
Ti ho sognato Enea e sei arrivato proprio così, forse una premonizione!
Sei arrivato il 16 settembre verso sera, cinque giorni dopo il termine e io che mi illudevo tu arrivassi prima!
La notte prima della tua nascita l’ho passata sul divano da sola mentre il tuo papà dormiva in camera, avevo uno strano mal di pancia. Lui ovviamente non si è accorto di nulla. Al mattino arriva una perdita, vado in bagno e vedo del sangue, inizio ad aver paura, sveglio il tuo papà e gli dico che dobbiamo andare in ospedale.
Arriviamo in ospedale alle 7 del mattino, iniziano le visite e i monitoraggi, le perdite continuano abbondanti, ma non si capisce l’origine, tu stai bene, mettono in dubbio anche la datazione perché mi dicono che il liquido è ancora molto bello. Le ostetriche sono lì a sperare che parta il travaglio perché mi dicono che ho un collo dell’utero molto morbido e si tratterebbe sicuramente di un buon parto. Il tempo passa, ma a parte qualche contrazione non si smuove nulla, le perdite continuano e io ho paura, paura che succeda qualcosa a te. Non ho voluto nessuno in ospedale oltre al tuo papà, la mia famiglia è lontana, sono forte. O almeno credo perché quel giorno stravolge tutti i miei equilibri, non sono così forte come credo, o meglio come voglio far credere agli altri, chiamo mia sorella e non ho il coraggio di dirle nulla, piango e lascio emergere tutte le mie paure.
Il giorno continua così, poi verso le 18 la ginecologa di turno mi visita e ci dice che di lì a massimo tre ore la situazione si deve smuovere altrimenti si procede con un cesareo, ricordo ancora le sue parole “E’ brutto saltare addosso alle persone con un cesareo inutile, ma meglio un cesareo inutile che rischiare il bambino!”
Mi riattaccano subito al monitoraggio e lì c’è stato il cambiamento, le perdite sono partite copiose e siamo partiti di corsa per la sala operatoria. Ricordo di aver pianto come una bambina chiedendo aiuto, la ginecologa che ti ha fatto nascere mi dirà poi che il cesareo si è rivelato l'unica scelta perché si è trattato di un inizio di distacco intempestivo di placenta e che tu avevi due giri di cordone intorno al collo.
Alle 19:01 del 16 settembre sei finalmente nato ed io ho pianto di gioia stavolta!
Con te rinasco io, anzi grazie a te sono riuscita a liberarmi dei pesi passati, del dover sempre tenere per me le mie paure e dover affrontare il mondo da sola per non pesare su nessuno. Il pianto di quel giorno è stato una vera liberazione, ho mostrato agli altri la mia fragilità e non me sono vergognata.
Ti ho sognato Enea e sei arrivato proprio così, una nascita senza il “dolore fisico del parto” che ci ha portato un principino con i capelli e gli occhi chiari che ancora oggi ci chiedono da chi li hai ereditati. E io sorrido ripensando al sogno, ma non ho nessun dubbio, so che sei mio!
