Matilda.
Inviato: 18 gen 2011, 22:14
E' passato un anno da quando il pensiero concreto di lei si è insinuato nella nostra mente. A gennaio dell'anno scorso abbiamo aperto la caccia e a aprile avevo già in mano un test positivo.
La prima dpp era il 21 dicembre, il giorno del compleanno del papà. Poi siamo state ridatate al 28 dicembre.
La gravidanza è andata benissimo, la pancia cresceva e stavamo una meraviglia.
Speravo nascesse il 20, in anticipo per poter fare le vacanze di natale insieme al suo papà che era a casa da lavoro dal 22. Invece nulla. Pochissime contrazioni e al controllo della 38 settimana tutto chiuso, ma collo morbidissimo.
Il 28 passa. Nessun sintomo.
Il 29 ho il primo monitoraggio, incontro alcune ragazze che erano al corso preparto con me e mi consolo visto che anche loro sono scadute. Contrazioni pochissime e non degne di note. Controllo liquido oltre i 12... dico al medico “ qua andiamo alla befana!” e lui mi risponde che queste sono cose matte, fan ciò che vogliono. Torno a casa..e nel pomeriggio riposo raccontando alle dicembrine di aver udito urla impressionanti provenire dalle sale parto e che ero intenta a dire alla mia piccolina di non agitarsi troppo per non rompere il sacco. Non potevo certo partorire con il ricordo vivo di quelle urla nelle orecchie.
Alle 18 prendo l'auto e guido fino da mia madre, uscendo di casa mi viene in mente di prendere la valigia. La prendo ma poi la poso, è pesante e mica mi servirà proprio stasera. Chiudo la porta mi avvio, faccio dieci passi, torno indietro e prendo la valigia, non si sa mai. Da mia madre avevamo un appuntamento con l'architetto. Il fidanza mi raggiungerà lì. Nel mezzo del colloquio decido di andare a fare la pipì. Quando finisco mi alzo accorgendomi di perdere ancora liquido, ho ovviamente pensato di non aver ancora finito con la pipì e già mi lamentavo per l'incontinenza. Solo dopo qualche secondo di rubinetti aperti ho realizzato di aver rotto le acque.
Primo pensiero: colore! Limpido.
Secondo pensiero: oh ca**o, ci siamo.
Inizio a tremare le gambe non si fermano e nemmeno il mento. Mi impongo di respirare e mi calmo. Sono agitata, impaurita, contenta. Ecco che arriva la mia piccola!
Chiamo mia madre dato che il fidanza stava parlando con l'architetto. Le chiedo un assorbente e dei pantaloni di cambio e le dico di avvisare lui.
Lui corre in bagno con un sorriso bellissimo e mi abbraccia. Mi fa coraggio.
Mi lavo e mi butto sul divano. Voglio essere tranquilla e rilassata. Sono le 20. L'architetto spiazzato va a casa, e noi ceniamo. Mi do delle pacche sulla spalla per aver portato la valigia e verso le 21.30 ci avviamo in ospedale dove arriviamo alle 22. Mi ricoverano, la stanza è vuota e lui rimane fino a mezzanotte. Non ho dolore né contrazioni quindi lo mandano a casa, io passerò la notte sveglia perché ogni 4 ore mi sparo una dose di antibiotico, ogni 2 mi controllano il liquido e il battito della piccola, ogni 3 ore controllo temperatura e pressione. Poi arriva la mia compagna di stanza che ha appena partorito. Arriva mattino e io sto benissimo. La giornata prosegue lenta..cammino su e giù per il reparto, vado a fare monitoraggi e continuo il mio tran tran come di notte. Gironzolo in reparto. Mi dicono che mi indurranno il parto alla sera. Sono emozionata. Alle 20 scendo in reparto per l'ennesimo monitoraggio ( il terzo della giornata) sto attaccata un'infinità. E mentre sono lì che aspetto arrivano 4 ostetriche e la ginecologa. Mi dicono che non mi indurranno nella serata perché le sale parto sono tutte piene. Ci rimango male. In ospedale non si dorme la notte, e pensare di passare una seconda notte insonne mi strema al pensiero che il giorno dopo verrò indotta. Mandano via il fidanza tra le mie lacrime, e inizia la mia seconda nottata.
È il 31 dicembre e alle 5 e un quarto vengono a svegliarmi. Mi dicono che mi faranno l'induzione. Io penso che a questo punto potevano aspettare le 7 e farmi riposare ancora un po'.
Mi attaccano al solito monitoraggio per un'ora. Calma piatta. Arriva la ginecologa, mi visita, ho il collo non del tutto appianato e non sono dilatata, secondo loro ci vorrà un po'.
Prima dose di gel alle 6.15. E via ancora attaccata al monitoraggio. Inizio già a sentire dolorettini mestruali, ma è presto mi dicono.
Mi spediscono in camera. Faccio colazione e parlo con la mia compagna di stanza, ho doloretti più intensi, ma nulla di che. Alle 8 arriva il fidanza, e stanno iniziando dolori più intensi..e regolari. Ogni minuto. L'ostetrica passa e mi dice che è presto, quando saranno più intensi i dolori la devo chiamare e soprattutto devono prendere tutta la pancia non solo la parte bassa. Inizio a camminare avanti e indietro nella stanza attaccata all'asta della flebo, ha le ruote e mi ci appoggio. Se dicono che questi sono solo dolori lievi decido di stare buona e gestirmeli da sola. Passo un'ora, sono le 9 e passa la capo ostetrica le dico che le contrazioni le sento ma sempre solo sotto, e sono ogni 30 secondi e durano un minuto. Sono gestibilissime ma vorrei essere visitata. Mi mandano finalmente giù in sala parto/travaglio dove arrivo con le mie gambe. Incontro L. che mi seguirà per tutta l'avventura. Sono contenta ci sia lei, l'avevo incontrata al corso preparto e mi era piaciuta molto. Mi attacca al monitoraggio...le contrazioni salgono oltre i 100, io sto solo in piedi e ho caldo. Sorrido e parlo con lui. Sono davvero tranquilla. L. mi visita e mi trova con mia enorme sorpresa a 5 cm. Di già?! È passata solo un'ora di dolori. Chiedo l'epidurale...
Lo faccio un po' per partito preso, più che per necessità anche se i dolori stanno aumentando. Però mi dico, non posso sapere se fino ai 10 cm andrò così spedita...magari mi blocco. Così epidurale sia. L'anestesista era già lì e me la fa subito. Probabilmente se l'avessero dovuta chiamare non me l'avrebbe fatta, visto che dopo 20 minuti ero a 7 cm, e dopo 15 minuti ero a 10 cm. Nemmeno 2 ore e mezza di travaglio! Sono felicissima e dico grazie all'apermus. Per essere al primo figlio sono velocissima, mi carico di energia positiva.
L'epidurale, non mi ha tolto del tutto il dolore, anzi le contrazioni le sentivo ancora ma molto tenui.
Sono le 10.15 del mattino. L'orologio è proprio dietro di me, continuo a guardarlo perché voglio raccontare quello che succede e in che tempi. Penso, ci siamo. Lui è al mio fianco ed è sereno.
L. mi dice di iniziare le spinte. Io non ne sento la necessità ma assecondo la richiesta. Prima spinta, mi appendo al lettino afferro le maniglie e spingo. Esce a spruzzo qualcosa, liquido misto a sangue e sporco sia L. che lui. Mi scuso, e riprendo a spingere. E via così per un po'. Il dolore è gestibile, sento male e al dolore contrasto spingendo. Ancora non sento il premito irrefrenabile, ma penso sia normale. Spingo, spingo, spingo. Mi dicono di farlo verso il basso, e spingo. Mi dicono di non urlare, ma lo faccio per lo sforzo. E spingo. Mi dicono di fare spinte più lunghe. E spingo. Mi dicono di tenere ancora di più le spinte. E spingo. Mi dicono di cambiare posizione. A carponi. E qui non riesco più a spingere, fa un male cane in questa posizione. Sento delle fitte forti al pube e non riesco. Chiedo di rigirarmi. Riprendo a sentire le contrazioni e spingere nella mia posizione a pancia in su. Dentro di me penso, che è una delle posizioni più stupide, la gravità non mi aiuta e vorrei lo sgabello svedese che tanto bramavo in gravidanza, ma non ho voglia di chiedere e poi tutto sommato sto comoda in questa posizione. Continuo a spingere. L. ogni tanto si allontana e mi fa spingere in autonomia, il fidanza in questi momenti si piazza davanti al posto di L. e mi tiene le gambe, urla SPINGI e conta lento fino a 5 o più per farmi tenere la spinta. Io penso a lui, all'ostetrico perfetto, e penso che è lì a vedersi lo spettacolo. Penso alle emorroidi. E spingo.
Penso anche che spingere non è male, e mi piace.
Passano i minuti e anche le mezz'ore. Spingere diventa sempre più faticoso e inizio a essere stanca. Sento che non si sta sbloccando nulla. Inizio a studiare l'espressione di L. ad ogni mia spinta. Inizio a non vederla convinta. Inizio a cedere, cedono le mie convinzioni. Si insinua in me il tarlo di non essere brava abbastanza, di non stare facendo bene. Vedo tutte le possibili conseguenze... e maledico me stessa per aver letto tanti racconti di parti. Se non evolve la situazione so bene cosa accadrà. Mi dicono inoltre che la testa è bassissima, alle spinte si vede, ma non fa un gradino e non riesce a girarsi. E' lì bloccata. Mi attaccano ossitocina. Mi dicono di tirare fuori la grinta, riprovo a spingere, ma sono al limite, non fisico, ma psicologico. Inizio ad aver paura di vedere il ginecologo entrare in stanza in aiuto.
Per quello quando qualche minuto dopo entra davvero vado fuori di testa. Dolcemente mi dice che mi aiuterà con un braccio sulla pancia. Io perdo il controllo. Gli dico di no. Di lasciarmi stare. So che non basterà, che mi taglieranno... e il dolore fino a quel momento sotto controllo sfugge di mano. Mi sovrasta, mi invade ogni vena. Inizio a urlare, ho male dappertutto. Ormai non spingo più.
I volti intorno diventano sempre più tesi. Io dentro di me, ho una parte lucida mi dice che indietro non si torna, il cesareo è impossibile e devo fare qualcosa, ma l'altra parte completamente persa grida, sia dentro che fuori: Basta, non mi importa.
Esco di testa e inizio a urlare. Tutto precipita. Chiamano altri medici, entra un altro ginecologo che mi urla di non urlare. L'altro prepara la ventosa e L. prende le forbici. La sento che taglia. E un mio urlo così forte che qualcuno mi tappa la bocca l'accompagna. Vedo il fidanza allontanarsi, e non dimenticherò mai quello sguardo.
Arriva gente correndo nella stanza. Inseriscono la ventosa e mi urlano di spingere. Spingo. Sento un dolore fortissimo. Dicono che la testa è fuori. Mi dicono di spingere ancora forse provo a chiudere le gambe. Spingo e esce con un altro dolore fortissimo il corpo. Un unico pensiero: quanto è grossa.
Sembra che non finisca più di uscire questo corpicino. Esce.
Non sento se piange. Non sento nulla se non i miei singhiozzi. Forti. Piango amareggiata. Mi rendo conto di non essere stata all'altezza. Piango per un'occasione persa. Piango e mi scuso. Sento di aver fallito.
Piango perché lui è lì in un angolo e mi guarda. Piango perché lei non so nemmeno se sta bene, e non l'ho ancora chiesto. Mi sento in colpa. Chiedo scusa e piango.
Solo dopo la vedo passare, con la coda dell'occhio le vedo la testa, tutta tirata a causa della ventosa. È uguale a suo papà penso, ed è enorme.
Chiudo gli occhi.
Non avrò il contatto pelle a pelle sulla pancia, non taglierà lui il cordone e non me la porterà lui in braccio.
Mi cuciono, tanto. L. ha la faccia tesa.
Mi fa alzare, e sdraiare su un letto. Mi portano nella saletta del postparto. Io non chiedo nulla e non dico nulla. Mentre il letto con me sopra passa in corridoio mi portano la piccola. Me la danno in braccio. La fisso e scoppio in un pianto furibondo. La saluto, la bacio le dico continuamente ciao e scusa a ripetizione. L'attacco subito al seno e mi sorprende la sua forza. È bellissima.
Dopo un'ora me la portano via. E mi danno fette biscottate con marmellata e the.
Non parlo molto.. sono sconvolta e dolorante. Guardo lui, sconvolto a sua volta... sento di averlo deluso, come ho deluso me stessa.
Solo successivamente metabolizzerò e razionalizzerò che questa figlia dalla testa enorme si era incastrata. Che di fatto ho spinto più che potevo. Che come mi diranno il mio bacino non l'ha aiutata nemmeno un po' nella discesa.
Il post parto è stato difficile, e ancora oggi lo sto smaltendo.
La piccola però è qui.
Con la sua testina tonda che è andata a posto e il suo visino dolcissimo.
Non so se farò altri figli, nonostante ne abbia sempre voluti almeno 3. Non so se avrò mai il coraggio di rivivere un'esperienza simile.
Non è stato il momento meraviglioso che tante raccontano. Mi ha sconvolto e shockato.
Ma forse è vero che tutto passa.
E ciò che resta è una figlia e un amore grandissimo.
La prima dpp era il 21 dicembre, il giorno del compleanno del papà. Poi siamo state ridatate al 28 dicembre.
La gravidanza è andata benissimo, la pancia cresceva e stavamo una meraviglia.
Speravo nascesse il 20, in anticipo per poter fare le vacanze di natale insieme al suo papà che era a casa da lavoro dal 22. Invece nulla. Pochissime contrazioni e al controllo della 38 settimana tutto chiuso, ma collo morbidissimo.
Il 28 passa. Nessun sintomo.
Il 29 ho il primo monitoraggio, incontro alcune ragazze che erano al corso preparto con me e mi consolo visto che anche loro sono scadute. Contrazioni pochissime e non degne di note. Controllo liquido oltre i 12... dico al medico “ qua andiamo alla befana!” e lui mi risponde che queste sono cose matte, fan ciò che vogliono. Torno a casa..e nel pomeriggio riposo raccontando alle dicembrine di aver udito urla impressionanti provenire dalle sale parto e che ero intenta a dire alla mia piccolina di non agitarsi troppo per non rompere il sacco. Non potevo certo partorire con il ricordo vivo di quelle urla nelle orecchie.
Alle 18 prendo l'auto e guido fino da mia madre, uscendo di casa mi viene in mente di prendere la valigia. La prendo ma poi la poso, è pesante e mica mi servirà proprio stasera. Chiudo la porta mi avvio, faccio dieci passi, torno indietro e prendo la valigia, non si sa mai. Da mia madre avevamo un appuntamento con l'architetto. Il fidanza mi raggiungerà lì. Nel mezzo del colloquio decido di andare a fare la pipì. Quando finisco mi alzo accorgendomi di perdere ancora liquido, ho ovviamente pensato di non aver ancora finito con la pipì e già mi lamentavo per l'incontinenza. Solo dopo qualche secondo di rubinetti aperti ho realizzato di aver rotto le acque.
Primo pensiero: colore! Limpido.
Secondo pensiero: oh ca**o, ci siamo.
Inizio a tremare le gambe non si fermano e nemmeno il mento. Mi impongo di respirare e mi calmo. Sono agitata, impaurita, contenta. Ecco che arriva la mia piccola!
Chiamo mia madre dato che il fidanza stava parlando con l'architetto. Le chiedo un assorbente e dei pantaloni di cambio e le dico di avvisare lui.
Lui corre in bagno con un sorriso bellissimo e mi abbraccia. Mi fa coraggio.
Mi lavo e mi butto sul divano. Voglio essere tranquilla e rilassata. Sono le 20. L'architetto spiazzato va a casa, e noi ceniamo. Mi do delle pacche sulla spalla per aver portato la valigia e verso le 21.30 ci avviamo in ospedale dove arriviamo alle 22. Mi ricoverano, la stanza è vuota e lui rimane fino a mezzanotte. Non ho dolore né contrazioni quindi lo mandano a casa, io passerò la notte sveglia perché ogni 4 ore mi sparo una dose di antibiotico, ogni 2 mi controllano il liquido e il battito della piccola, ogni 3 ore controllo temperatura e pressione. Poi arriva la mia compagna di stanza che ha appena partorito. Arriva mattino e io sto benissimo. La giornata prosegue lenta..cammino su e giù per il reparto, vado a fare monitoraggi e continuo il mio tran tran come di notte. Gironzolo in reparto. Mi dicono che mi indurranno il parto alla sera. Sono emozionata. Alle 20 scendo in reparto per l'ennesimo monitoraggio ( il terzo della giornata) sto attaccata un'infinità. E mentre sono lì che aspetto arrivano 4 ostetriche e la ginecologa. Mi dicono che non mi indurranno nella serata perché le sale parto sono tutte piene. Ci rimango male. In ospedale non si dorme la notte, e pensare di passare una seconda notte insonne mi strema al pensiero che il giorno dopo verrò indotta. Mandano via il fidanza tra le mie lacrime, e inizia la mia seconda nottata.
È il 31 dicembre e alle 5 e un quarto vengono a svegliarmi. Mi dicono che mi faranno l'induzione. Io penso che a questo punto potevano aspettare le 7 e farmi riposare ancora un po'.
Mi attaccano al solito monitoraggio per un'ora. Calma piatta. Arriva la ginecologa, mi visita, ho il collo non del tutto appianato e non sono dilatata, secondo loro ci vorrà un po'.
Prima dose di gel alle 6.15. E via ancora attaccata al monitoraggio. Inizio già a sentire dolorettini mestruali, ma è presto mi dicono.
Mi spediscono in camera. Faccio colazione e parlo con la mia compagna di stanza, ho doloretti più intensi, ma nulla di che. Alle 8 arriva il fidanza, e stanno iniziando dolori più intensi..e regolari. Ogni minuto. L'ostetrica passa e mi dice che è presto, quando saranno più intensi i dolori la devo chiamare e soprattutto devono prendere tutta la pancia non solo la parte bassa. Inizio a camminare avanti e indietro nella stanza attaccata all'asta della flebo, ha le ruote e mi ci appoggio. Se dicono che questi sono solo dolori lievi decido di stare buona e gestirmeli da sola. Passo un'ora, sono le 9 e passa la capo ostetrica le dico che le contrazioni le sento ma sempre solo sotto, e sono ogni 30 secondi e durano un minuto. Sono gestibilissime ma vorrei essere visitata. Mi mandano finalmente giù in sala parto/travaglio dove arrivo con le mie gambe. Incontro L. che mi seguirà per tutta l'avventura. Sono contenta ci sia lei, l'avevo incontrata al corso preparto e mi era piaciuta molto. Mi attacca al monitoraggio...le contrazioni salgono oltre i 100, io sto solo in piedi e ho caldo. Sorrido e parlo con lui. Sono davvero tranquilla. L. mi visita e mi trova con mia enorme sorpresa a 5 cm. Di già?! È passata solo un'ora di dolori. Chiedo l'epidurale...
Lo faccio un po' per partito preso, più che per necessità anche se i dolori stanno aumentando. Però mi dico, non posso sapere se fino ai 10 cm andrò così spedita...magari mi blocco. Così epidurale sia. L'anestesista era già lì e me la fa subito. Probabilmente se l'avessero dovuta chiamare non me l'avrebbe fatta, visto che dopo 20 minuti ero a 7 cm, e dopo 15 minuti ero a 10 cm. Nemmeno 2 ore e mezza di travaglio! Sono felicissima e dico grazie all'apermus. Per essere al primo figlio sono velocissima, mi carico di energia positiva.
L'epidurale, non mi ha tolto del tutto il dolore, anzi le contrazioni le sentivo ancora ma molto tenui.
Sono le 10.15 del mattino. L'orologio è proprio dietro di me, continuo a guardarlo perché voglio raccontare quello che succede e in che tempi. Penso, ci siamo. Lui è al mio fianco ed è sereno.
L. mi dice di iniziare le spinte. Io non ne sento la necessità ma assecondo la richiesta. Prima spinta, mi appendo al lettino afferro le maniglie e spingo. Esce a spruzzo qualcosa, liquido misto a sangue e sporco sia L. che lui. Mi scuso, e riprendo a spingere. E via così per un po'. Il dolore è gestibile, sento male e al dolore contrasto spingendo. Ancora non sento il premito irrefrenabile, ma penso sia normale. Spingo, spingo, spingo. Mi dicono di farlo verso il basso, e spingo. Mi dicono di non urlare, ma lo faccio per lo sforzo. E spingo. Mi dicono di fare spinte più lunghe. E spingo. Mi dicono di tenere ancora di più le spinte. E spingo. Mi dicono di cambiare posizione. A carponi. E qui non riesco più a spingere, fa un male cane in questa posizione. Sento delle fitte forti al pube e non riesco. Chiedo di rigirarmi. Riprendo a sentire le contrazioni e spingere nella mia posizione a pancia in su. Dentro di me penso, che è una delle posizioni più stupide, la gravità non mi aiuta e vorrei lo sgabello svedese che tanto bramavo in gravidanza, ma non ho voglia di chiedere e poi tutto sommato sto comoda in questa posizione. Continuo a spingere. L. ogni tanto si allontana e mi fa spingere in autonomia, il fidanza in questi momenti si piazza davanti al posto di L. e mi tiene le gambe, urla SPINGI e conta lento fino a 5 o più per farmi tenere la spinta. Io penso a lui, all'ostetrico perfetto, e penso che è lì a vedersi lo spettacolo. Penso alle emorroidi. E spingo.
Penso anche che spingere non è male, e mi piace.
Passano i minuti e anche le mezz'ore. Spingere diventa sempre più faticoso e inizio a essere stanca. Sento che non si sta sbloccando nulla. Inizio a studiare l'espressione di L. ad ogni mia spinta. Inizio a non vederla convinta. Inizio a cedere, cedono le mie convinzioni. Si insinua in me il tarlo di non essere brava abbastanza, di non stare facendo bene. Vedo tutte le possibili conseguenze... e maledico me stessa per aver letto tanti racconti di parti. Se non evolve la situazione so bene cosa accadrà. Mi dicono inoltre che la testa è bassissima, alle spinte si vede, ma non fa un gradino e non riesce a girarsi. E' lì bloccata. Mi attaccano ossitocina. Mi dicono di tirare fuori la grinta, riprovo a spingere, ma sono al limite, non fisico, ma psicologico. Inizio ad aver paura di vedere il ginecologo entrare in stanza in aiuto.
Per quello quando qualche minuto dopo entra davvero vado fuori di testa. Dolcemente mi dice che mi aiuterà con un braccio sulla pancia. Io perdo il controllo. Gli dico di no. Di lasciarmi stare. So che non basterà, che mi taglieranno... e il dolore fino a quel momento sotto controllo sfugge di mano. Mi sovrasta, mi invade ogni vena. Inizio a urlare, ho male dappertutto. Ormai non spingo più.
I volti intorno diventano sempre più tesi. Io dentro di me, ho una parte lucida mi dice che indietro non si torna, il cesareo è impossibile e devo fare qualcosa, ma l'altra parte completamente persa grida, sia dentro che fuori: Basta, non mi importa.
Esco di testa e inizio a urlare. Tutto precipita. Chiamano altri medici, entra un altro ginecologo che mi urla di non urlare. L'altro prepara la ventosa e L. prende le forbici. La sento che taglia. E un mio urlo così forte che qualcuno mi tappa la bocca l'accompagna. Vedo il fidanza allontanarsi, e non dimenticherò mai quello sguardo.
Arriva gente correndo nella stanza. Inseriscono la ventosa e mi urlano di spingere. Spingo. Sento un dolore fortissimo. Dicono che la testa è fuori. Mi dicono di spingere ancora forse provo a chiudere le gambe. Spingo e esce con un altro dolore fortissimo il corpo. Un unico pensiero: quanto è grossa.
Sembra che non finisca più di uscire questo corpicino. Esce.
Non sento se piange. Non sento nulla se non i miei singhiozzi. Forti. Piango amareggiata. Mi rendo conto di non essere stata all'altezza. Piango per un'occasione persa. Piango e mi scuso. Sento di aver fallito.
Piango perché lui è lì in un angolo e mi guarda. Piango perché lei non so nemmeno se sta bene, e non l'ho ancora chiesto. Mi sento in colpa. Chiedo scusa e piango.
Solo dopo la vedo passare, con la coda dell'occhio le vedo la testa, tutta tirata a causa della ventosa. È uguale a suo papà penso, ed è enorme.
Chiudo gli occhi.
Non avrò il contatto pelle a pelle sulla pancia, non taglierà lui il cordone e non me la porterà lui in braccio.
Mi cuciono, tanto. L. ha la faccia tesa.
Mi fa alzare, e sdraiare su un letto. Mi portano nella saletta del postparto. Io non chiedo nulla e non dico nulla. Mentre il letto con me sopra passa in corridoio mi portano la piccola. Me la danno in braccio. La fisso e scoppio in un pianto furibondo. La saluto, la bacio le dico continuamente ciao e scusa a ripetizione. L'attacco subito al seno e mi sorprende la sua forza. È bellissima.
Dopo un'ora me la portano via. E mi danno fette biscottate con marmellata e the.
Non parlo molto.. sono sconvolta e dolorante. Guardo lui, sconvolto a sua volta... sento di averlo deluso, come ho deluso me stessa.
Solo successivamente metabolizzerò e razionalizzerò che questa figlia dalla testa enorme si era incastrata. Che di fatto ho spinto più che potevo. Che come mi diranno il mio bacino non l'ha aiutata nemmeno un po' nella discesa.
Il post parto è stato difficile, e ancora oggi lo sto smaltendo.
La piccola però è qui.
Con la sua testina tonda che è andata a posto e il suo visino dolcissimo.
Non so se farò altri figli, nonostante ne abbia sempre voluti almeno 3. Non so se avrò mai il coraggio di rivivere un'esperienza simile.
Non è stato il momento meraviglioso che tante raccontano. Mi ha sconvolto e shockato.
Ma forse è vero che tutto passa.
E ciò che resta è una figlia e un amore grandissimo.