in riferimento alla discussione sul maestro unico, non avendo molto tempo disponibile, vi posto un contributo di un utente del forum di terzaeta alquanto esplicativo, potrebbe essere un buono spunto di riflessione:
La scelta di tornare al maestro unico alle elementari ha scatenato molte proteste. In tv hanno detto che il tempo pieno sarà di fatto azzerato, le donne non sapranno più dove tenere i figli mentre lavorano, nei piccolissimi centri saranno chiuse le scuole.
Le solite bugie, che già si ripetevano cinque anni fa, ai tempi della riforma Moratti. In realtà il tempo pieno alle elementari sarà aumentato del cinquanta per cento, ridistribuendo i maestri che non saranno più impegnati nella compresenza in classe.
Con l'insegnamento a modulo abbiamo attualmente tre docenti per due classi. Eliminando la compresenza di insegnanti per la stesse ore, possiamo utilizzarli meglio, garantendo anche la presenza dell'insegnante di lingua straniera, di informatica, educazione fisica. Le famiglie non hanno niente di cui preoccuparsi.
Da un punto di vista pedagogico il ritorno al maestro unico recupera la funzione educativa del docente, quale punto di riferimento anche dal punto di vista relazionale per i bambini e per le loro famiglie.
Le famiglie potranno scegliere l’orario settimanale più adatto alle loro esigenze e le singole scuole si organizzeranno in base alla loro domanda. Le famiglie che volessero occuparsi dell'educazione dei propri figli in orario pomeridiano sceglieranno classi assegnate ad un unico insegnante e funzionanti con un orario di 24 ore settimanali, altre opteranno per il tempo pieno. Il ripristino delle 24 ore e del maestro unico è una opportunità in più offerta alle famiglie e non l’unico modello organizzativo della scuola primaria.
Chiuderanno le scuole nei piccolissimi centri?
Nessuno pensa di chiudere gli istituti nei centri isolati o montani, perché prevale ovviamente l’obbligo sociale di garantire a tutti il diritto all’istruzione. Rimane tuttavia da correggere l’anomalia italiana per la cui abbiamo un insegnante ogni 9.7 alunni mentre la media europea è di un insegnante ogni dodici allievi. Non saranno le scuole a chiudere, ma i dirigenti scolastici che avranno qualche scuola in più da seguire...
Tra i risparmi si troveranno risorse per l'edilizia scolastica, che versa in condizioni disastrose?
Il ministro Gelmini sta lavorando con il sottosegretario Guido Bertolaso per individuare le scuole a rischio e sta operando affinché enti locali e Governo facciano uno sforzo per liberare finanziamenti per l'edilizia scolastica. Servono ingenti somme, non sarà possibile fare tutto e subito, ma l'edilizia scolastica è una priorità.
Il governo taglierà i posti degli insegnanti di sostegno?
Il ministro Gelmini ha garantito con forza che non vi è stato e non vi sarà alcun taglio che possa interessare i docenti di sostegno. I criteri per la determinazione dei posti di questa categoria di docenti sono stati definiti nell'ultima finanziaria del governo Prodi e non sono stati modificati. Infatti, per l'anno 2008-2009 sono stati confermati a livello nazionale tutti i posti di sostegno funzionanti nell'anno scolastico 2007-2008: rispetto a circa 174 mila alunni sono stati attivati complessivamente 90.882 posti, pari esattamente a quelli a suo tempo attivati per l'anno scolastico 2007-2008.
Garantire la continuità didattica - che è un principio importante nella nostra scuola (e in modo particolare per gli alunni diversamente abili) - e valorizzare gli insegnanti di sostegno sono i due cardini dell’ impegno sul tema della disabilità nella scuola.
Si parla solo delle elementari e per le medie e le superiori il governo non fa nulla?
La scuola media è un punto di criticità come dimostra il dato che dopo il primo anno di scuola superiore in una regione come la Lombardia il 25% dei ragazzi non si iscrive al secondo anno. La dispersione scolastica è una dispersione pesante a significare che il passaggio tra la scuola media e quella superiore, qualunque sia l’indirizzo, è traumatico.
Il ministro sta valutando di focalizzare gli insegnamenti della scuola media sulle materie fondamentali come l’italiano, la lingua straniera, la matematica, le scienze e su queste materie concentrare lo studio dei ragazzi, al fine di dare loro una solida preparazione che prevenga la dispersione scolastica.
Da settembre 2009 partirà la riforma delle superiori, la cui ossatura sarà costituita dalla riforma Moratti, una base di lavoro che non va sprecata. L’obiettivo è affiancare al sistema dei licei una riqualificazione della formazione professionale e degli istituti tecnici che non devono essere considerati una scuola di serie B.
Il governo abbandona al loro destino i precari.I precari hanno diritto di essere arrabbiati con la politica per le scelte fatte negli ultimi trent’anni. Il precariato è il frutto di un errore macroscopico che è stato fatto nel mondo della scuola: si è sovrastimata la capacità della scuola di creare posti di lavoro e oggi c’è una sproporzione tra il numero degli insegnanti e il fabbisogno oggettivo della scuola. Il governo ha quest’anno potuto mettere in ruolo solo 25.000 persone, quello che il sistema consente. Bisogna voltare pagina.
In che modo?
In primo luogo dicendo le cose come stanno. Il ministro Gelmini ha scelto di dire delle verità scomode e di non perpetuare un meccanismo distorto che ha prodotto il precariato “storico” e lo ha moltiplicato nel corso del tempo.
In secondo luogo il governo vuole dare al mondo della scuola chiarezza e stabilità, norme durature e inequivocabili, rivedendo il meccanismo di formazione e accesso al lavoro. La commissione creata per questo e presieduta dal professor Giorgio Israel, presenterà una proposta che prevede dopo la laurea un anno solo di studio invece di due, e un secondo anno di tirocinio. Dopo questa esperienza in classe ci sarà un concorso.
Infine l’ultima finanziaria del governo Prodi aveva abrogato l'articolo 5 della riforma Moratti, facendo venir meno il valore abilitante della laurea in scienza della formazione. Nel decreto-legge del primo settembre 2008 è stato nuovamente riconosciuto il valore abilitante della laurea in scienza della formazione, sanando anche la posizione di coloro i quali si sono laureati dopo l'entrata in vigore della norma contenuta nella precedente finanziaria.
Ci sarebbe anche altro, ma usciremmo fuori tema...

Ah, se vi secca leggere, bypassate l'argomento...
