giulio è entrato alla materna quest'anno, ma viene da due anni di nido ed è quindi già abituato a stare con altri bimbi più piccoli, più grandi e con caratteri variegati.
da un paio di settimane li sta cominciando a "studiare" sotto una forma diversa: quello che fanno e quello che dicono, soprattutto i grandi sono spesso sotto la sua lente.
ora... io immagino che questa fase gli serva da confronto: è pura curiosità, voglia di conoscere realtà diverse, comportamenti diversi... forse anche di vedere se le regole di casa valgono universalmente (come oggi pensa lui, credo) o se c'è altro al di fuori e questo altro cos'è... solo che il difficile è mantenere il confronto su un binario neutro.
mi spiego meglio. lui mi dice che il tale bimbo spinge gli altri oppure che non ascolta la maestra. me lo dice senza giudizio, ma con una grossa domanda implicita: che comportamento è? immagino che il discorso sia anche riferito alle diverse reazioni della maestra: è evidente che lei dosa i suoi interventi a seconda del carattere e della storia del singolo bambino e giulio comincia a notarlo.
ora... io di solito gli rispondo tranquillamente, facendo in modo che sia chiaro che il giudizio è sul singolo comportamento e non sul bambino. e se vedo che lui parla troppo spesso degli "errori" di un singolo bimbo o se mi racconta qualche episodio mettendo in evidenza che uno ha sbagliato cose che lui non sbaglia... beh, allora gli rispondo:"ma xché non pensi a te, a quello che fai TU?". là per là ci resta male, ma...
quello che sto cercando di evitare è che lui si senta "più" di altri, idem che si senta "meno". il confronto è giusto, ci deve essere e ci sarà sempre. è e sarà un veicolo di crescita, una spinta a fare meglio, un modo di conoscere cose nuove ed avere così più opportunità nella vita, un modo di avere uno "specchio" sempre a disposizione... ma può diventare negativo se viene fatto al fine di... come dire? sminuire o sminuirsi.
ieri mi ha detto che s. gli ha detto che f. non è sua amica. per la cronaca, lui a casa ultimamente parla solo di f. e di quante cose fanno insieme (le classi sono verticali e le bimbe di 5 anni fanno un po' le mammine coi piccoli, specie con giulio mi ha detto la maestra "xché sembra un cicciobello"

vabbè, cmq... lui me l'ha detto allarmato, con le lacrime agli occhi e lo sguardo che mi chiedeva conferme. io tranquilla gli ho risposto:"ma f. che ne pensa? lei ti dice che è tua amica e si comporta da tale?" lui:"sì..." "beh, allora di che ti preoccupi? s. che ne sa dei fatti vostri?" "niente, ma lui siede a fianco a f...." (gelosetti i bimbi, eh?

beh, semplicemente gli ho detto il solito concetto. e l'ho visto più tranquillo e sicuro di sé.
ora, la mia domanda è: secondo voi, sto facendo bene? io... beh, ricordo che da piccola i miei dubbi erano sempre sciocchezze, le ingiustizie erano sempre cose che non potevo capire e in generale gli altri bambini (soprattutto se figli si amici dei miei o di vicini) avevano sempre ragione e io torto. la cosa mi ha creato non pochi problemi di autostima e non voglio fare lo stesso errore con giulio, ma neanche quello opposto: vorrei potergli insegnare a dare il giusto peso alle altrui azioni e a ciò che gli accade intorno, senza sentirsi in competizione, senza dover concludere di essere migliore o peggiore degli altri.
grazie dei consigli!!!
