Francesco, l'olandese volante!
Inviato: 3 lug 2010, 17:59
Finalmente mi decido e scrivo anch'io, adesso che l'emozione si è un pochino calmata e riesco a guardare le cose con un minimo di razionalità, posso raccontarle... che bello.
Francesco è arrivato proprio il giorno in cui in ospedale ci hanno detto che non potevamo avere figli naturalmente. Ovaio policistico, tiroide ballerina... o aiutati o nulla.
Io e mio marito torniamo a casa, ne parliamo un po' e poi decidiamo di fregarcene e di andare fuori a cena, visto che era il nostro anniversario, il 14 gennaio.
Complici i festeggiamenti, quella notte è passata in cielo la stella cometa ed è arrivato il nostro bambino.
La gravidanza è stata da manuale, con tutti i disturbi e tutte le delizie.
Non dimenticherò mai la prima ecografia e quel cuoricino nemmeno finito che batteva forte. Il giorno che ho sentito quel cuoricino battere, la mia vita è cambiata.
Sì, perchè anche se è una frase fatta, quel cuoricino da anfibio, che corre come un matto, è un miracolo.
Il 20 ottobre ci avevano fissato la data dell'induzione e invece il malandrino ha deciso di darsi una mossa proprio quella sera, giusto per disattendere le previsioni. Ormai ero a 41+5 e non ne potevo veramente più. Mi sembrava di porare in braccio un'anguria enorme, ogni movimento era una sofferenza. E poi non ce la facevo più ad aspettare, volevo vedere il mio nanetto!
Il 21 ottobre 2009, all'ospedale Chatarina di Eindhoven, è nato il nostro Francesco.
E' stata una nottata difficile: io e Antonio abbiamo fatto una passeggiata e poi siamo andati a letto. Era tutta la sera che non stavo bene, avevo dei bei dolori, ma ormai erano settimane che il travaglio tentava di partire e poi si fermava. Sicché, dopo un doccia calda, me ne sono andata a dormire. Mi sono svegliata verso l'una questa volta in preda al dolore. Le contrazioni erano belle forti e regolari, ma ancora non mi sembrava ora. Ho lasciato dormire Antonio, ho bighellonato un po' per casa e, per far passare il tempo, ho lavorato un paio d'ore!
Alle quattro e mezza non ce l'ho fatta più. Ormai le contrazioni erano davvero dolorose, ravvicinate e lunghe. Ho chiamato l'ospedale e mi hanno detto di andare.
Antonio, mezzo addormentato, si è vestito e siamo partiti.
Faceva freddo, ci abbiamo messo un momento ad arrivare in ospedale e a trovare il pronto soccorso. Da lì ci hanno spedito in reparto. Appena entrati ci hanno messo da soli in una stanza e mi hanno attaccato al monitoraggio. Le contrazioni c'erano eccome!
Purtroppo però le cose non sono andate bene: poco dopo averlo attaccato il monitoraggio non rilevava più il battito del bambino. Al momento non ci siamo spaventati, perchè era già successo. Pensavamo che il bambino si fosse spostato e quindi il battito non potesse essere rilevato. E' arrivata l'infermiera, ha controllato e in pochi istanti la stanza si è riempita di gente. Il battito spariva dopo ogni contrazione. Mi hanno attaccato una flebo per fermare il travaglio, che era ormai a buon punto, e hanno cominciato a discutere il da farsi.
Ho avuto paura, ho chiesto cosa succedeva e mi hanno detto che si doveva fare un cesareo.
Dopo mesi in cui il ginecologo non ha fatto altro che dirmi che qui il cesareo si fa solo se la situazione è davvero critica, è stata una doccia gelata. Ho continuato a chiedere quanto dovevo preoccuparmi, se il bambino stava bene. Ho avuto paura per il mio bambino. Continuavo a chiedere e ostetriche, ginecologa e infermiere hanno cercato di rassicurarmi. Peccato che mentre lo facevano mi hanno messo in barella e portata in sala operatoria.
Per fortuna hanno permesso ad Antonio di assistere e sono riusciti a fare un'epidurale invece di addormentarmi e a tagliare in orizzontale invece che in verticale...
Tremavo così tanto che hanno dovuto tenermi in due per mettermi la flebo e per farmi l'anestesia e ho continuato a tremare per tutto il tempo. La paura che ho avuto non penso potrò mai lasciarla alle spalle.
Alle 6.23, ancora con addosso le calze, la maglietta e la felpa della tuta con cui sono arrivata da casa, è nato Francesco.
Il cesareo ha salvato la situazione: aveva due giri di cordone intorno al collo e ormai era in sofferenza, le acque erano tinte. Comunque appena nato, proprio grazie alla tempestività dell'intervento, era in ottime condizioni, con indice Apgar 10!
Me l'hanno subito fatto vedere: era paonazzo, gridava e piangeva. Ho potuto consolarlo solo per poco, perchè per lui la sala operatoria era troppo fredda. Lo hanno affidato alle infermiere e ad Antonio e loro sono saliti di sopra. Io sono restata in sala operatoria ancora un po', mi hanno ricucito e poi tenuta in osservazione ancora un'oretta. Alle otto mi hanno portata di sopra e ci siamo finalmente trovati in camera insieme.
Antonio era buffissimo, emozionato come non mai. Il nostro bambino calmo calmo. Lì l'ho preso finalmente in braccio e l'emozione è stata sconvolgente.
Siamo rimasti in ospedale tre giorni, il sabato mattina ci hanno dimessi. Tornata a casa ho avuto per una settimana un'infermiera che mi ha aiutato, insegnandomi come tenere il bambino, dal lavarlo al dargli da mangiare e che si è occupata di me. La montata lattea è stata tremenda: mai avuto un seno così enorme (da ottava misura!) e così dolorante! In più il pargolo era davvero impedito a mangiare e io non sapevo che fare. Però che l'abbiamo fatta, e dallo scricciolo che era appena nato (3,125 kg per 48 cm) adesso è un gran bel bambino.
Certo, adesso è tutto più difficile: lavorare (eh sì, ho ripreso il lunedì dopo che è nato il piccolo), ritrovare degli spazi miei, dormire, mangiare, far mangiare il piccolo... però se le cose non fossero così difficili, non credo sarebbero nemmeno così belle.
Il giovane adesso ha otto mesi, è un ciccione chiacchierone, mangia come se ne andasse della sua siesta e invade il letto. E' impaziente e molto buffo. E' bello e bravo, un vero gioiello! Sarà che l'abbiamo fatto noi, ma a me sembra fantastico.
Siamo contenti come non mai, anche se perennemente a corto di tempo e di sonno, pieni di dubbi e indecisioni, sfibrati dall'emozione.
Sembra di essere saliti su un missile, ma la contentezza di questo periodo, la felicità, la gioia che abbiamo nel cuore, non possono essere nemmeno raccontate.
Francesco è arrivato proprio il giorno in cui in ospedale ci hanno detto che non potevamo avere figli naturalmente. Ovaio policistico, tiroide ballerina... o aiutati o nulla.
Io e mio marito torniamo a casa, ne parliamo un po' e poi decidiamo di fregarcene e di andare fuori a cena, visto che era il nostro anniversario, il 14 gennaio.
Complici i festeggiamenti, quella notte è passata in cielo la stella cometa ed è arrivato il nostro bambino.
La gravidanza è stata da manuale, con tutti i disturbi e tutte le delizie.
Non dimenticherò mai la prima ecografia e quel cuoricino nemmeno finito che batteva forte. Il giorno che ho sentito quel cuoricino battere, la mia vita è cambiata.
Sì, perchè anche se è una frase fatta, quel cuoricino da anfibio, che corre come un matto, è un miracolo.
Il 20 ottobre ci avevano fissato la data dell'induzione e invece il malandrino ha deciso di darsi una mossa proprio quella sera, giusto per disattendere le previsioni. Ormai ero a 41+5 e non ne potevo veramente più. Mi sembrava di porare in braccio un'anguria enorme, ogni movimento era una sofferenza. E poi non ce la facevo più ad aspettare, volevo vedere il mio nanetto!
Il 21 ottobre 2009, all'ospedale Chatarina di Eindhoven, è nato il nostro Francesco.
E' stata una nottata difficile: io e Antonio abbiamo fatto una passeggiata e poi siamo andati a letto. Era tutta la sera che non stavo bene, avevo dei bei dolori, ma ormai erano settimane che il travaglio tentava di partire e poi si fermava. Sicché, dopo un doccia calda, me ne sono andata a dormire. Mi sono svegliata verso l'una questa volta in preda al dolore. Le contrazioni erano belle forti e regolari, ma ancora non mi sembrava ora. Ho lasciato dormire Antonio, ho bighellonato un po' per casa e, per far passare il tempo, ho lavorato un paio d'ore!
Alle quattro e mezza non ce l'ho fatta più. Ormai le contrazioni erano davvero dolorose, ravvicinate e lunghe. Ho chiamato l'ospedale e mi hanno detto di andare.
Antonio, mezzo addormentato, si è vestito e siamo partiti.
Faceva freddo, ci abbiamo messo un momento ad arrivare in ospedale e a trovare il pronto soccorso. Da lì ci hanno spedito in reparto. Appena entrati ci hanno messo da soli in una stanza e mi hanno attaccato al monitoraggio. Le contrazioni c'erano eccome!
Purtroppo però le cose non sono andate bene: poco dopo averlo attaccato il monitoraggio non rilevava più il battito del bambino. Al momento non ci siamo spaventati, perchè era già successo. Pensavamo che il bambino si fosse spostato e quindi il battito non potesse essere rilevato. E' arrivata l'infermiera, ha controllato e in pochi istanti la stanza si è riempita di gente. Il battito spariva dopo ogni contrazione. Mi hanno attaccato una flebo per fermare il travaglio, che era ormai a buon punto, e hanno cominciato a discutere il da farsi.
Ho avuto paura, ho chiesto cosa succedeva e mi hanno detto che si doveva fare un cesareo.
Dopo mesi in cui il ginecologo non ha fatto altro che dirmi che qui il cesareo si fa solo se la situazione è davvero critica, è stata una doccia gelata. Ho continuato a chiedere quanto dovevo preoccuparmi, se il bambino stava bene. Ho avuto paura per il mio bambino. Continuavo a chiedere e ostetriche, ginecologa e infermiere hanno cercato di rassicurarmi. Peccato che mentre lo facevano mi hanno messo in barella e portata in sala operatoria.
Per fortuna hanno permesso ad Antonio di assistere e sono riusciti a fare un'epidurale invece di addormentarmi e a tagliare in orizzontale invece che in verticale...
Tremavo così tanto che hanno dovuto tenermi in due per mettermi la flebo e per farmi l'anestesia e ho continuato a tremare per tutto il tempo. La paura che ho avuto non penso potrò mai lasciarla alle spalle.
Alle 6.23, ancora con addosso le calze, la maglietta e la felpa della tuta con cui sono arrivata da casa, è nato Francesco.
Il cesareo ha salvato la situazione: aveva due giri di cordone intorno al collo e ormai era in sofferenza, le acque erano tinte. Comunque appena nato, proprio grazie alla tempestività dell'intervento, era in ottime condizioni, con indice Apgar 10!
Me l'hanno subito fatto vedere: era paonazzo, gridava e piangeva. Ho potuto consolarlo solo per poco, perchè per lui la sala operatoria era troppo fredda. Lo hanno affidato alle infermiere e ad Antonio e loro sono saliti di sopra. Io sono restata in sala operatoria ancora un po', mi hanno ricucito e poi tenuta in osservazione ancora un'oretta. Alle otto mi hanno portata di sopra e ci siamo finalmente trovati in camera insieme.
Antonio era buffissimo, emozionato come non mai. Il nostro bambino calmo calmo. Lì l'ho preso finalmente in braccio e l'emozione è stata sconvolgente.
Siamo rimasti in ospedale tre giorni, il sabato mattina ci hanno dimessi. Tornata a casa ho avuto per una settimana un'infermiera che mi ha aiutato, insegnandomi come tenere il bambino, dal lavarlo al dargli da mangiare e che si è occupata di me. La montata lattea è stata tremenda: mai avuto un seno così enorme (da ottava misura!) e così dolorante! In più il pargolo era davvero impedito a mangiare e io non sapevo che fare. Però che l'abbiamo fatta, e dallo scricciolo che era appena nato (3,125 kg per 48 cm) adesso è un gran bel bambino.
Certo, adesso è tutto più difficile: lavorare (eh sì, ho ripreso il lunedì dopo che è nato il piccolo), ritrovare degli spazi miei, dormire, mangiare, far mangiare il piccolo... però se le cose non fossero così difficili, non credo sarebbero nemmeno così belle.
Il giovane adesso ha otto mesi, è un ciccione chiacchierone, mangia come se ne andasse della sua siesta e invade il letto. E' impaziente e molto buffo. E' bello e bravo, un vero gioiello! Sarà che l'abbiamo fatto noi, ma a me sembra fantastico.
Siamo contenti come non mai, anche se perennemente a corto di tempo e di sonno, pieni di dubbi e indecisioni, sfibrati dall'emozione.
Sembra di essere saliti su un missile, ma la contentezza di questo periodo, la felicità, la gioia che abbiamo nel cuore, non possono essere nemmeno raccontate.