scusate .......volevo dire papy, no eliduna

Messaggio da Alexxandra » 19 dic 2012, 16:49
Messaggio da salmone » 19 dic 2012, 17:17
Messaggio da Alexxandra » 19 dic 2012, 17:35
Messaggio da papy76 » 19 dic 2012, 19:57
Messaggio da primomaggio » 20 dic 2012, 11:14
Messaggio da eliduma » 20 dic 2012, 12:44
Messaggio da papy76 » 20 dic 2012, 14:48
Messaggio da crucchina79 » 20 dic 2012, 21:20
Messaggio da eliduma » 21 dic 2012, 10:33
Messaggio da papy76 » 21 dic 2012, 12:07
Messaggio da papy76 » 2 gen 2013, 13:43
Messaggio da eliduma » 4 gen 2013, 18:37
Messaggio da papy76 » 4 gen 2013, 19:30
Messaggio da viviepit » 16 gen 2013, 19:09
Messaggio da papy76 » 17 gen 2013, 9:23
Messaggio da yurisely82 » 17 gen 2013, 9:38
Messaggio da salmone » 17 gen 2013, 11:47
Messaggio da Luce21 » 17 gen 2013, 12:48
eliduma ha scritto:Cari mamme e papà che state affrontando o avete affrontato la terribile esperienza dell'aborto terapeutico, questo spazio è per voi, è per me, è un luogo virtuale dove poter esprimere liberamente le vostre emozioni, i vostri pensieri, le vostre speranze, senza la paura (come spesso accade) di essere giudicati per la vostra scelta, di non essere capiti fino in fondo, come se il vostro dolore valesse meno di quello sofferto da chi ha avuto un aborto spontaneo, come se il vostro dolore ve lo siate cercati in quanto avete "scelto" di abortire.
E così eccomi qua, a scrivere la mia storia, la storia di Valentina. Te lo devo. Lo devo a me stessa affinché tu non venga dimenticata dagli altri. Non ancora, è troppo presto. Vengo a raccontare quella che credo sia la scelta più difficile per una madre: ammazzare il proprio figlio. Sì, perché è di questo che si tratta. Il termine che ho usato è molto duro, lo so, ma è proprio questo che ho fatto. Certo, non con le mie mani, ma ho permesso che lo facesse un medico. Sono venuta meno al più importante dei doveri di una madre, al più fondamentale dei doveri: proteggere il proprio figlio. Ho permesso che qualcuno infilasse un lungo ago nella mia pancia per iniettarti l'anestesia, in attesa del successivo veleno che ti ha provocato l'arresto cardiaco. "Tutto bene. Fatto tutto. Il cuore ha smesso subito di battere." Sono queste le parole del medico che ancora mi riecheggiano nella testa quando ripenso a quel 18 Dicembre, quando sei morta. Due giorni dopo ti ho partorita con dolore, all'estero, lontana da casa, e ti ho tenuta tra le mie braccia. Come eri piccola! Così piccola che sembravi una bimba aliena, con quei tuoi grandi occhi e quella piccola bocca rosso sangue. Eri tiepida. Mi sono sorpresa di riuscire a baciarti e di non avere paura nel toccarti morta. Tutta la tua manina riusciva a malapena a prendere solo la prima falange del mio dito mignolo. Avevi un occhietto un pò aperto, segno che non stavi dormendo profondamente.
Ho detto a tua sorella maggiore che eri tanto malata e i medici non potevano guarirti, così mamma e papà hanno deciso di lasciarti andare in cielo. Ma in cielo ti abbiamo mandata noi. Questo non potevo dirglielo. Cosa avrebbe pensato? Forse che avremmo potuto fare la stessa cosa con lei! Non volevo che avesse paura, che sapesse che la sua mamma ha ucciso un bambino. Lei è scoppiata a piangere, un pianto liberatorio come solo i bambini sanno fare. Qualche giorno dopo ha costruito un pupazzo di neve per te dicendoti: "Ci vediamo in cielo!" e ti ha fatto un disegno raffigurandoti come un angelo che volava in alto. Ma io e il tuo papà non siamo dei bambini, noi abbiamo un modo tutto diverso di reagire al dolore.
Qualcuno penserà che sono una persona crudele ed egoista, che non me la sono sentita di crescere un bambino con problemi, che non merito di portare nella pancia un'altra creatura, e così presto poi! Ma la verità è un'altra. Ho preso questa terribile decisione perché non volevo che mia figlia avesse una vita di sofferenza, fatta di ricoveri continui, di interventi chirurgici che sarebbero stati un appuntamento costante con la morte, di medicine, di dolore. E per cosa poi? Una volta superato tutto questo, interminabili anni di calvario, cosa avresti ottenuto? Ancora una vita di sofferenza. Fatta di isolamento sociale, di rifiuto da parte degli altri che non avrebbero saputo accettarti, amarti per via della tua diversità, inabilità, di quel tuo deficit mentale che ti avrebbe resa così diversa da tutti.
Privandoti della vita ti ho evitato tante sofferenze, lo so, ma ti ho tolto anche quelle piccole gioie di cui avresti potuto godere: un mio abbraccio, i complimenti per essere riuscita in qualcosa di difficile per te, gli auguri per il tuo compleanno... ma tutto questo ti sarebbe bastato? Ti sarebbe bastato l'amore infinito e incondizionato dei tuoi genitori? Ti avremmo amata forse anche di più delle tue sorelle in virtù di questa tua diversità, ma sarebbe stato sufficiente? Sarebbe bastato a colmare la sofferenza fisica che avresti dovuto affrontare, il rifiuto da parte dei tuoi pari? Sarebbe bastato a calmare il tuo pianto perché gli altri bambini ti avrebbero preso in giro, non saresti stata invitata alle feste, non avresti avuto amici e avresti avuto paura di quel che ne sarebbe stato di te in futuro? Io credo di no figlia mia. Ed è questo il motivo per cui ho permesso che ti togliessero la vita. Una vita troppo dolorosa, che non dovrebbe toccare a nessun bambino.
A chi pensa che sia una decisione difficile da prendere dico che non è vero, almeno non lo è stato per me. Il difficile non è decidere se interrompere o meno la vita di tuo figlio. Il difficile è portare avanti questa decisione, metterla in atto, cercare chi può aiutarti a fare questo, andare all'ospedale e permettere che mettano fine alla vita di tuo figlio, organizzare il funerale di un bimbo non ancora nato, dare l'autorizzazione a tagliare e smembrare quel corpicino inerme, ancora così piccolo perché possa stare al mondo.
Perdonami amore mio! Non abbiamo preso questa decisione per debolezza. Avrei voluto solo sapere se saresti stata d'accordo con la nostra scelta. Avrei fatto quello che avresti voluto tu, ma purtroppo non mi è dato di saperlo. Ti amo tanto piccola mia e non passa giorno che non pensi a te. Le tue ceneri sono sparse in un piccolo cimitero in Francia, ma la tua foto è nel comodino accanto al mio letto, come se dormissimo insieme. Vorrei credere che un giorno ci riabbracceremo, ma so che non sarà così. Mi rincuora solo sapere che non stai soffrendo.
Molte persone si riferiscono ai bambini come te con l'aggettivo “speciale”. Io credo che tu sia davvero speciale, ma non in virtù della tua diversità. I bambini come te sono solo tanto sfortunati, non c'è nessuna specialità nella tua diversità. Ti prego perdonami se non ho agito per il meglio.
Ho letto una frase di recente che dice più o meno così: “Puoi avere cento figli, ma ne avrai sempre uno di meno”. Quel figlio sei tu Valentina. Mi manchi davvero tanto e volevo dirtelo in questo modo.
La tua mamma
Messaggio da viviepit » 17 gen 2013, 15:15
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