lalat ha scritto:Sul problema dell'antibiotico-resistenza, mi pare d'aver capito leggendo qua e la su internet che è un problema collettivo, nel senso che si sono sviluppati dei batteri resistenti e non un problema soggettivo cioè che un batterio è resistente magari su di me e non su di un'altro. O sbaglio? Theo? Altra cosa: ho visto in una trasmissione dove inquadravano i dati delle percentuali di antibiotico usate in Italia nei diversi settori: solo una piccolissima percentuale viene usata sugli esseri umani per curarli, la grandissima maggioranza degli antibiotici viene usata negli allevamenti: non per far crescere le bestie perché sarebbe vietato in teoria questo utilizzo, bensì per curare gli animali visto che gli allevamenti sono comunità di animali dove le bestie vivendo in promiscuità si ammalano in continuazione. In questo modo noi, mangiano animali allevati in questo modo, mangiamo anche molti antibiotici.
L'antibiotico-resistenza è un fenomeno che riguarda i batteri, non gli esseri umani. Portando più volte a contatto con determinati germi alcune sostanze antibiotiche, a lungo andare i suddetti germi (che sono cellule, cioè entità viventi), si modificano strutturalmente in modo da non essere più aggredibili da queste sostanze antibiotiche, e ne diventano (appunto) resistenti. Quindi, come giustamente hai detto tu, non è un fenomeno soggettivo.
Il problema dello spropositato uso di antibiotici negli allevamenti è un ANNOSO problema, che sicuramente non aiuta nell'arginare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, oltre a portare ad un sovraccarico metabolico l'organismo degli animali (che poi mangiamo noi!).