Non solo perché ho messo al mondo il mio bellissimo bambino (grazie all’aiuto – davvero fondamentale, vi assicuro – di Alessio) ma anche perché, come leggerete in seguito, essere stata in grado di gestire il dolore mi ha fatto scoprire una forza che non credevo di avere, sia a livello fisico che psicologico. E soprattutto, è stata un esperienza che abbiamo vissuto all’insegna dell’ironia…ci sono state certe scene da spanciarsi dalle risate!!!
E’ un racconto un po’ lungo, scrivendolo rivivo ogni istante di quei giorni che mi hanno letteralmente cambiato la vita.
Allora, tutto comincia venerdì 27 gennaio. Dopo aver avuto un po’ di contrazioni, assolutamente irregolari, e spinti dalla curiosità di sapere se là sotto si era mosso qualcosa decidiamo di fare un salto al pronto soccorso dell’ospedale in cui avevamo deciso che sarebbe nato il nostro bambino.
Chiamatelo sesto senso o come volete, ma Alessio aveva la certezza che Samuel sarebbe nato alla fine del mese e poi…il 29 gennaio c’era la luna nuova!!!
La curiosità era troppa.
Arriviamo al pronto soccorso, la ginecologa mi visita e mi fa: “Ecco…abbiamo già due centimetri di dilatazione!”. Allora mi scappa un “oh cavolo!” (che non era proprio un oh cavolo, ma per evitare di essere volgare…).
La ginecologa decide di trattenermi per la notte, di fare un tracciato e di controllare la situazione fino all’indomani mattina. Esco dalla sala visite, comunico ad Ale la news e andiamo a sistemarci nel reparto. Vado a fare il tracciato e Ale va a casa a prendermi la valigia.
Rilevano la presenza di contrazioni irregolari, ma non sono assolutamente in travaglio (ovviamente!).
Passa la notte, arriva il sabato, le contrazioni passano e…arriva la neve!
Eh già…su Torino scende una nevicata così intensa che non la si ricordava dal 1985! E di conseguenza, per precauzione, mi trattengono un altro giorno perché “non si sa mai, magari va a casa, le parte il travaglio e non riesce a tornare”. Ma quale travaglio!!! Ho un tracciato piatto!
Va beh, mi dico, giorno più giorno meno…Peccato solo non poter stare con Ale nel fine settimana! Per il resto non posso lamentarmi, la compagnia è buona, il cibo mangiabile,…come dire, mi son fatta una vacanzina!
Arriva la domenica, l’insofferenza di non poter essere con il mio amore cresce sempre di più.
Sto benissimo, le contrazioni sono passate ma resto ricoverata causa maltempo. Penso: “accidenti a me e a quando sono entrata qui dentro!!!”. Scherzando con mia mamma, ci diciamo che Samuel vorrebbe toccare la neve, magari ci fa un pensierino ed esce prima!
Passa la ginecologa per il solito giro mattutino e mi dice che c’è il sospetto che abbia il diabete gestazionale. Dagli esami che ho fatto in gravidanza, infatti, tutto lasciava supporre che il mio ginecologo avesse escluso la cosa con un po’ troppa leggerezza e visto che avevo qualche contrazione volevano fare accertamenti sul mio stato di salute ma soprattutto su quello di Samuel. Con il diabete gestazionale di solito il bambino cresce più del solito e se effettivamente fosse il mio caso, si potrebbe anticipare il parto.
COSA???
Diabete gestazionale??? Ho continuato tranquillamente a mangiare zuccheri per tutta la gravidanza, tutti a dirmi che ero sana come un pesce e ora mi parlano di parto anticipato e diabete gestazionale??? Oh signur!Mi fanno fare tutta una serie di analisi del sangue e mi dicono di raccogliere le urine per ventiquattr’ore. Che fatica, per me che bevo pochissimo essere costretta a bere è davvero pesante…risultato? Ogni mezz’ora sono in bagno…Beeeelllo!
Mi fanno fare un’ecografia per valutare l’accrescimento fetale: Samuel è circa 2,8 kg. E’nella norma ma bello cicciotto. Che sollievo!
Nel pomeriggio arriva la ginecologa e mi dice che sembra tutto ok e che quindi domani (cioè lunedì) mi dimetteranno. Evvivaaaaaa! Salti di gioia a tutto spiano... ho davvero temuto che mi tenessero lì fino al momento del parto…invece, penso, voglio farmi il mio bel travaglio a casa, arrivare al pronto soccorso quando ho una contrazione ogni 5 minuti come ci hanno spiegato al corso preparto e bla bla bla.
La sera vado in bagno (che novità…) e mentre mi asciugo trovo un bel pezzetto di muco, marrone scuro…che sia il tappo mucoso? Chiedo all’ostetrica e mi dice che può essere, ma tanto non vuol dire niente. Ok. Pare proprio che questo tappo mucoso di cui tanto si parla non interessi proprio a nessuno! Finisce l’orario di visita, Ale va a casa e io non ho assolutamente sonno. Per fortuna che ho qualcosina da leggere e poi che bello, domani mattina sarò at home!!!
Intanto il bagno è diventato la mia seconda casa…
Mi addormento verso le 23,30, ma a mezzanotte, all’una e alle due mi alzo per fare plin plin…che faticaccia!
Verso le tre arriva una ragazza in pieno travaglio…poverina, urla per le contrazioni e penso: “Per fortuna ho ancora tre settimane di quiete!”
Lei va in bagno per mettersi la camicia da notte, il marito è fuori che non sa più che fare….che tenero, penso, chissà cosa farà Ale quando arriverà IL MOMENTO!
Intanto sento di nuovo la vescica pienissima….Oddio, il bagno è occupato…come faccio?!
Mi sollevo un po’ dal letto e sento come un getto di pipì…Noooooo sono diventata incontinente?! Io non ho mica spinto!!!! E mi dico “Che figura….che vergogna! Da qui non mi muovo più!!!”Intanto sento ancora un getto e non vi dico l’imbarazzo! Stavo immobile immobile, e mi dicevo “Certo che ho la vescica davvero piena!”
Poi i getti continuano e ho sentito quella sensazione di caldo di cui avevo tanto sentito parlare allora capisco che mi si sono rotte le acque! In tre giorni che sono rimasta in ospedale non avevo mai suonato il campanello per chiamare il personale. Ora che mi serve, ovviamente, non so come chiamarle! Di alzarmi non se ne parla, il letto è tutto bagnato….Non mi rimane che il marito della ragazza in travaglio…Timidamente, visto l’evidente stato di panico del poveretto gli chiedo se poteva essere così gentile da andare a chiamarmi qualcuno perché mi si erano rotte le acque. Lui gentilissimo va, ma avrà sicuramente pensato “Una in travaglio la gestisco a malapena, due proprio no!!!”.
Arriva l’infermiera, constata che ho rotto le acque e mi accompagna in sala tracciati. Oh no, c’è Tamara, l’Osterica Odiosa (OO)…Il tracciato segna zero contrazioni, la OO mi vieta di far venire chiunque, tanto non sono in travaglio. Il mio odio per OO è condiviso anche da una simpaticissima ragazza sudamericana che, a causa di un prelievo mal fatto minaccia di riempirla di legnate..eh eh…dagliene una anche per me, penso. Intanto chiamo Ale, mia mamma e una mia amica (alle 4 di mattina!!!) per avvisarli e…mamma mia!
Ma io dovevo essere dimessa tra poche ore e invece…andrò a dormire che sarò mamma!!!
Ale è emozionantissimo, mia mamma parte con il primo treno e alle 8 sono entrambi in ospedale (tanto OO ha finito il turno…tiè!). Ho qualche contrazione, ma ancora irregolari…passeggio nel corridoio e chiacchiero con le altre ricoverate. Insomma…sono proprio rilassata!!!
Alle 15 mi fanno il tracciato. Abbastanza piatto, arriva un’ostetrica e mi dice che va benissimo. COME VA BENISSIMO?! Io devo partorire, le dico. “Ah! Allora non ci siamo proprio”, mi dice. Gira i tacchi e se ne va. Mi portano in sala visite e mi mettono un po’ di gel per stimolare le contrazioni. Mi tocca fare un’ora e mezza di tracciato per tenere monitorata la situazione. La ginecologa mi definisce “un bellissimo reperto ostetrico” , parolone per dire che la situazione ostetrica è ottima.
2-3 cm di dilatazione, collo dell’utero che si sta raccorciando.
Partono subito delle contrazioni irregolari, ero ferma e in una posizione che non sentivo mia…che dolori!!!
Avevo una contrazione di 30 secondi, poi una di 5 minuti, una forte, una meno…insomma, erano sempre diverse e non sapevo mai cosa aspettarmi. Erano molto distanziate e la situazione non sembrava evolversi. Così arriva Chiara, un’altra ostetrica e le chiedo come saranno le contrazioni da travaglio e come va la situazione (si erano intanto fatte le 18). Lei mi risponde che le contrazioni da travaglio le riconoscerò (leggi: ti faranno un male cane) e che visto il tracciato, sarà probabilmente necessario mettere dell’altro gel alle 22. Non vi dico quante parolacce ho detto in quei momenti, visti i dolori continuavo a dire che non sarei mai riuscita a partorire…tutte quelle ore di attesa!!!
Ricordando i suggerimenti del corso preparto, vado in camera e cerco di riposare un po’, mangio qualche pezzetto di focaccia con prosciutto e prego di fare in fretta. Mi dà tanto coraggio il pensiero positivo: ad ogni contrazione, invece che dire “oh, no, un’altra contrazione!” penso “evviva, una contrazione in meno!”.
Il dolore lo senti lo stesso, ma almeno hai un po’ di sollievo a livello psicologico.
Verso le 19 le contrazioni diventano improvvisamente regolari, una ogni tre minuti e della durata di un minuto l’una. Ale va a chiamare le ostetriche, che mi visitano nuovamente. Arrivo dolorante in sala visite, tra una contrazione e l’altra urlo una frase che entrerà negli annali del reparto: “sti bambini entrano bene ed escono maleeeee” (contrazione in arrivo). Grasse risate per tutti, il giorno dopo ero lo zimbello (in senso buono, of course) del reparto…
Mi visitano e finalmente mi dicono che è iniziato il travaglio. Chiara mi dice “senti come sono diverse queste contrazioni, eh!”. Le rispondo che in realtà riuscivo a gestire decisamente meglio queste che quelle di prima, essendo regolari so che cosa mi aspetta e posso contrarmi per gestire il dolore. Restano tutte un po’ basite da questa frase ma chiedo comunque informazioni sull’epidurale.
Si sono fatte le 19,30, Chiara mi consiglia di andare a fare una bella doccia calda per ingannare l’attesa…”tanto, essendo il primo figlio, ti ci vorranno 10-12 ore”.
Povera me, penso…sono stanca, stanotte non ho dormito, ho mangiato praticamente nulla…come ci arrivo a domani??
Vado a mettermi sotto la doccia calda, entro e…magia! Non sento più le contrazioni! Evvivaaaa! Informo Ale che non sarei più uscita da lì se non per far uscire Samuel (ma una dopo 10-12 ore di doccia…come cavolo ne esce?? Eh eh).
Dopo dieci minuti di quiete, ecco che risento le contrazioni (in realtà le avevo anche prima, ma non le sentivo quasi per niente grazie all’acqua calda) ed eccole una ogni minuto, durata un minuto ciascuno. Praticamente un minuto si e uno no avevo una contrazione. Grazie all’acqua calda, probabilmente anziché sentirle per un minuto le sentivo per 40 secondi…e alla lunga fa una bella differenza.
Bevo un po’ di acqua, mangio una marmellatina per avere una bella carica di energia e alle 21,10 chiedo ad Ale di andare a chiedere alle osteriche che cosa avrei fatto fino alle 7 della mattina dopo…mi sembrava difficile immaginare una situazione peggiore!
Torna e mi dice che alle 22 sarebbero passate a visitarmi, di stare tranquilla che se riuscivano mi avrebbero messo l’epidurale.
Dopo 5 minuti, va a fumarsi una sigaretta, e gli da il cambio mia mamma. Lei entra e si siede sulla sedia, in silenzio perché ero nel pieno di una contrazione e avevo assoluto bisogno di concentrazione. Passa la contrazione e…. MI ADDORMENTO! Si, avete letto bene, mi sono addormentata sotto la doccia 20 minuti prima di partorire!!! Certo, si è trattato solo di qualche minuto perché sono stata svegliata dalla prima contrazione per spingere fuori Samuel. (La sensazione era quella di andare in bagno a fare la cacchina.) Tiro un calcio allo sgabello, vedo mia madre che poverina fa un salto così dalla sedia e mi chiede se mi sentissi male. Urlando, le rispondo “Lo faccio quiiiiiiiiiiiiii! Dammi un asciugamanooooooooo”. Ovviamente, ora ci ridiamo su, ma sul momento dovevo sembrare una pazza isterica!
Mi passa gli asciugamani, che in realtà erano lenzuola, e le ciabatte (ho avuto addirittura il coraggio di protestare perché me le aveva passate al contrario!!!).
Ora, immaginatevi questa scena: in un reparto dove ci sono ancora parenti in visita, ma le luci sono già state abbassate, passa una pazza con due lenzuola addosso, i capelli sciolti e bagnati che quando fa le curve sembra Batman. Immagino che la scena sia stata alquanto toccante e immagino anche di aver scioccato qualcuno.
Arrivo in camera dove c’erano ovviamente le mie compagne di stanza che si leggevano tranquillamente un libro o chiacchieravano tra loro, me ne frego di tutte e mi fiondo sul water (sempre con i soliti asciugamani addosso), tiro un urlo e mi guardo la pancia…irriconoscibile! Non era più rotonda come al solito ma era una pancia normalissima, solo un po’ più gonfia.
ODDIO, MA ALLORA DEVO DAVVERO SPINGERE SAMUEL!!!
Ale chiama subito l’ostetrica, intanto voi immaginate quest’altra scena. Stanza semibuia, le mie compagne beate e tranquille (più o meno!) che si fan le loro cose e io che esco dal bagno, mi appoggio al tavolino con le gambe divaricate e continuo a urlare “lo faccio quiiiiiiiiiiiiiiiiiii”.
Tutte che mi guardano allibite, naturalmente, ma molto egoisticamente, sentivo che urlare mi faceva stare meglio e allora non mi sono contenuta.
Arriva l’infermiera (sulla sessantina), mi fa sedere sulla sedia a rotelle, esco dalla stanza tirando un “Aaaaaaaaaaaaahhhhhhh!” che ha fatto girare praticamente tutti, incalzo l’infermiera con un “Muovitiiiiiiii” e me ne esco con un'altra frase storica: “fatemi urlare come un animaleeeeeeeeeeeee” e subito dopo “scusatemi se urlo come un animaleeeeeeeeeee”.
Arriviamo in sala visite, mi scappa una parolaccia e l’ostetrica mi prega almeno di non dire le parolacce (povera me, ero proprio alla frutta!) e comincia ad arrivare credo tutto il personale di turno. Intorno a me ci saranno state almeno 5 persone. Tutte si guardano tra loro ma non mi dicono niente. Ad un certo punto mi zittisco (non chiedetemi come…non lo so) e chiedo “siamo ancora in alto mare, eh?” Pensavo infatti mi stessero guardando come un’aliena perché tiravo urla disumane che ne so, magari con solo 4 centimetri di dilatazione e invece….”sei a dieci centimetri, il bambino è lì…Ma come hai fatto?? non so se riusciamo a scendere in sala parto…prometti di non farlo in ascensore??”. Zompo letteralmente sulla barella…giuro, ho fatto proprio un salto! E intimo a tutti di muoversi se non volevano che lo facessi li.
Arriviamo nelle sale parto, volevano mettermi in una sala con il classico lettino e io “Noooooo sul lettino non lo facciooooooo”. Vi giuro che se non avessi avuto un rifiuto assoluto del lettino ginecologico Samuel sarebbe davvero nato in sala visite o in ascensore!Andiamo quindi in una sala dove ci si poteva mettere in mille modi: spalliere, anelli, materassini,…Quando troppo e quando niente, eh! Mi chiedono come voglio mettermi….ma che ne sooooo?
Provo a spingere d’in piedi…no, non funziona…
Allora mi metto carponi, Ale mi tiene la testa…più che dolore sento bruciore, poi inizio a sentire la testa che esce e rientra se smetto di spingere…urlo a Samuel di farsi forza e di uscire, spingo tantissimo e sento passare la testa, le spalle, il corpo, le gambe e i piedi…in pochissimo il mio bambino era venuto al mondo.
Per qualche secondo aspetto che pianga, Ale mi ha raccontato che in quei secondi Samuel si è guardato intorno come per dire “ma dove sono finito?” e poi ha iniziato a piangere. Ale lo ha subito seguito…io mi sono sentita in Paradiso, estremamente fortunata ad avere un fidanzato così e un bambino meraviglioso.
Me lo hanno passato da sotto, l’emozione che ho provato non si può descrivere a parole, semplicemente ti scoppia il cuore dalla felicità.
Piangeva, lo abbiamo accarezzato…era tutto pieno di vernice caseosa, quando gli abbiamo parlato ha smesso di colpo di piangere e ci ha guardato in un modo che, vi giuro, non dimenticheremo mai.
Il dolore fortissimo provato prima, le ansie, i dubbi tutto si è sciolto in quello sguardo. Tutto finito, tutto dimenticato. LUI era lì, davanti a noi, con due guanciotte rosse che sembravano una mela, una montagna di capelli scuri scuri e un sorriso (anche se involontario, non importa) che ci è entrato dentro e ci ha segnato per sempre. L’ostetrica ci dice che è nato alle 21,45; Ale taglia il cordone e gli fanno il test di Apgar: 9/9, in pratica un bambino vivo, vitale e sano.
Durante i tre giorni passati in ospedale non ho mai pianto, l’emozione stata fortissima, l’adrenalina di quel giorno irripetibile…Arrivata a casa, finalmente stretta tra le braccia dell’AMORE DELLA MIA VITA (quello più grande, Samuel è sempre l’amore della mia vita, ma è quello più piccolo) ho pianto tanto. Era un pianto strano, non di tristezza e non di gioia…era un pianto che mi è servito per mettere a fuoco quello che io e Ale, praticamente da soli, eravamo riusciti a fare: mettere al mondo il nostro bambino!
Ale non mi ha lasciata un secondo, proprio mai. E’ stato forte quando avevo bisogno di coraggio, dolce e paziente quando era impossibile starmi accanto. Se è possibile, lo amo ancora più di prima.
A rileggermi mi faccio tenerezza da sola: proprio vero che in QUEI momenti il contegno va a farsi friggere

Sono passati quasi cinque anni esatti, tra qualche mese accadrà di nuovo e, anche se so che sarà tutto diverso, avevo bisogno di ricordare, di tenere sottomano quello che è successo quando è nato il mio ometto
