La DPP era il 30 ottobre, ma ero convinta che saresti nata prima e così avevo a mia volta convinto tutti. Mi ero fissata per diversi motivi, che a pensarci ora sembrano tutti sciocchi

Con queste certezze nella mente a 15 giorni dalla data presunta ero già esausta, anche perché occuparsi di tutto era molto faticoso, anche a causa del fatto che ero davvero cicciona (e tu non c’entravi più di tanto!!!!). Il 20 ottobre primo monitor e a casa. Dopo 10 giorni, allo scadere della DPP, nulla di nuovo, vado a fare una visita e mi dicono che stai bene, liquido abbondante, grazie e arrivederci. Intanto vomitavo acidi tutte le notti, eri altissima e spingevi sullo stomaco, cominciavo ad odiare la pancia.
Giovedì 2 novembre (!!!) nuovo monitoraggio, mentre esco per andare in ospedale perdo il tappo e penso “Era ora, si sta muovendo qualcosa”, lo comunico entusiasta al gine che mi visita e dice che ci vuole ancora tempo, che è tutto sigillato… una delusioneeee…

Nel fine settimana tutto tace, quindi la domenica sera, sistemate le ultime cose in valigia e organizzata la vita di Antonio per i tre giorni che trascorrerò in ospedale, vado a letto. Sola, nel silenzio, col socio che respirava profondamente accanto a me, penso…. Penso che il tuo fratellino non sarà più solo, che diventeremo proprio una famiglia da TV con 2 bambini, maschio e femmina, penso che sono certa che andrà tutto bene perché stavolta non ho assolutamente paura, so quello che mi aspetta e mi sento in grado di affrontarlo, penso alla pancia… la pancia che avevo iniziato ad odiare, questa è quasi sicuramente l’ultima notte della mia vita con la pancia… non sarò incinta mai più… e allora le ore passano lente e io mi accarezzo questo pancione ciccione che ti ha fatto da culla e da fast food per tutto questo tempo e sono quasi dispiaciuta.

La mattina di lunedì 6 novembre arrivo in ospedale, mi ricoverano e mi fanno la prima applicazione di gel, cui segue immobilità coatta per un’ora attaccata al monitor. Non sento nulla. Comincio a camminare avanti e indietro e a fare le scale per accelerare, verso le 11 iniziano i primi doloretti ma danno solo fastidio. A mezzogiorno mi visitano e dicono “Qui si va per le lunghe, torni in sala travaglio alle 14 che le facciamo la seconda applicazione” Chiedo se posso mangiare e mi dicono di no, meglio stare leggeri…. Ma io avevo fame!!!!

Vado al bar con marito e cognata e, in barba ai consigli mangio un metro quadrato di crostata, tanto con il parto di Antonio avevo vomitato senza aver mangiato nulla, almeno stavolta so cosa rimetto, no? Saluto mia cognata che va al lavoro, mi incammino per tornare su, mi fermo al distributore automatico per comprare del tè freddo, incrocio lo sguardo di una bella donna mora con il camice verde, che mi sorride, io ricambio senza sapere che quella è Morena, la fantastica ostetrica che mi seguirà per tutto il travaglio e il parto. Mentre attraverso il corridoio sento la nota sensazione di calore tra le gambe…”Ho rotto le acque” dico al socio e lui “Sei sicura?” manco gli rispondo, mentre camminavo sembravo una lumaca con la scia dietro di me.
Giunta in reparto dico che ho rotto le acque, per cui mi visitano e non mi applicano il gel, nel frattempo è cambiato il turno e conosco ufficialmente Morena, che controlla il colore del liquido, mi dice che è tutto ok e mi attacca al monitor…. Ma che tormento! Anche con il primo parto mi era pesato tantissimo dover stare ferma, senza possibilità di sfuggire alla contrazione con movimenti o rilassamento! Memore del primo travaglio chiedo subito la vasca, Morena mi dice “Non preoccuparti, ti ci metto, ma devi essere dilatata circa 6cm, altrimenti si rischia di fermare tutto. Esci in corridoio e cammina finché non ce la fai più a stare in piedi”. La ascolto, tutto è meglio del letto.
Sono le 15,30, qui inizia la parte dolorosa. Mio marito mi segue, muto e partecipe, mi appoggio a lui nella contrazione, mi aiuta a riposare negli intervalli, abbiamo una consapevolezza diversa e conosciamo il percorso, e questo ci dà forza. Io so che non mi farò più comandare ciecamente dalle ostetriche, ascolterò di più il mio corpo e gli lascerò dettare le istruzioni, perché è il nostro istinto animale che entra in gioco, ed io intendo seguirlo, stavolta: nessuno mi dirà cosa devo fare.

Alle 16,30 le gambe non mi reggono. Morena mi visita, conferma la dilatazione di 6 cm e mi mette in vasca… miracolo!!! Sto bene, riesco a controllare il dolore, mi cullo in questo paradiso caldo e sento che mi aiuta… alle 17,15 sono a dilatazione completa e Morena mi dice di andare sul lettino per delle spinte di prova, ma io rifiuto, insisto che lascerò il mio tiepido nirvana solo per la sala parto, lei mi asseconda.
Dopo cinque minuti sento davvero che ci siamo “Andiamo” dico. Mio marito e Morena mi aiutano a sollevarmi (ma forse era meglio un montacarichi!!!) e cammino fino alla sala parto, mi sistemo sulla poltrona e afferro decisa le maniglie: è ora che tu esca, piccola, la mamma, il papà e il tuo tato vogliono vederti!! Con la prima spinta si vede chiaramente la testa, mi tagliano e non sento il male, ma l’orrendo rumore della carne tagliata sì; durante la contrazione successiva spingo ed esce la testa, mio marito stavolta guarda la diretta e mi dice “Bravissima!”
Morena mi consiglia di prendere fiato e dare la spinta definitiva nella successiva contrazione ma io dico “Nooooo!! Esce adessoooooo!!!” e spingo, spingo fortissimo, sono le 17,35 e sei nata.
Silenzio.


Ti portano da me che sei già vestita, sembri magra ma è perché sei lunghissima (55cm), si spiegano i rigurgiti acidi che avevo sempre di notte… a proposito! La crostata mi ha dato energia e non sono affatto stata male!!! :prrrr
La tutina ti è corta povera piccola gigantessa, ti tira dal collo, mi guardi con quegli occhioni lattiginosi da neonato e sembra che miagoli, mi scopro il seno e ti attacchi subito, che sensazione…

