ema1 ha scritto:Clizia giustissime riflessioni. Io mi azzarderei a chiamarlo un nuovo fenomeno sociale e sono anche straconvinta, ci metterei le mani sul fuoco, che qui e' una cosa molto piu evidente che in Italia, proprio per le ragioni che ha scritto clizia. Vivere questo "benessere" falso e innebbiarsi per due ore dalle luci e dalle vetrine. Come in quella famosa storia ( scusate, ora non mi viene in nome, quella piccola bambina che vendeva fiammiferi per strada) che vedeva i "ricchi" da fuori la finestra, li vedeva mangiare, bere e gioire, e solo il fatto di vederli la faceva sentire parte di loro...clizia ha scritto:Quale differenza culturale pensi ci sia tra un gruppetto di scioperati stravaccati un una piazzetta anonima del quartiere, al baretto, attorno ai negozi di suddetta piazzetta e quei giovani simili che si danno appuntamento all'ingresso del centro o alla pizzeria del centro commerciale della zona?
certo se sono in centro a Roma preferisco gustarmi le straduzze e i momunenti anche mentre giro per negozi, poi si entra nel caffè particolare tal dei tali. ecc.. Viviamo la città.
Nel centro commerciale più o meno fai le stesse cose senza goderti la bellezza cittadina ma magari ti godi l'ambientazione moderna e luccicante. direi che c'è una parte comune di godimento, un'altra invece ti fa vivere l'esperienza del "falso", del costruito ad hoc come può succedere anche in quei villaggi outlet costruiti apposta dove prima c'era solo campagna.Secondo voi così ci si accontenta di comprare una realtà a buon mercato?
Ed e' questo la cosa triste secondo me.
ma se è solo questo il punto ti assicuro che se vado in centro qui roma per vetrine mi sento molto più piccola fiammiferaia che se entro in un enorme e brillantissimo CC





