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Hunziker al lavoro subito dopo il parto

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Topillo
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Re: Hunziker al lavoro subito dopo il parto

Messaggio da Topillo » 28 ott 2013, 9:46

Riprendo questo post perchè ho trovato in rete questo articolo illuminante, chiaro, che secondo me va letto e bisogna rifletterci. Modifico un po' (parti in corsivo) perchè non sia identificabile l'autore e aggiungo delle cose io, in blu, perchè non sono copiabili.

"Qualche tempo fa ho scritto un post veloce su Facebook, in cui commentavo la notizia del rientro al lavoro di Michelle Hunziker pochi giorni dopo la nascita della sua seconda figlia.
Mi riferivo in particolare a un articolo apparso su La Stampa dell’11 ottobre, che riportava una serie di esempi celebri di donne che hanno scelto di rientrare al lavoro pochi giorni dopo il parto tesi a sottolineare l’eccentricità da VIP di questo comportamento; intervistava un famoso neonatologo, Claudio Fabris, il quale dichiara le neomamme abili al lavoro solo se promettono di stare vicine al loro bambino e allattarlo al seno; e infine interpellava Elena Rosci, pricoterapeuta, che spiegava che c’è una rottura dell’equilibrio tra femminilità e maternità, per cui le donne vogliono tenere il piede in due codici, secondo lei in contrapposizione, per poi dichiarare che “tutti sanno che le mamme hanno difficoltà a far carriera, e i problemi sono direttamente proporzionali al numero dei figli”.
Avevo brevemente commentato che rientrare al lavoro è una scelta non solo da VIP, ma di molte donne comuni, che il lavoro del neonatologo non è quello di commentare paternalisticamente l’operato materno, ma semmai quello di aiutare una neomamma a trovare la via migliore per sé e suo figlio, e giudicavo assurda la contrapposizione di femminilità e maternità.
Oggi vorrei fare due cose: commentare le risposte a quel post dividendole in tre gruppi tematici principali e provare a dare una prospettiva un pochino diversa per guardare al congedo di maternità. Infine, farò qualche considerazione confrontando Italia e un altro paese europeo.

1° gruppo: avere aiuto nell’accudimento della prole è un privilegio
qui c'è una schermata che non riesco a copiare, con commenti tipo: grazie al caxxo, lei avrà uno stuolo di babysitter e tate
Di fatto si dice che Michelle Hunziker può tornare al lavoro perché lei ha una serie di privilegi che altri non hanno.
Faccio notare l’astio che c’è in queste risposte (due tra le tante).
E penso: ma se il problema è questo, avere degli aiuti nell’accudimento della prole, perché non chiediamo a gran voce di avere non solo un congedo parentale, ma SOPRATTUTTO i mezzi per tornare al lavoro dopo aver avuto i figli? Perché non chiediamo asili nido, sovvenzioni, flessibilità contrattuale?
Il problema non è Michelle Hunziker che lavorando accede agli aiuti che le servono: il problema è che lo Stato non garantisce a tutti la possibilità di accedere a quello che occorre.
Il problema vero non è una donna che vuole tornare al lavoro e può proprio perchè lavora; il problema è lo Stato che non mette in atto le politiche necessarie per consentire alle donne di SCEGLIERE davvero se rientrare al lavoro o meno, ognuna per i motivi che ritiene più opportuni.
Questo è un esempio di come si sposti l’attenzione dal nocciolo del problema a un capro espiatorio.

2° gruppo: le povere donne bioniche
qui c'è una schermata che non riesco a copiare, con commenti tipo: oh poverina, costretta a tornare al lavoro e a perdersi l'amore e la gratitudine della bimba e del compagno (amore e gratitudine non sono inserite da me, ma dall'autrice del commento riportato)
Qui si sottolinea quanto sia sciocca la scelta di una donna che vuole tornare rapidamente al lavoro: perché non sa vivere se non attaccata ad esso e perché si perde tutto l’amore e tutta la gratitudine di figli e compagni.
Manca la capacità di staccarsi da uno stereotipo che vede le donne in questo modo: quelle che tornano al lavoro o lo fanno per necessità (e allora poverine) o lo fanno perché inadatte al ruolo di madri (e allora egoiste, ma a questo arriveremo dopo), mentre quelle che stanno a casa o comunque godono di tutto il congedo parentale, loro sì che sanno godere della vera felicità che figli e famiglia sanno dare!
Questo è il motivo per cui ci si concentra così tanto sul congedo parentale e sulla sua durata: perché si ritiene che l’unico vero ruolo di una donna, nel momento in cui diventa madre, sia quello di stare a casa e godere il privilegio di crescere i figli, a meno di gravi necessità economiche.
Ma non potremmo provare a considerare altri punti di vista?
Ad esempio potremmo considerare che per una donna lavorare non debba essere solo necessità, ma anche piacere e soddisfazione personale.
E potremmo riflettere sul fatto che i figli sono sì un’esperienza formidabile, ma che non devono essere necessariamente essere un’esperienza totalizzante.
E potremmo anche provare a riflettere sul fatto che le situazioni non sono tutte uguali e che quindi non si risolvono allo stesso modo.
Insomma, semplicemente, potremmo cercare di entrare nell’ottica che non c’è un solo modo di essere felici, da sole o con i figli.

3° gruppo: i doveri delle madri e i diritti dei figli
qui c'è una schermata che non riesco a copiare, con commenti sul genere: i figli escono dalla pancia della mamma, quindi è la mamma e solo lei che li deve curare
Avere dei figli è il sublime sacrificio e quindi o si è disposte a immolarsi in nome del dovere biologico camuffato da privilegio (la capacità di dare la vita e di nutrirla come valore aggiunto), oppure è meglio lasciar perdere.
Questo è lo zoccolo duro del problema ed è un problema tutto culturale.
Qui non ci sono le difficoltà pratiche, qui viene fuori il retroterra, il substrato, il giudizio sociale, lo stereotipo che non permette di considerare delle alternative.
E non vorrei essere fraintesa: sono partecipe del fatto che, a meno di balzi evoluzionistici o innovazioni tecnologiche, i figli continueranno a metterli al mondo le donne.
Voglio dire che si può forse viverla diversamente questa maternità, senza esasperarla ai due estremi: lo stato di santità e di martirio attraverso il quale sembra debbano passare le donne per potersi definire “buone madri” e senza trattarla come un organo da asportare per prevenire la malattia della santificazione.
Esistono altre vie tra l’avere figli e occuparsi esclusivamente di questo e il non averne per non doversene occupare in modo esclusivo.
E a questo punto vorrei fare una considerazione più generale.
Il lavoro non è solo fatica, ma è anche grande soddisfazione; i figli non sono solo tenerezza e dolcezza, sono anche fatica e paure. Ma non sono due cose che si escludono, A UNA CONDIZIONE: la volontà materna.
La chiave di volta è SCEGLIERE: scegliere di stare a casa se quello è il proprio desiderio, e poterlo fare; o scegliere di lavorare anche a 4 giorni dal parto e poterlo fare, se quello è quello che si vuole.
Penso che una madre possa valutare per sé (e per suo figlio) cosa è meglio e decidere di conseguenza. L’aver avuto figli non peggiora le capacità cognitive femminili, anche se sembra sempre che ci debba essere qualcuno che si mette al volante al posto della donna diventata madre (vedi il neonatologo o la psicoterapeuta) pronto a dirle che sbaglia qualcosa.
Questo per quanto riguarda la scelta di tornare subito al lavoro o stare a casa e godere del congedo di maternità più lungo disponibile o stare a casa a tempo indeterminato.
E per chiarezza: personalmente le ritengo tutte scelte rispettabilissime.
Quanto al congedo: trattandosi di un diritto e non di un dovere, vorrei poter essere io a dire se lo voglio esercitare e in che termini. Come fa a essere un diritto se poi DEVO? E come va a essere un diritto se poi non è per tutti? (vedi lavoratrici indipendenti)
E quanto alla durata del congedo parentale: io non penso che un congedo lungo sia sbagliato in assoluto. Ma del congedo in Italia penso che sia lungo per i motivi sbagliati: è lungo perché non ci sono aiuti, agevolazioni, servizi. è lungo perchèémancano i padri all’appello.
Ma 11 mesi non risolvono l’annoso problema del “dopo”.
E guardo a un altro paese europeo: il congedo di maternità è di 16 settimane per le madri, ma sull’altro piatto ci sono: il diritto alla riduzione d’orario a 4/5 per MADRI E PADRI fino ai 3 anni del bambino, asili attrezzatissimi e sovvenzionati in buona parte dallo Stato, e ogni genere di facilitazione. Risultato? Bambini a casa con i genitori buona parte del tempo, una parte all’asilo o con la tata (sovvenzionata anche quella), mamme che non restano tagliate fuori dal mercato del lavoro a causa di un’assenza prolungata, famiglie con due redditi e – sì, diciamolo anche se sembra che nessuno voglia mai citare questo aspetto – meno costi per lo Stato.
Visto che il senso del congedo è quello di rientrare al lavoro, non quello di fare da ammortizzatore sociale per le donne, NON è la parola chiave per mantenere le donne al lavoro; la parola chiave per mantenere le donne al lavoro è flessibilità! Nella ripartizione dei compiti con i padri, nei tempi e nei contratti di lavoro, nei servizi di accudimento per i bambini.
Ecco, io capisco perché è difficile parlare di toccare il congedo: manca tutto il resto! Ma bisogna accettare che il problema non è la durata del congedo. Il problema è il dopo. Il problema è che la libertà di scegliere non c’è, perché guidata da necessità che non vengono risolte perché entrano in gioco stereotipi fortissimi sul ruolo delle donne.
E per dare un priorità: in questo paesesono venute prima le leggi e poi il cambiamento culturale. Le leggi sono servite proprio ad aprire alla gente prospettive nuove e a renderle praticabili. Gli abitanti di questo paesenon sono nati all’11esimo posto della classifica per gender gap index (faccio notare che l'Italia è 76esima... dopo il Ghana!!!). Gli uomini di questo paesenon si curavano dei figli fino a una generazione fa.
Cosa c’è di diverso in questo paese? Il senso pratico: se portare le donne al lavoro vuol dire 1 punto di PIL, il Governo porta le donne al lavoro; e il senso civico: portare le donne al lavoro non deve renderle infelici, altrimenti quel punto di PIL non è guadagnato, ma perso.
Secondo l’UNICEF i bambini di questo paesesono i più felici del mondo occidentale; i bambini italiani sono tra gli ultimi.
E qual’è uno dei fattori chiave di questo piazzamento in classifica? Le donne di questo paesesono tra le più soddisfatte al mondo.
Questa è la dimostrazione che la felicità di genitori e bambini non va necessariamente – e sottolineo NECESSARIAMENTE – di pari passo con congedi parentali lunghi o con lo stare a casa per curarsi di famiglia e figli; è la dimostrazione che la felicità passa per la libertà di scegliere e che il compito dello Stato è quello di mettere i suoi cittadini della condizione di poterlo fare, che la scelta sia quella di godersi i propri figli stando a casa o godersi i propri figli lavorando."

chi ha scritto l'articolo mi perdonerà, se ho fatto mie le sue parole.
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Re: Hunziker al lavoro subito dopo il parto

Messaggio da Antolina80 » 30 ott 2013, 18:21

http://www.50sfumaturedimamma.com/2013/ ... a-vip.html
Riporto quanto scritto in questo simpatico blog perchè esprime magnificamente il mio pensiero.
Per il mestiere che fa la Hunziker è giusto così.
Se il mio armadio è pieno non vuol dire che la mia testa sia vuota.
Silvia 30/12/2010 3.500 kg x 51 cm la nostra piccola punk
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Re: Hunziker al lavoro subito dopo il parto

Messaggio da dottbaby » 31 ott 2013, 2:28

Standig ovation per la fonte di Topillo! Condivido anche le virgole di quanto hai riportato!
24.10.07
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Re: Hunziker al lavoro subito dopo il parto

Messaggio da Topillo » 31 ott 2013, 9:11

dottbaby ha scritto:Standig ovation per la fonte di Topillo! Condivido anche le virgole di quanto hai riportato!
la mia fonte è una delle mie maestre.
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