Quando leggevo i racconti del parto provavo una paura incredibile, dicevo a me stessa: "non ce la farò mai".
Ho cercato per nove mesi di immaginare come potessero essere questi benedetti dolori del parto, ma vivere quell'esperienza è stata davvero un'altra storia.
Tutto comincia venerdì 6 novembre.
Mi reco all'ospedale per l'ultimo monitoraggio previsto, ma non compare nessuna contrazione.
Il mio gine decide allora di ricoverarmi seduta stante per iniziare un'induzione (quel giorno finivo 41 settimane).
Aspetto fino al primo pom. per avere il mio letto, poi, finalmente, vado in sala parto per iniziare la prima stimolazione (tramite garza interna imbevuta di prostaglandine) e, di conseguenza, il primo monitoraggio.
Mi inseriscono l'agocannula (Dio che male, mi beccano pure un nervo

Rientro in camera verso le nove di sera, ceno e mi metto a nanna.
Verso le 4.00 di notte mi sveglio per fare plin plin e comincio a sentire dei leggeri dolori dietro la schiena, simili a quelli del ciclo.
Intorno alle 6.00 chiamo l'infermiera e le dico che i dolori si fanno un pò più forti.
Mi mandano in sala parto per mettermi sotto monitoraggio e sotto antibiotico (ero risultata positiva allo streptococco beta emolitico).
Cominciano le prime, sopportabilissime doglie, arrivano genitori e marito, il quale entra con me in sala travaglio e ci resta fino alle 12.00 circa.
A quel punto, passa il ginecologo di turno e mi dice che sono a circa 3-4 cm di dilatazione e che, se voglio accelerare il tutto, mi conviene acconsentire alla somministrazione di una bella flebo di ossitocina.
So perchè mi chiede il "permesso", ho sentito dire che con l'ossitocina il parto è veloce ma molto più doloroso del "naturale"...
Acconsento, tanto devo cmq partorire, meglio che sia presto.
Dopo nemmeno mezz'ora cominciano le doglie vere, quelle che ti fanno raccomandare l'anima al Signore

L'intervallo è di 3-4 minuti sì e no, praticamente sono simili a quelle finali.
Vado avanti, resistendo fino circa alle 14.45, non so nemmeno io come.
Imploro l'epidurale, mi dicono che l'anestesista sta arrivando, ma a me sembra che mi stiano prendendo in giro perchè sta benedetta donna mi pare che non arrivi mai...
Poi, mi fanno firmare la liberatoria per l'anestesia e, dopo un tempo che mi pare interminabile, finalmente arriva l'anestesista.
Inserire il cateterino è un'impresa, perchè devo stare fermissima nonostante le doglie incalzanti, ma non sento nessun dolore quando me lo mette, perchè prima mi anestetizza la parte.
Sono arrivata a 5 cm e testolina del pupo ben incanalata.
I dolori non scompaiono, ma si alleviano di netto ed io prendo finalmente un pò di fiato.
Dura poco però, perchè nel giro di pochissimo passo da 5 a 8 cm e i dolori finali incalzano sempre più forti.
L'epidurale non mi fa più nulla, nè me la rabboccano, perchè dicono che devo sentire le doglie finali per poter spingere bene.
Comincio a dare qualche spinta preparatoria in sala travaglio, chiedono il primo cambio del pupo, poi di filato in sala parto.
Lì ricomincio con le spinte, il dolore è diventato ormai indescrivibile.
Mio marito è lì con me e mi dà coraggio con mille carezze sul viso.
E così, dopo un'ultima, vigorosa spinta (con tanto di aiuto del gine che si lancia letteralmente sulla mia pancia) esce la testa (e lì ho taggiunto l'apice del dolore).
A seguire le spalle e tutto il resto.
E infine il dolcissimo, sublime, indimenticabile pianto di mio figlio che non scorderò mai finchè campo...

Me lo poggiano sulla pancia ancora mezzo sporco, non potrei mai descrivere cosa ho provato incrociando per la prima volta i suoi occhi, stanchi tanto quanto i miei.
Lo lavano, lo vestono, mi ricuciono.
Mi tengono in osservazione un paio d'ore con il mio piccolo accanto che già succhia avidamente dal mio seno.
Comincia così la mia avventura...
Certo i postumi del parto ci sono e si fanno sentire, ma, quando allatto mio figlio, quando lo guardo dormire beatamente nel suo lettino penso che ne è valsa DAVVERO la pena.