Guarda Lalat, ho usato quella parola sono per fare il paio con l’espressione usata dal viceministro: condivido l’idea che ognuno con i propri soldi o quelli della propria famiglia ha il diritto di far quel che vuole, e nessuno deve poterlo giudicare, men che meno uno che magari ha avuto ben altre facilitazioni per arrivare dove è arrivato.lalat ha scritto:Non quoto stefivalerio perché non ho tempo ... ma vorrei dire una cosa ... visto che oggi come oggi, non esiste nessuna certezza di trovare lavoro in nessun campo, tenuto conto inoltre che uno deve scegliere una facoltà 5 anni prima almeno di cominciare a cercare lavoro e in 5 anni le cose cambiano ... io penso che la crisi sia anche da prendere per le opportunità che può dare alle persone. Mi spiego: non c'è nessuna università che ti da la certezza di trovare lavoro ... ebbene scegli ciò che ti piace di più e soprattutto ciò per cui sei portato e sono indirizzate le tue attitudini ... tenendo conto che nella vita ci sarà sempre più bisogno di essere flessibili ed adattarsi ai cambiamenti del mercato. Così facendo fai la scelta giusta e coerente e in un modo o nell'altro trovi il posto per te nella collettività.
Detto questo, credo sia legittimo, senza essere accusati di essere dei parassiti () studiare per il piacere di studiare ... se uno se lo può permettere .. l'istruzione non è mai inutile, comunque e la popolazione istruita è meglio di quella ignorante.
Però converrai con me che facoltà come archeologia, lettere e filosofica e simili sono per carità bellissime, ma non convenienti a livello occupazionale da ben oltre cinque anni. Ne avevo 18 quando la mia professoressa di filosofia me le sconsigliò per gli stessi motivi, e purtroppo ne son passati di anni...
Ciò su cui dissento è che l’istruzione implichi necessariamente l’università, e viceversa.
L’università serve ad acquisire nozioni da utilizzare in un’occupazione concreta, dà una conoscenza specialistica . La cultura la posso trovare in mille altri modi, e certamente collezionare lauree non basta ad essere istruiti, anzi.
Sarò criticata per questa affermazione, ma nella mia vita ho conosciuto persone non laureate ma decisamente più istruite di tanti laureati, se per "istruzione" si intende la curiosità di imparare, l'interesse per il nuovo, la capacità di apprendere senza pregiudizi e con umiltà, di andare "oltre" ciò che puoi recepire meccanicamente e acriticamente da un professore, in un libro, nel corso di una lezione. Non è che se memorizzo tante nozioni divento automaticamente una persona istruita, tanto per intenderci.
E' questo l'equivoco secondo me: nella nostra cultura per essere "qualcuno", per avere un "peso" e un "futuro", per essere persone "istruite" si ritiene si debba essere laureati. La laurea è IL traguardo per molti. Forse era vero un tempo, ma oggi non più, è un equivoco, è un'utopia, un grandissimo tranello. Di qui tutti questi fuoricorso che ancora ci credono piuttosto che virare su qualcosa di più produttivo.
La laurea non è nè la cultura nè il traguardo: purtroppo oggi è solo il punto di partenza e non necessariamente il migliore, se non lo scegli oculatamente.








