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Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Comunque sia andata si tratta di un momento che non dimenticherai mai, hai voglia di raccontarlo?
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Erendira
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Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 2 dic 2011, 13:18

ecco il racconto del mio parto: scusatemi per la lunghezza, ma metterlo per iscritto mi aiuta a elaborare l'esperienza :hi hi hi hi .

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Io aspettavo da qualche anno una figlia di nome Remedios, da quando avevo avuto la fortuna di conoscere il suo papà. Non la cercavo ma l'aspettavo, attendevo il momento giusto che le donne europee si illudono spesso di poter trovare. Dubito che nella mia, di vita, sarebbe mai arrivato: e quindi Remedios è arrivata alla latino americana, quando nessuno se l'aspettava, quando sua madre non sapeva nemmeno leggere i test di gravidanza ("croce?? che significa croce? non ci dovrebbero essere delle lineette? - ah, non è una croce, è un... positivo. 'azz. questo vuol dire che...").

Dal quarto mese inizio ad avere la sensazione precisa dell'arrivo di una femmina e avverto tutti che Remedios sarà. Il ginecologo conferma la mia impressione e io sono felice di avere una gravidanza tranquilla, pochissimi sintomi, pancia invisibile e ottimo umore. Mio marito è un po' preoccupato dalla mia determinazione nel darle un nome desueto e letterario, ma siamo felici e programmiamo le nostre vacanze estive in modo appena un po' più soft del solito, tanto sto benissimo e le prossime si faranno in tre. Due giorni prima di partire ho una trombosi alla gamba sinistra e mi vietano di prendere aerei, e anche un mucchio di altre cose. Mi dispero per la vacanza cancellata, più che per essere fortunatissimamente sfuggita ad un pericolo mortale, ad una potenziale embolia polmonare o a un infarto placentare.

Inizio gli anticoagulanti e vado in vacanza lo stesso, evitando solo di prendere l'aereo. Non è più la "gravidanza inaspettata ma perfetta" in cui ero convinta di essere incappata; riflettendo sui mesi passati mi sembra sempre più cercata (avevo smesso di prendere la pillola) e sempre meno idilliaca. Non ho nausee, non ho bruciori di stomaco, non ho le emorroidi e per puro miracolo non ingrasso molto, anche se mangio tantissimo. Però ho un sacco di piccoli problemi (ureaplasma, polipi, infezioni continue) e un problema grande come un difetto di coagulazione di cui non ero a conoscenza.

Trovo conforto nelle leggende popolari: alle gravidanze difficili si associa nell'immaginario un parto bello, e io, che sono terrorizzata all'idea di dover partorire per forza, trovo conforto in quest'idea. Per mia mamma è stato così, e fin da subito cerco un ospedale che mi garantisca l'epidurale 24h su 24. Non me ne frega nulla del dolore come rito di passaggio, di mettere alla prova la mia capacità di sopportazione, del leggero aumento di rischio di complicazioni legate all'epidurale per chi è in terapia anticoagulante in dosi più generose rispetto a quelle usate per la profilassi: il parto mi terrorizza e sento di non essere all'altezza di partorire qualcuno, men che meno la mia splendida eroina sudamericana.

Per me sono difficili le visite ginecologiche: appena un medico si avvicina a quelle zone io mi contraggo involontariamente, a volte rendo la visita impossibile. Non sono mai riuscita a rilassare a piacere i muscoli vaginali, ad usare gli assorbenti interni, a farmi fare un pap test senza gridare. So che è un problema psicologico; alcuni ginecologi non si scompongono e mi dicono che sì, c'è un leggero vaginismo, ma che sono fortunata a riuscire a compensarlo con il mio partner, si vede che tra noi c'è una forte affinità. Questi sono i miei ginecologi preferiti, quelli che riescono sempre a visitarmi e a mandarmi a casa senza farmi sentire una frignona o un'incapace. Altri ginecologi invece pretendono che rilassi i muscoli prima che loro si avvicinino, e in quel caso per me la visita diventa impossibile. Cerco di spiegare che non riesco a controllare lo spasmo e che devono procedere lo stesso, anche se io mi contraggo; alcuni però non ci riescono e mi dirottano irritati presso un collega. Non ho un ginecologo di referenza e vivo in due città diverse, quindi le visite della gravidanza mi vengono effettuate da molti medici diversi, e potrei scrivere un trattato su "differenti approcci dei medici alla donna nevrotica".

Man mano che la pancia cresce io mi rassicuro e dirado le visite. All'eco della trentunesima settimana la mia bimba è attorno al 40esimo percentile; io ho un pancino minuscolo ma tutti mi dicono che è una fortuna. Sento regolarmente i suoi movimenti e l'unica visita che prenoto è quella anestesiologica alla trentaseiesima settimana, perché non ho intenzione di partorire senza epidurale.

L'ospedale che pratica l'analgesia 24h/24 su richiesta della donna non è il più vicino a casa mia, eppure sono certa di partorire lì: l'anestesista mi dà l'ok per l'epidurale nonostante assuma anticoagulanti e chiedo alle ostetriche se siano previste visite prima della data presunta del parto. Medici e ostetriche mi chiedono se la mia sia stata una gravidanza fisiologica e dico di no, che ho avuto una trombosi; però mi dicono lo stesso di tornare a 40 settimane compiute per il primo tracciato. Il loro atteggiamento non mi convince e mi ricordo che all'ospedale più vicino a casa mia (un complesso piccolo ma nuovissimo e con buona fama, i cui medici però sono tutti fanatici del "parto più naturale possibile") in occasione dell'eco della 31esima settimana mi avevano detto di prenotare una visita ostetrica almeno due settimane prima del parto.

Le ostetriche, che contatto telefonicamente, mi dicono di andare a farmi visitare alla trentasettesima, visto che la gravidanza non è stata del tutto tranquilla; questo mi rende felice, improvvisamente ho iniziato a sentirmi un po' sciocca per non essermi mai fatta visitare nel corso del III trimestre (esclusa una puntata in ps per alcune perdite, nel corso della quale però ero stata visitata sommariamente e nessuno aveva misurato la mia piccola).

Durante la visita una ginecologa dalla fama incazzosa irrompe nella saletta e, leggendo la mia cartella clinica, rimprovera la povera ostetrica: per via dei problemi di coagulazione vuole visitarmi lei. Sul momento mi sembra un atto di onnipotenza medica da parte sua, mi pare che voglia solo umiliare l'altra donna: entro nel suo studio piuttosto prevenuta e quando mi dice "la sua bimba è davvero troppo piccola, sotto il decimo percentile" tardo a spaventarmi, il mio primo pensiero è che lo dica così per dire, per far vedere all'ostetrica che lei aveva ragione.

Però è uno di quei medici capace di affrontare la mia involontaria ostilità senza umiliarmi, e in breve tempo capisco che c'è un problema, che la flussimetria non è ottimale, che nemmeno il tracciato va bene, che sono stata un'idiota a non farmi visitare per due mesi e mi danno un appuntamento per essere visitata dal primario, che deciderà il da farsi.

Scrive sull'agenda il mio nome e poi IUGR, ritardo di crescita intra uterina, e appena arrivo a casa leggo su internet che, a questo punto della gravidanza e con una trombosi pregressa, è molto meglio indurre il parto: la placenta potrebbe smettere di funzionare da un momento all'altro e la bimba fuori dalla pancia crescerebbe molto meglio. A quanto pare non solo non sono capace di farmi visitare, ma sembra che non sia nemmeno in grado di nutrire la mia piccola "blanca orquidea, alma y paloma", come canta Gabriella Ferri nella canzone dedicata a Remedios.

Sono a casa dei miei genitori nella mia città d'origine e sono quasi certa che mi indurranno il parto. Avverrà nell'ospedale dove sono nata io e non avrò diritto a nessuna epidurale, ma non mi interessa più granché. Sono sempre paurosa e sicura di non essere in grado di sopportare i dolori del parto, ma l'equipe di questo ospedale mi sembra molto più scrupolosa di quella dell'altro e l'unica cosa che desidero adesso è una bimba tra le braccia: non ho nessuna fiducia nella funzionalità della mia placenta. Ci ho fatto la tesi, io, sulle placente (una ricerca di antropologia culturale, non certo di medicina), ed è stato un disastro per cui ho litigato per due anni con la relatrice e in seguito lasciato l'università, e non c'è nessuna ragione per cui il mio rapporto con questo bizzarro organo accenni a migliorare. Ricordo un brano che citavo nel mio lavoro: la placenta, la prima isola che àncora l'essere umano nell'oceano uterino...

Il primario è un uomo empatico e gentile, con un viso da boy scout, da giovane prete. Secondo le sue misurazioni Remedios arriva al decimo percentile ma lo IUGR è confermato. Io resto davanti allo schermo vuoto dell'ecografo con mio marito, che è tornato dalla città dove viviamo insieme per essere presente a questa visita, e l'ostetrica chiede ai medici se "glielo avete già detto". Io dico che ho capito, che domani mattina mi indurranno il parto, per caso si può avere l'epidurale? Il primario dice che si sta organizzando per farla arrivare nel suo reparto, che lui dirige da poco, ma al momento è molto difficile. Lo dice con comprensione e non da talebano del parto naturale, il che non mi rassicura ma fa sì che riesca a dargli fiducia. L'ostetrica mi consiglia di prendermi l'olio di ricino questo pomeriggio.

Volevo partorire con analgesia e comfort da 21esimo secolo, invece partorirò con dolore e con le purghe dei regimi, ma va benissimo, voglio solo che il mio cucciolo sia libero di nutrirsi e respirare senza il tramite di quella placenta traditrice. L'olio di ricino non sa di niente e mi svuota senza dolori. Alle dieci di sera mi cominciano delle contrazioni forti e continue: sono felicissima e spero di evitarmi l'induzione, più che altro per il ravanamento che questa può comportare laggiù; all'una arrivo in ospedale con dei dolori forti che mi impediscono quasi di camminare e le ostetriche sono molto soddisfatte di aver constatato una volta in più l'efficiacia dell'olio. Purtroppo appena mi attaccano al monitoraggio i dolori spariscono completamente, io riprendo a stare bene e un po' mi vergogno. Avrebbero dovuto ricoverarmi poche ore dopo, quindi resto in ospedale appesa al tracciato.

Le sale travaglio e parto sono singole e intime, dipinte di rosa e blu. C'è dentro una versione comoda di un lettino ginecologico e il cardiotocografo wi fi, che ti permette di muoverti a tuo piacimento. Ogni tanto si sentono le urla provenienti dalle altre sale: mio marito e io constatiamo che iniziano in sordina, poi diventano animalesche per una decina di minuti e alla fine si sente il vagito del bebé. Quando ci sono le emergenze la sala si riempie di medici e ostetriche e a volte la donna viene spostata in sala operatoria, e tutto si fa più concitato e inquietante. Nel complesso però la situazione non ci sembra malvagia; se tutto va bene una può partorire nella sua saletta confettosa in totale privacy e stretta al proprio marito.

Il mattino dopo il ginecologo di turno mi informa che sono a dilatazione zero (quindi le contrazioni di stanotte devo essermele sognate) e mi applica la fettuccia intrisa di ormoni che a volte fa avviare il travaglio in modo più soft rispetto a gel e ossitocina. Mi compiaccio con me stessa per essere riuscita a farmela appendere alla cervice senza scenate apocalittiche. Resto appesa al tracciato tutto il giorno ma non succede nulla. La sera mando mio marito a casa e mi trasferiscono in una stanza da degente, tanto di travaglio non se ne parla. Le camere sono tutte doppie e fanno in modo di darmene una di singola, così non dovrò dormire insieme ad una puerpera con bebé. Mi piacciono queste attenzioni, desiderano che arrivi al parto il più riposata possibile. La cena è buona (rotolo di coniglio arrosto, funghi, polenta...) e dormo bene.

Il mercoledì mi sveglia un'ostetrica e mi comunica che "oggi è giorno di riposo per il mio utero": mi rimuoveranno la fettuccia ma non mi applicheranno il gel, bisogna lasciar riposare i tessuti. Penso che questo ospedale dev'essere il paradiso di chi sogna un parto naturale e "umano"; all'equipe non sembra importare nulla se io occupo da sola una camera doppia, se ci metterò una vita a partorire. L'unica cosa che sembra preoccuparli sono le condizioni della bimba e trascorro la giornata a fare tracciati, che non denunciano mai sofferenza fetale sulla quale intervenire con urgenza ma non sono nemmeno soddisfacenti.

Una volta che attraverso un corridoio con qualche vestito accartocciato in mano e l'aria un po' sconsolata una puericultrice mi apostrofa: "e tu?? dov'è il tuo bambino?!". Vorrei rispondere che l'ho buttato dalla finestra per disperazione, che quel comunista di mio marito l'ha trasformato nel suo pranzo, ma le indico la mia piccola pancia e le rispondo che non c'è verso di stanarlo, questo bimbo. Nella notte un'altra puericultrice entra nella camera per chiedermi se 'sto bambino si è poi attaccato al seno. Scoppio a ridere anche se mi sveglia, e si accorge di avere sbagliato stanza.

Giovedì è giorno di gel. Me lo applica il ginecologo in sala travaglio e non mi permettono di far colazione per almeno mezz'ora dopo l'inserimento, "perché a volte parte subito il travaglio". Un'ora dopo sono ancora sul lettino, presissima dalla biografia di Gauguin, senza nessuna contrazione degna di nota. Arriva mio marito e mi permettono di tornare in stanza dato che sto bene, anche se è una di quelle situazioni in cui si preferirebbe stare almeno un pochino male.

Alle tre mi applicano la seconda dose di gel, e l'ostetrica protesta perché non la lascio lavorare. Ma lo sa lei, che deve partorire. Quando mi dicono così il mio stress raggiunge i livelli di guardia. Certo che lo so, che devo partorire, ma non mi sembra di scorgere possibili percorsi alternativi nel mio immediato futuro.

Dentro di me sono convinta che il parto non sarà più problematico di quanto non lo sia per le altre donne. Penso che le contrazioni faranno dilatare l'utero indipendentemente dalla mia volontà o dalle mie nevrosi, e poi si tratta solo di spingere, il che non mi sembra in possibile relazione con una potenziale contrattura dei muscoli vaginali. E comunque neanche quest'applicazione di gel sortisce effetto. Per la terza dose aspetteremo domani mattina, così... l'utero si riposa un altro po'.

Mi hanno spostata in un'altra stanza, dove continuo ad avere il privilegio di stare da sola. Mi raccomandano di dormire. Infilo una camicia da notte di mia madre e non mi faccio pregare.

Mi sveglio alle quattro e mezza con una sensazione di bagnato; mi sembra di sentire qualche goccina calda sulle mutande e temo sia sangue. Invece è il sacco che si rompe, forse spontaneamente e forse aiutato dalle varie applicazioni di ormoni. Mi depilo rapidissimamente le gambe e metto una camicia da notte nuova. Poi chiamo il nido tramite il campanello e chiedo che mi si mandi un'ostetrica. E' venerdì diciotto novembre e penso che Remedios non ha più nessuna speranza di diventare un sagittario.

Ho qualche contrazione leggera e so che potrebbe volerci un altro secolo, ma sto diventando nervosa e dico lo stesso a mio marito di venire. Mi chiedo quand'è che i dolori diventeranno insopportabili, se saranno peggiori rispetto a certi terrificanti mal di denti o all'emicrania. Stavolta non mi va di leggere della vita di Gauguin, anche se si è appena trasferito a Hiva Oa ed è la parte che mi interessa di più.

Alle nove il ginecologo mi visita e rileva una dilatazione di due cm. Non so se esserne felice: significa che il travaglio si è avviato, ma senza la speranza di farmi praticare l'epidurale ne sono terrorizzata e una parte di me avrebbe preferito che non fosse cominciato niente e "dover" passare al cesareo (anche in quest'ospedale, tra riposini per l'utero, rimedi della nonna e rotture manuali delle membrane, il tasso di cesarei è basso rispetto alla media nazionale).

Mi applica l'ultima dose di gel e stavolta le contrazioni non si fanno attendere. Mi fa male la schiena e trovo che la borsa dell'acqua calda sia un'invenzione geniale. L'ostetrica mi invita ad andare sotto la doccia e "a rimanerci anche un'ora". Non vedevo l'ora di usare la splendida doccia a idromassaggio della sala travaglio; non la trovo così gradevole però, mi sembra che il getto dell'acqua sia troppo debole e sento freddo. Credo che sia più dovuto alla paura che alla temperatura. I movimenti di Remedios adesso che non è più immersa nel liquido sono diventati fastidiosi e io inizio a farmi prendere dal panico, anche se le contrazioni nel box doccia sono effettivamente diventate sopportabili. Mi sembra di essere di fronte a un'impresa del tutto inadeguata alle mie scarsissime potenzialità e non vedo nessuna via d'uscita. Le contrazioni sono forti ma del tutto irregolari; a volte arrivo a contare fino a cinquanta e altre fino a dieci. A volte mi lasciano in pace per qualche minuto, altre sono ravvicinate e dolorose. Secondo l'ostetrica quando inizierà il "vero travaglio" si regolarizzeranno e il mio corpo sopporterà meglio il dolore, ma quando scopro che questa sofferenza non è neanche un VERO TRAVAGLIO comincio a prendere in considerazione l'idea di buttarmi dalla finestra.

Entra il primario e gli chiedo come si procederà. Resta molto sul vago (probabilmente iniziavo ad assumere l'aspetto di una folle intrattabile), ma a me non è sfuggito l'accenno dell'ostetrica all'ossitocina. Ha detto che mi applicheranno un'altra dose di gel e che poi si passerà all'ossitocina, se 'sto VERO TRAVAGLIO non prenderà piede. A me sembra che il dolore aumenti sempre più e sono sicura di non voler assumere nessuna sostanza per intensificare questo processo. Il tracciato è di gran lunga il migliore da quando sono entrata in ospedale; sembra che alla mia bimba le contrazioni piacciano tantissimo. Dovrei essere felice, ma non riesco a non pensare che così il cesareo non me lo faranno mai e che di vie di fuga non ce ne sono.

Dico al medico dal viso buono che non ce la farò mai e che sono una fifona. Lui per la prima volta butta lì che, con questo problema di vaginismo, potrei incontrare qualche difficoltà durante "la fase attiva del parto". Non capisco cosa intenda né come possa essere possibile, ma gli ribadisco che non sono assolutamente contraria al cesareo e che non voglio si facciano scrupoli per praticarlo, nel caso in cui gli sembrasse necessario. A me sembra assolutamente indispensabile sin d'ora visto che di epidurale non se ne parla: le contrazioni sono sempre irregolari ma stanno diventando dolorosissime e a questo punto emicrania e mal di denti iniziano a sembrarmi preferibili.

C'è un'urgenza nella sala del parto in acqua e spariscono tutti. Il cardiotocografo finisce la carta ma non avviso nessuno, ho il terrore che si ricordino che alle due era prevista la mia quarta applicazione di gel. Il tracciato della mia bimba lo tengo d'occhio io, tanto in caso di problemi inizierebbe a suonare. Mia mamma entra un po' al posto di mio marito e mi rendo benissimo conto di essere più atterrita che dolorante. Ho paura di essere visitata, di aggiungere altro dolore a quello delle contrazioni, di non riuscire a sopportare l'azione dell'ossitocina e di associare per sempre la nascita del mio tesoro all'esperienza più orribile della mia vita.

Entra a visitarmi la ginecologa che non ci è mai riuscita. Solo nel vederla mi metto a piangere e le dico che non sono capace, che sono pessima, una vera fifona, che lo so che tutte le donne del mondo riescono a partorire ma io sono la più incapace di tutte, e se ne va senza toccarmi. Entra l'ostetrica capo, quella che quando mi faceva i tamponi non mi rimproverava perché non riuscivo a rilassare i muscoli ma mi diceva che "sentivo così tanto dolore perché ero tutta irritata lì sotto", non perché fossi la peggior paziente del reparto. Ventisette anni fa è stata lei a farmi nascere.

Sono a cinque cm di dilatazione, travaglio vero o falso che sia. Mi dice che mi lasceranno in pace, che non mi visiteranno più e che visto che le cose procedono nonostante l'irregolarità delle contrazioni la chiamerò solo quando sentirò il bisogno di spingere. Così mi sembra di iniziare a ragionare, non chiedevo poi molto.
Mi lasciano da sola con mio marito e le contrazioni diventano subito regolari e fortissime.

Sento fin da subito la voglia di spingere e il dolore diventa insopportabile, capisco che sono quelle contrazioni a far urlare così le donne che ho ascoltato in questi giorni. Ne sopporto qualcuna e faccio chiamare l'ostetrica da mio marito.

A questo punto il mio parto inizia a somigliare più a un trattamento sanitario obbligatorio che a un momento irripetibile nella vita di una donna, eppure negli ultimi giorni sto iniziando a ripensare a quei momenti con emozione piuttosto che con i consueti sentimenti di orrore. Non sono stata "brava" a partorire, è stato un disastro, più per ragioni psicologiche che per motivazioni fisiche il che mi fa sentire ancora peggio, una madre ancora peggiore e un'immatura cronica. Però è pur sempre il momento in cui si è affacciata sul mondo la mia Remedios, "nella taciturna respirazione delle rose, Remedios nella clessidra segreta dei tarli, Remedios nel vapore del pane all'alba", come recita quella pagina di Garcia Marquez che ho imparato a memoria. Remedios tra le urla di sua madre e l'arrivo concitato di medici e ostetriche supplementari nella sala travaglio, Remedios incastrata nella sua mamma che non riusciva a lasciarla andare, Remedios che non ha neanche i vestitini pronti per la sua prima uscita nel mondo extra uterino.

La ginecologa dice che sono a dilatazione completa, quasi 10 cm anzi proprio dieci, ci sono arrivata in tempi brevissimi adesso che non ci sperava più nessuno, che la bimba è incanalata e potrei toccarle la testa, basterebbe una spinta a farla uscire. Io spingo, non tollero più il dolore, ma il mio corpo non mi risponde e non riesco ad assecondare il mio istinto. La ginecologa mi dice che ci riescono tutte le donne, che basterebbe una spinta leggerissima perché la bimba è lì fuori, che lei ha due figli e che non posso trattenere la mia, visto che sono solo io a non lasciarla uscire. Se riuscissi a parlare le direi che il suo tentativo di provocarmi con un complesso di inferiorità nei confronti della altre donne è del tutto inutile, che se vuole l'elenco completo delle cose che le altre donne riescono a fare e io no c'è solo l'imbarazzo della scelta, sono campionessa olimpica di autodenigrazione e di naufragi ne so più del mare, come scrive Saramago in una poesia. Lo so che il mondo è popolato da donne bravissime che partoriscono con stoicismo, e magari hanno anche sei figli e un lavoro a tempo pieno di grande responsabilità. Tuttavia non è il mio caso e non diventerò una donna perfetta questo pomeriggio; neanche una donna accettabile, temo.

Nel frattempo sono letteralmente impazzita dal dolore; le contrazioni sono fortissime e Remedios vuole uscire, eppure qualcosa mi impedisce di spingere. Trattenere un bimbo a dilatazione completa e collo appianato non è impresa facilissima e soprattutto causa dei dolori atroci; non capisco più nulla e oltre a mordere mio marito (cosa che ho iniziato a fare attorno ai cinque cm di dilatazione) inizio a mordere anche la ginecologa e chiunque mi capiti sotto tiro. Mi graffio tutte le gambe e urlo frasi irripetibili, terrorizzando tutti quelli che aspettano fuori (in particolare quelle che aspettano di partorire). Mi ricordo la sensazione di essere totalmente prigioniera, di non essere capace di fare quello che da un milione di anni madre natura si aspettava da me e non vedere alcuna possibile via d'uscita a quello che mi sembra un terrificante inferno.

La ginecologa finalmente capisce che non riuscirò mai a fare nulla, tranne forse picchiare tutti quelli che mi si avvicinano, perchè ormai sono un unico grumo di dolore e nessuno mi salverà. Mi dice che hanno già chiamato l'anestesista e io penso che me lo dica così per dire, per vedere se mi calmo e spingo, invece arriva davvero. Ricordo di aver cercato di allontanarlo da me con tutte le mie forze, e poi ricordo mio marito con un viso sconvolto e una bambina in braccio. Ha una delle tutine che avevo comprato con mia madre, uno dei suoi berrettini, è in braccio a mio marito, suppongo quindi che sia mia figlia.

"Ma come... è nata?" e corro subito a toccarmi la pancia, sicura di aver sopportato le contrazioni per nulla e di aver concluso la giornata con un cesareo. Invece la mia piccola è nata con un parto naturale; appena l'anestesista mi ha sedata il mio corpo ha fatto quel che doveva fare e la bimba è sgusciata fuori da sola, senza spinte né respirazione ad hoc né nulla. Era davvero "fuori" ed erano proprio i miei muscoli a trattenerla; appena hanno eliminato la mia parte cosciente il mio corpo ha lavorato benissimo da solo, e l'idea è parecchio frustrante. Mia figlia è nata quando io smesso di partecipare al suo parto.

Mio marito me l'avvicina ma io non ne voglio sapere nulla, sono sconvolta, ho tantissimo dolore e appena si avvicina il primario gli chiedo di far andare più velocemente quella flebo di contramal. Mi chiede come va e gli dico che è stata l'esperienza più orribile e devastante della mia vita. Mi scruta con quel suo sguardo buono e continuo a ripetere la stessa cosa a chiunque mi si avvicini per le due ore successive. Quando si avvicina l'ostetrica cui ho morso la gamba e strappato i capelli mi dice che "tutte le donne dell'equipe mi invidiano follemente il marito, perché è un santo". Mio marito mi racconta che anche da sedata continuavo a cercare di allontanare tutti da me e a lamentarmi per il dolore.

Mi riportano in camera, tutta cucita e cateterizzata e un po' meno dolorante. Chiedo finalmente cosa ne abbiano fatto di Remedios, nessuno ha più osato parlarmene. Qualcuno me la porta e la vedo per la prima volta. E' piccina e grinzosa, ha gli occhi gonfi, non so bene cosa pensare di lei. Me la porgono perché l'attacchi al seno e insieme alle sue prime poppate mi arriva un'inattesissima valanga di endorfine, mi sento piena di energia e lei è effettivamente il più splendido neonato della galassia.
Se non avessi il catetere sarei perfettamente in grado di alzarmi e di ballare insieme a lei, io che non ho mai ballato, perché non sono mai stata in grado di rilassarmi abbastanza. Quella notte sogno un pas de deux con mio marito e capisco che il dolore scomparirà, la frustrazione si attenuerà, e adesso c'è "Remedios dappertutto e Remedios per sempre".
R. E. , 18.11.2011

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da mongettina » 2 dic 2011, 13:50

SPLENDIDO RACCONTO E AUGURI PER LA TUA CUCCIOLA... :cuore SONO RIMASTA INCOLLATA ALLO SCHERMO DEL PC X 10 MINUTI.. :emozionee
Alessandro 03\10\2013 Ovunque TU sia, io so' amare fino a li'.....

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Monsterina900 » 2 dic 2011, 13:52

... che dire... mi hai fatto piangere. 1000 1000 auguri a te e alla tua meravigliosa Remedios.
E complimenti anche per lo stile, per la prosa, per i rimandi letterari. Scrivi davvero benissimo.
Don't you know you might find a better place to play...
☆Chiarastella☆ ChampagneSupernova 30.03.10
҉ Leon ҉ my WonderWall 06.03.14

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 2 dic 2011, 16:47

grazie ragazze! scrivere il racconto mi è servito molto.
così se poi mi scordo davvero dolore & frustrazione prima di pensare al secondo figlio mi basta tornare qui a leggere :hi hi hi hi
R. E. , 18.11.2011

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Zzz... » 2 dic 2011, 19:34

Bellissimo racconto e congratulazioni per la tua piccola!
Certo che io questo ostracismo che c'è in Italia per l'epidurale non lo capisco proprio, roba da medioevo...
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Zzz... » 2 dic 2011, 19:41

Però pure tu eh? Fifona, con problemi di vaginismo, simpatizzante del cesareo... e vai a sceglierti l'ospedale natural-talebano? :ahaha
Vorrà dire che per il secondo andrai da un'altra parte (vedrai che dolore & frustrazione li supererai prima di quanto credi!)
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 2 dic 2011, 20:38

:risatina:
è che in veneto sono obbligati a praticarti l'epidurale gratis, e non tutti i reparti hanno abbastanza fondi per permettersela. Il primario dell'ospedale dove ho partorito infatti non è "ideologicamente contrario".

Poi alla fine ho scelto quest'ospedale perché i medici mi avevano ispirato più fiducia rispetto a quelli dell'altro centro... e di sicuro hanno lavorato bene, tant'è che alla fine ho avuto la mia bella anestesia :spiteful:

Mi rimane un pensiero comunque: siccome il mio problema era legato alle difficoltà nella fase espulsiva (le contrazioni in qualche modo le avevo sopportate... impanicata, ma non troppo male :ahaha ), magari se avessi fatto l'epidurale avrebbero detto che non ero stata capace di spingere per colpa dell'anestesia... quando invece più che incapace di spingere sono stata incapace di rilassare i muscoli, tant'è che la bimba è uscita da sola una volta annientata la madre :x:
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Zzz... » 2 dic 2011, 20:58

Bah, il discorso di essere incapace di spingere per colpa dell'epidurale non lo capisco, l'epidurale si fa apposta per partorire, se impedisse le spinte non sarebbe indicata.
A me, da profana, sembra invece che nel tuo caso ti sarebbe stata d'aiuto. Comunque è sempre inutile spaccarsi la testa dopo sui se e sui ma, l'importante è che Remedios ormai sia qui!
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 2 dic 2011, 21:05

io credo che mi sarebbe stata d'aiuto per non arrivare del tutto terrorizzata e sfinita al momento delle spinte, quello sì.

Mi spacco la testa per capire se, tra 27191 anni quando deciderò di dare un fratellino alla mia bimba, mi converrà chiedere direttamente il cesareo o dare una chance all'epidurale :hi hi hi hi

mi piacerebbe parlare con un ginecologo esperto in vaginismo, generalmente cadono dalle nuvole :impiccata:
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da laura s » 2 dic 2011, 21:27

Il racconto è scritto benissimo, brava, e tantissime :congratulations: per la bimba, ma te lo dico col cuore: al prossimo figlio torna nello stesso H e fai un cesareo, sono sicura che il primario non te lo negherà! :prr :cuore
Io non ti piaccio? Eppure sei sempre a guardare e giudicare tutto ciò che faccio. Sai il dizionario come definisce una persona del genere? FAN

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da laura s » 2 dic 2011, 21:28

Ah, poi quanto pesava Remedios??? Si è confermato l'IUGR???
Io non ti piaccio? Eppure sei sempre a guardare e giudicare tutto ciò che faccio. Sai il dizionario come definisce una persona del genere? FAN

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Alexxandra » 2 dic 2011, 21:57

Bel racconto!
Ma da cesarizzata ti dico che non è una passeggiata neppure il cesareo.... :fischia

PS l'epidurale a volte può bloccare il travaglio. In un mesi di ricovero prima di partorire io ne ho visti un sacco di parti indotti falliti perchè bloccati dopo l'epidurale.
Ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno d’estate rovente in cui il sole sarà E cambierai la tristezza dei pianti in sorrisi lucenti tu sorriderai Samuele, 5/8/2011, 3,225Kg per 51 cm

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da freshsnow » 2 dic 2011, 23:44

Ma che bellissimo racconto! :emozionee
E complimenti per il nome che hai dato alla tua cucciola...inconsueto e romantico!
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 3 dic 2011, 11:39

laura s ha scritto:Il racconto è scritto benissimo, brava, e tantissime :congratulations: per la bimba, ma te lo dico col cuore: al prossimo figlio torna nello stesso H e fai un cesareo, sono sicura che il primario non te lo negherà! :prr :cuore
:ahaha :caduta_sedia: giuro che l'ho pensato davvero, sono sicura che se torno là mi propongono il cesareo in anestestia totale :hi hi hi hi


sì IUGR confermato; Remedios è nata di 2690 gr (mentre secondo la curva di crescita che aveva seguito durante la gravidanza era attesa di 3200gr...) però ha iniziato subito a recuperare!
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 3 dic 2011, 11:49

Alexxandra ha scritto:Bel racconto!
Ma da cesarizzata ti dico che non è una passeggiata neppure il cesareo.... :fischia

PS l'epidurale a volte può bloccare il travaglio. In un mesi di ricovero prima di partorire io ne ho visti un sacco di parti indotti falliti perchè bloccati dopo l'epidurale.
lo so che il cesareo non è una passeggiata ma credo che per me sarebbe stato la soluzione più incruenta :hi hi hi hi (anche per l'incolumità dello staff medico e ostetrico...)
R. E. , 18.11.2011

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 3 dic 2011, 11:49

freshsnow ha scritto:Ma che bellissimo racconto! :emozionee
E complimenti per il nome che hai dato alla tua cucciola...inconsueto e romantico!

grazie :emozionee
R. E. , 18.11.2011

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da claudia1987 » 3 dic 2011, 18:06

complimenti innanzi tutto per il nome che hai deciso di dare alla tua cucciola posso chiederti da dove hai scelto questo nome? e complimenti anche per il racconto l ho letto tutto d'un fiato a dir poco emozionante e bellissimo :congratulations: anche qui dove partorirò io sono fanatici del parto naturale ma mi hanno fatto parlare già con l'anestesista e compilare un modulo se volessi fare l'epidurale... cmq davvero ancora tante :congratulations: per te e per remedios
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e a sorpesa......
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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da ile1979 » 3 dic 2011, 22:08

Complimenti bel racconto, l'ho letto tutto d'un fiato... Benvenuta piccolina! :cuore
Le mie bimbe...il miracolo più bello e prezioso .•:*´¨`* :•.N.E 14.02.2008.•:*´¨`* :•.L. 03.02.2011.•:*´¨`*:•.

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da Erendira » 4 dic 2011, 11:56

grazie ragazze e in bocca al lupo a Claudia :incrocini
R. E. , 18.11.2011

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Re: Remedios dappertutto e Remedios per sempre

Messaggio da avatarra » 4 dic 2011, 12:05

quando ho letto il titolo mi sono fiondata a leggere per sapere se l'avevi chiamata così da "quella" Remedios... :sorrisoo
mi hai fatto commuovere :cuore
racconto bellissimo, complimenti e un bacio a Remedios :bacio
Eleonora 21/09/2010 Riccardo Valentino 04/07/2013
Sarà difficile lasciarti al mondo e tenere un pezzetto per me (cit.)

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