Il gine parla di induzione, a me non va… dice che mi farà partorire giorno 06 ottobre, ma vuole vedermi l’1 per controllare. E dal controllo vede che il collo è pervio e non vuole rischiare che vada come la prima volta, a vagare in cerca di un pronto soccorso notturno, così mi dice tutto contento: “venga domani mattina alle otto che facciamo nascere sta guerriera”
No, dico io, la copertina a punto croce non è finita (certo, l’ho iniziata solo una settimana fa, Vittoria è stata male e mi ha assorbito completamente in questi giorni)…non posso ancora partorire, non sono pronta… niente da fare, è irremovibile.
Torno a casa un po’ stranita, non me l’aspettavo. Riguardo il borsone, è tutto ok. Mi spupazzo per benino Vittoria perché so che nei prossimi giorni la vedrò poco e mi mancherà come l’aria. Ricevo gente a cena ma il mio cervello è in stand-by.
Quanti pensieri…
Tu, piccola Elena, raggio di sole inaspettato. Tu, che non credevo saresti mai arrivata, hai deciso di sorprendermi continuamente. Con la notizia della tua presenza dentro me, con la tua forza nell’aggrapparti alla vita, e adesso con il tuo arrivo veloce. Il tuo papà è in estasi, non vede l’ora di conoscerti, e Vittoria aspetta la sua Enia picca picca… ok, è il tuo momento tesoro. Domani nascerai.
Di notte faccio un clistere (tanto non dormo) e passeggio un po’. Ho alcune contrazioni, penso che sia un buon segno. Spunta un timido sole. E’ giorno 02/10/09, e corriamo in H per conoscerti. Bacio forte Vittoria. Com’è piccola, eppure è già sorella maggiore!
Arriviamo in ritardassimo e mi catapultano in sala preparto per il gel.
L’ambiente è sereno, tante giovani ostetriche cortesi, Serena (mia cugina) con me e il mio gine scapigliato che sorride. Ok, si parte.
ORE 9: gel. Le contrazioni non partono.
ORE11: il gine decide di muovere un po’ le cose e mi rompe il sacco. Solo un po’ di fastidio. Nulla più.
ORE 14: Le contrazioni sono davvero poche e irregolari, le ostetriche cominciano a visitarmi ogni mezz’ora ma il tracciato è da manuale. Le mia piccola Elena scalcia come un puledrino e non vuole saperne di scendere giù. La striscia del tracciato è lunga ormai due metri, e tutte le partorienti della giornata mi sono già sfilate davanti… hanno sfornato tutte, manco solo io, ho tutto il reparto sul lettino che mi guarda e mi chiede “ancora nulla?” e io aspetto ancora le contrazioni “serie”….
ORE 16: Flebo di ossitocina. Ok, adesso le contrazioni sono più intense, ma non arrivano ancora al livello che io ricordo dal primo parto. Continuo ad aspettare quelle giuste, ma lo sconforto mi assale. E se ti stessi forzando inutilmente, piccola mia? Tu non vuoi proprio saperne di venire giù, inizio a dilatare ma la testa è altissima… Lasciano entrare il papi e Vittoria di nascosto, giusto per ridarmi un po’ di spinta emotiva. Il mio cuore scoppia alla loro vista, c’è un oceano d’amore dentro quella stanzetta plumbea. Ok, ripartiamo, li bacio forte e chiedo a Dio di sostenermi ancora. Il mio corpo è ok, ma il mio cervello inizia a pensare troppo e non mi aiuta… Chiedo di chiamare l’anestesista perché immagino di dover aspettare ancora tanto, vorrei l’epidurale.
Ore 17,45.: Le ostetriche dai visi buoni sussurrano che se non si muove nulla mi faranno il cesareo, in fondo sono ancora a metà dilatazione…. Arriva il mio gine, sempre più scapigliato e sorridente, senza neanche il camice. Alla parola “cesareo” scatta a molla, mi scopre, mi osserva e mi fa “alzati che andiamo in sala parto, stai per partorire” “Ma no, dottore, mi hanno appena detto che sto a metà strada…” “Ti ho detto ALZATI” e sorride… adoro quest’uomo e la serenità che riesce ad infondermi. Mi fido ciecamente. Aspetto che finisca una contrazione, scendo dal letto e mi trascino la mia asta della flebo fino al lettino da parto.
Non ho il tempo di sdraiarmi che lui mi fa una visita moooolto profonda e sento subito l’impulso di spingere. La testa è scesa giù e poggia sulla sua mano… incredibile, devo già spingere…..e le contrazioni? E l’epidurale? Seeeee non c’è tempo, Elena deve nascere adesso, subito.
Il gine quasi urla “non spingere, qualcuno chiami suo marito….” Già, mio marito… gli avevano appena detto che eravamo in alto mare, adesso gli prenderà un colpo, penso io… Ed eccolo che arriva, il mio uomo, il mio amore. Appena entra capisco che è il momento perché la sua faccia diventa paonazza alla vista della testolina metà fuori… mi dispiace un po’ che abbia visto proprio tutto, non volevo che si impressionasse, ma lui avanza tutto baldanzoso, infila al volo un camice, ed ha appena il tempo di afferrarmi il braccio per sostenermi che sento che arriva LA contrazione. Voglio qualcosa da stringere in mano, non hanno fatto in tempo neanche ad alzare le maniglie del lettino… e adesso a cosa mi aggrappo? Penso confusa… non c’è tempo, Elena preme forte.
Solo una spinta ed ELENA c’è. E’ su di me e urla fortissimo… e urlo anch’io, urlo “grazie Dio per questa meraviglia”. Guardo su e so che c’è e mi ha sentito. Non posso chiedere di più dalla vita.
La lavano e la vestono lì accanto, mentre mio marito accarezza un po’ lei e un po’ me durante il “rammendo”. All’improvviso qualcuno chiede l’ora della nascita, ma in quel trambusto nessuno l’ha segnata! Meno male che il papi ha scattato una foto, è da lì che scopriamo che la mia princi-bis è nata alle 17,50… in cinque minuti!
Che dire….
La felicità esiste…. Per me ha il volto di due principesse che si specchiano negli occhi dolci del loro papà.
