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La mia amica e la depressione
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La mia amica e la depressione
come da titolo, ma specifico
la mia più cara amica ha avuto un bambino bello bellissimo. Adesso il pupetto ha 4 mesi, è buonissimo, mangia e dorme, se sta sveglio si guarda in giro, si ciuccia le mani...Se piange si risolve con tetta o pappa.
Ma lei non gioisce della gioia che ha, e l' ha cercato, è sempre triste o col muso, vive nell' ansia che il bimbo pianga e non essere capace di calmarlo. E' stata affiancata moltissimo dal marito, che si è fatto non in quattro, in quattrocento, ma lei appena riesce o va dai suoceri o dai genitori, sta con loro di modo che loro badino al bambino, oppure lo lascia accudire al marito.
Intendiamoci, non è che lo fa perchè non ne ha voglia ma perchè ha proprio paura. Da quando il marito è tornato al lavoro dopo le ferie estive lei ha avuto frequenti attacchi di panico e si è decisa ad andare dallo psicologo, ma mi pare che non la stia aiutando molto, dato che lui è stato costretto a chiedere la paternità.
E io la ascolto, perchè non so cosa cavolo dirle, e forse lei ha solo bisogno di parlare, ma vedo che il marito è allo stremo, lei è infelice, ma soprattutto entrambi si stanno perdendo dei momenti bellissimi da vivere come famiglia.
E io sarò superficiale, ma non capisco perchè tutto questo.
Allora chiedo a voi di aiutarmi a capirla, a parlarle, perchè anche io non vedo più il sorriso sulla sua faccia e sto male e mi sento impotente perchè non so fare un cacchio per aiutarli.
la mia più cara amica ha avuto un bambino bello bellissimo. Adesso il pupetto ha 4 mesi, è buonissimo, mangia e dorme, se sta sveglio si guarda in giro, si ciuccia le mani...Se piange si risolve con tetta o pappa.
Ma lei non gioisce della gioia che ha, e l' ha cercato, è sempre triste o col muso, vive nell' ansia che il bimbo pianga e non essere capace di calmarlo. E' stata affiancata moltissimo dal marito, che si è fatto non in quattro, in quattrocento, ma lei appena riesce o va dai suoceri o dai genitori, sta con loro di modo che loro badino al bambino, oppure lo lascia accudire al marito.
Intendiamoci, non è che lo fa perchè non ne ha voglia ma perchè ha proprio paura. Da quando il marito è tornato al lavoro dopo le ferie estive lei ha avuto frequenti attacchi di panico e si è decisa ad andare dallo psicologo, ma mi pare che non la stia aiutando molto, dato che lui è stato costretto a chiedere la paternità.
E io la ascolto, perchè non so cosa cavolo dirle, e forse lei ha solo bisogno di parlare, ma vedo che il marito è allo stremo, lei è infelice, ma soprattutto entrambi si stanno perdendo dei momenti bellissimi da vivere come famiglia.
E io sarò superficiale, ma non capisco perchè tutto questo.
Allora chiedo a voi di aiutarmi a capirla, a parlarle, perchè anche io non vedo più il sorriso sulla sua faccia e sto male e mi sento impotente perchè non so fare un cacchio per aiutarli.
Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
- marisetta
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Re: La mia amica e la depressione
Ciao probabilmente è nel pieno di una bella depressione post-partum, cmq il fatto che vada da uno psicologo è sicuramente importante. Certo ci vorrà tempo, putroppo per i miracoli ci stiamo attrezzando
ma la bacchetta magica non l'abbiamo.
Da amica stalle vicino, non c'è bisogno neanche di parlare, basta che l'ascolti e la lasci sfogare. Di più non puoi fare ci vuole una persona esperta in questo caso e cmq anche se lo fossi, si dice sempre che gli amici o i parenti di uno psicologo non possono farsi seguire da lui perchè sarebbe troppo coinvolto emotivamente e perderebbe la sua obiettività.
Cmq dammi notizie

Da amica stalle vicino, non c'è bisogno neanche di parlare, basta che l'ascolti e la lasci sfogare. Di più non puoi fare ci vuole una persona esperta in questo caso e cmq anche se lo fossi, si dice sempre che gli amici o i parenti di uno psicologo non possono farsi seguire da lui perchè sarebbe troppo coinvolto emotivamente e perderebbe la sua obiettività.
Cmq dammi notizie

Marisetta
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Re: La mia amica e la depressione
la tua amica potrebbe avere una depressione post-partum, certo. sarebbe interessante sapere se aveva mai avuto problemi prima, perchè questo mi sembra che potrebbe cambiare un poco la prospettiva. in ogni caso, ha bisogno di aiuto. psicologo o psichiatra che sia, occorre che sappia lavorare, credo che in ogni categoria ci sono quelli che sanno lavorare e quelli che no. per quanto ne so, se è una depressione ben evidente, è bene fare un ciclo di cura con i farmaci antidepressivi e se non allatta viene meno un problema. a volte l'aiuto psicologico non basta o è troppo lento. infine: se lei è depressa non è male solo per la tua amica e per il marito, ma soprattutto per il bambino! mannaggia i guai!
- Antolina80
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Re: La mia amica e la depressione
Povera!
Forse avrebbe bisogno di trovare uno svago o un'alternativa al fare la casalinga e la mamma. Io da quando sono tornata a lavorare mi sento rinata. E' migliorato moltissimo il rapporto tra me e la mia bimba e il tempo che passo con lei è davvero intenso e ricco! Ora mi siedo con lei sul tappeto a giocare e facciamo un sacco di cose. E mi pesa molto meno quando piange o non dorme la notte. Forse non per tutte è così, ma per me stare 24 ore su 24 con lei alla fine mi mandava in follia
!! E Silvia è una bambina bravissima! 



Se il mio armadio è pieno non vuol dire che la mia testa sia vuota.
Silvia 30/12/2010 3.500 kg x 51 cm la nostra piccola punk
Jacopo 08/08/2015 3.840 kg x 53 cm il nostro piccolo kiwi
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- marisetta
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- Iscritto il: 20 mag 2005, 17:47
Re: La mia amica e la depressione
Antolina è un buon consiglio però putroppo quando si è seriamente depressi, il lavoro da solo non basta
mentre bacnkwith ha ragione se è necessario bisogna fare una cura farmacologica.
Putroppo ancora questo è visto come un tabù e la maggior parte delle persone non sono pienamente informati sui vantaggi e svantaggi di una cura farmacologica, che sottolineo, può essere somministrata solo da un medico.
E concordo anche che la categoria psicologo-psichiatria è ampia per cui, come in ogni categoria professionale, c'è chi lo sa fare e chi "inventa"

Putroppo ancora questo è visto come un tabù e la maggior parte delle persone non sono pienamente informati sui vantaggi e svantaggi di una cura farmacologica, che sottolineo, può essere somministrata solo da un medico.
E concordo anche che la categoria psicologo-psichiatria è ampia per cui, come in ogni categoria professionale, c'è chi lo sa fare e chi "inventa"

Marisetta
- Paola67
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- Iscritto il: 15 apr 2005, 11:45
Re: La mia amica e la depressione
cerca di non farla sentire sola nel suo disagio
nel senso non solo di starle vicina con la tua presenza come già fai, ma anche facendole capire che la sensazione di mpreparazione, di inadeguatezza appartiente a tutte le neomamme e che anche tu ci sei passata.
dille di non avere paura per questo e sopratutto di non avere paura a farsi aiutare sia dai familiari che professionalmente
nel senso non solo di starle vicina con la tua presenza come già fai, ma anche facendole capire che la sensazione di mpreparazione, di inadeguatezza appartiente a tutte le neomamme e che anche tu ci sei passata.
dille di non avere paura per questo e sopratutto di non avere paura a farsi aiutare sia dai familiari che professionalmente
°°°o.O ~Paola e Nico ~ Silvano e Giorgia ~O.o°°°
"quando il giusto indica il cielo lo stolto osserva il dito"...
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Re: La mia amica e la depressione
Giuro che sto provando a rassicurarla, ma quando la sento parlare mi si stringe il cuore.
Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
- cinny78
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Re: La mia amica e la depressione
è successo anche alla mia amica..e c'è voluto lo spicologo e una terapia di almeno un anno per iniziare ad uscirne..e cmq sono depressioni che arrivano da incertezze che hanno già dentro e che la maternità fa esploedere con decisione...
tu puoi solo ascoltarla...e starle vicino..io la rassicuravo facendole capire che vivevo le sue stesse emozioni e che reagivo...magari le raccontavo le marachelle del mio bimbo e le mie inadeguatezza per farle capire che anche io come mamma alla prima esperienza non mi sentivo capace ma che ci provavo...
ora ne èuscita...ha fatto grossi cambiamenti ...in bocca al lupo
tu puoi solo ascoltarla...e starle vicino..io la rassicuravo facendole capire che vivevo le sue stesse emozioni e che reagivo...magari le raccontavo le marachelle del mio bimbo e le mie inadeguatezza per farle capire che anche io come mamma alla prima esperienza non mi sentivo capace ma che ci provavo...
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♥Alessandro nato il 29/12/2006 ore 14:17 kg 3.810 cm 52,5 ....Aurora nata 24/08/2011 ore 6:26 Kg 2.980 cm 49...la mia famiglia..la mia gioia..
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Re: La mia amica e la depressione
grazie mille dei consigli, a tutte davvero 

Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
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Re: La mia amica e la depressione
io ho sofferto di attacchi di panico nella mia vita, è assolutamente orribile. almeno le prime volte, pensi che morirai anzi sei sicura di star morendo. io ho fatto una cura farmacologica piuttosto lunga (10 mesi) qualche anno fa, ma è servita, poi ho avuto la mia bella bimba, che oltretutto ha avuto problemi di salute nei primi mesi di vita, certo sono stata giù ma non ho più avuto attacchi nè sono più caduta in depressione.
perciò mi sento di consigliare, si, una terapia farmacologica, MA deve essere seguita da un bravo medico. il mio era un neurologo, avevo troppi preconcetti per andare da uno psichiatra, con lo psicologo ci ho provato ma mi faceva più male che bene. bisogna trovare un dottore di cui ci si fida, e fidarsi della terapia.
perchè uscirne da soli dal disturbo da attacchi di panico è molto molto difficile.
il consiglio che ti do, riguardo agli attacchi di panico, è di spiegare per bene alla tua amica che NON si muore, MAI, che durano una decina di minuti e poi passano. sono cose documentate, anche se in quei momento ti sembra di vacillare sull'orlo dell'abisso, non cadi mai. e questo alla fine dell'attacco ti dà un forte senso di disequilibrio e di instabilità. falle sapere che è un disturbo che ha basi organiche, che non è solo psicologico ma riguarda anche la produzione di una sostanza del cervello chiamata serotonina. falle sapere che è un disturbo ormai ben documentato e classificato, conosciuto, che ha un nome, e una sintomatologia ben precisa. dille anche che non è colpa di nessuno, che è certo legato allo stress ma che è una malattia come un'altra, e non si ha colpa di ammalarsi, come un epilettico non ha colpa di avere gli attacchi epilettici. questo può aiutarla a dirsi, nei momenti dell'attacco, che passerà, che non morirà, che è "solo" un attacco di panico e che durerà solo pochi minuti. io dopo aver capito queste cose sono riuscita a gestire i miei attacchi e a non reagire con terrore ai segnali amplificati che percepivo dal mio corpo. e ora, ogni tanto quando sono molto stressata se sento "quella" sensazione che riconosco, mi dico "oh, mi sento come se mi stesse per arrivare un attacco di panico", e la sensazione passa, l'attacco non arriva, ma anche se arrivasse ormai non mi fa più meraviglia, so cos'è.
è molto utile sapere che c'è un nome per questo disturbo, che tanti ne soffrono, che se ne può uscire e anzi venir rafforzati dall'esperienza.
e se ti capita di essere con lei durante un attacco, stalle vicino e ripetile che passa, che non morirà, che tutto passa.
è fortunata ad avere un'amica premurosa come te.
perciò mi sento di consigliare, si, una terapia farmacologica, MA deve essere seguita da un bravo medico. il mio era un neurologo, avevo troppi preconcetti per andare da uno psichiatra, con lo psicologo ci ho provato ma mi faceva più male che bene. bisogna trovare un dottore di cui ci si fida, e fidarsi della terapia.
perchè uscirne da soli dal disturbo da attacchi di panico è molto molto difficile.
il consiglio che ti do, riguardo agli attacchi di panico, è di spiegare per bene alla tua amica che NON si muore, MAI, che durano una decina di minuti e poi passano. sono cose documentate, anche se in quei momento ti sembra di vacillare sull'orlo dell'abisso, non cadi mai. e questo alla fine dell'attacco ti dà un forte senso di disequilibrio e di instabilità. falle sapere che è un disturbo che ha basi organiche, che non è solo psicologico ma riguarda anche la produzione di una sostanza del cervello chiamata serotonina. falle sapere che è un disturbo ormai ben documentato e classificato, conosciuto, che ha un nome, e una sintomatologia ben precisa. dille anche che non è colpa di nessuno, che è certo legato allo stress ma che è una malattia come un'altra, e non si ha colpa di ammalarsi, come un epilettico non ha colpa di avere gli attacchi epilettici. questo può aiutarla a dirsi, nei momenti dell'attacco, che passerà, che non morirà, che è "solo" un attacco di panico e che durerà solo pochi minuti. io dopo aver capito queste cose sono riuscita a gestire i miei attacchi e a non reagire con terrore ai segnali amplificati che percepivo dal mio corpo. e ora, ogni tanto quando sono molto stressata se sento "quella" sensazione che riconosco, mi dico "oh, mi sento come se mi stesse per arrivare un attacco di panico", e la sensazione passa, l'attacco non arriva, ma anche se arrivasse ormai non mi fa più meraviglia, so cos'è.
è molto utile sapere che c'è un nome per questo disturbo, che tanti ne soffrono, che se ne può uscire e anzi venir rafforzati dall'esperienza.
e se ti capita di essere con lei durante un attacco, stalle vicino e ripetile che passa, che non morirà, che tutto passa.
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Re: La mia amica e la depressione
la tua esperienza mi sarà molto utile, come i tuoi consigli
dopo tutti gli anni che mi è stata amica, è il minimo che posso fare per ricambiarla

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Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
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- Iscritto il: 28 gen 2008, 14:33
Re: La mia amica e la depressione
oggi ho ricevuto notizie decisamente deprimenti.
In questo periodo sembrava un po' meglio, nonostante i continui attacchi di panico.
Poi stasera mi ha mandato un messaggio in cui mi dice che per qualche giorno sarà ricoverata nel reparto psichiatria.
E non so altro, ne perchè ne per come ne per quanto, nè se il bimbo è con lei o meno...niente di niente di niente. Le ho mandato un messaggio anche io, dato che essendo in ospedale non so come sia messa con gli orari, ma non ha risposto.
In questo periodo sembrava un po' meglio, nonostante i continui attacchi di panico.
Poi stasera mi ha mandato un messaggio in cui mi dice che per qualche giorno sarà ricoverata nel reparto psichiatria.
E non so altro, ne perchè ne per come ne per quanto, nè se il bimbo è con lei o meno...niente di niente di niente. Le ho mandato un messaggio anche io, dato che essendo in ospedale non so come sia messa con gli orari, ma non ha risposto.
Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
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Re: La mia amica e la depressione
Ciao.
All'ospedale dovrebbe essere seguita e sicuramente le daranno una cura farmacologica, forse sarà un aiuto decisivo a farla stare meglio.
Il bambino non dovrebbe essere con lei.
Mia cugina anni fa ha fatto 1 mese di ospedale per depressione e i figli non ha voluto vederli. Questo per dirti che è normale se lei non vuole vedere il figlio mentre è lì.
Tu per aiutarla puoi starle vicina e farla parlare. Per chi non ha mai avuto ansia o panico magari si pensa sia un capriccio, una cosa da nulla, ma l'ansia legata ad una paura è una cosa trementa che ti distrugge la vita. Se lei è finita in ospedale il suo problema è serio e come tale deve essere trattato.
Una gollina ha addiritura scritto un libro sulla DPP, l'ho letto e l'ho trovato molto utile (parla anche di panico), potresti regalarglielo, te lo dico come esempio.
All'ospedale dovrebbe essere seguita e sicuramente le daranno una cura farmacologica, forse sarà un aiuto decisivo a farla stare meglio.
Il bambino non dovrebbe essere con lei.
Mia cugina anni fa ha fatto 1 mese di ospedale per depressione e i figli non ha voluto vederli. Questo per dirti che è normale se lei non vuole vedere il figlio mentre è lì.
Tu per aiutarla puoi starle vicina e farla parlare. Per chi non ha mai avuto ansia o panico magari si pensa sia un capriccio, una cosa da nulla, ma l'ansia legata ad una paura è una cosa trementa che ti distrugge la vita. Se lei è finita in ospedale il suo problema è serio e come tale deve essere trattato.
Una gollina ha addiritura scritto un libro sulla DPP, l'ho letto e l'ho trovato molto utile (parla anche di panico), potresti regalarglielo, te lo dico come esempio.
Barbara & Angelo (8 luglio 2005)
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- Iscritto il: 28 gen 2008, 14:33
Re: La mia amica e la depressione
all' ospedale sta facendo una cura farmacologica.
Io non la chiamo perchè non so come sia la sua routine quotidiana, le mando sms appena posso ( e comunque se potessi gliene manderei il triplo)
Il bimbo è col papà e coi nonni.
Io non ho praticamente mai sofferti di ansia e panico, per questo sono qui a chiedere il vostro parere e aiuto, perchè mi rendo conto che non so nemmeno di cosa sto venendo a parlare. So che da quando sono nati i miei figli non vivo un giorno lontana da loro, mentre lei è in ospedale senza suo figlio, quindi razionalmente deduco che sia una situazione devastante per lei al punto di rifiutare il figlio.
Quindi chiedo, se qualcuno può - e se la sente- di spiegarmelo, cos' è che ti spinge ad allontanarti da tuo figlio, che meccanismo si innesca talmente violento da fare star male così una mamma che dovrebbe essere in un momento magari non serenissimo, ma comunque bello?
Non so, magari sembra una domanda stupida o ignorante, ma da ieri più ci penso più non mi dò pace, fino a sei mesi fa emanava luce da quanto era felice, mostrava il suo bel pancione e mi faceva sentire i calcetti del piccolo, ora non lo vuole, e il marito si deve comunque trovare ad affrontare le stesse paure, ma è da solo a gestire il bambino.
il libro se non ricordo male era " di materno avevo solo il latte" giusto? Per un po' l' ho cercato qui, ma nell' appennino emiliano
, lo prenderò su internet che è meglio
grazie mille
Io non la chiamo perchè non so come sia la sua routine quotidiana, le mando sms appena posso ( e comunque se potessi gliene manderei il triplo)
Il bimbo è col papà e coi nonni.
Io non ho praticamente mai sofferti di ansia e panico, per questo sono qui a chiedere il vostro parere e aiuto, perchè mi rendo conto che non so nemmeno di cosa sto venendo a parlare. So che da quando sono nati i miei figli non vivo un giorno lontana da loro, mentre lei è in ospedale senza suo figlio, quindi razionalmente deduco che sia una situazione devastante per lei al punto di rifiutare il figlio.
Quindi chiedo, se qualcuno può - e se la sente- di spiegarmelo, cos' è che ti spinge ad allontanarti da tuo figlio, che meccanismo si innesca talmente violento da fare star male così una mamma che dovrebbe essere in un momento magari non serenissimo, ma comunque bello?
Non so, magari sembra una domanda stupida o ignorante, ma da ieri più ci penso più non mi dò pace, fino a sei mesi fa emanava luce da quanto era felice, mostrava il suo bel pancione e mi faceva sentire i calcetti del piccolo, ora non lo vuole, e il marito si deve comunque trovare ad affrontare le stesse paure, ma è da solo a gestire il bambino.
il libro se non ricordo male era " di materno avevo solo il latte" giusto? Per un po' l' ho cercato qui, ma nell' appennino emiliano

grazie mille

Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
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Re: La mia amica e la depressione
cara jill...
io ti posso descrivere cos'è per me l'ansia, cosa sono gli attacchi di panico, come si sta nel mezzo della depressione, anche se non le ho provate dopo il parto ma ben prima.
è una cosa positiva che la tua amica si faccia curare ma purtroppo le cliniche psichiatriche sono posti molto tristi, non so di dove sei nè come funziona lì ma in genere sono luoghi dove ti imbottiscono di farmaci in attesa che ti calmi un poco e tu possa tornare a casa. non risolvono il problema. per questo dico che oltre alla cura farmacologica bisogna spesso affiancare una cura psicologica, altrimenti la cura farmacologica ti allevia momentaneamente il problema ma alla fine le radici del problema restano. non so se chi è ricoverato poi viene automaticamente seguito da psicologi, mi auguro di si altrimenti risolveranno solo farmacologicamente (che comunque non è cosa da poco, ma non basta!).
ora devo dare la cena alla mia bimba, appena finisco riprendo...
io ti posso descrivere cos'è per me l'ansia, cosa sono gli attacchi di panico, come si sta nel mezzo della depressione, anche se non le ho provate dopo il parto ma ben prima.
è una cosa positiva che la tua amica si faccia curare ma purtroppo le cliniche psichiatriche sono posti molto tristi, non so di dove sei nè come funziona lì ma in genere sono luoghi dove ti imbottiscono di farmaci in attesa che ti calmi un poco e tu possa tornare a casa. non risolvono il problema. per questo dico che oltre alla cura farmacologica bisogna spesso affiancare una cura psicologica, altrimenti la cura farmacologica ti allevia momentaneamente il problema ma alla fine le radici del problema restano. non so se chi è ricoverato poi viene automaticamente seguito da psicologi, mi auguro di si altrimenti risolveranno solo farmacologicamente (che comunque non è cosa da poco, ma non basta!).
ora devo dare la cena alla mia bimba, appena finisco riprendo...
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Re: La mia amica e la depressione
allora...
la depressione io non mi sono accorta di averla, mi è stata diagnosticata. in quel periodo vivevo con attacchi di panico costanti, a volte anche alcuni in un giorno, a causa, lo voglio dire, del mio compagno di allora che mi tradiva e di una complicata situazione di fede, infatti io sono sempre stata cristiana, poi ho incontrato questo ragazzo qua che era di un'altra religione che ho iniziato a seguire anche io per poter stare con lui, che viveva questa religione in modo molto intenso, così la crisi che poi è arrivata ha coinvolto non solo il mio amor proprio ma anche le basi di fede della mia vita che allora non credevo nemmeno così importanti. l'errore più grande della mia vita.
comunque, dopo che ci siamo lasciati mi sono ritrovata sola, vivevo anche sola, e senza più certezze. da un poco avevo già iniziato ad avere gli attacchi di panico: di solito mentre "praticavo" questa religione, iniziavo a sentirmi come "fuori fase", come "irreale". come se stessi guardando un film e la persona che agiva, parlava e si muoveva non fossi in realtà io. mi sentivo come fuori da me stessa, e la cosa mi procurava una fortissima angoscia perchè credevo di stare impazzendo. quando arrivava l'attacco vero e proprio sentivo una forte sensazione di instabilità, a livello emozionale, sentivo come se fossi stata in imminente pericolo di vita, iniziavo ad avere il cuore che vatteva forte (lo sentivo nelle orecchie) e velocissimo, ad avere capogiri, sudori freddi e la sensazione di star per morire. ma non succedeva nulla e io aspettavo di morire. e poi pian piano tornava tutto "normale", almeno nel fisico, e rimanevo con questa sensazione angosciosa addosso, di essere leggermente "fuori" dal mio corpo, di fluttuare, di non esser veramente io.
in quel periodo avevo terrore degli specchi, non mi potevo specchiare senza sprovare quella sensazione di estraneità, la sensazione che avevo era come se da un momento all'altro la mia faccia avesse potuto fare una smorfia, un ghigno, senza che me ne accorgessi, avevo la sensazione di non essere più io ed era una cosa TERRIBILE, per me era la cosa peggiore.
avevo paura di suicidarmi. non ho mai avuto il desiderio di farlo, ma avevo paura che un giorno io, magari guardando fuori dalla finestra, avrei potuto perdere il controllo di me e buttarmi.
un giorno, lo ricordo come uno dei peggiori della mia vita, mi pareva che anche gli altri non fossero più le solite persone che conoscevo ma mi pareva di vedere nello scintillio dei loro occhi qualcosa di diabolico, come se da un momento all'altro avessero potuto "gettare la maschera" e rivelarsi mostri, diavoli o che so io.
vivevo tutto questo con una certa lucidità, per questo queste sensazioni che provavo mi davano la certezza che ero impazzita.
inoltre (ma questa era la pena minore per me), diffidavo del mio futuro ed ero convinta che nessuno mai più mi avrebbe amata, soprattutto dopo aver saputo che ero stata depressa e curata con farmaci.
questa ero io 7 anni fa.
ora so che la sensazione di estraneità si chiama "derealizzazione" e "depersonalizzazione", e sono un sintomo collaterale del disturbo da attacchi di panico. ora so che un altro sintomo è quello di essere convinti di stare per morire o per impazzire.
è dura, veramente. a me mi hanno salvata i farmaci, l'eutimil che ho preso per 10 mesi, a solo 2 mesi dall'inizio cura mi ha cancellato gli attacchi di panico, e passati questi, potevo ragionare con più calma e scavare nei motivi della mia crisi. allora infatti credevo di star soffrendo per i tradimenti, non per la situazione di fede, che invece mi aveva minato nel profondo. allora provai ad andare dallo psicologo, ci provai 2 volte ma dopo il primo appuntamento mi sentii peggio di prima e mollai tutte e 2 le volte. da questo canto ce l'ho fatta da sola, dopo la fine della cura farmacologica ero di nuovo me stessa e stavo bene, ma io sono una persona che si autoanalizza tanto e così ho fatto io tutto il lavoro di capire le radici della mia crisi.
comunque a posteriori posso dire che l'esperienza della depressione mi ha dato tanto. è parte del mio passato, di quello che sono, e ne sono uscita certo con un po' d'aiuto, ma nessuno di noi è un supereroe! comunque alla fine l'esperienza mi ha rafforzato davvero, e ad anni di distanza mi sento ancora forte per avercela fatta e mi conosco di più, ho molta più stima di me stessa adesso, certo ho ancora alcuni momenti bui ogni tanto ma almeno so che ci sono uscita una volta e se dovesse ricapitare potrei farcela ancora. perchè la depressione CAPITA, è come un raffreddore o la varicella, non è che te la cerchi o te la sei voluta, capita, come una malattia qualunque, e infatti lo è.
la depressione io non mi sono accorta di averla, mi è stata diagnosticata. in quel periodo vivevo con attacchi di panico costanti, a volte anche alcuni in un giorno, a causa, lo voglio dire, del mio compagno di allora che mi tradiva e di una complicata situazione di fede, infatti io sono sempre stata cristiana, poi ho incontrato questo ragazzo qua che era di un'altra religione che ho iniziato a seguire anche io per poter stare con lui, che viveva questa religione in modo molto intenso, così la crisi che poi è arrivata ha coinvolto non solo il mio amor proprio ma anche le basi di fede della mia vita che allora non credevo nemmeno così importanti. l'errore più grande della mia vita.
comunque, dopo che ci siamo lasciati mi sono ritrovata sola, vivevo anche sola, e senza più certezze. da un poco avevo già iniziato ad avere gli attacchi di panico: di solito mentre "praticavo" questa religione, iniziavo a sentirmi come "fuori fase", come "irreale". come se stessi guardando un film e la persona che agiva, parlava e si muoveva non fossi in realtà io. mi sentivo come fuori da me stessa, e la cosa mi procurava una fortissima angoscia perchè credevo di stare impazzendo. quando arrivava l'attacco vero e proprio sentivo una forte sensazione di instabilità, a livello emozionale, sentivo come se fossi stata in imminente pericolo di vita, iniziavo ad avere il cuore che vatteva forte (lo sentivo nelle orecchie) e velocissimo, ad avere capogiri, sudori freddi e la sensazione di star per morire. ma non succedeva nulla e io aspettavo di morire. e poi pian piano tornava tutto "normale", almeno nel fisico, e rimanevo con questa sensazione angosciosa addosso, di essere leggermente "fuori" dal mio corpo, di fluttuare, di non esser veramente io.
in quel periodo avevo terrore degli specchi, non mi potevo specchiare senza sprovare quella sensazione di estraneità, la sensazione che avevo era come se da un momento all'altro la mia faccia avesse potuto fare una smorfia, un ghigno, senza che me ne accorgessi, avevo la sensazione di non essere più io ed era una cosa TERRIBILE, per me era la cosa peggiore.
avevo paura di suicidarmi. non ho mai avuto il desiderio di farlo, ma avevo paura che un giorno io, magari guardando fuori dalla finestra, avrei potuto perdere il controllo di me e buttarmi.
un giorno, lo ricordo come uno dei peggiori della mia vita, mi pareva che anche gli altri non fossero più le solite persone che conoscevo ma mi pareva di vedere nello scintillio dei loro occhi qualcosa di diabolico, come se da un momento all'altro avessero potuto "gettare la maschera" e rivelarsi mostri, diavoli o che so io.
vivevo tutto questo con una certa lucidità, per questo queste sensazioni che provavo mi davano la certezza che ero impazzita.
inoltre (ma questa era la pena minore per me), diffidavo del mio futuro ed ero convinta che nessuno mai più mi avrebbe amata, soprattutto dopo aver saputo che ero stata depressa e curata con farmaci.
questa ero io 7 anni fa.
ora so che la sensazione di estraneità si chiama "derealizzazione" e "depersonalizzazione", e sono un sintomo collaterale del disturbo da attacchi di panico. ora so che un altro sintomo è quello di essere convinti di stare per morire o per impazzire.
è dura, veramente. a me mi hanno salvata i farmaci, l'eutimil che ho preso per 10 mesi, a solo 2 mesi dall'inizio cura mi ha cancellato gli attacchi di panico, e passati questi, potevo ragionare con più calma e scavare nei motivi della mia crisi. allora infatti credevo di star soffrendo per i tradimenti, non per la situazione di fede, che invece mi aveva minato nel profondo. allora provai ad andare dallo psicologo, ci provai 2 volte ma dopo il primo appuntamento mi sentii peggio di prima e mollai tutte e 2 le volte. da questo canto ce l'ho fatta da sola, dopo la fine della cura farmacologica ero di nuovo me stessa e stavo bene, ma io sono una persona che si autoanalizza tanto e così ho fatto io tutto il lavoro di capire le radici della mia crisi.
comunque a posteriori posso dire che l'esperienza della depressione mi ha dato tanto. è parte del mio passato, di quello che sono, e ne sono uscita certo con un po' d'aiuto, ma nessuno di noi è un supereroe! comunque alla fine l'esperienza mi ha rafforzato davvero, e ad anni di distanza mi sento ancora forte per avercela fatta e mi conosco di più, ho molta più stima di me stessa adesso, certo ho ancora alcuni momenti bui ogni tanto ma almeno so che ci sono uscita una volta e se dovesse ricapitare potrei farcela ancora. perchè la depressione CAPITA, è come un raffreddore o la varicella, non è che te la cerchi o te la sei voluta, capita, come una malattia qualunque, e infatti lo è.
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Re: La mia amica e la depressione
Io convivo con ansia e panico da molti anni. Già prima di avere il bambino ho avuto degli attacchi di panico, fobie e ansie ma essendo da sola potevo conviverci e mi capitavano quando ero molto stanca o stressata.jillvalentine ha scritto:
Quindi chiedo, se qualcuno può - e se la sente- di spiegarmelo, cos' è che ti spinge ad allontanarti da tuo figlio, che meccanismo si innesca talmente violento da fare star male così una mamma che dovrebbe essere in un momento magari non serenissimo, ma comunque bello?
Non so, magari sembra una domanda stupida o ignorante, ma da ieri più ci penso più non mi dò pace, fino a sei mesi fa emanava luce da quanto era felice, mostrava il suo bel pancione e mi faceva sentire i calcetti del piccolo, ora non lo vuole, e il marito si deve comunque trovare ad affrontare le stesse paure, ma è da solo a gestire il bambino.
Quello che ha scritto Bene dà un'idea di come ci si sente nel mezzo di una depressione, ti immagini se lei avesse avuto un figlio di cui occuparsi ? Come avrebbe fatto ?
Io capisco quella mamma, si è trovata di certo nel mezzo dei una grossa depressione e gli attacchi di panico sono cose IRRAZIONALI. Non puoi metterti a tavolino e pensarci con lucidità, sono cose che ti prendono e sono più forti di te, non puoi farci niente e vuoi solo scappare. A me venivano i capogiri, tachicardia, stavo proprio male e solo muovendomi riuscivo a far svanire quella sensazione, non potevo stare ferma perché la testa girava, non potevo nemmeno guardare in basso e inoltre faticavo a respirare (senza avere l'asma ma era come se l'avessi). Immaginati come puoi occuparti di un bambino in queste condizioni ? Non puoi, puoi solo allontanarti e sperare di stare bene presto. A me duravano delle ore queste sensazioni, non solo 10 minuti, e poi passavo il giorno dopo in uno stato come di trance, con la paura del prossimo attacco. Una meraviglia

La tua amica sta probabilmente sperimentando tutto questo e lei vede nel bambino la causa dei suoi attacchi di panico, magari già prima aveva una personalità ansiosa che si è manifestata appieno dopo il parto e/o a causa degli ormoni.
Il padre del bambino non è in preda alla depressione e quindi avrà difficoltà a capire la moglie.
Barbara & Angelo (8 luglio 2005)
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Re: La mia amica e la depressione
bene e sky, mi state dando un aiuto enorme.
Il papà del bimbo è davvero un bravissimo ragazzo, innamorato della moglie e premurosissimo, li conosco benissimo entrambi, lei da 18 anni, lui un paio di anni in meno. Chiaro che non è perfetto, ma non è uno strunz menefreghista. per questo sono davvero dispiaciutissimaper lui, per il pupo ma soprattutto per lei.
E poi stramaledizione, abitano così lontano, non è un viaggio che posso affrontare spesso
Il papà del bimbo è davvero un bravissimo ragazzo, innamorato della moglie e premurosissimo, li conosco benissimo entrambi, lei da 18 anni, lui un paio di anni in meno. Chiaro che non è perfetto, ma non è uno strunz menefreghista. per questo sono davvero dispiaciutissimaper lui, per il pupo ma soprattutto per lei.
E poi stramaledizione, abitano così lontano, non è un viaggio che posso affrontare spesso

Samuele 10/03/2004 Sebastiano 09/09/2007, i miei maschioni
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Re: La mia amica e la depressione
jillvalentine accettare di avere un problema e farsi curare significa stare a metà strada per guarire, così mi disse una specialista a cui devo la mia famiglia e la mia felicità attuali.
gli attacchi di panico arrivano quando meno te lo aspetti, senza che tu apparentemente possa far nulla per evitarli.
non so come spiegartelo... vuoi sapere il mio primo? 23 anni, il giorno andavo a lezione e la sera lavoravo per arrotondare (diciamo in buona parte per mantenermi...). per andare in facoltà dovevo farmi 50 km di autostrada, quindi mi alzavo alle 6, portavo giù il cane, mi preparavo colazione, pranzo, libri e alle 7:30 uscivo. 19 stavo a casa, doccia, lavoro, un pezzo di pizza se ci usciva e a mezzanotte ero a nanna.
ah! con la pretesa di mantenere media e ritmo di esami alti, decisamente alti.
beh, era subito prima delle vacanze di natale. ero in macchina coi nirvana a palla, quando sotto la galleria comincia a mancarmi l'aria, la musica mi comincia ad arrivare da lontano, sembra un rimbombo e nulla più.
spalanco il finestrino, metto l'aria al massimo, giro le bocchette su di me... spengo l'autoradio, ma intorno a me sta diventando tutto buio, il cuore sembra volermi uscire dal petto e mi accorgo che sto sudando.
penso a un infarto, mi impongo di mantenere la calma: la galleria non ha la corsia di emergenza, devo riuscire a uscire prima di fermarmi.
riesco ad arrivare all'uscita della galleria e poi al casello e lì chiedo aiuto. non era un infarto, ma un attacco di panico.
ovvio che quando me l'hanno diagnosticato ho pensato che il medico del ps fosse un cre**no! panico di che? l'ho negato fino all'ultimo e più lo negavo, più facevo accertamenti su accertamenti, più stavo male.
ho dovuto lasciare l'università, il lavoro... ho passato mesi d'inferno.
te lo scrivo per farti capire una cosa fondamentale: è una cosa che teoricamente dipende solo da te, ma quando la vivi è talmente più forte di te che sembra venire dall'esterno. io ci ho messo anni e anni a capire che potevo controllarla e come.
di palliativi te ne offrono tanti, ma la soluzione è difficile e spesso fuori portata. io ho tantanto tante strade, e alla fine la mia vita è tornata quella di prima, anzi! è migliorata tanto, decisamente.
e gli attacchi di panico e l'ansia? sono sempre qui, xché fanno parte di me da sempre, anche se non me ne rendevo conto prima. è come essere biondi o bruni, alti o bassi. la differenza è che ora ne sono consapevole e li uso in modo positivo: sono il mio campanello di allarme, mi dicono quando sto esagerando con lo stress, con la vita sedentaria, o coi problemi inutili.
e allora raddrizzo il timone e tutto torno a posto.
la tua amica la capisco pienamente... lei ha paura. terrore di sentirsi male quando ha la bimba in braccio, quando è fuori con lei... paura di non essere xciò in grado di accudirla.
ed è per questo che la "lascia" ad altri. xché la ama, ma si sente non all'altezza... come ti posso spiegare?
ripensa al mio racconto di prima... tu stai bella tranquilla per fatti tuoi e di colpo ti senti male. ma non un malessere così, ti sembra di dover morire da un momento all'altro, se sei in piedi cmq finisci per terra... perdi fiducia in te stessa, prima cosa.
immagina che ti succeda quando hai una bimba piccola... la prima cosa che pensi è:"oddio, e se l'avessi avuta in braccio? se fosse stata in macchina con me? se mi succedesse quando siamo in giro da sole?".
in realtà, con lei in braccio non sarebbe successo. in realtà, anche quando non li sai controllare, li controlli. in realtà, non sono una cosa che arriva come un fulmine a ciel sereno, ma in qualche modo "li fai arrivare" come sintomo, di solito, di un "non ce la faccio più". sono una richiesta di aiuto, nulla di più.
ma non è facile arrivarci, nemmeno quando ne hai la piena consapevolezza, figuriamoci prima.
è importante che lei abbia un'amica come te che si sforza di capirla e di starle vicino in modo costruttivo, anche perché il percorso non sarà putroppo né breve né semplice.
un abbraccio sincero... falle i miei
per il futuro! 
gli attacchi di panico arrivano quando meno te lo aspetti, senza che tu apparentemente possa far nulla per evitarli.
non so come spiegartelo... vuoi sapere il mio primo? 23 anni, il giorno andavo a lezione e la sera lavoravo per arrotondare (diciamo in buona parte per mantenermi...). per andare in facoltà dovevo farmi 50 km di autostrada, quindi mi alzavo alle 6, portavo giù il cane, mi preparavo colazione, pranzo, libri e alle 7:30 uscivo. 19 stavo a casa, doccia, lavoro, un pezzo di pizza se ci usciva e a mezzanotte ero a nanna.
ah! con la pretesa di mantenere media e ritmo di esami alti, decisamente alti.
beh, era subito prima delle vacanze di natale. ero in macchina coi nirvana a palla, quando sotto la galleria comincia a mancarmi l'aria, la musica mi comincia ad arrivare da lontano, sembra un rimbombo e nulla più.
spalanco il finestrino, metto l'aria al massimo, giro le bocchette su di me... spengo l'autoradio, ma intorno a me sta diventando tutto buio, il cuore sembra volermi uscire dal petto e mi accorgo che sto sudando.
penso a un infarto, mi impongo di mantenere la calma: la galleria non ha la corsia di emergenza, devo riuscire a uscire prima di fermarmi.
riesco ad arrivare all'uscita della galleria e poi al casello e lì chiedo aiuto. non era un infarto, ma un attacco di panico.
ovvio che quando me l'hanno diagnosticato ho pensato che il medico del ps fosse un cre**no! panico di che? l'ho negato fino all'ultimo e più lo negavo, più facevo accertamenti su accertamenti, più stavo male.
ho dovuto lasciare l'università, il lavoro... ho passato mesi d'inferno.
te lo scrivo per farti capire una cosa fondamentale: è una cosa che teoricamente dipende solo da te, ma quando la vivi è talmente più forte di te che sembra venire dall'esterno. io ci ho messo anni e anni a capire che potevo controllarla e come.
di palliativi te ne offrono tanti, ma la soluzione è difficile e spesso fuori portata. io ho tantanto tante strade, e alla fine la mia vita è tornata quella di prima, anzi! è migliorata tanto, decisamente.
e gli attacchi di panico e l'ansia? sono sempre qui, xché fanno parte di me da sempre, anche se non me ne rendevo conto prima. è come essere biondi o bruni, alti o bassi. la differenza è che ora ne sono consapevole e li uso in modo positivo: sono il mio campanello di allarme, mi dicono quando sto esagerando con lo stress, con la vita sedentaria, o coi problemi inutili.
e allora raddrizzo il timone e tutto torno a posto.
la tua amica la capisco pienamente... lei ha paura. terrore di sentirsi male quando ha la bimba in braccio, quando è fuori con lei... paura di non essere xciò in grado di accudirla.
ed è per questo che la "lascia" ad altri. xché la ama, ma si sente non all'altezza... come ti posso spiegare?
ripensa al mio racconto di prima... tu stai bella tranquilla per fatti tuoi e di colpo ti senti male. ma non un malessere così, ti sembra di dover morire da un momento all'altro, se sei in piedi cmq finisci per terra... perdi fiducia in te stessa, prima cosa.
immagina che ti succeda quando hai una bimba piccola... la prima cosa che pensi è:"oddio, e se l'avessi avuta in braccio? se fosse stata in macchina con me? se mi succedesse quando siamo in giro da sole?".
in realtà, con lei in braccio non sarebbe successo. in realtà, anche quando non li sai controllare, li controlli. in realtà, non sono una cosa che arriva come un fulmine a ciel sereno, ma in qualche modo "li fai arrivare" come sintomo, di solito, di un "non ce la faccio più". sono una richiesta di aiuto, nulla di più.
ma non è facile arrivarci, nemmeno quando ne hai la piena consapevolezza, figuriamoci prima.
è importante che lei abbia un'amica come te che si sforza di capirla e di starle vicino in modo costruttivo, anche perché il percorso non sarà putroppo né breve né semplice.
un abbraccio sincero... falle i miei


♥G♥ 28/08/08
- bene
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- Iscritto il: 4 giu 2008, 11:53
Re: La mia amica e la depressione
quoto lin, in tutto.
stalle vicina come puoi, anche con gli sms, sapere che hai qualcuno vicino è un grande aiuto, e lei in questo momento ne ha bisogno di più.
stalle vicina come puoi, anche con gli sms, sapere che hai qualcuno vicino è un grande aiuto, e lei in questo momento ne ha bisogno di più.
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