è passato un anno e qualche volta mi sembra un’eternità e qualche volta mi sembra solo ieri. Oggi, per il tuo primo compleanno, ti regalo il racconto della tua nascita perché possa ogni tanto rileggerlo, per non dimenticare e per condividerlo con altre persone che magari non incontreremo mai, ma a cui raccontiamo un pezzo della nostra storia.
Inizio dal giorno prima, il 20/10/2010, il termine era già passato da una settimana, io sono davvero stanca di dover aspettare ad abbracciarti, a baciarti. Il terrore che qualcosa potesse andare storto mi ha attanagliato fin dal giorno del test positivo, chissà perché. Con la sorellona non avevo avuto la minima paura, tutto era andato bene, non avevo pensato che sarebbe potuto andare male neanche un solo minuto, invece con te ho avuto paura di perderti fin dal primo attimo. E invece tutto andava bene, tu crescevi, abbiamo saputo che eri un maschietto, papà era proprio contento perché quando sarai grande potrà vedere con te la Formula Uno, la sorellona proponeva di chiamarti “Braccio di ferro” e che fatica farle digerire che non era un nome adatto e che noi preferivamo Lorenzo, la mia pancia era sempre più enorme, non ti piaceva che io stessi a “pancia in su” nel letto, ma dopo un po’ non ti piaceva neanche il lato destro e dopo un po’ neanche il sinistro, eri già un monello!
Il 20 ottobre ero davvero depressa… i monitoraggi andavano alla grande, il liquido era ok, non avevi la minima intenzione di fare capolino da quel tuo nido tiepido e io invece ero sempre più triste. Quella sera mi sono addormentata sul divano, avevo anche pianto un po’ perché ero davvero stanca, quando ad un certo punto sento un dolorino strano, era da pochi minuti passata la mezzanotte e ho pensato: “no adesso no però!”


Partiamo per l’ospedale, viene con noi anche la zia, non ce la fa a stare a casa, per fortuna di notte di parcheggio se ne trova, accettazione ecc ecc. all’una mi mettono su il monitoraggio per una mezzoretta, l’ostetrica decreta che le contrazioni non sono forti (ma io non sono granchè d’accordo!) mi dice di aspettare che mi faranno la visita ma non mi assegnano un letto perché le contrazioni sono deboli ed è tutto ancora tranquillo e probabilmente mi rispediranno a casa e io sono sempre meno d’accordo… i dolori li sento eccome!

Finalmente alle due e un quarto si degnano di visitarmi e rimangono sbalorditi


Finalmente mi assegnano un letto e alle tre meno un quarto mi rimettono su il monitor dicendo di non preoccuparmi perché c’era ancora tempo… alle tre e 10 chiamo l’ostetrica perché io ti sentivo scendere e volevo spingere, ma lei serafica, mi dice di non preoccuparmi perché ero ancora bella, non avevo il viso di chi sta per partorire




Riusciamo ad arrivare in sala parto e tutto si fa tranquillo, abbassano le luci perché non ti diano fastidio iniziano a scaldare le pezzine perché tu non prenda freddo e parlano a bassa voce per non spaventarti, un paio di spinte ed ecco Lorenzo… sono le 3.24… alla faccia di tutti quelli che dicevano che non era ancora ora…

Ma non ti sento piangere, non capisco, sono tutti tranquilli, ma io non ti sento, guardo terrorizzata la zia, che con gli occhi lucidi e gioiosi mi dice che è tutto a posto, sei nato con la camicia, ancora avvolto nel tuo sacco, forse non volevi ancora staccarti da me, sei già un mammone, allora l’ostetrica piano piano rompe il sacco e ti appoggia sulla mia pancia, io ancora non ci credo, è andato tutto bene, sei lì con me. Hai le braccina rigine che cercano ancora le pareti della mia pancia, il mondo è ancora tanto grande per te, solo qualche lamentino, ma smetti subito appena ti prendo tra le mie braccia. Per il mondo c’è tempo, ora ti prendi tutte le mie coccole…

E’ tutto finito… le mia paure, i miei terrori di non riuscire ad abbracciarti

E’ tutto iniziato… la tua vita, la nostra nuova famiglia a 4

Sei stato proprio bravo alle 6 il papà era già a casa, la sorellona non si è accorta di niente e quando si è svegliata c’era almeno lui lì con lei.
E’ già passato un anno, le difficoltà sono tante, mi sembra di dedicarti sempre poco tempo… ormai sei un trapolino che trotterelli incerto per tutta la casa, ieri sera ti ho insegnato a rispondere a “Chi è un monello?” e tu alzi il ditino… sei un amore, un monello con la faccia da angioletto… ma hai fatto rinascere in me un amore che avevo provato e continuo a provare solo per la tua sorellona.
E’ proprio vero che l’amore non si può dividere ma si può solo moltiplicare.