Chiarastella, proprio 4 mesi fa...
Inviato: 30 lug 2010, 15:47
Sei arrivata 4 mesi fa e sei esplosa alla vita come la più meravigliosa delle stelle.
Per 9 mesi, splendida compagna, hai allietato i momenti di solitudine e rallegrando le giornate noiose. Solo il reflusso a ricordarmi che eri lì e crescevi dentro di me.
E’ il 30 marzo, un martedì e il TC è programmato da tempo: cocciuta, sei rimasta a testa in su, ostinatamente.
Alle 7 arriviamo in ospedale e trattengo il fiato finché il monitoraggio non mi fa sentire il tuo cuoricino. Qualche pratica burocratica, un’ultima eco e comincia la preparazione all’intervento. Eccomi ‘bardata’ di tutto punto: camice verde, catatere, flebo. Adesso bisogna solo aspettare. Mio marito è con me, il tempo passa in fretta, lo sgrido anche, perché mi fa ridere e ad ogni risata il catatere mi fa malissimo.
E’ mezzogiorno quando mi portano in sala operatoria. I medici e le infermiere chiacchierano tra loro, l’atmosfera è informale ed allegra.
Sento l’ago dell’anestesia spinale, ma è solo un attimo. Poi mi sento intorpidita e avverto un gran caldo. Mi viene da vomitare e vorrei alzarmi. L’infermiera mi dà un cuscinetto e mi sento meglio. Mi concentro. Aspetto di sentire la tua voce, cerco di escludere ogni altro suono. E provo anche a memorizzare ogni attimo, a registrare ogni sensazione che il mio corpo sta provando. Ma non riesco a fare tutto quanto.
Mi distraggo un attimo e mi rendo conto che ci sei – finalmente - solo quando l’ostetrica dice: ecco una bella bambina! Forse ti ho anche sentito piangere, ma non mi ricordo… per giorni manderò avanti ed indietro quegli attimi dentro la mia mente, per trovare quel momento. E quel momento c’è stato, un lieve ‘nnnghee’ col quale hai sancito il tuo sorgere al mondo.
Erano le 12:17, era un martedì, ed è stato sentirsi un’altra donna.
La ‘leggenda’ racconta che quel giorno io ti vidi solo dopo che il tuo papà ti aveva ammirato. L’ostetrica ti ha portata subito da lui, avvolta nel telo verde, senza passare prima dalla tua mamma.
Non ho pianto quando ti ho visto, né quando ti ho baciata per la prima volta, perché non è mai come nei film. In compenso, mi fai commuovere da 4 mesi a questa parte, coi tuoi sorrisi, i tuoi pugnetti chiusi, i tuoi profondi occhioni. Grazie di essere arrivata, grazie per illuminare le nostre giornate.
Per 9 mesi, splendida compagna, hai allietato i momenti di solitudine e rallegrando le giornate noiose. Solo il reflusso a ricordarmi che eri lì e crescevi dentro di me.
E’ il 30 marzo, un martedì e il TC è programmato da tempo: cocciuta, sei rimasta a testa in su, ostinatamente.
Alle 7 arriviamo in ospedale e trattengo il fiato finché il monitoraggio non mi fa sentire il tuo cuoricino. Qualche pratica burocratica, un’ultima eco e comincia la preparazione all’intervento. Eccomi ‘bardata’ di tutto punto: camice verde, catatere, flebo. Adesso bisogna solo aspettare. Mio marito è con me, il tempo passa in fretta, lo sgrido anche, perché mi fa ridere e ad ogni risata il catatere mi fa malissimo.
E’ mezzogiorno quando mi portano in sala operatoria. I medici e le infermiere chiacchierano tra loro, l’atmosfera è informale ed allegra.
Sento l’ago dell’anestesia spinale, ma è solo un attimo. Poi mi sento intorpidita e avverto un gran caldo. Mi viene da vomitare e vorrei alzarmi. L’infermiera mi dà un cuscinetto e mi sento meglio. Mi concentro. Aspetto di sentire la tua voce, cerco di escludere ogni altro suono. E provo anche a memorizzare ogni attimo, a registrare ogni sensazione che il mio corpo sta provando. Ma non riesco a fare tutto quanto.
Mi distraggo un attimo e mi rendo conto che ci sei – finalmente - solo quando l’ostetrica dice: ecco una bella bambina! Forse ti ho anche sentito piangere, ma non mi ricordo… per giorni manderò avanti ed indietro quegli attimi dentro la mia mente, per trovare quel momento. E quel momento c’è stato, un lieve ‘nnnghee’ col quale hai sancito il tuo sorgere al mondo.
Erano le 12:17, era un martedì, ed è stato sentirsi un’altra donna.
La ‘leggenda’ racconta che quel giorno io ti vidi solo dopo che il tuo papà ti aveva ammirato. L’ostetrica ti ha portata subito da lui, avvolta nel telo verde, senza passare prima dalla tua mamma.
Non ho pianto quando ti ho visto, né quando ti ho baciata per la prima volta, perché non è mai come nei film. In compenso, mi fai commuovere da 4 mesi a questa parte, coi tuoi sorrisi, i tuoi pugnetti chiusi, i tuoi profondi occhioni. Grazie di essere arrivata, grazie per illuminare le nostre giornate.