Alle 23.30 mi preparo per andare a letto, ma improvvisamente mi sento bagnata, mah…non starò per rompere il sacco? ma non doveva essere uno splash inconfondibile, boh? Vado in bagno mi cambio la biancheria e torno in camera da letto, ma lì in basso sento qualcosa di strano… chiamo il maritino e per non farlo precipitare gli dico: Gianky…forse ci siamo, mi sento che sta per succedere qualcosa. Per fortuna l’orario gli ha permesso di essere a casa in un batter d’occhio, ed io nel frattempo seguendo quasi alla lettera quanto appreso durante il corso pre-parto mi sono assicurata che nella valigia ci fosse tutto e rassicurando il maritino che tutto fosse sotto controllo ci siamo diretti in ospedale: E’ inutile dirvi che durante il tragitto io e il maritino ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: “Stiamo andando a conoscere Mattia!”
In ospedale si sono accertati che avessi rotto il sacco e mi hanno ricoverato, hanno cominciato con l'antibiotico e i monitoraggi, ma di contrazioni neanche l'ombra...dopo 36h si è deciso di somministrarmi la prima dose di gel mi fanno firmare l'autorizzazione in cui c'era scritto che nel 21% dei casi fallisce, dopo la prima, la seconda e la terza dose a distanza di 6 ore ciascuna nessuna contrazione, tutti (ostetriche, dottori, altre pazienti) mi prendevano in giro perché continuavo ad avere il sorriso sulle labbra (è una mia caratteristica) comunque il lunedì mattina si opta per la 4° dose e quella comincia a fare effetto, ma la dilatazione era ancora insignificante, quindi dopo altre 6 ore (alle 14.30) si passa alla flebo somministrata con il massimo dosaggio, e a quel punto sì che cominciano i dolori, ma con l'aiuto di mio marito e adottando la tecnica di respirazione appresa durante il corso preparto riesco a sopportare, ma dopo ogni due ore la dilatazione risultava ancora insufficiente e alle 20.30 si decide per il cesareo, viene l'anestesista e mi fa le varie domande di routine e firmo le varie autorizzazioni mi comunica che mi faranno l'anestesia generale a causa del numero basso di piastrine, al momento ci rimango male, (non potrò assistere alla nascita di mio figlio!) ma la cosa migliore era pensare alla salute mia e del piccolo, quindi il maritino dopo tutte le ore passate al mio fianco mi saluta con una carezza, dandomi l’in bocca al lupo (l'unico ostetrico che mi ha sostenuto è stato lui, quella sera la sala parto era super affollata e c'erano casi più urgenti del mio!)
Purtroppo non ho provato quello che la maggior parte delle mamme prova appena sente il primo vagito del proprio, il primo a stringere Mattia tra le proprie braccia è stato il suo papino, io nel frattempo mi stavo svegliando dall’anestesia, ricordo che non riuscivo a parlare, (la stessa sensazione di quando si sogna di voler parlare, ma non si riesce ad emettere alcun suono) avevo tanto freddo e con tanta fatica sono riuscita a proferire due parole: “mio bimbo” e “freddo io” al ché qualcuno mi ha risposto che il mio bimbo stava bene e che era bellissimo e poi mi hanno coperta.
Appena mi hanno portata in camera ed ho ripreso conoscenza il maritino mi ha portato la macchina fotografica con una ripresa del mio piccolo in incubatrice nel reparto di patologia neonatale, l’incontro di persona è avvenuto alle 12.00 del giorno dopo, appena le infermiere mi hanno chiesto se me la sentivo di andare a vedere il mio piccolo da sola oppure se avevo bisogno della sedia a rotelle (eravamo in due reparti diversi e un po’ distanti) una forza interiore mi ha aiutata ad andare da sola all’appuntamento con l’amore della mia vita.
