alice... la sciarpina, il cesareo e un presentimento
Inviato: 27 nov 2009, 11:50
Allora…
Tutto iniziò all’ecografia delle 32 settimane… la bimba era podalica… a nulla servirono giretti, scale, cioccolata calda… non si voleva girare. Fortunatamente la dottoressa riuscì a misurare tutto e tutto era nella norma. A un certo punto volle provare la modalità 3D per fare un filmatino… e la mia piccola aveva davanti una “sciarpina” disse lei, praticamente aveva il cordone davanti alla faccia e non si fece nessun filmato.
Da quel giorno un tarlo mi era entrato in testa, però, chissà come mai… sta sciarpina… era un periodo anche che stavo leggendo i vari racconti del parto e ricordo una che con terrore parlava di “nodo vero di funicolo”, praticamente quando il cordone fa in vero nodo che in travaglio può strizzarsi tanto da mettere a rischio il bimbo… non so perché l’ho associato alla mia situazione, ma da quell’ecografia in poi non riuscii più a togliermi sto pensiero dalla testa.
Nelle ecografie successive la bimba era sempre podalica… mi è stato anche proposto di provare a farla girare, prima con la moxa, poi con la manovra di versione, ma non me la sentivo, ho sempre rifiutato. Dentro di me pensavo che se si era messa così un motivo c’era…
Così si stabilì la data per il cesareo, il primo giorno della 38ma settimana. Pochi giorni prima della fatidica data ebbi delle contrazioni. Non erano forti ma erano ritmiche, andai subito al pronto soccorso e infatti mi ricoverarono per 3 giorni. La situazione rientrò nella normalità, ma mentre ero lì arrivò il primario per il giro visite, e mi consigliò “caldamente” di fare la manovra di versione, che sarebbe stato tutto sotto controllo ecografico, che al primo segno di sofferenza mi sarebbe stato fatto il cesareo che comunque avrei dovuto fare, allora perché non provare… al mio rifiuto si mostrò quasi offeso, e disse agli altri medici che non capiva “queste donne” che non si fidavano dei medici… io mantenni la mia decisione, comunque il suddetto primario decise di spostarmi l’intervento di una settimana perché secondo lui la 38ma era troppo presto.
Quindi arrivò il 3 febbraio, il giorno della nascita della mia bimba… ricordo che pioveva, ero contenta, adoro la pioggia… ricordo che ero enorme mentre mi lavavo e mi asciugavo i capelli, e pensavo che sarebbero stati gli ultimi miei momenti con la pancia… scrissi ancora 2 righe sul mio diario, mi vestii e andai.
In ospedale venni sistemata in una bella camera con 2 letti soli e mi venne data la vestaglia, feci la visita, mi rasarono, mi misero le calze antitrombo (in tutti i sensi) e mi misi sul letto ad aspettare. Vennero a prendermi e con tutto il letto mi trasportarono lungo i corridoi, ricordo le facce commosse dei miei genitori e del mio compagno mentre passavo… la pancia enorme sotto il lenzuolo… mia cognata che spingeva il lettino e mi tranquillizzava, lei è infermiera e sarebbe restata con me durante tutta l’operazione.
Confesso che sapere che mi avrebbero ravanato nella pancia mi faceva un certo senso… poi avevo letto che anche se sei anestetizzata senti comunque strattoni e movimenti, quindi avevo un po’ paura più che altro della mia reazione psicologica, essere sveglia ma con la pancia aperta, se ci si pensa è impressionante…
Arrivai nella sala preoperatoria, mi misero la flebo e il catetere (le infermiere dissero che il catetere era la cosa più fastidiosa di tutta l’operazione, e devo dire che per me è stato vero), poi aspettammo l’anestesista: mi dissero di andare sul lettino operatorio e io ci andai, con le infermiere che tenevano i tubicini, pensando che ormai ero in ballo e non si tornava più indietro. Mi fecero mettere seduta ed abbracciare l’infermiera, curvando la schiena. Sentii l’anestesista che mi passava qualcosa di umido sulla schiena in basso e poi mi toccava la colonna vertebrale. Disse “sentirai un piccolo pizzico” e poi disse “fatto”, e io davvero non sentii nulla! Ero molto sollevata, dato che ho paura degli aghi. Immediatamente sentii una sensazione come se un liquido caldo mi si fosse sparso sulle cosce, sapevo che era l’anestesia che arrivava, mi fecero mettere distesa e mi sentivo così sollevata, mi veniva da ridere. In poco tempo non sentii più le gambe, mi misero il telo davanti agli occhi e poi iniziai a sentire una serie di scrolloni e pensai che era come quando ti addormenti in treno, che i sussulti del treno ti si trasmettono nel corpo e ti senti sballottata ma piacevolmente. C’era qualcosa di rilassante in tutto questo, come se mi cullassero. L’unica cosa era il fastidioso “bip” del mio cuore, sentirlo in diretta da quei macchinari mi dava l’ansia.
Poi mia cognata disse “eccola, adesso esce” e io vidi che sollevavano qualcosa, sentii un piccolo pianto, poi il dottore disse che la bimba gli aveva fatto la pipì addosso… non avevo fretta, sapevo dentro di me che tutto era ok, sapevo che di lì a poco me l’avrebbero fatta vedere, quando il dottore disse, con un’aria noncurante “ah! Nodo vero di funicolo!” e lì crollai. Sapevo che la piccola stava bene, e sapevo di avere sempre saputo dentro di me che ci sarebbe stato un nodo. E sapevo di aver rischiato. Se mi fosse iniziato il travaglio prima dell’operazione forse il nodo si sarebbe stretto. Se avessi fatto la manovra di versione coi dottori, si sarebbe stretto. E se la bimba fosse stata cefalica e fosse nata di parto normale forse scendendo si sarebbe stretto. In ogni caso sarebbe stata una complicazione pericolosa.
Ho iniziato a piangere un po’ per il sollievo un po’ per la paura, e per la fatalità della cosa. In ogni caso le cose sono andate così e per fortuna poco dopo mi hanno fatto vedere sto frugoletto violaceo in un telo verde, aveva i piedini in bocca poverina, che stretta stava dentro la pancia, e piangeva…
Poi l’hanno portata via, hanno iniziato a ricucirmi e ci mettevano una vita, io volevo solo che finissero presto… alla fine il medico mi è venuto vicino e mi ha salutata, e ho potuto vederlo, era tutto schizzato di sangue, che era sprizzato quando hanno tagliato il cordone. Sembrava un macellaio, io quasi svenivo pensando che quello era il mio sangue…
Di cosa successe dopo ricordo poco, non so perché. Mi portarono nella sala vicina, mi misero una coperta dato che tremavo, arrivò il mio compagno con la piccola Alice che si attaccò subito al seno e mi stupii di quanta forza avesse per succhiare. Poi mi ricordo che mi portarono in camera, ma è tutto molto sfumato. Ricordo che già in camera iniziavo a muovere le gambe di nuovo.
Nel complesso il cesareo è stato dolcissimo, ne avevo molta paura e invece…
La mia Alice per essere stata podalica e così tanto compressa nella pancia dato che alla fine avevo poco liquido è nata con la lussazione congenita dell’anca, una forma molto seria. Ha portato il gesso a un mese e mezzo di vita, poi un divaricatore per 6 mesi. Non è stata una passeggiata, ma ora è guarita (ha 10 mesi) e inizia già a camminare. È stata dura, ma non posso non pensare che forse se non fosse stata podalica non sarebbe qui ora.
Forse il mio modo di raccontare la cosa ha del tragico, anche il mio carattere è così, ma la cosa che ho imparato da tutto questo è che bisogna fidarsi del proprio istinto. E che certe cose se devono accadere accadono.
Tutto iniziò all’ecografia delle 32 settimane… la bimba era podalica… a nulla servirono giretti, scale, cioccolata calda… non si voleva girare. Fortunatamente la dottoressa riuscì a misurare tutto e tutto era nella norma. A un certo punto volle provare la modalità 3D per fare un filmatino… e la mia piccola aveva davanti una “sciarpina” disse lei, praticamente aveva il cordone davanti alla faccia e non si fece nessun filmato.
Da quel giorno un tarlo mi era entrato in testa, però, chissà come mai… sta sciarpina… era un periodo anche che stavo leggendo i vari racconti del parto e ricordo una che con terrore parlava di “nodo vero di funicolo”, praticamente quando il cordone fa in vero nodo che in travaglio può strizzarsi tanto da mettere a rischio il bimbo… non so perché l’ho associato alla mia situazione, ma da quell’ecografia in poi non riuscii più a togliermi sto pensiero dalla testa.
Nelle ecografie successive la bimba era sempre podalica… mi è stato anche proposto di provare a farla girare, prima con la moxa, poi con la manovra di versione, ma non me la sentivo, ho sempre rifiutato. Dentro di me pensavo che se si era messa così un motivo c’era…
Così si stabilì la data per il cesareo, il primo giorno della 38ma settimana. Pochi giorni prima della fatidica data ebbi delle contrazioni. Non erano forti ma erano ritmiche, andai subito al pronto soccorso e infatti mi ricoverarono per 3 giorni. La situazione rientrò nella normalità, ma mentre ero lì arrivò il primario per il giro visite, e mi consigliò “caldamente” di fare la manovra di versione, che sarebbe stato tutto sotto controllo ecografico, che al primo segno di sofferenza mi sarebbe stato fatto il cesareo che comunque avrei dovuto fare, allora perché non provare… al mio rifiuto si mostrò quasi offeso, e disse agli altri medici che non capiva “queste donne” che non si fidavano dei medici… io mantenni la mia decisione, comunque il suddetto primario decise di spostarmi l’intervento di una settimana perché secondo lui la 38ma era troppo presto.
Quindi arrivò il 3 febbraio, il giorno della nascita della mia bimba… ricordo che pioveva, ero contenta, adoro la pioggia… ricordo che ero enorme mentre mi lavavo e mi asciugavo i capelli, e pensavo che sarebbero stati gli ultimi miei momenti con la pancia… scrissi ancora 2 righe sul mio diario, mi vestii e andai.
In ospedale venni sistemata in una bella camera con 2 letti soli e mi venne data la vestaglia, feci la visita, mi rasarono, mi misero le calze antitrombo (in tutti i sensi) e mi misi sul letto ad aspettare. Vennero a prendermi e con tutto il letto mi trasportarono lungo i corridoi, ricordo le facce commosse dei miei genitori e del mio compagno mentre passavo… la pancia enorme sotto il lenzuolo… mia cognata che spingeva il lettino e mi tranquillizzava, lei è infermiera e sarebbe restata con me durante tutta l’operazione.
Confesso che sapere che mi avrebbero ravanato nella pancia mi faceva un certo senso… poi avevo letto che anche se sei anestetizzata senti comunque strattoni e movimenti, quindi avevo un po’ paura più che altro della mia reazione psicologica, essere sveglia ma con la pancia aperta, se ci si pensa è impressionante…
Arrivai nella sala preoperatoria, mi misero la flebo e il catetere (le infermiere dissero che il catetere era la cosa più fastidiosa di tutta l’operazione, e devo dire che per me è stato vero), poi aspettammo l’anestesista: mi dissero di andare sul lettino operatorio e io ci andai, con le infermiere che tenevano i tubicini, pensando che ormai ero in ballo e non si tornava più indietro. Mi fecero mettere seduta ed abbracciare l’infermiera, curvando la schiena. Sentii l’anestesista che mi passava qualcosa di umido sulla schiena in basso e poi mi toccava la colonna vertebrale. Disse “sentirai un piccolo pizzico” e poi disse “fatto”, e io davvero non sentii nulla! Ero molto sollevata, dato che ho paura degli aghi. Immediatamente sentii una sensazione come se un liquido caldo mi si fosse sparso sulle cosce, sapevo che era l’anestesia che arrivava, mi fecero mettere distesa e mi sentivo così sollevata, mi veniva da ridere. In poco tempo non sentii più le gambe, mi misero il telo davanti agli occhi e poi iniziai a sentire una serie di scrolloni e pensai che era come quando ti addormenti in treno, che i sussulti del treno ti si trasmettono nel corpo e ti senti sballottata ma piacevolmente. C’era qualcosa di rilassante in tutto questo, come se mi cullassero. L’unica cosa era il fastidioso “bip” del mio cuore, sentirlo in diretta da quei macchinari mi dava l’ansia.
Poi mia cognata disse “eccola, adesso esce” e io vidi che sollevavano qualcosa, sentii un piccolo pianto, poi il dottore disse che la bimba gli aveva fatto la pipì addosso… non avevo fretta, sapevo dentro di me che tutto era ok, sapevo che di lì a poco me l’avrebbero fatta vedere, quando il dottore disse, con un’aria noncurante “ah! Nodo vero di funicolo!” e lì crollai. Sapevo che la piccola stava bene, e sapevo di avere sempre saputo dentro di me che ci sarebbe stato un nodo. E sapevo di aver rischiato. Se mi fosse iniziato il travaglio prima dell’operazione forse il nodo si sarebbe stretto. Se avessi fatto la manovra di versione coi dottori, si sarebbe stretto. E se la bimba fosse stata cefalica e fosse nata di parto normale forse scendendo si sarebbe stretto. In ogni caso sarebbe stata una complicazione pericolosa.
Ho iniziato a piangere un po’ per il sollievo un po’ per la paura, e per la fatalità della cosa. In ogni caso le cose sono andate così e per fortuna poco dopo mi hanno fatto vedere sto frugoletto violaceo in un telo verde, aveva i piedini in bocca poverina, che stretta stava dentro la pancia, e piangeva…
Poi l’hanno portata via, hanno iniziato a ricucirmi e ci mettevano una vita, io volevo solo che finissero presto… alla fine il medico mi è venuto vicino e mi ha salutata, e ho potuto vederlo, era tutto schizzato di sangue, che era sprizzato quando hanno tagliato il cordone. Sembrava un macellaio, io quasi svenivo pensando che quello era il mio sangue…
Di cosa successe dopo ricordo poco, non so perché. Mi portarono nella sala vicina, mi misero una coperta dato che tremavo, arrivò il mio compagno con la piccola Alice che si attaccò subito al seno e mi stupii di quanta forza avesse per succhiare. Poi mi ricordo che mi portarono in camera, ma è tutto molto sfumato. Ricordo che già in camera iniziavo a muovere le gambe di nuovo.
Nel complesso il cesareo è stato dolcissimo, ne avevo molta paura e invece…
La mia Alice per essere stata podalica e così tanto compressa nella pancia dato che alla fine avevo poco liquido è nata con la lussazione congenita dell’anca, una forma molto seria. Ha portato il gesso a un mese e mezzo di vita, poi un divaricatore per 6 mesi. Non è stata una passeggiata, ma ora è guarita (ha 10 mesi) e inizia già a camminare. È stata dura, ma non posso non pensare che forse se non fosse stata podalica non sarebbe qui ora.
Forse il mio modo di raccontare la cosa ha del tragico, anche il mio carattere è così, ma la cosa che ho imparato da tutto questo è che bisogna fidarsi del proprio istinto. E che certe cose se devono accadere accadono.