Chi mi conosce sa che non sono mai stata certa di volerla, che è capitata per caso, che non ha un padre e che ho vissuto quasi nove mesi piena di dubbi su la cosa giusta da fare, che non ho mai visto da vicino neanche un culetto di un bambino in vita mia e quindi ero molto spaventata per quello che sarebbe stato.
Intorno la fine di aprile ritiro le analisi del tampone e scopro di essere positiva allo streptococco, il ginecologo mi prescrive gli antibiotici e mi tranquillizza. Il 30 aprile perdo il tappo e penso che sono appena alla settimana 34 e che, visto che non avevo avuto nessuna contrazione potevo stare tranquilla. Poi pensavo che doveva aspettare perchè i miei amici erano tutti fuori e non c'era un cavolo di nessuno che mi potesse portare in ospedale. Quindi il pomeriggio esco e faccio gli ultimi acquisti per lei e poi passo tutta la serata svaccata sul divano.
Intorno a mezzanotte mentre ero tra la veglia e il sonno abbracciata ai miei gatti, mi alzo per un gran mal di pancia convinta di dovere andare in bagno e allago il pavimento. Panicooooo!! Che cavolo faccio? Prendo il mio solito coraggio, mi vesto pensando di prendere la macchina e andare. Entro in ascensore e iniziano le contrazioni dolorosissime. Per fortuna mia madre da lassù mi manda la soluzione: i miei vicini in pensione stavano rientrando da una cena e me li mette sulla mia strada che incontrandomi con la panza in mano per il dolore decidono di accompagnarmi loro.
E in ospedale inizia il mio travaglio fisico e psichico, 5 ore di pianti e di paure, perchè erano appena 34 settimane e il suo sedicente padre le aveva augurato tutto il male di questo mondo e avevo paura che le sue parole si stessero avverando.
Intorno le 4.15 mentre urlavo chiedendo a tutto all'ospedale chi c....o me l'aveva fatto fare sento che è ora di liberarmi di quello che in quel momento era diventato un peso eccessivo per me e di corsa in sala parto.
"Spingi, spingi e io: ma tiratela fuori voi basta che non ne posso più!!"... Non ricordo quante spinte ho dato, ma non credo tantissime e alle 5.10 sento il suo pianto e la sua voce. Mi dicono sta bene, ma la dobbiamo tenere un pochino nella termica.
E tra il parto e il secondamento ho capito tutto. Ho capito chi me l'ha fatto fare, cosa dovevo fare, quale era il mio posto: LEI io sono sua, appartengo a lei, alla mia piccina di 2,300 kg e 43 cm, così piccola ma per me immensa Maria (come la nonna che ci guarda da lassù) Zoe (come la Vita)
Grazie per essere nata Amore Mio
