
Come mi aspettavo che fosse il mio parto?
Beh, onestamente credo proprio di non essermelo “aspettato” in alcuna maniera… certo, c’erano cose che avrei preferito accadessero e altre che avrei preferito non accadessero, ma questo era un discorso molto generale che facevo tra me e me, perché poi si sa che va come capita.
Ebbene, eccomi arrivare finalmente all’inizio di luglio, dopo una gravidanza passata senza alcun tipo di problema, se si eccettua un po’ di gonfiore alle caviglie nei giorni di maggiore caldo e l’essere andata a lavorare fino al 16/7. La ginecologa, all’ultima visita, mi illude dicendomi che vista la situazione non sarei arrivata a termine e che anzi lei mi dava al massimo 10 giorni di tempo (lunedì 16) perché il collo dell’utero si presentava parzialmente appianato e ampiamente pervio a quasi due dita.
Illusa io a crederci, Amelia aveva ben altri progetti che nascere entro il 16!
Nel frattempo la mia impazienza arriva all’apice, viste le “previsioni” della ginecologa e i costanti messaggi e telefonate di amici e parenti che annunciano la data del mio parto in base ai loro sogni…
Le contrazioni ci sono, ma non sono dolorose, non sento i famosi “dolori mestruali” che distinguono le contrazioni serie da quelle di preparazione. Non vedo proprio l’ora di soffrire un po’ ma, arrivata a scadenza (il 22), decido faticosamente di portare pazienza e lasciare fare al caso, alla natura o a qualunque cosa sia coinvolta. Durante la visita in ospedale, l’ostetrica mi dice che il collo è praticamente appianato, pervio ampiamente a due dita e la testa della bimba è incanalata. Ma ormai non ci credo, tanto non ho dolori…
Il 23 sera vado a chiacchierare con degli amici in pizzeria dal mio moroso. Gioco a “cappuccetto rosso” con la figlia di 4 anni di una mia amica (io sono il lupo cattivo che ha mangiato la nonna, ovvio) e con la mia amica parliamo di tutti quei travagli interminabili e dolorosi che vengono raccontati alle donne sull’orlo del parto. Infine mi mette davanti alla pancia suo figlio di 3 mesi e mezzo e dice “X dì ad Amelia di uscire, che la mamma non ne può più”…
La mattina del 24, prima delle proteste fameliche dei gatti, mi sveglio per una contrazione e penso “dai, almeno questa l’ho sentita” e mi riaddormento. Poi mi sveglio per un’altra. Alla terza decido di accendere il cellulare, giusto per vedere che ore sono e ogni quanto mi vengono. Sono le 5.36. Finita la contrazione sento un colpo netto dentro e in basso.
“Sarà che ho rotto le acque? Boh, qui non esce niente…”
5.46, altra contrazione e stavolta esce dell’acqua da dentro… sveglio il moroso e gli dico “emmm… secondo me ho rotto le acque, mi porti un asciugamano che vado in bagno?”
Incredibilmente lui (che non ha sentito nemmeno il terremoto) scatta in piedi e inizia a eseguire le mie richieste al volo, o quasi. Mi ha poi detto che fuori era sveglio, ma dentro ancora dormiva e non capiva niente.
Gli dico di tenere i tempi delle contrazioni su un foglio e nel frattempo io telefono in ospedale per sapere come muovermi. In realtà loro vorrebbero stessi proprio ferma, quella mattina sono davvero incasinati. L’ostetrica, comunque molto gentile, mi dice che le contrazioni potrebbero anche fermarsi, di vedere per un paio d’ore come va (sono circa le 6.30) e aspettare che arrivino a frequenza 3 minuti.
Bene, vediamo. Intanto fanno un po’ male… 10 min… 7 min… 7… vado sotto la doccia e mi lavo con acqua calda, almeno se si deve andare in ospedale sono pronta. Poi esco, non mi piace sprecare troppa acqua per niente. Cammino per casa e il moroso ogni tanto, preso da ansia e frenesia, prende una delle gatte in braccio e urla “arriva una bambinaaaaaaaaa!!!”
6… 5… 5… 5… 5… 4… 3… 3… 3… 3… ok, ora fanno male. Torno sotto la doccia in ginocchio e mi cospargo di acqua calda pancia e schiena. Il moroso ritelefona in ospedale per riferire la situazione. L’ostetrica dice che le contrazioni devono arrivare a 2 minuti e durare un minuto, quindi di aspettare ancora.
3 (1)… 3 (1)… 2 (1)… 2 (1)… cacchio, queste fanno davvero male!!! Inizio a pensare cose tipo “ma perché ho scelto di fare un travaglio senza terapia del dolore? Ma se continuano così per 12 ore o più io che faccio???”. Col moroso scherziamo dicendo che davvero il training autogeno non serve a niente…
2(1)… male-male-male-male!
2… “tato, sento che devo spingere”. Sono le 8.07, ultima contrazione segnata sul foglietto. Lui “andiamo in ospedale senza telefonare!”. Lui si prepara in 3 secondi. Io invece sono carponi dentro la doccia, sono nuda, sono bagnata, le gambe non mi rispondono. Penso “come cavolo faccio ad andare in ospedale adesso???”
Il moroso mi tira fuori dalla doccia e mi mette in piedi, mi mette l’accappatoio addosso e io così vado sul letto. Lui mi mette le mutande, un paio di pantaloncini neri, una maglietta, la prima che capita, e infine i sandali. Finalmente andiamo. Infrange un paio di regole del codice della strada, ma arriviamo dopo 2 min in ospedale e trova posto persino davanti a uno degli ingressi. Mi sostiene fino alla porta del pronto soccorso di ostetricia. Lì davanti mi accoscio a terra aggrappata a lui e dico a due barelliere “io devo entrare lì”.
Sono le 8.35. All’ostetrica dell’accettazione il mio moroso fornisce i miei dati mentre io dico “io sento che devo spingere”. Lei “no, no, vediamo prima a che punto sei”. Il mio pensiero è “e se queste non sono quelle buone e mi dice che devo pure tornare a casa, io che faccio???”
Mi fa accomodare su un lettino dietro un paravento in accettazione, mi tolgo pantaloncini e mutande e dopo un attimo lei dice “favolosa, sei a dilatazione completa, ti mettiamo in sala travaglio e puoi spingere quanto vuoi”. Mi avvolgono un lenzuolo attorno al cu*o nudo, attraverso il corridoio verso una stanza che stanno svuotando, pulendo e riempiendo da capo per me.
Entro, vedo il seggiolino a ciambella per il parto e mi ci piazzo sopra. Il moroso è alle mie spalle che mi tiene, l’ostetrica è davanti a me e fa appena in tempo a preparare tutti i teli per terra.
Contrazione, spingo (finalmente), sento la testa che si fa strada. L’ostetrica “si vedono i capelli”. I capelli??? Io pensavo sarebbe stata calva!!!
Contrazione, spingo, la testa è lì. “La vuoi sentire?”. “No”.
Contrazione, spingo ancora, più forte questa volta, e la testa esce. Spingo ancora e sguscia fuori il suo corpicino livido e lei inizia subito a piangere. Me la mettono tra le braccia ed è mia. Che sensazione intensa e appagante. La vedo, è con me, è mia. L’ultima contrazione ed esce anche la placenta. Basta, è finita. Ora di nascita 8.56.
Prima di farle tutti i controlli ci lasciano per due ore soli noi tre nella nostra “sala travaglio” e finalmente possiamo osservare questo piccolo esserino che da livido diventa rosso rosso e piange piange senza sosta tra le mie braccia. Siamo una famiglia.