Geremia il bimbo di mamma, papà e di Kristeller
Inviato: 15 nov 2007, 17:46
Il 26 settembre 2007, due giorni prima della DPP verso le 22 inizio a sentire qualche doloretto simile a quelli mestruali. Me ne vado a letto con M. e non chiudo occhio nel tentativo di prendere i tempi delle contrazioni. Mi sembrano abbastanza ravvicinate e regolari ma non voglio fare allarmismi, quindi rimango nel letto e aspetto. Può essere che passino. Alle 3 di notte circa, visto che non erano passate e continuavano ad essere ravvicinate chiamo il mio fidanzato che ronfa alla grande, insensibile ai miei sospironi, e ci prepariamo per andare all’ospedale (credo di aver fatto una doccia, ma ci credete se vi dico che non ricordo??). Inutile perdere tempo su questa parte, dopo il monitoraggio fattomi dall’ostetrica coi capelli rossi e dopo la visita fatta da Mister Simpatia e Delicatezza (dolooooooooooore) ci rimandano a casa perché non ero dilatata e le contrazioni non erano quelle giuste. L’ostetrica mi ha detto che probabilmente sarebbero passate con il sopraggiungere del mattino. A casa. Io non dormo, ovviamente. Le contrazioni non accennano a smettere. Il mattino seguente il mio fidanzato va al lavoro. Alle 08.20 esce e circa un’ora dopo lo chiamo perché ‘sti cavolo di dolori non passano. Cammino su e giù per casa, sto sul divano… aspetto. Quando M. arriva mi fa uno squillo al cellulare per avvisarmi e io comincio a prendere la borsa e la cartelletta con i documenti e mi accingo a farmi 7 piani di scale a piedi: abito al settimo piano e quel giorno, proprio quel giorno, gli ascensori erano fuori uso perché avevano tolto la corrente. Verso la fine delle scale, vedo M. sopraggiungere, ma ormai il + era fatto. All’ospedale mi fanno il primo di una lunga serie di monitoraggi (stavolta ci sono altre due ostetriche: Mara e Nadia. Alla fine dell’odissea le avrò conosciute tutte, così come i ginecologi!). La visita stavolta è meno dolorosa. Me la fa il primario, nonché mio ginecologo e decide di ricoverarmi: 1 cm di dilatazione. Uh – oh. Chissà che mi credevo! Così mi dirigo nella camera assegnatami. M. scende a prendere la borsa e passa dal pronto soccorso per farsi fare tutti gli incartamenti. Aspetto camminando per la camera: non ho il coraggio di coricarmi nel letto. Appena torna M. mi metto la camicia da notte e mi corico: alla prima contrazione corro in bagno appena in tempo per vomitare… Poi torno nel letto e ci rimarrò per molto. E’ circa mezzogiorno e poco dopo mi portano il pranzo. Mangiare? Mangiare?? Ebbeh, mangiamo due cucchiaini di mela cotta e stop… Non avevo proprio voglia.
Al mattino per un po’ sono stati in ospedale i genitori di M. e nel pomeriggio sono arrivati i miei. Non ricordo di aver interagito molto con loro perché ero un po’ in trance. Quando non sto bene sono così: rimango nel letto e parlo a monosillabi. Le uniche cose che ho fatto sono state: chiedere da bere ogni 10 minuti, bagnarmi le labbra con l’acqua, fare pipì (quando riuscivo ad alzarmi) e andare nella stanza per i monitoraggi e per le visite, con varie pause nel tragitto a causa delle contrazioni. Fortunatamente le visite diventano sempre meno dolorose, ma la dilatazione tarda a venire. Nel tardo pomeriggio mi arriva la cena ma io non tocco nulla, anche se il ginecologo e le ostetriche dicono che dovrei. Non so a che ora, bevo 2 sorsi di the e verso tarda serata mangio a fatica una merendina al cioccolato che generalmente avrei apprezzato ma che in quel momento ho ingoiato per forza: M. si stava alterando. Era stanco e io non collaboravo… L’ho mangiata per lui. E l’ho fatto in 2 secondi circa, perché durante le contrazioni dovevo stare coricata. In camera con me c’era una ragazza ma a dire il vero è come se l’avessi realizzato solo dopo il parto…Ricordo di aver seguito il consiglio di un’ostetrica ma non chiedetemi quale e nemmeno a che ora è successo. Fatto sta che ad un orario imprecisato del giorno sono andata in bagno e mi sono messa sotto la doccia bollente, o meglio… mi sono sparata la doccia sulla pancia e sulla schiena. Una goduria. Sarei rimasta ore se non fosse che il bagno non era di mia proprietà esclusiva. Alle 24 circa ho fatto l’ennesimo monitoraggio con visita: questa volta c’era Ludovica come ostetrica. Una ragazza dolcissima e gentile che mi chiamava Tata e che mi ha seguito per la prima parte della nottata. Con lei arrivo a 3 cm di dilatazione. All’1 circa diciamo ai miei e a M. di andarsene a casa (io e il mio fidanzato abitiamo a 6-7 minuti di macchina) perché la cosa si sarebbe protratta. Prima Ludovica mi fa un’iniezione per permettermi di rilassarmi tra una contrazione e l’altra. Un’iniezione capite?? Io che odio gli aghi e non ho fatto una piega. Da quel momento pensavo di non sentire + le contrazioni e invece le sento ma almeno tra una e l’altra vago nel mondo meraviglioso dei sogni. Credo mi abbia drogata. Durante il mio viaggio psichedelico sento passare per il corridoio una ragazza sorretta da due persone che urla come un’ossessa!! Ommmiodddiooo, questo è quello che mi aspetta fra qualche ora. Ad un certo punto, credo un’oretta dopo, sento una sensazione strana e agghiacciante (almeno per me). Sento il mio Pirillo spingere verso il basso: 2-3 volte per contrazione. Ossignoreeeee. Rimango impietrita. Aspetto alcune contrazioni e poi mi alzo per cercare Ludovica. Sono ovviamente una faina perché avrei potuto usare il campanello, ma faccio il corridoio appoggiata al corrimano, facendomi qualche pit-stop durante le contrazioni. Sempre col piccolo che spinge per uscire. Oddio ci siamo. Penso. Nella guardiola non ci sono ostetriche. Vedo in lontananza una ragazza, un’infermiera credo. Le dico che sento spingere e lei fredda come un iceberg con lo sguardo da triglia mi dice che le ostetriche sono in sala parto. Quindi? Dico io. Lei sparisce dietro la porta della sala parto e io sentendomi un tantino sc**a torno pian piano al mio giaciglio. Dopo poco si staglia sulla porta della mia camera la triglia di cui sopra che mi chiede cos’ho, glielo spiego e risparisce. Fortunatamente nel giro di qualche minuto arriva l’angelo. No, non sono morta. Era Ludovica: “Vieni tata che andiamo a fare un controllo”. Ok vengo. Sempre se mi passa questa maledetta contrazgnnnangnnannnggione. E qui la sorpresa: 7 cm in un’ora circa. Ma la notizia non mi rincuora più di tanto: non posso spingere e Pirillo invece sembra volere il contrario. Faccio un monitoraggio a fianco di una ragazza che come me si trovava in pieno travaglio. Ci “contraiamo” alternativamente e se siamo tutte e due in un momento buono ci guardiamo e riusciamo a sorriderci: siamo nella cacca entrambe ehhh? Ebbeh, abbiamo voluto la bicicletta e ora… Nel frattempo arrivano i miei e M. al quale chiedo di mettermi un paio di calzini perché mi stavo ibernando i piedi. Alla fine del monitoraggio Ludovica mi prende per mano e mi accompagna in sala parto. Ricordo con molta tenerezza questo momento: è veramente importante l’appoggio delle ostetriche e meno male che ho incontrato lei. Entrando nella sala parto ho guardato la vasca, ho guardato lo sgabello e mi sono diretta sul banale lettino!!! Io che volevo fare il parto in acqua o con il coinvolgimento effettivo di M. sullo sgabello. Datemi un letto, fatemici coricare sopra e non muovetemi da lìììììììììì. Sono le 3 circa e Ludovica mi rompe le acque. Una sensazione di caldo e bagnato. Mi mette la cintura del monitoraggio: se ora sento anche in lontananza il rumore della macchina del monitoraggio… credetemi… potrei svenire… Non so se per l’ansia o per la gioia nel ricordare la nascita del mio piccolo. Ma tant’è, quel rumore, il battito del cuore da cavallino al galoppo amplificato… mi mette la pelle d’oca!!! Nella sala parto ricordo che M. e l’ostetrica avevano freddo. Io sudavo come un cammello nel deserto (sudano i cammelli nel deserto?). Ludovica mette un cd, credo i Simply Red, ma poi passerà a Laura Pausini (non ho avuto l’ardire di oppormi!). Purtroppo non riesco a coinvolgere molto M. perché sono intenta a non spingere e a chiedere ogni minuto all’ostetrica di controllare lo stato della mia dilatazione per sapere se il momento è vicino. Lui rimane lì di fianco, mi deterge il sudore ogni tanto e mi passa l’acqua a richiesta. Ogni tanto sbadiglia, poveretto! Ad un certo punto compare un ginecologo che conoscevo già perché mi aveva fatto la morfologica e devo dire che non mi stava molto simpatico. E invece ora ne sono “pazzamente innamorata”. Dai, scherzo. Però ho cambiato drasticamente opinione su di lui. Solo dopo ho scoperto che è stato chiamato perché i battiti del mio Pirillo stavano diminuendo. Mi fanno una flebo di ossitocina perché le contrazioni si fanno meno potenti. Il mio utero è in movimento da molte ore ormai (più di 24) e quindi è stanco. Figuriamoci io!! Temevo di fare il botto con l’ossitocina, in realtà non ho notato differenze. Le visite proseguono, soprattutto durante le contrazioni e devo dire che al pensiero mi viene ancora da stringere le gambe. Fastidiosissime! Però e dai e dai… alle 5.20 circa mi dicono che posso iniziare a spingere e per me è stato un grandissimo sollievo. Mi stavo trattenendo a stento, ad ogni contrazione ripetevo: no no no no, per convincermi a non spingere. Mi attaccavo alle lenzuola, chiudevo le gambe, stringevo i denti… ma ormai non ce la facevo più. Una parentesi: non ho fatto l’epidurale e devo ammettere che non ho mai sentito il bisogno di chiederla (anche se sarebbe stato inutile visto che non la fanno!!). Ciò che ricordo non è un forte dolore insopportabile ma la sensazione del bimbo che vuole uscire e la difficoltà di contenermi. Guardo l’orologio e mi dico: ok, per le 6 nascerà. Eccerto, basta crederci. Inizio a spingere. Spingere. Spingere. Il ginecologo e la nuova ostetrica (non ricordo quando c’è stato il cambio turno, ma fortunatamente è stato indolore visto che anche Antonella è bravissima e paziente!) mi insegnano a respirare e mi incitano. Mi dicono spesso che “ Ci siamo”…ma alla fine il piccolo non arriva mai!! Sento poco le contrazioni e il ginecologo mi tasta la panza per dirmi quando spingere. Visto che pare che le cose vadano per le lunghe, mi dicono di provare ad alzarmi in piedi. Non ero molto convinta, stavo bene solo rilassata sul lettino, ma provo. Effettivamente le spinte in piedi sono più incisive ma tra una contrazione e l’altra vorrei buttarmi distesa. Mi dicono di provare a fare pipì e così mi trasferisco sul wc con M che tiene la flebo. Altra posizione ottimale. Do 3-4 spinte così… sarei rimasta lì per sempre. Devo ammettere, a posteriori, che non dovevo essere un bello spettacolo!! Nel frattempo l’ostetrica ha cambiato le lenzuola madide. Con enorme fatica, stile otaria spiaggiata, mi isso sul lettino e ricomincio l’opera di espulsione. Le 6 sono passate da un po’, e Pirillo rimane sempre lì! Mi ripetono che la testina arriva e ad un certo punto la fanno vedere a M. Chiedono anche a me di allungare una mano e la sento. Che emozione, lo dico ora. Lì per lì avrei voluto fosse già uscito del tutto. Poi, la frase fatidica. Non ricordo le parole giuste ma più o meno diceva: Ora proviamo a farti la Manovra di Kristeller. E più o meno io ho cominciato a sudare ancora di più e ad imprecare al cielo. Fervono i preparativi: il laccio per tenersi, la pedana per alzarsi e appoggiarsi con le ginocchia… Guardo il ginecologo con sguardo implorante ma lui mi dice che è per il nostro bene. Ok. Mi spiega che lui spingerà col gomito mentre anche io spingerò durante una contrazione. E così è stato per ben 6 spinte (in due momenti diversi). Ho smadonnato in turco dentro di me, e anche fuori forse. Lì credo di aver veramente urlato per la prima volta. Ho poi saputo che mio padre è passato davanti alla sala parto in quel frangente e che sentendomi urlare è ritornato subito in sala d’aspetto! Fatto sta che… con un bruciore devastante là sotto, la testa di Pirillo è uscita e una spinta dopo è uscito anche tutto il corpo, velocissimamente. Una cosa viscida e calda. Qualche secondo e i suoi strilli li hanno sentiti anche i nonni fuori. Me lo mettono sul petto avvolto nel lenzuolone verde. Ricordo la sua bocca spalancata e gli occhi stretti. Lo guardo, mi giro a cercare M. che vedo piangere e asciugarsi le lacrime col fazzoletto. Io non riesco a versare lacrime, rido, mi viene un nodo alla gola. Non so che fare. Guardo sotto al lenzuolo per vedere come sei… Mi dicono di tenerti coperto al caldo. “Non piangere amore, c’è la tua mamma qui”. L’ostetrica mi dice “Lascialo piangere vah, che gli fa bene!”. Sei tutto grigiolino ma bellissimo. A quel punto, ti portano via per i controlli (dicono che hai il pisello grande) e io me ne sarei andata a ballare. Ero felice e stavo bene. Comincio a parlare con l’ostetrica e il medico e M. e con chiunque ci sia lì attorno. Ma non era ancora finita. Tra una chiacchiera e l’altra l’ostetrica mi dice che la placenta non si è staccata del tutto. Prova massaggiandomi la pancia. Dopo 30 minuti chiama il ginecologo che mi guarda: “sarò il tuo principale nemico da oggi”. E comincia a schiacciarmi la pancia (urlo, inutile dirlo). Niente non si stacca. Continuo ovviamente a perdere sangue ma non smetto di ciarlare ciarlare ciarlare. Dopo mezz’ora rientra il medico di prima, col mio ginecologo (il primario) e altri 2 ginecologi. Il primo e il mio ginecologo manovrano per staccarmi la placenta (uno da sotto e uno da sopra): non vi dico la goduria. M. mi ha poi raccontato che la ginecologa donna che era presente lo guardava con sguardo impetrito… del tipo: Ohmmamma mia che le fanno… Beh, alla fine, smettono e io pure smetto di urlare. Dicono che mi devono operare. Anestesia totale. Avrebbero potuto farmi qualsiasi cosa in quel momento. Io ero felicissima e per niente impaurita. M. era preoccupato, anche per un tragico evento successo due gg prima ad una ragazza che aveva partorito lì. Io non sapevo nulla, me l’hanno detto 4 giorni dopo. Comunque entrano tutti gli anestesisti con i vari macchinari: mio padre pensava che uno fosse un defibrillatore e si è preoccupato molto. Il tutto è durato 40 minuti circa. La placenta è stata staccata, mi hanno dato i 3 punti di sutura dovuti ad una piccola lacerazione in fase di espulsione e io sono tornata in camera. Tutto bene. L’unico rammarico è non averti potuto tenere in braccio per un po’ visto che ero assonnata e immobile. Appena sveglia, ancora intontita, chiedevo a tutti se eri bello, se eri sano, se eri tutto intero… Sono rimasta in ospedale un giorno in più per fare flebo e cure per riprendermi a causa del sangue perso. Averti lì al fianco mi ha dato la forza di farmi bucherellare e di superare tutto. Sono diventata grande ormai. Sono diventata la tua mamma!
Al mattino per un po’ sono stati in ospedale i genitori di M. e nel pomeriggio sono arrivati i miei. Non ricordo di aver interagito molto con loro perché ero un po’ in trance. Quando non sto bene sono così: rimango nel letto e parlo a monosillabi. Le uniche cose che ho fatto sono state: chiedere da bere ogni 10 minuti, bagnarmi le labbra con l’acqua, fare pipì (quando riuscivo ad alzarmi) e andare nella stanza per i monitoraggi e per le visite, con varie pause nel tragitto a causa delle contrazioni. Fortunatamente le visite diventano sempre meno dolorose, ma la dilatazione tarda a venire. Nel tardo pomeriggio mi arriva la cena ma io non tocco nulla, anche se il ginecologo e le ostetriche dicono che dovrei. Non so a che ora, bevo 2 sorsi di the e verso tarda serata mangio a fatica una merendina al cioccolato che generalmente avrei apprezzato ma che in quel momento ho ingoiato per forza: M. si stava alterando. Era stanco e io non collaboravo… L’ho mangiata per lui. E l’ho fatto in 2 secondi circa, perché durante le contrazioni dovevo stare coricata. In camera con me c’era una ragazza ma a dire il vero è come se l’avessi realizzato solo dopo il parto…Ricordo di aver seguito il consiglio di un’ostetrica ma non chiedetemi quale e nemmeno a che ora è successo. Fatto sta che ad un orario imprecisato del giorno sono andata in bagno e mi sono messa sotto la doccia bollente, o meglio… mi sono sparata la doccia sulla pancia e sulla schiena. Una goduria. Sarei rimasta ore se non fosse che il bagno non era di mia proprietà esclusiva. Alle 24 circa ho fatto l’ennesimo monitoraggio con visita: questa volta c’era Ludovica come ostetrica. Una ragazza dolcissima e gentile che mi chiamava Tata e che mi ha seguito per la prima parte della nottata. Con lei arrivo a 3 cm di dilatazione. All’1 circa diciamo ai miei e a M. di andarsene a casa (io e il mio fidanzato abitiamo a 6-7 minuti di macchina) perché la cosa si sarebbe protratta. Prima Ludovica mi fa un’iniezione per permettermi di rilassarmi tra una contrazione e l’altra. Un’iniezione capite?? Io che odio gli aghi e non ho fatto una piega. Da quel momento pensavo di non sentire + le contrazioni e invece le sento ma almeno tra una e l’altra vago nel mondo meraviglioso dei sogni. Credo mi abbia drogata. Durante il mio viaggio psichedelico sento passare per il corridoio una ragazza sorretta da due persone che urla come un’ossessa!! Ommmiodddiooo, questo è quello che mi aspetta fra qualche ora. Ad un certo punto, credo un’oretta dopo, sento una sensazione strana e agghiacciante (almeno per me). Sento il mio Pirillo spingere verso il basso: 2-3 volte per contrazione. Ossignoreeeee. Rimango impietrita. Aspetto alcune contrazioni e poi mi alzo per cercare Ludovica. Sono ovviamente una faina perché avrei potuto usare il campanello, ma faccio il corridoio appoggiata al corrimano, facendomi qualche pit-stop durante le contrazioni. Sempre col piccolo che spinge per uscire. Oddio ci siamo. Penso. Nella guardiola non ci sono ostetriche. Vedo in lontananza una ragazza, un’infermiera credo. Le dico che sento spingere e lei fredda come un iceberg con lo sguardo da triglia mi dice che le ostetriche sono in sala parto. Quindi? Dico io. Lei sparisce dietro la porta della sala parto e io sentendomi un tantino sc**a torno pian piano al mio giaciglio. Dopo poco si staglia sulla porta della mia camera la triglia di cui sopra che mi chiede cos’ho, glielo spiego e risparisce. Fortunatamente nel giro di qualche minuto arriva l’angelo. No, non sono morta. Era Ludovica: “Vieni tata che andiamo a fare un controllo”. Ok vengo. Sempre se mi passa questa maledetta contrazgnnnangnnannnggione. E qui la sorpresa: 7 cm in un’ora circa. Ma la notizia non mi rincuora più di tanto: non posso spingere e Pirillo invece sembra volere il contrario. Faccio un monitoraggio a fianco di una ragazza che come me si trovava in pieno travaglio. Ci “contraiamo” alternativamente e se siamo tutte e due in un momento buono ci guardiamo e riusciamo a sorriderci: siamo nella cacca entrambe ehhh? Ebbeh, abbiamo voluto la bicicletta e ora… Nel frattempo arrivano i miei e M. al quale chiedo di mettermi un paio di calzini perché mi stavo ibernando i piedi. Alla fine del monitoraggio Ludovica mi prende per mano e mi accompagna in sala parto. Ricordo con molta tenerezza questo momento: è veramente importante l’appoggio delle ostetriche e meno male che ho incontrato lei. Entrando nella sala parto ho guardato la vasca, ho guardato lo sgabello e mi sono diretta sul banale lettino!!! Io che volevo fare il parto in acqua o con il coinvolgimento effettivo di M. sullo sgabello. Datemi un letto, fatemici coricare sopra e non muovetemi da lìììììììììì. Sono le 3 circa e Ludovica mi rompe le acque. Una sensazione di caldo e bagnato. Mi mette la cintura del monitoraggio: se ora sento anche in lontananza il rumore della macchina del monitoraggio… credetemi… potrei svenire… Non so se per l’ansia o per la gioia nel ricordare la nascita del mio piccolo. Ma tant’è, quel rumore, il battito del cuore da cavallino al galoppo amplificato… mi mette la pelle d’oca!!! Nella sala parto ricordo che M. e l’ostetrica avevano freddo. Io sudavo come un cammello nel deserto (sudano i cammelli nel deserto?). Ludovica mette un cd, credo i Simply Red, ma poi passerà a Laura Pausini (non ho avuto l’ardire di oppormi!). Purtroppo non riesco a coinvolgere molto M. perché sono intenta a non spingere e a chiedere ogni minuto all’ostetrica di controllare lo stato della mia dilatazione per sapere se il momento è vicino. Lui rimane lì di fianco, mi deterge il sudore ogni tanto e mi passa l’acqua a richiesta. Ogni tanto sbadiglia, poveretto! Ad un certo punto compare un ginecologo che conoscevo già perché mi aveva fatto la morfologica e devo dire che non mi stava molto simpatico. E invece ora ne sono “pazzamente innamorata”. Dai, scherzo. Però ho cambiato drasticamente opinione su di lui. Solo dopo ho scoperto che è stato chiamato perché i battiti del mio Pirillo stavano diminuendo. Mi fanno una flebo di ossitocina perché le contrazioni si fanno meno potenti. Il mio utero è in movimento da molte ore ormai (più di 24) e quindi è stanco. Figuriamoci io!! Temevo di fare il botto con l’ossitocina, in realtà non ho notato differenze. Le visite proseguono, soprattutto durante le contrazioni e devo dire che al pensiero mi viene ancora da stringere le gambe. Fastidiosissime! Però e dai e dai… alle 5.20 circa mi dicono che posso iniziare a spingere e per me è stato un grandissimo sollievo. Mi stavo trattenendo a stento, ad ogni contrazione ripetevo: no no no no, per convincermi a non spingere. Mi attaccavo alle lenzuola, chiudevo le gambe, stringevo i denti… ma ormai non ce la facevo più. Una parentesi: non ho fatto l’epidurale e devo ammettere che non ho mai sentito il bisogno di chiederla (anche se sarebbe stato inutile visto che non la fanno!!). Ciò che ricordo non è un forte dolore insopportabile ma la sensazione del bimbo che vuole uscire e la difficoltà di contenermi. Guardo l’orologio e mi dico: ok, per le 6 nascerà. Eccerto, basta crederci. Inizio a spingere. Spingere. Spingere. Il ginecologo e la nuova ostetrica (non ricordo quando c’è stato il cambio turno, ma fortunatamente è stato indolore visto che anche Antonella è bravissima e paziente!) mi insegnano a respirare e mi incitano. Mi dicono spesso che “ Ci siamo”…ma alla fine il piccolo non arriva mai!! Sento poco le contrazioni e il ginecologo mi tasta la panza per dirmi quando spingere. Visto che pare che le cose vadano per le lunghe, mi dicono di provare ad alzarmi in piedi. Non ero molto convinta, stavo bene solo rilassata sul lettino, ma provo. Effettivamente le spinte in piedi sono più incisive ma tra una contrazione e l’altra vorrei buttarmi distesa. Mi dicono di provare a fare pipì e così mi trasferisco sul wc con M che tiene la flebo. Altra posizione ottimale. Do 3-4 spinte così… sarei rimasta lì per sempre. Devo ammettere, a posteriori, che non dovevo essere un bello spettacolo!! Nel frattempo l’ostetrica ha cambiato le lenzuola madide. Con enorme fatica, stile otaria spiaggiata, mi isso sul lettino e ricomincio l’opera di espulsione. Le 6 sono passate da un po’, e Pirillo rimane sempre lì! Mi ripetono che la testina arriva e ad un certo punto la fanno vedere a M. Chiedono anche a me di allungare una mano e la sento. Che emozione, lo dico ora. Lì per lì avrei voluto fosse già uscito del tutto. Poi, la frase fatidica. Non ricordo le parole giuste ma più o meno diceva: Ora proviamo a farti la Manovra di Kristeller. E più o meno io ho cominciato a sudare ancora di più e ad imprecare al cielo. Fervono i preparativi: il laccio per tenersi, la pedana per alzarsi e appoggiarsi con le ginocchia… Guardo il ginecologo con sguardo implorante ma lui mi dice che è per il nostro bene. Ok. Mi spiega che lui spingerà col gomito mentre anche io spingerò durante una contrazione. E così è stato per ben 6 spinte (in due momenti diversi). Ho smadonnato in turco dentro di me, e anche fuori forse. Lì credo di aver veramente urlato per la prima volta. Ho poi saputo che mio padre è passato davanti alla sala parto in quel frangente e che sentendomi urlare è ritornato subito in sala d’aspetto! Fatto sta che… con un bruciore devastante là sotto, la testa di Pirillo è uscita e una spinta dopo è uscito anche tutto il corpo, velocissimamente. Una cosa viscida e calda. Qualche secondo e i suoi strilli li hanno sentiti anche i nonni fuori. Me lo mettono sul petto avvolto nel lenzuolone verde. Ricordo la sua bocca spalancata e gli occhi stretti. Lo guardo, mi giro a cercare M. che vedo piangere e asciugarsi le lacrime col fazzoletto. Io non riesco a versare lacrime, rido, mi viene un nodo alla gola. Non so che fare. Guardo sotto al lenzuolo per vedere come sei… Mi dicono di tenerti coperto al caldo. “Non piangere amore, c’è la tua mamma qui”. L’ostetrica mi dice “Lascialo piangere vah, che gli fa bene!”. Sei tutto grigiolino ma bellissimo. A quel punto, ti portano via per i controlli (dicono che hai il pisello grande) e io me ne sarei andata a ballare. Ero felice e stavo bene. Comincio a parlare con l’ostetrica e il medico e M. e con chiunque ci sia lì attorno. Ma non era ancora finita. Tra una chiacchiera e l’altra l’ostetrica mi dice che la placenta non si è staccata del tutto. Prova massaggiandomi la pancia. Dopo 30 minuti chiama il ginecologo che mi guarda: “sarò il tuo principale nemico da oggi”. E comincia a schiacciarmi la pancia (urlo, inutile dirlo). Niente non si stacca. Continuo ovviamente a perdere sangue ma non smetto di ciarlare ciarlare ciarlare. Dopo mezz’ora rientra il medico di prima, col mio ginecologo (il primario) e altri 2 ginecologi. Il primo e il mio ginecologo manovrano per staccarmi la placenta (uno da sotto e uno da sopra): non vi dico la goduria. M. mi ha poi raccontato che la ginecologa donna che era presente lo guardava con sguardo impetrito… del tipo: Ohmmamma mia che le fanno… Beh, alla fine, smettono e io pure smetto di urlare. Dicono che mi devono operare. Anestesia totale. Avrebbero potuto farmi qualsiasi cosa in quel momento. Io ero felicissima e per niente impaurita. M. era preoccupato, anche per un tragico evento successo due gg prima ad una ragazza che aveva partorito lì. Io non sapevo nulla, me l’hanno detto 4 giorni dopo. Comunque entrano tutti gli anestesisti con i vari macchinari: mio padre pensava che uno fosse un defibrillatore e si è preoccupato molto. Il tutto è durato 40 minuti circa. La placenta è stata staccata, mi hanno dato i 3 punti di sutura dovuti ad una piccola lacerazione in fase di espulsione e io sono tornata in camera. Tutto bene. L’unico rammarico è non averti potuto tenere in braccio per un po’ visto che ero assonnata e immobile. Appena sveglia, ancora intontita, chiedevo a tutti se eri bello, se eri sano, se eri tutto intero… Sono rimasta in ospedale un giorno in più per fare flebo e cure per riprendermi a causa del sangue perso. Averti lì al fianco mi ha dato la forza di farmi bucherellare e di superare tutto. Sono diventata grande ormai. Sono diventata la tua mamma!