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Le Poesie dell'Amore e del Dolore
- Pipa
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Ema bellissime parole...non ho visto il film nè tantomeno letto il libro, ma penso lo farò al più presto.Grazie 
Cammineremo insieme per strade diverse...
I sogni, se ci credi, non sono che realtà in anticipo
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- dolceviola
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Ma che meraviglia... Spero di recuperare anch'io col film o con il libro 
. . • * ´¨` * • . ☆ Giordana ☆ . • * ´¨` * • . .
"A clean house is the sign of a broken computer."
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- phyd
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Molto bello Ema
Ciao Dolce!
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Ciao Diana!

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- hamilton
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Grazie Diana, questa poesia mi ha messo i brividi!!!!Diana76 ha scritto:
da "La finestra di fronte"
"Ho ancora bisogno di una tua parola, di un tuo sguardo, di un tuo gesto.
Ma poi all’improvviso sento i tuoi gesti nei miei, ti riconosco nelle mie parole.
Tutti coloro che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po' di sè?
E' questo il segreto della memoria?
Se è così, allora, mi sento più sicura perché so che non sarò mai sola."
Ema, il film "silk" stranamente mi manca, e ancor piu' stranamente non ne ho mai sentito parlare!
Lo vedro' sicuramente in questi giorni.
Mi piace tanto rileggere cose gia' conosciute, ma il vero tesoro e' scoprire qualcosa di nuovo.
Trepitosa la poesia sulla rosa, Ema, credo che ognuno di noi abbia vissuto almeno una volta nella vita la condizione di rosa, credo che ognuna di noi possa riconocere sentimenti vissuti in quella bellissima metafora!
Ringrazio sempre il cielo e la chitarra
- ema1
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Grazie ragazze!
Anche io il film "Silk" l'ho visto per pure caso... e mi e piaciuto da morire, da quella volta, l'ho visto anche altre due.
Nemmeno io l'avevo sentito, ma poi stranamente ho scoperto che esiste anche il libro che e piu lungo e molto piu bello, e li ci sono tanti passaggi che nel film sono stati tolti.
Anche io il film "Silk" l'ho visto per pure caso... e mi e piaciuto da morire, da quella volta, l'ho visto anche altre due.
"In questa notte di preghiera, io guardo la luna, e con le mani giunte, faccio parlare il mio cuore"
- BellaIsa
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Grazie Hamilton per aver aperto questo post
ho letto che condividiamo lo stesso dolore così leggerti mi ha fatto bene..
in questo momento posso dare il mio contributo con la poesia che legge Vera nel film "Papà ho trovato un amico" rivisto sabato per l'ennesima volta
Salice piangente con lacrime a forma di ramo,
perché piangi e non rispondi se ti chiamo?
E perché un giorno lui ti ha dovuto lasciare?
E perché non è potuto restare?
Sulle tue fronde si arrampicava
e con la sua piccola mano leggera ti accarezzava
Con la tua ombra vinceva l'estate
pensavi fossero eterne le sue risate?
Smetti di piangere salice piangente
perché questo piangere non servirà a niente,
credi che la morte te lo abbia tolto,
che non tornerà mai,
ma cercalo nel tuo cuore,
lo ritroverai.
Isabella
ho letto che condividiamo lo stesso dolore così leggerti mi ha fatto bene..
in questo momento posso dare il mio contributo con la poesia che legge Vera nel film "Papà ho trovato un amico" rivisto sabato per l'ennesima volta
Salice piangente con lacrime a forma di ramo,
perché piangi e non rispondi se ti chiamo?
E perché un giorno lui ti ha dovuto lasciare?
E perché non è potuto restare?
Sulle tue fronde si arrampicava
e con la sua piccola mano leggera ti accarezzava
Con la tua ombra vinceva l'estate
pensavi fossero eterne le sue risate?
Smetti di piangere salice piangente
perché questo piangere non servirà a niente,
credi che la morte te lo abbia tolto,
che non tornerà mai,
ma cercalo nel tuo cuore,
lo ritroverai.
Isabella
Isabella mamma di Sofia 18/12/2005 36+2 ed Emma 24/12/2011 38+2
♥papà mi manchi♥ ♥12/10/2010 vola piccola mia♥
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Sofia74 ha scritto:AL BABBO LONTANO di A. Cuman Pertile
Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai:
digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino,
digli che gli vuol bene e che lo aspetta:
vola, uccellino, vola vola in fretta!
Mi piaceva tanto quando ero piccola............
Isabella mamma di Sofia 18/12/2005 36+2 ed Emma 24/12/2011 38+2
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- hamilton
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Isabella, la piu' bella poesia del dolore che abbia mai letto
Grazie a te!
Il tuo avatar e' bellissmo
Grazie a te!
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Ringrazio sempre il cielo e la chitarra
- hamilton
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Isabella, ti ho letta di la', nel post di Barbara, vorrei solo dirti che ...nulla, c'e' poco da dire.
Solo che ti capisco, a anche io vorrei sognarlo il mio papa', per averlo ancora vicino fisicamente, perche' quando sogni sembra davvero tornato, vero?, ma ancora nulla, e' il buio.
Fine Ot scusate
Solo che ti capisco, a anche io vorrei sognarlo il mio papa', per averlo ancora vicino fisicamente, perche' quando sogni sembra davvero tornato, vero?, ma ancora nulla, e' il buio.
Fine Ot scusate
Ringrazio sempre il cielo e la chitarra
- silvias81
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- Iscritto il: 3 giu 2009, 10:35
Re: le poesie del dolore e dell'amore
Mi piace molto questo post...
e mi ha fatto venire in mente un libro molto bello che ho letto tempo fà.
Si intitola "IL PROFETA" di KAHLIL GIBRAN
Ve ne riporto un pezzo che parla dell'amore:
Disse allora Almitra: Parlaci dell'Amore.
Ed egli sollevò la testa e alzò gli occhi sulla folla, e su di essi scese il silenzio.
E a gran voce egli disse:
Quando l'amore vi chiama, seguitelo,
Benchè le sue vie siano faticose e ripide.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi ad esso.
Quantunque la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand'esso vi parla, credetegli,
Sebbene la sua voce possa frantumare i vostri
sogni come il vento del nord devasta il giardino.
Poichè proprio come l'amore vi incorona,così vi crocifiggerà. Come è per la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Proprio come sale fino alla vostra altezza per accarezzare i vostri più teneri rami che tremano nel sole,
Così esso scenderà alle vostre radici per scuoterle dove esse sono fortemente attaccate alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie a sé.
Vi trebbia per mettervi a nudo.
Vi setaccia per liberarvi dalle vostre pellicole.
Vi macina sino a rendervi candidi.
Vi impasta sino a quando sarete flessibili,
e poi vi cede al suo sacro fuoco, affinchè voi possiate diventare pane sacro per la santa mensa di Dio.
Tutte queste cose farà a voi l'amore affinchè possiate conoscere i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.
Ma se per paura cercherete dell'amore soltanto la pace e il piacere,
meglio sarebbe allora per voi coprire la vostra nudità, uscire dall'aia dell'amore,
ed entrare nel mondo senza stagioni dove voi riderete, però non tutto il vostro riso, piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nient'altro che se stesso e non prende nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede, ne vorrebbe essere posseduto,
pechè l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire: "Dio è nel mio cuore" ma piuttosto " Sono nel cuore di Dio"
e non pensiate di poter dirigere il corso dell'amore, perchè è l'amore, se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L'amore non ha nessun altro desiderio che quello di adempiersi.
Ma se nel vostro amore non potete fare a meno di desiderare, fate che questi siano i vostri desideri:
Sciogliersi ed essere come un ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere feriti dalla comprensione stessa dell'amore.
E sanguinare volentieri e con gioia.
Destarsi all'alba con un cuore alato e render grazie per un'altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare l'estasi dell'amore;
Rincasare la sera con gratitudine.
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.
e mi ha fatto venire in mente un libro molto bello che ho letto tempo fà.
Si intitola "IL PROFETA" di KAHLIL GIBRAN
Ve ne riporto un pezzo che parla dell'amore:
Disse allora Almitra: Parlaci dell'Amore.
Ed egli sollevò la testa e alzò gli occhi sulla folla, e su di essi scese il silenzio.
E a gran voce egli disse:
Quando l'amore vi chiama, seguitelo,
Benchè le sue vie siano faticose e ripide.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi ad esso.
Quantunque la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand'esso vi parla, credetegli,
Sebbene la sua voce possa frantumare i vostri
sogni come il vento del nord devasta il giardino.
Poichè proprio come l'amore vi incorona,così vi crocifiggerà. Come è per la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Proprio come sale fino alla vostra altezza per accarezzare i vostri più teneri rami che tremano nel sole,
Così esso scenderà alle vostre radici per scuoterle dove esse sono fortemente attaccate alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie a sé.
Vi trebbia per mettervi a nudo.
Vi setaccia per liberarvi dalle vostre pellicole.
Vi macina sino a rendervi candidi.
Vi impasta sino a quando sarete flessibili,
e poi vi cede al suo sacro fuoco, affinchè voi possiate diventare pane sacro per la santa mensa di Dio.
Tutte queste cose farà a voi l'amore affinchè possiate conoscere i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.
Ma se per paura cercherete dell'amore soltanto la pace e il piacere,
meglio sarebbe allora per voi coprire la vostra nudità, uscire dall'aia dell'amore,
ed entrare nel mondo senza stagioni dove voi riderete, però non tutto il vostro riso, piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nient'altro che se stesso e non prende nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede, ne vorrebbe essere posseduto,
pechè l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire: "Dio è nel mio cuore" ma piuttosto " Sono nel cuore di Dio"
e non pensiate di poter dirigere il corso dell'amore, perchè è l'amore, se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L'amore non ha nessun altro desiderio che quello di adempiersi.
Ma se nel vostro amore non potete fare a meno di desiderare, fate che questi siano i vostri desideri:
Sciogliersi ed essere come un ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere feriti dalla comprensione stessa dell'amore.
E sanguinare volentieri e con gioia.
Destarsi all'alba con un cuore alato e render grazie per un'altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare l'estasi dell'amore;
Rincasare la sera con gratitudine.
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.
Silvia + Daniele =
Martina 26 Ottobre 2009
Christian 7 Maggio 2012
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- ema1
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
E tutto cio che ho da offrire oggi
È tutto ciò che ho da offrire oggi -
Questo, e il mio cuore accanto -
Questo, e il mio cuore, e tutti i campi -
E tutti gli ampi prati -
Accertati di contare - dovessi dimenticare -
Qualcuno la somma potrà dire -
Questo, e il mio cuore, e tutte le Api
Che nel Trifoglio dimorano.
( Emily Dickinson)

È tutto ciò che ho da offrire oggi -
Questo, e il mio cuore accanto -
Questo, e il mio cuore, e tutti i campi -
E tutti gli ampi prati -
Accertati di contare - dovessi dimenticare -
Qualcuno la somma potrà dire -
Questo, e il mio cuore, e tutte le Api
Che nel Trifoglio dimorano.
( Emily Dickinson)
"In questa notte di preghiera, io guardo la luna, e con le mani giunte, faccio parlare il mio cuore"
- ema1
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Ragazze, vi metto il testo di una canzone di Mina, una delle piu belle
Anche un uomo
Ragazza mia ti spiego gli uomini
ti servirà quando li adopererai
son tanto fragili, fragili tu
maneggiali con cura
fatti di briciole, briciole che
l'orgoglio tiene su
ragazza mia sei bella e giovane
ma pagherai ogni cosa che otterrai
devi essere forte ma forte perché
dipenderà da te
tu sei l'amore il calore che avrà
la vita che vivrai.
anche un uomo può sempre avere un'anima
ma non credere che l'userà per capire te
anche un uomo può essere dolcissimo
specialmente se al mondo oramai
gli resti solo tu.
Ragazza mia adesso sai com'è
quell'uomo che mi porti via e vuoi per te.
Anche un uomo
Ragazza mia ti spiego gli uomini
ti servirà quando li adopererai
son tanto fragili, fragili tu
maneggiali con cura
fatti di briciole, briciole che
l'orgoglio tiene su
ragazza mia sei bella e giovane
ma pagherai ogni cosa che otterrai
devi essere forte ma forte perché
dipenderà da te
tu sei l'amore il calore che avrà
la vita che vivrai.
anche un uomo può sempre avere un'anima
ma non credere che l'userà per capire te
anche un uomo può essere dolcissimo
specialmente se al mondo oramai
gli resti solo tu.
Ragazza mia adesso sai com'è
quell'uomo che mi porti via e vuoi per te.
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Mi permetto anch'io di inserire il testo di una canzone, che sicuramente conoscerete già, ma che per me è molto importante...l'ascolto spesso, ma ogni volta è un'emozione forte. Si tratta di INVECE NO di Laura Pausini
Forse bastava respirare
solo respirare un po’
Fino a riprendersi ogni battito e non cercare l’attimo
per andar via
Non andare via
Perché non può essere abitudine Dicembre senza te
Chi resta qui spera l’impossibile
Invece no
non c’è più tempo per spiegare
Per chiedere se ti avevo dato amore
Io sono qui…
E avrei da dire ancora, ancora...
Perché si spezzano tra i denti
le cose più importanti
Quelle parole
Che non osiamo mai
E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire
Riportarle qui…
Una per una qui
Le senti tu…pesano e si posano per sempre su di noi
E se manchi tu
Io non so ripeterle
Io non riesco a dirle più!
Invece no
qui piovono i ricordi
Ed io farei di più di ammettere che è tardi
Come vorrei…
Potere parlare ancora, ancora
E invece no!
Non ho!
Più tempo per spiegare
Che avevo anch’io, io!
Qualcosa da sperare davanti a me
Qualcosa da finire insieme a te
Forse mi basta respirare
solo respirare un po’
Forse è tardi, forse invece no
Forse bastava respirare
solo respirare un po’
Fino a riprendersi ogni battito e non cercare l’attimo
per andar via
Non andare via
Perché non può essere abitudine Dicembre senza te
Chi resta qui spera l’impossibile
Invece no
non c’è più tempo per spiegare
Per chiedere se ti avevo dato amore
Io sono qui…
E avrei da dire ancora, ancora...
Perché si spezzano tra i denti
le cose più importanti
Quelle parole
Che non osiamo mai
E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire
Riportarle qui…
Una per una qui
Le senti tu…pesano e si posano per sempre su di noi
E se manchi tu
Io non so ripeterle
Io non riesco a dirle più!
Invece no
qui piovono i ricordi
Ed io farei di più di ammettere che è tardi
Come vorrei…
Potere parlare ancora, ancora
E invece no!
Non ho!
Più tempo per spiegare
Che avevo anch’io, io!
Qualcosa da sperare davanti a me
Qualcosa da finire insieme a te
Forse mi basta respirare
solo respirare un po’
Forse è tardi, forse invece no
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Stamattina, complice una delle piu' belle giornate di questa fine primavera, i ricordi della MIA ROMAGNA, mi assalgono, fino a farmi lacrimare gli occhi per la nostalgia dei profumi e dei colori, e pensando al mio papa', vi dedico questa poesia, un po' pesante, e forse piacevole solo per me, che ho vissuto fino a 15 anni in Romagna.
Ma qui, la vorrei racchiudere............
Giovanni Pascoli
Sempre un villaggio, sempre una campagna
mi ride al cuore (o piange), Severino:
il paese ove, andando, ci accompagna
l'azzurra vision di San Marino:
sempre mi torna al cuore il mio paese
cui regnarono Guidi e Malatesta,
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Là nelle stoppie dove singhiozzando
va la tacchina con l'altrui covata,
presso gli stagni lustreggianti, quando
lenta vi guazza l'anatra iridata,
oh! fossi io teco; e perderci nel verde,
e di tra gli olmi, nido alle ghiandaie,
gettarci l'urlo che lungi si perde
dentro il meridiano ozio dell'aie;
mentre il villano pone dalle spalle
gobbe la ronca e afferra la scodella,
e '1 bue rumina nelle opache stalle
la sua laborïosa lupinella.
Da' borghi sparsi le campane in tanto
si rincorron coi lor gridi argentini:
chiamano al rezzo, alla quiete, al santo
desco fiorito d'occhi di bambini.
Già m'accoglieva in quelle ore bruciate
sotto ombrello di trine una mimosa,
che fioria la mia casa ai dì d'estate
co' suoi pennacchi di color di rosa;
e s'abbracciava per lo sgretolato
muro un folto rosaio a un gelsomino;
guardava il tutto un pioppo alto e slanciato,
chiassoso a giorni come un biricchino.
Era il mio nido: dove immobilmente,
io galoppava con Guidon Selvaggio
e con Astolfo; o mi vedea presente
l'imperatore nell'eremitaggio.
E mentre aereo mi poneva in via
con l'ippogrifo pel sognato alone,
o risonava nella stanza mia
muta il dettare di Napoleone;
udia tra i fieni allor allor falciati
da' grilli il verso che perpetuo trema,
udiva dalle rane dei fossati
un lungo interminabile poema.
E lunghi, e interminati, erano quelli
ch'io meditai, mirabili a sognare:
stormir di frondi, cinguettio d'uccelli,
risa di donne, strepito di mare.
Ma da quel nido, rondini tardive,
tutti tutti migrammo un giorno nero;
io, la mia patria or è dove si vive:
gli altri son poco lungi; in cimitero.
Così più non verrò per la calura
tra que' tuoi polverosi biancospini,
ch'io non ritrovi nella mia verzura
del cuculo ozïoso i piccolini,
Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Ma qui, la vorrei racchiudere............
Giovanni Pascoli
Sempre un villaggio, sempre una campagna
mi ride al cuore (o piange), Severino:
il paese ove, andando, ci accompagna
l'azzurra vision di San Marino:
sempre mi torna al cuore il mio paese
cui regnarono Guidi e Malatesta,
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Là nelle stoppie dove singhiozzando
va la tacchina con l'altrui covata,
presso gli stagni lustreggianti, quando
lenta vi guazza l'anatra iridata,
oh! fossi io teco; e perderci nel verde,
e di tra gli olmi, nido alle ghiandaie,
gettarci l'urlo che lungi si perde
dentro il meridiano ozio dell'aie;
mentre il villano pone dalle spalle
gobbe la ronca e afferra la scodella,
e '1 bue rumina nelle opache stalle
la sua laborïosa lupinella.
Da' borghi sparsi le campane in tanto
si rincorron coi lor gridi argentini:
chiamano al rezzo, alla quiete, al santo
desco fiorito d'occhi di bambini.
Già m'accoglieva in quelle ore bruciate
sotto ombrello di trine una mimosa,
che fioria la mia casa ai dì d'estate
co' suoi pennacchi di color di rosa;
e s'abbracciava per lo sgretolato
muro un folto rosaio a un gelsomino;
guardava il tutto un pioppo alto e slanciato,
chiassoso a giorni come un biricchino.
Era il mio nido: dove immobilmente,
io galoppava con Guidon Selvaggio
e con Astolfo; o mi vedea presente
l'imperatore nell'eremitaggio.
E mentre aereo mi poneva in via
con l'ippogrifo pel sognato alone,
o risonava nella stanza mia
muta il dettare di Napoleone;
udia tra i fieni allor allor falciati
da' grilli il verso che perpetuo trema,
udiva dalle rane dei fossati
un lungo interminabile poema.
E lunghi, e interminati, erano quelli
ch'io meditai, mirabili a sognare:
stormir di frondi, cinguettio d'uccelli,
risa di donne, strepito di mare.
Ma da quel nido, rondini tardive,
tutti tutti migrammo un giorno nero;
io, la mia patria or è dove si vive:
gli altri son poco lungi; in cimitero.
Così più non verrò per la calura
tra que' tuoi polverosi biancospini,
ch'io non ritrovi nella mia verzura
del cuculo ozïoso i piccolini,
Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
posso mettere l'analisi del testo?
Io l'adoro.....
scusate
E' una delle poesie piu' serene del Pascoli, nonostante alcuni accenni di tristezza dovuti ai ricordi dell'infanzia, che pero' in questi versi ne mostra il suo volto piu' gioioso e sereno prima della tempesta.
Il poeta, che si rivolge all'amico Severino, ricorda i momenti felici passati nella sua terra d'origine, a San Mauro, un paese immerso nella campagna, sormontato dal monte di San Marino che appare azzurro in lontananza.
Di questa Romagna, patria in passato delle potenti famiglie dei Guidi e dei Malatesta, ma anche del brigante detto il Passatore (all'anagrafe Stefano Pelloni, celebre brigante dell'Ottocento, passato alla storia con il nome di Passator Cortese: passatore perche' esercitava il mestiere di traghettatore su un fiume, cortese, perche' nelle leggende popolari i briganti finiscono spesso per diventare degli eroi gentili e altruisti, come Robin Hood), il poeta ricorda le scene campestri le grandi aie immerse nel sole d'estate, gli stagni d'acqua, con gli animali da cortile, i grilli e le rane che cantano in mezzo al profumo del fieno appena falciato, e poi i grandi olmi ombrosi che un tempo erano molto frequenti nelle nostre campagne.
Su questi alberi si arrampicavano i bambini e si chiamavano gridando nel gran silenzio del mezzogiorno assolato. Pascoli coglie proprio questo momento di quiete, quando i contadini smettono di lavorare e tornano per il pranzo e gli animali prendono un po' di riposo all'ombra delle stalle.
Le campane dei borghi vicini sembrano benedire allegramente questo momento di quiete e di intimita' familiare, con la tavola della casa, sacra come un altare, attorno alla quale si raccoglie tutta la famiglia. Che senso di pace intorno!
In quel nido tranquillo, all'ombra di una mimosa e di un pioppo, c'era la sua casa, tra fiori di gelsomino e di rosa.
Qui il Pascoli bambino viveva mille avventure fantastiche, suggeritegli dai libri che leggeva: e cosi' immaginava di vivere grandi avventure con i personaggi dell'Orlando furioso in groppa al mitico ippogrifo, il cavallo alato; oppure fantasticava sui grandi eroi conosciuti sui libri di storia, come Napoleone morente nell'esilio di S. Elena.
Due soli accenni tristi in questa atmosfera gioiosa: all'inizio quando dice che il ricordo gli "ride al cuore", cioe' gli procura un sentimento di gioia ma anche di pianto, e verso la fine, quando accenna a quel giorno nero della loro partenza, alla ricerca di una nuova casa, lontano da San Mauro, spiegandone i motivi nella bella metafora del verso "ch'io non ritrovi nella mia verzura del cuculo ozioso i piccolini" dove, alludendo all'abitudine del cuculo di deporre le uova nel nido di altri uccelli e nel buttar fuori dal nido gli altri piccoli quando il proprio pulcino e' nato, altro non e' che quello che e' accaduto alla sua famiglia, dove il nido rappresenta la loro casa di San Mauro e il cuculo colui che ha ucciso il padre e ha preso il posto come amministratore.
Poi la poesia si chiude col ritornello della prima strofa, che riporta il clima di solare dolcezza che caratterizza questi versi
Io l'adoro.....
scusate
E' una delle poesie piu' serene del Pascoli, nonostante alcuni accenni di tristezza dovuti ai ricordi dell'infanzia, che pero' in questi versi ne mostra il suo volto piu' gioioso e sereno prima della tempesta.
Il poeta, che si rivolge all'amico Severino, ricorda i momenti felici passati nella sua terra d'origine, a San Mauro, un paese immerso nella campagna, sormontato dal monte di San Marino che appare azzurro in lontananza.
Di questa Romagna, patria in passato delle potenti famiglie dei Guidi e dei Malatesta, ma anche del brigante detto il Passatore (all'anagrafe Stefano Pelloni, celebre brigante dell'Ottocento, passato alla storia con il nome di Passator Cortese: passatore perche' esercitava il mestiere di traghettatore su un fiume, cortese, perche' nelle leggende popolari i briganti finiscono spesso per diventare degli eroi gentili e altruisti, come Robin Hood), il poeta ricorda le scene campestri le grandi aie immerse nel sole d'estate, gli stagni d'acqua, con gli animali da cortile, i grilli e le rane che cantano in mezzo al profumo del fieno appena falciato, e poi i grandi olmi ombrosi che un tempo erano molto frequenti nelle nostre campagne.
Su questi alberi si arrampicavano i bambini e si chiamavano gridando nel gran silenzio del mezzogiorno assolato. Pascoli coglie proprio questo momento di quiete, quando i contadini smettono di lavorare e tornano per il pranzo e gli animali prendono un po' di riposo all'ombra delle stalle.
Le campane dei borghi vicini sembrano benedire allegramente questo momento di quiete e di intimita' familiare, con la tavola della casa, sacra come un altare, attorno alla quale si raccoglie tutta la famiglia. Che senso di pace intorno!
In quel nido tranquillo, all'ombra di una mimosa e di un pioppo, c'era la sua casa, tra fiori di gelsomino e di rosa.
Qui il Pascoli bambino viveva mille avventure fantastiche, suggeritegli dai libri che leggeva: e cosi' immaginava di vivere grandi avventure con i personaggi dell'Orlando furioso in groppa al mitico ippogrifo, il cavallo alato; oppure fantasticava sui grandi eroi conosciuti sui libri di storia, come Napoleone morente nell'esilio di S. Elena.
Due soli accenni tristi in questa atmosfera gioiosa: all'inizio quando dice che il ricordo gli "ride al cuore", cioe' gli procura un sentimento di gioia ma anche di pianto, e verso la fine, quando accenna a quel giorno nero della loro partenza, alla ricerca di una nuova casa, lontano da San Mauro, spiegandone i motivi nella bella metafora del verso "ch'io non ritrovi nella mia verzura del cuculo ozioso i piccolini" dove, alludendo all'abitudine del cuculo di deporre le uova nel nido di altri uccelli e nel buttar fuori dal nido gli altri piccoli quando il proprio pulcino e' nato, altro non e' che quello che e' accaduto alla sua famiglia, dove il nido rappresenta la loro casa di San Mauro e il cuculo colui che ha ucciso il padre e ha preso il posto come amministratore.
Poi la poesia si chiude col ritornello della prima strofa, che riporta il clima di solare dolcezza che caratterizza questi versi
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
e vagando ho trovata questa del Pascoli, a me sconosciuta....
ANNIVERSARIO
Sono più di trent'anni e di queste ore,
mamma, tu con dolor m'hai partorito;
ed il mio nuovo piccolo vagito
t'addolorava più del tuo dolore.
Poi tra il dolore sempre ed il timore,
o dolce madre, m'hai di te nutrito:
e quando fui del corpo tuo vestito,
quand'ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore;
allor sei morta; e son vent'anni: un giorno!
già gli occhi materni io penso a vuoto;
il caro viso già mi si scolora,
mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
freddo de' morti, nel tuo sogno immoto,
tu m'accarezzi i riccioli d'allora.
31 di dicembre 1889
ANNIVERSARIO
Sono più di trent'anni e di queste ore,
mamma, tu con dolor m'hai partorito;
ed il mio nuovo piccolo vagito
t'addolorava più del tuo dolore.
Poi tra il dolore sempre ed il timore,
o dolce madre, m'hai di te nutrito:
e quando fui del corpo tuo vestito,
quand'ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore;
allor sei morta; e son vent'anni: un giorno!
già gli occhi materni io penso a vuoto;
il caro viso già mi si scolora,
mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
freddo de' morti, nel tuo sogno immoto,
tu m'accarezzi i riccioli d'allora.
31 di dicembre 1889
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Quest'ultima è stupensa Hamilton...quella prima invece non riesco a leggerla bene...me la rimetteresti un'altra volta? 
Cammineremo insieme per strade diverse...
I sogni, se ci credi, non sono che realtà in anticipo
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- hamilton
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
ammappate, oggi l'indice batte dove il dente duole....... :ahah
Ema........ema........
tra l'altro e' anche lunga come un lenzuolo!
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Re: le poesie del dolore e dell'amore
Bellissima e intensahamilton ha scritto:e vagando ho trovata questa del Pascoli, a me sconosciuta....
ANNIVERSARIO
Sono più di trent'anni e di queste ore,
mamma, tu con dolor m'hai partorito;
ed il mio nuovo piccolo vagito
t'addolorava più del tuo dolore.
Poi tra il dolore sempre ed il timore,
o dolce madre, m'hai di te nutrito:
e quando fui del corpo tuo vestito,
quand'ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore;
allor sei morta; e son vent'anni: un giorno!
già gli occhi materni io penso a vuoto;
il caro viso già mi si scolora,
mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
freddo de' morti, nel tuo sogno immoto,
tu m'accarezzi i riccioli d'allora.
31 di dicembre 1889
. . • * ´¨` * • . ☆ Giordana ☆ . • * ´¨` * • . .
"A clean house is the sign of a broken computer."
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