i bimbi, che se ne fanno anche presto una ragione, ma per tutto il bla bla bla di mamme DOPO, per una figurina sparita ne fan na caciara di mesi, preferisco evitare.

la felpa, se permetti sta sulle balle a me, perchè la pago
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Re: Giochini in classe

Messaggio da ottyx » 22 nov 2012, 15:25

mammaely ha scritto:ma come puo' difendersi un bimbo a cui viene rubato il suo oggetto transizionale in dormitorio quando lui in dormitorio non c'è???? che vai dicendo!!

e cmq nn è tanto per i bimbi, che se ne fanno anche presto una ragione, ma per tutto il bla bla bla di mamme DOPO, per una figurina sparita ne fan na caciara di mesi, preferisco evitare.

la felpa, se permetti sta sulle balle a me, perchè la pago
Hai, hai... le tue autonomissime ed indipendentissime bimbe usavano degli oggetti transizionali? Orrrrrrorrrre :hi hi hi hi
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Re: Giochini in classe

Messaggio da mammaely » 22 nov 2012, 15:40

ma stai dando i numeri? che c'entra l'autonomia col portarsi un oggetto per dormire a scuola? Denise aveva un pupazzo, che poteva anche cambiare, Irene un asciugamanino con cui si addormentava anche a casa, idem Manuel, un piccolo asciugamanino, non ci vedo niente di strano o che indica la non autonomia, sinceramente.
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Re: Giochini in classe

Messaggio da ottyx » 22 nov 2012, 16:37

mammaely ha scritto:ma stai dando i numeri? che c'entra l'autonomia col portarsi un oggetto per dormire a scuola? Denise aveva un pupazzo, che poteva anche cambiare, Irene un asciugamanino con cui si addormentava anche a casa, idem Manuel, un piccolo asciugamanino, non ci vedo niente di strano o che indica la non autonomia, sinceramente.
Allora che c'entra l'autonomia con l'andarsi a comprare le figurine da soli, con il portare la cartella, con l'aiutare a fare i compiti, con il fatto di credere in Babbo Natale?
Eh, eh... sapevo che prima o poi saresti caduta nel tranello... brucia, eh, quando ci si sente tirati in ballo personalmente :spiteful:
Certo che tu e l'ironia viaggiate proprio su due binari diversi :risatina:
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Re: Giochini in classe

Messaggio da mammaely » 22 nov 2012, 16:41

ma a me nn brucia proprio niente, ti assicuro
non vedo il nesso, tutto qui.

i miei bambini si addormentano da soli, nel loro letto, o nel letto dell'asilo, l'oggetto transizionale lo chiedono proprio le maestre, cosi come chiedono autonomia nel vestirsi/svestirsi/andare in bagno..


se devi far degli esempi.... che sian pertinenti almeno..
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Re: Giochini in classe

Messaggio da floddi » 22 nov 2012, 17:13

Ottyx sei un mito devo conoscerti.
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Re: Giochini in classe

Messaggio da floddi » 22 nov 2012, 17:15

mammaely ha scritto:beh loro no
ma son state "vittime" di qsta cosa
all'asilo per esempio
son sparite piu' volte felpe (mai piu' recuperate), pelouches per la nanna, sciarpe..

e anche giochi portati da casa (non alle mie, ad altri)
ma scusa, le tate dovo sono????????????
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Re: Giochini in classe

Messaggio da mammaely » 22 nov 2012, 18:17

le maestre è meglio che guardino i bambini per altro che per come son vestiti, e poi mica possono perquisirli uno ad uno... e nemmeno si possono ricordare com'erano vestiti al mattino, non c'entrano loro..
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Re: Giochini in classe

Messaggio da mammaely » 22 nov 2012, 18:27

Ho trovato questo articolo che trovo interessantissimo, e spiega perfettamente come la penso, forse in maniera meno ruvida di come lo dico.. l'ho postato anche nell'altro mio post



L'ASILO DEI BAMBOCCIONI
In questi giorni si aprono le scuole. L’inizio dell’anno scolastico dovrebbe essere un momento gioioso per i bambini e i loro genitori. Ma per quelle mamme e, più raramente, per quei papà che portano i loro figli alla materna l’ingresso nella scuola sarà un percorso a ostacoli, una specie di incubo kafkiano che si chiama inserimento. Il programma varia a seconda dell’Istituto ma, quasi sempre, prevede un paio di settimane in cui i bambini devono adattarsi al nuovo ambiente progressivamente per non subire traumi e quindi vengono accompagnati da uno dei genitori in classe: all’inizio restano per una quantità di tempo minima che poi lentamente aumenta fino ad arrivare al tempo pieno. Un fenomeno tutto italiano che spesso obbliga la mamma o il papà persino a prendersi le ferie.

L’anno scorso è toccato anche a noi. Alla scuola materna di Via Mantegna a Milano hanno deciso a priori, senza nemmeno conoscere i pargoli, che i nostri due gemelli dovevano iniziare con un’ora di asilo al giorno e uno dei genitori doveva sempre essere presente. Ma io ero a Londra per lavoro e questo ha creato un primo problema visto che Eva e Bruno erano in classi diverse. Quale madre snaturata va all’estero in un momento così importante (sottinteso potenzialmente difficile/traumatico) per i propri figli? Come mai non si sente immensamente in colpa? Ma tant’è le maestre hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco e accontentarsi della tata (e di mio marito ovviamente). Io mi sono presentata quando ormai la settimana di passione era quasi finita. Ero in classe con Bruno che giocava senza problemi, dopo cinque minuti ho cominciato a friggere, la mia presenza mi sembrava totalmente inutile. Così ho chiesto alla maestra se me ne potevo andare visto che il bambino era chiaramente “inserito”. Ma lei mi ha risposto scandalizzata di no, che la prassi era aspettare almeno una mezz’ora a prescindere da come si comportava il pargolo.

La domanda che vi pongo è la seguente: perché dobbiamo drammatizzare in questo modo un evento naturale e piacevole come l’ingresso alla materna? Cosa devono pensare i nostri figli? Che li stiamo portando in un luogo pericoloso dove forse non vorranno restare perché sicuramente è meglio passare il tempo con la mamma? E poi ci lamentiamo dei bamboccioni che a trent’anni stanno ancora a casa con i genitori! Ma se glielo abbiamo insegnato noi tra mille premure, paure, apprensioni supportate dalla psicologia da salotto che è tanto in voga.

E’ vero. Un tempo i nostri nonni si facevano pochi problemi. E spesso crescevano i figli a suon di sganassoni. Ma oggi siamo passati all’eccesso opposto. Alleviamo i nostri bambini come se fossero fatti di porcellana, crediamo che possano rimanere segnati a vita se perdono un giocattolo che gli è caro, li copriamo fino a farli scoppiare di caldo per paura che si ammalino (non a caso siamo il Paese delle correnti d’aria e della cervicale), chiediamo se e cosa hanno mangiato come se ci fosse il rischio che muoiano di fame. Non capiamo che il regalo più grande che possiamo fargli è l’indipendenza, la capacità di camminare con le proprie gambe, di non temere gli altri.
In altre parti del mondo non è così. L’inserimento non esiste. Ne ho avuto la prova venerdì scorso quando è iniziato il primo anno di materna nella scuola britannica di Milano, Sir James Henderson School. Io e mio marito abbiamo portato i bambini in due classi diverse dove sono stati accolti con grande serenità. Dopo cinque minuti Eva dipingeva, Bruno giocava. Ho detto a una delle due maestre: “Vedo che il bambino è tranquillo, io andrei”. Lei mi ha risposto: “Signora prima se ne va e più facile sarà il mio compito!”. Non potevo credere alle mie orecchie. Tempo pieno da subito e senza drammi. Certo qualcuno piangeva. E allora la mamma rimaneva lì per qualche minuto in più. Ma poi se ne andava comunque e il piccolo dopo poco smetteva. Come è normale che sia, tranne che qui da noi. Tanto che la direttrice della lower school, Angela Dean, si è sentita in dovere di fare ai genitori il seguente discorso:

“Uno dei nostri obiettivi è l’indipendenza. Sappiamo che l’approccio in Italia è molto protettivo. Gli mettete sempre voi il maglione, gli preparate la cartella. Per favore cercate di cambiare atteggiamento e rendete i vostri figli più autonomi. Altrimenti a scuola si aspetteranno da noi lo stesso comportamento!”.

E’ ora che noi mamme italiane impariamo ad allentare la corda, a essere più leggere, a non rimuginare. Una volta una mia amica mi ha confessato di provare un immenso piacere ad avere i figli che piangevano non appena usciva di casa: “Mi fa sentire la più importante”. Senza rendersi conto di quanto così li rendeva insicuri, negandogli la libertà di crescere cittadini del mondo.
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Re: Giochini in classe

Messaggio da boxerina » 22 nov 2012, 21:46

mammaely, sinceramente ho letto di rado una tale accozzaglia di boiate, sparate ad effetto e autocompiacimento.
Quell'articolo è spazzatura.
boxi, Federico-15.2.2005 & Erik-23.3.2009

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Re: Giochini in classe

Messaggio da sbu » 22 nov 2012, 23:01

È un articolo uscito a settembre, ne avevamo già discusso a suo tempo nel salottino
´¯`·->Fabio 4,080 kg di felicità 15 Dicembre 2005´¯`·->Viola 3,780 kg di rapidità 16 Ottobre 2009

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Re: Giochini in classe

Messaggio da ottyx » 22 nov 2012, 23:21

Mammaely, mi spiace tu non abbia capito il senso dei miei commenti (nonostante avessi inserito uno smile per aiutarti).
Non volevo commentare l'episodio nello specifico, ma il fatto che ogni situazione e scelta può essere potenzialmente criticabile se isolata dal contesto.
Tu ti comporti quasi sempre come io ho fatto oggi: dai giudizi taglienti senza il beneficio del dubbio estrapolando frasi qua e là.
E - come hai visto - è una cosa che infastidisce, stupisce, irrita e innervosisce.
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Re: Giochini in classe

Messaggio da floddi » 23 nov 2012, 14:55

mammaely ha scritto:Ho trovato questo articolo che trovo interessantissimo, e spiega perfettamente come la penso, forse in maniera meno ruvida di come lo dico.. l'ho postato anche nell'altro mio post



L'ASILO DEI BAMBOCCIONI
In questi giorni si aprono le scuole. L’inizio dell’anno scolastico dovrebbe essere un momento gioioso per i bambini e i loro genitori. Ma per quelle mamme e, più raramente, per quei papà che portano i loro figli alla materna l’ingresso nella scuola sarà un percorso a ostacoli, una specie di incubo kafkiano che si chiama inserimento. Il programma varia a seconda dell’Istituto ma, quasi sempre, prevede un paio di settimane in cui i bambini devono adattarsi al nuovo ambiente progressivamente per non subire traumi e quindi vengono accompagnati da uno dei genitori in classe: all’inizio restano per una quantità di tempo minima che poi lentamente aumenta fino ad arrivare al tempo pieno. Un fenomeno tutto italiano che spesso obbliga la mamma o il papà persino a prendersi le ferie.

L’anno scorso è toccato anche a noi. Alla scuola materna di Via Mantegna a Milano hanno deciso a priori, senza nemmeno conoscere i pargoli, che i nostri due gemelli dovevano iniziare con un’ora di asilo al giorno e uno dei genitori doveva sempre essere presente. Ma io ero a Londra per lavoro e questo ha creato un primo problema visto che Eva e Bruno erano in classi diverse. Quale madre snaturata va all’estero in un momento così importante (sottinteso potenzialmente difficile/traumatico) per i propri figli? Come mai non si sente immensamente in colpa? Ma tant’è le maestre hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco e accontentarsi della tata (e di mio marito ovviamente). Io mi sono presentata quando ormai la settimana di passione era quasi finita. Ero in classe con Bruno che giocava senza problemi, dopo cinque minuti ho cominciato a friggere, la mia presenza mi sembrava totalmente inutile. Così ho chiesto alla maestra se me ne potevo andare visto che il bambino era chiaramente “inserito”. Ma lei mi ha risposto scandalizzata di no, che la prassi era aspettare almeno una mezz’ora a prescindere da come si comportava il pargolo.

La domanda che vi pongo è la seguente: perché dobbiamo drammatizzare in questo modo un evento naturale e piacevole come l’ingresso alla materna? Cosa devono pensare i nostri figli? Che li stiamo portando in un luogo pericoloso dove forse non vorranno restare perché sicuramente è meglio passare il tempo con la mamma? E poi ci lamentiamo dei bamboccioni che a trent’anni stanno ancora a casa con i genitori! Ma se glielo abbiamo insegnato noi tra mille premure, paure, apprensioni supportate dalla psicologia da salotto che è tanto in voga.

E’ vero. Un tempo i nostri nonni si facevano pochi problemi. E spesso crescevano i figli a suon di sganassoni. Ma oggi siamo passati all’eccesso opposto. Alleviamo i nostri bambini come se fossero fatti di porcellana, crediamo che possano rimanere segnati a vita se perdono un giocattolo che gli è caro, li copriamo fino a farli scoppiare di caldo per paura che si ammalino (non a caso siamo il Paese delle correnti d’aria e della cervicale), chiediamo se e cosa hanno mangiato come se ci fosse il rischio che muoiano di fame. Non capiamo che il regalo più grande che possiamo fargli è l’indipendenza, la capacità di camminare con le proprie gambe, di non temere gli altri.
In altre parti del mondo non è così. L’inserimento non esiste. Ne ho avuto la prova venerdì scorso quando è iniziato il primo anno di materna nella scuola britannica di Milano, Sir James Henderson School. Io e mio marito abbiamo portato i bambini in due classi diverse dove sono stati accolti con grande serenità. Dopo cinque minuti Eva dipingeva, Bruno giocava. Ho detto a una delle due maestre: “Vedo che il bambino è tranquillo, io andrei”. Lei mi ha risposto: “Signora prima se ne va e più facile sarà il mio compito!”. Non potevo credere alle mie orecchie. Tempo pieno da subito e senza drammi. Certo qualcuno piangeva. E allora la mamma rimaneva lì per qualche minuto in più. Ma poi se ne andava comunque e il piccolo dopo poco smetteva. Come è normale che sia, tranne che qui da noi. Tanto che la direttrice della lower school, Angela Dean, si è sentita in dovere di fare ai genitori il seguente discorso:

“Uno dei nostri obiettivi è l’indipendenza. Sappiamo che l’approccio in Italia è molto protettivo. Gli mettete sempre voi il maglione, gli preparate la cartella. Per favore cercate di cambiare atteggiamento e rendete i vostri figli più autonomi. Altrimenti a scuola si aspetteranno da noi lo stesso comportamento!”.

E’ ora che noi mamme italiane impariamo ad allentare la corda, a essere più leggere, a non rimuginare. Una volta una mia amica mi ha confessato di provare un immenso piacere ad avere i figli che piangevano non appena usciva di casa: “Mi fa sentire la più importante”. Senza rendersi conto di quanto così li rendeva insicuri, negandogli la libertà di crescere cittadini del mondo.
già commentato
e quest'articolo è ridicolo.
la mamma in questione ha fatto una figura barbina.
e sicuramente tu ti trovi d'accordo con lei.
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