Tutto ebbe inizio la domenica sera: mancavano più di 10 giorni alla data presunta del parto e, dopo numerose insistenze da parte mia, mio marito aveva infine ceduto e mi aveva portata al cinema: “Sai tra quanto tempo ci andremo ancora?” gli avevo ripetuto fino alla nausea. Siamo andati a vedere Spiderman 2 (eravamo a fine settembre 2004) e verso la fine del film, nel pieno dell’azione, sento dei dolorini tipo mestruo alla pancia…. Però, penso, che effetto fa il Dolby Surround!

Arrivata a casa vado a letto e dopo poco vengo svegliata da un altro dolore… finalmente realizzo che si tratta di contrazioni, fortunatamente durante la gravidanza non ne avevo mai sofferto e non sapevo cosa fossero! Avviso mio marito che dice: “Andiamo in ospedale!!” gli rispondo che segnerò su di un taccuino gli orari e gli eventuali intervalli e al mattino vedremo.
La notte passa tranquilla e così tutto il lunedì: una contrazione ogni tanto, decido di andare dall’estetista a farmi la ceretta per essere in ordine e poi vado a fare la spesa e compro tante verdure che mi fanno gola.
Arriva il martedì, continuo a segnare le contrazioni sul taccuino ma ormai mi fanno compagnia e non ci faccio quasi caso, vado al corso di preparazione alla nascita che stavo frequentando e l’ostetrica mi rassicura spiegandomi che si tratta della cosiddetta “fase prodromica”, ovvero di preparazione del mio fisico all’evento-parto e che avrebbe potuto protrarsi anche per un paio di settimane. Per non lasciare nulla di intentato passo il pomeriggio cucinando come una pazza le verdure gratinate e SBRINANDO IL FREEZER!

Mercoledì 22 settembre è il giorno del primo monitoraggio e vado all’ospedale con mio marito tranquilla e serena, e con la valigia in macchina per precauzione: mancavano ancora 10 giorni al termine, ma avevo deciso che la borsa sarebbe rimasta nel baule dell’auto per avere un pensiero in meno quando fosse stato il momento di partire. Il monitoraggio mi dice che siamo a posto, chiedo alle ostetriche dei dolorini, mi dicono che sono nella norma, saluto tutti e vado a casa da mia cugina per mangiare da lei, perché al pomeriggio avevo fissato il colloquio per poter eseguire l’anestesia epidurale: non mi vergogno affatto ad ammetterlo, io ero terrorizzata dall’idea del dolore.
Mio marito mi aveva lasciato da un paio di minuti per andare al lavoro ed io mi stavo incamminando verso la porta di casa di Martina con una certa fretta anche perché avevo la pipì quando ho avvertito una sensazione di calore tra le gambe ed ho pensato “Oddio, me la sono fatta addosso!”.

Ho telefonato a mio marito: “Tesoro gira la macchina e torna indietro, perché credo di aver rotto le acque!”. “Stai Scherzando!!!!” La mia dolce metà era sconvolto ed impaurito, io invece sono stata pervasa da una grande calma e determinazione, come se sapessi perfettamente quello che dovevo fare. Abbiamo rischiato 10 incidenti stradali in 2 kilometri a causa dell’agitazione di mio marito, ma siamo arrivati all’ospedale incolumi.
Le ostetriche che avevo appena salutato mi guardano interrogative: “Cosa fai qui?” mi chiedono. Io ero sulla seggetta, mi alzo in piedi e dico “Credo di aver rotto le acque” e mentre mi alzo si forma una pozzanghera ai miei piedi! Loro se la ridono e dicono “Credo non ci siano dubbi!!” :ahah :ahah :ahah
Era mezzogiorno e fino alle cinque del pomeriggio non ho avvertito dolori. Alle cinque appunto la minestra di fagioli che avevo mangiato la sera prima ha fatto effetto

Nel frattempo visite, monitoraggi, alle 21 decidiamo di mandare a casa tutti per rimanere solo noi due (presto 3) e passare la prima sera in famiglia, la dilatazione procede regolare, i dolori sono forti ma sopportabili, io mi scopro forte e determinata e ne sono felice, forse avevo solo paura della paura!!
Verso le nove e tre quarti entro nella sala travaglio attivo insieme a mio marito, i dolori erano fortissimi e la dilatazione continuava, io avevo male e ho vomitato due volte, anche perché mi mettevano in posizioni che non trovavo affatto confortevoli… Il fatto è che mi sono fidata delle ostetriche forse un po’ troppo ciecamente senza ascoltare abbastanza quello che mi diceva il mio corpo, ma queste considerazioni si fanno a mente fredda non con il male che ti spacca il cervello! Soprattutto ricordo la difficoltà nel gestire le mani: non sapevo cosa farci, le passavo nei capelli, le stringevo, le chiudevo a pugno… che panico! Avevo anche chiesto di andare nella vasca ma le ostetriche non avevano voglia e non mi ci hanno messa!!!
Michele respirava con me e mi asciugava la fronte. Ho provato una spinta in sala travaglio, sentivo il bisogno, sapevo che era il momento, quando verso le undici e quarantacinque mi hanno trasferita in sala parto ho capito che eravamo al capolinea e il male stava per finire e mi sono sentita invincibile!
Ho spinto per la prima volta, ma non mi sono coordinata bene e non sono stata efficace, la seconda spinta ha fatto uscire la testa, ricordo il medico dire “E’ un bel moro!”, alla quarta Antonio era sulla mia pancia con gli occhi spalancati, senza una lacrima, che mi guardava interrogativo, ed io piangevo di gioia assieme a mio marito. Era mezzanotte e cinque ed io ero mamma.
Di ciò che è avvenuto dopo ricordo poco, i punti sull’episiotomia sono stati messi, tolti e rimessi da un medicastro di forse 16 anni,


Ripenso spesso al momento del parto, sono passati quasi 4 anni, ma lo rivivo di frequente, è stato sicuramente il giorno più importante della mia vita, ed ho capito molte cose di me, dell’essere donna, della forza quasi animale che ti aiuta e ti sostiene... Nonostante il male non ho mai avuto paura di non farcela, non ho mai ceduto al dolore, e mi sono scoperta orgogliosa di me.
