VIOLA 29/7/2009
Inviato: 5 ago 2009, 11:49
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Domenica 26 luglio vengo finalmente ricoverata al San Camillo, ho finito il tempo, sono a 41+1 e non sono tranquilla a stare a casa ad aspettare.
Sono in stanza con due ragazze: Roberta, giovanissima, che è lì dal giovedì precedente ed è al terzo giorno di induzioni che fino a quel momento non hanno dato risultati e Tiziana, ricoverata insieme a me, stessa DPP.
Subito vengo a sapere che l’ospedale ha l’abitudine di provarle tutte prima di intervenire con l’ossitocina, Roberta e il ragazzo sono furiosi, sono giorni che lei sta male, ma niente, sempre a 3cm. Il personale dice che cercano di dare la possibilità alla donna di fare un parto naturale, scoprirò presto che il gel di naturale ha davvero poco.
Il lunedì decidono di indurre me e Tiziana con le fettucce, ma il farmaco manca (!) e si passa direttamente al gel. L’ostetrica mi fa anche un po’ di manovrine dolorose e lì partono le prime contrazioni. Forti ma irregolari, tutto il giorno così.
Siamo monitorate e visitate spesso, nessuna novità per qualche ora.
Nel frattempo Roberta sta male e finalmente la portano su. Non ci rivedremo perché verrà spostata di reparto. Ma so che Flavia, la sua bimba, sta bene.
La notte Tiziana rompe le acque (quasi senza sentire contrazioni) e viene portata in sala parto (piccola nota: si era alzata per avvertire e l’ostetrica di turno prima l’ha quasi spintonata per farla tornare a letto poi, quando lei ha detto che forse si erano rotte le acque, le ha detto “macchè!!!” come se fosse una cosa impossibile e poi le ha chiesto di alzarsi per andare in stanza visite, Tiziana ha avuto una contrazione forte e avrebbe voluto aspettare un secondo, ma quella l’ha praticamente trascinata per un braccio dicendo sgarbatamente”eeeh! Che vuoi che sia una contrazione!!!”. Non le credeva. Fatta la visita ha dovuto darle ragione)
Tiziana è stata fortunata, poche ore di travaglio non troppo doloroso, due spinte e Beatrice è venuta fuori.
Io invece no. Contrazioni per ore ogni sei minuti, poi più distanziate. Non chiudo occhio.
Tiziana ritorna alle 6, fresca come una rosa, chiacchieriamo a lungo del parto.
Il giorno dopo decidono di rifarmi il gel, questa volte due dosi e nella cervice. Un male cane.
Partono subito contrazioni fortissime. Ogni 4-6 minuti contrazioni a 99 (100). Vengo visitata ma niente, tutto chiuso. Passerò la giornata così, dalle 10 di mattina alle 20 di sera a soffrire. Vengono a trovarmi mia mamma, Claudio, la mamma di Claudio. Cerco di camminare, mi appoggio al muro quando arriva la contrazione. Sono veramente dolorose. La sera non ne posso più . L’ostetrica di turno mi visita, 1cm scarso. Mi dice che devo distrarmi (!!??) e togliermi di dosso quell’atteggiamento di donna che sta per partorire e si appoggia al muro, perché ci vorrà tempo, non è ORA. Per i dolori mi da un buscopan. Esco e mi metto a piangere in corridoio.
Piangerò molto, tutta la notte.
La notte passa con contrazioni ogni 10-15, ma sempre fortissime. Non chiudo occhio. Il giorno dopo il dottore mi visita e mi dice che così non si può andare avanti (ma va??!!) e che mi avrebbe fatto rifare il gel la mattina e ripetuto la sera e, se non succedeva nulla , il giorno dopo cesareo, gli dico che non ce la faccio più, che sono d’accordo.
Avverto tutti, mi sento sollevata. Arriva l’ostetrica (la solita carina ma col french nails che ogni volta che mi visita mi spacca) mi mette il gel vaginale. Passano si e no 5 minuti e arriva una contrazione fortissima. Ma che succede? Non si ferma, sembra aumentare. Resisto si e no un minuto e poi chiamo. Mi mettono il monitoraggio, inizio ad urlare, loro sorprese. L e contrazioni si susseguono una dopo l’altra praticamente senza pausa: inizia a scendere che già riparte la successiva, mi contorco e urlo, improvvisamente sento spingere fortissimo dentro, mi sento spaccare, lo dico e l’ostetrica fa un salto, passa dall’altra parte e mi visita dicendo “ma non è che me la fai qui ora?” e invece sono sempre a 1cm. E qui inizia la paura: sento il cuore di Viola che va sempre più piano, dai suoi soliti 135 BPM arriva a 60, poi 40… Loro chiamano il medico che arriva, guarda il tracciato, mi guarda e…..”eeeeeeeeeeeh! quante storie! Ma se non sono ancora quelle dolorose!” e riesce. L’ostetrica a quel punto dice “lo facciamo partorire al dottore, che dici??!!” Lo richiamano, parlano un po’ e poi mi dicono che mi portano in sala parto. Tutta una corsa, con loro che cercavano i cambi, le analisi, i documenti e io che indicavo urlando.
Mando un sms a Claudio “cesareo ora corri” non riesco a scrivere di più.
In sala parto mi attaccano di nuovo al monitoraggio. A quel punto non ho più il controllo. Il mio è un urlo unico, solo quando sento il suo cuoricino andare in tilt tento di respirare bene, ma non mi riesce, non ce la faccio perché non ci sono pause per riprendersi, sono stremata!. Finalmente sento una voce che mi dice:”signora, adesso le facciamo il cesareo, va bene?” Mando sms a Claudio “corri”. Dico che voglio la spinale, non voglio essere addormentata. In sala parto sono “gentili” come in corsia (c’è da aprire un post a parte per il trattamento che ci ha riservato il personale, tutti, dagli infermieri alle ostetriche ai medici) mi sgridano perché peso (“la prossima volta non prendere tutti sti kg!, guarda che gambe! Non riusciamo a spostarti”), perché non mi muovo bene, perché mentre mi mette il catetere sento dolore, perché non collaboro, perché ho il reggiseno e una camicia da notte non adatta-e che ne sapevo io che sarei stata portata d’urgenza in sala operatoria??!!. Commentano con pietà le mie smagliature e si rimettono a parlare del mio peso.
L’unico gentile è l’anestesista, che sembra il nonno di Heidi, con la barba bianca e gli occhi buoni, la voce calme e dolce. Mi coccola proprio e guarda male gli altri. In poco tempo sono sdraiata, con le gambe che non sentono più. Chiedo se il mio compagno può entrare, so che in alcuni ospedali lo fanno, c’è il telo… Mi rispondono sgarbatamente “seeee…tu hai visto troppi film, bella mia! Qui siamo in sala operatoria, mica al cinema” Mi viene da piangere, immagino il dispiacere di Claudio, ma a quel punto so che doveva andare così. Mentre tirano fuori la mia Viola sento discorsi angoscianti su cesarei andati male, donne riaperte per ematomi o infezioni o altro, non è rassicurante, ma io penso solo a lei e quando sento alla radio Life in Technicolor dei Coldplay, mi metto a canticchiare, per allontanare la paura che lei stia male, per dirle “vieni fuori, amore mio” per trovare la forza. Mia figlia è nata in quel momento, alle 10,55 di mercoledì 29 luglio 2009. La sento. Ma non me la fanno vedere , poi verrò a sapere che di solito la mostrano subito alla mamma. Immagino che sia perché il chirurgo, quando ha aperto ha esclamato “Oddio! E che è qui??!!” Dopo collegherò il tutto alla sua sofferenza fetale… Sento anche qualcuno dire “…5giri di cordone” sul numero non sono sicura, però.
Vengo a sapere che Claudio è fuori. Non ho neanche la forza di chiedere se lei sta bene, temo la risposta, mi sento una madre cretina. Sarà l’anestesista a dirmelo, mentre mi accarezza il viso. Poi me la portano, avvolta in un telo, per il primo bacetto. Ha l’odore più buono del mondo. Piango. E sempre l’anestesista, sorridendo, mi asciuga le lacrime.
Quando mi portano fuori, Claudio è lì con le lacrime agli occhi, mi chiede come sto, mi dice che è bellissima, sta bene e che io sono stata tanto brava e coraggiosa. Lui era nella stanza accanto. Quando era arrivato gli avevano detto “si, ora le facciamo vedere la bimba e sua moglie” e lui era cascato dalle nuvole, perché non credeva avessi già fatto! Lo hanno lasciato con lei mentre mi ricucivano, a guardarla, ammirarla…
Il momento più bello finalmente arriva. Noi tre in una stanzetta, soli soletti, lei attaccata al seno. Non lo dimenticherò mai. Il momento più felice della mia vita.
Non mi soffermerò qui sul dopo, che è forse peggio del prima. Voglio scrivere ai giornali su questo. Scrivere di come sono stata trattata, dell’incompetenza, cattiveria, ignoranza, di gente che non sa mettere una flebo, che ti lascia sola, che non ti aiuta e, quando chiedi aiuto te, ti urla contro o fa finta di non sentire. Accenno solo che mia figlia, il giorno stesso che è nata, in orario di visite, era al nido e stava per soffocare con un rigurgito di meconio, mentre le puericultrici e ostetriche erano da un’altra parte a chiacchierare. Grazie al cielo mia suocera era lì e ha quasi sfondato la vetrata a pugni. Sono entrate, l’hanno presa , spogliata e le hanno infilato tubi ovunque, tutto davanti alla gente stupefatta. Una di queste “signore” ha avuto anche il coraggio, mentre me la portava per la poppata delle 19, di urlare in faccia a mia figlia, perché aveva di nuovo vomitato meconio, questa volta addosso ad un pupetto che era con lei nella culletta e le parole sono state “mannaggia a te! Già cominci a sputargli in faccia ai ragazzini italiani, eh!?” Nota bene: Viola era ovviamente registrata con mio cognome … straniero. Claudio ha chiesto spiegazioni, ma lei l’ha buttata sullo scherzo e allora anche lui fingendo di scherzare l’ha minacciata che se succedeva qualcosa al nido o se le veniva dato qualcosa di diverso dal mio latte, sarebbero stati cavoli suoi.
Questa è solo una “chicca” dei giorni trascorsi in quell’inferno di posto. Voglio ricordare per far si che altre non vivano la stessa mortificante e dolorosa esperienza. Affinchè nessun altro bimbo rischi la vita per venire al mondo per colpa di pratiche sbagliate.
Ora Viola è con me, a casa. Quando la macchina si è fermata davanti al portone, sono scoppiata a piangere e non riuscivo a scendere, non potevo crederci.
Hai avuto un inizio difficile, amore mio. Ma sono sicura che il tuo futuro sarà radioso, e quel leoncino che c’è in te saprà affrontare ogni difficoltà. Sei la nostra gioia più grande, Ti amiamo tanto.
Mamma e papà.
Domenica 26 luglio vengo finalmente ricoverata al San Camillo, ho finito il tempo, sono a 41+1 e non sono tranquilla a stare a casa ad aspettare.
Sono in stanza con due ragazze: Roberta, giovanissima, che è lì dal giovedì precedente ed è al terzo giorno di induzioni che fino a quel momento non hanno dato risultati e Tiziana, ricoverata insieme a me, stessa DPP.
Subito vengo a sapere che l’ospedale ha l’abitudine di provarle tutte prima di intervenire con l’ossitocina, Roberta e il ragazzo sono furiosi, sono giorni che lei sta male, ma niente, sempre a 3cm. Il personale dice che cercano di dare la possibilità alla donna di fare un parto naturale, scoprirò presto che il gel di naturale ha davvero poco.
Il lunedì decidono di indurre me e Tiziana con le fettucce, ma il farmaco manca (!) e si passa direttamente al gel. L’ostetrica mi fa anche un po’ di manovrine dolorose e lì partono le prime contrazioni. Forti ma irregolari, tutto il giorno così.
Siamo monitorate e visitate spesso, nessuna novità per qualche ora.
Nel frattempo Roberta sta male e finalmente la portano su. Non ci rivedremo perché verrà spostata di reparto. Ma so che Flavia, la sua bimba, sta bene.
La notte Tiziana rompe le acque (quasi senza sentire contrazioni) e viene portata in sala parto (piccola nota: si era alzata per avvertire e l’ostetrica di turno prima l’ha quasi spintonata per farla tornare a letto poi, quando lei ha detto che forse si erano rotte le acque, le ha detto “macchè!!!” come se fosse una cosa impossibile e poi le ha chiesto di alzarsi per andare in stanza visite, Tiziana ha avuto una contrazione forte e avrebbe voluto aspettare un secondo, ma quella l’ha praticamente trascinata per un braccio dicendo sgarbatamente”eeeh! Che vuoi che sia una contrazione!!!”. Non le credeva. Fatta la visita ha dovuto darle ragione)
Tiziana è stata fortunata, poche ore di travaglio non troppo doloroso, due spinte e Beatrice è venuta fuori.
Io invece no. Contrazioni per ore ogni sei minuti, poi più distanziate. Non chiudo occhio.
Tiziana ritorna alle 6, fresca come una rosa, chiacchieriamo a lungo del parto.
Il giorno dopo decidono di rifarmi il gel, questa volte due dosi e nella cervice. Un male cane.
Partono subito contrazioni fortissime. Ogni 4-6 minuti contrazioni a 99 (100). Vengo visitata ma niente, tutto chiuso. Passerò la giornata così, dalle 10 di mattina alle 20 di sera a soffrire. Vengono a trovarmi mia mamma, Claudio, la mamma di Claudio. Cerco di camminare, mi appoggio al muro quando arriva la contrazione. Sono veramente dolorose. La sera non ne posso più . L’ostetrica di turno mi visita, 1cm scarso. Mi dice che devo distrarmi (!!??) e togliermi di dosso quell’atteggiamento di donna che sta per partorire e si appoggia al muro, perché ci vorrà tempo, non è ORA. Per i dolori mi da un buscopan. Esco e mi metto a piangere in corridoio.
Piangerò molto, tutta la notte.
La notte passa con contrazioni ogni 10-15, ma sempre fortissime. Non chiudo occhio. Il giorno dopo il dottore mi visita e mi dice che così non si può andare avanti (ma va??!!) e che mi avrebbe fatto rifare il gel la mattina e ripetuto la sera e, se non succedeva nulla , il giorno dopo cesareo, gli dico che non ce la faccio più, che sono d’accordo.
Avverto tutti, mi sento sollevata. Arriva l’ostetrica (la solita carina ma col french nails che ogni volta che mi visita mi spacca) mi mette il gel vaginale. Passano si e no 5 minuti e arriva una contrazione fortissima. Ma che succede? Non si ferma, sembra aumentare. Resisto si e no un minuto e poi chiamo. Mi mettono il monitoraggio, inizio ad urlare, loro sorprese. L e contrazioni si susseguono una dopo l’altra praticamente senza pausa: inizia a scendere che già riparte la successiva, mi contorco e urlo, improvvisamente sento spingere fortissimo dentro, mi sento spaccare, lo dico e l’ostetrica fa un salto, passa dall’altra parte e mi visita dicendo “ma non è che me la fai qui ora?” e invece sono sempre a 1cm. E qui inizia la paura: sento il cuore di Viola che va sempre più piano, dai suoi soliti 135 BPM arriva a 60, poi 40… Loro chiamano il medico che arriva, guarda il tracciato, mi guarda e…..”eeeeeeeeeeeh! quante storie! Ma se non sono ancora quelle dolorose!” e riesce. L’ostetrica a quel punto dice “lo facciamo partorire al dottore, che dici??!!” Lo richiamano, parlano un po’ e poi mi dicono che mi portano in sala parto. Tutta una corsa, con loro che cercavano i cambi, le analisi, i documenti e io che indicavo urlando.
Mando un sms a Claudio “cesareo ora corri” non riesco a scrivere di più.
In sala parto mi attaccano di nuovo al monitoraggio. A quel punto non ho più il controllo. Il mio è un urlo unico, solo quando sento il suo cuoricino andare in tilt tento di respirare bene, ma non mi riesce, non ce la faccio perché non ci sono pause per riprendersi, sono stremata!. Finalmente sento una voce che mi dice:”signora, adesso le facciamo il cesareo, va bene?” Mando sms a Claudio “corri”. Dico che voglio la spinale, non voglio essere addormentata. In sala parto sono “gentili” come in corsia (c’è da aprire un post a parte per il trattamento che ci ha riservato il personale, tutti, dagli infermieri alle ostetriche ai medici) mi sgridano perché peso (“la prossima volta non prendere tutti sti kg!, guarda che gambe! Non riusciamo a spostarti”), perché non mi muovo bene, perché mentre mi mette il catetere sento dolore, perché non collaboro, perché ho il reggiseno e una camicia da notte non adatta-e che ne sapevo io che sarei stata portata d’urgenza in sala operatoria??!!. Commentano con pietà le mie smagliature e si rimettono a parlare del mio peso.
L’unico gentile è l’anestesista, che sembra il nonno di Heidi, con la barba bianca e gli occhi buoni, la voce calme e dolce. Mi coccola proprio e guarda male gli altri. In poco tempo sono sdraiata, con le gambe che non sentono più. Chiedo se il mio compagno può entrare, so che in alcuni ospedali lo fanno, c’è il telo… Mi rispondono sgarbatamente “seeee…tu hai visto troppi film, bella mia! Qui siamo in sala operatoria, mica al cinema” Mi viene da piangere, immagino il dispiacere di Claudio, ma a quel punto so che doveva andare così. Mentre tirano fuori la mia Viola sento discorsi angoscianti su cesarei andati male, donne riaperte per ematomi o infezioni o altro, non è rassicurante, ma io penso solo a lei e quando sento alla radio Life in Technicolor dei Coldplay, mi metto a canticchiare, per allontanare la paura che lei stia male, per dirle “vieni fuori, amore mio” per trovare la forza. Mia figlia è nata in quel momento, alle 10,55 di mercoledì 29 luglio 2009. La sento. Ma non me la fanno vedere , poi verrò a sapere che di solito la mostrano subito alla mamma. Immagino che sia perché il chirurgo, quando ha aperto ha esclamato “Oddio! E che è qui??!!” Dopo collegherò il tutto alla sua sofferenza fetale… Sento anche qualcuno dire “…5giri di cordone” sul numero non sono sicura, però.
Vengo a sapere che Claudio è fuori. Non ho neanche la forza di chiedere se lei sta bene, temo la risposta, mi sento una madre cretina. Sarà l’anestesista a dirmelo, mentre mi accarezza il viso. Poi me la portano, avvolta in un telo, per il primo bacetto. Ha l’odore più buono del mondo. Piango. E sempre l’anestesista, sorridendo, mi asciuga le lacrime.
Quando mi portano fuori, Claudio è lì con le lacrime agli occhi, mi chiede come sto, mi dice che è bellissima, sta bene e che io sono stata tanto brava e coraggiosa. Lui era nella stanza accanto. Quando era arrivato gli avevano detto “si, ora le facciamo vedere la bimba e sua moglie” e lui era cascato dalle nuvole, perché non credeva avessi già fatto! Lo hanno lasciato con lei mentre mi ricucivano, a guardarla, ammirarla…
Il momento più bello finalmente arriva. Noi tre in una stanzetta, soli soletti, lei attaccata al seno. Non lo dimenticherò mai. Il momento più felice della mia vita.
Non mi soffermerò qui sul dopo, che è forse peggio del prima. Voglio scrivere ai giornali su questo. Scrivere di come sono stata trattata, dell’incompetenza, cattiveria, ignoranza, di gente che non sa mettere una flebo, che ti lascia sola, che non ti aiuta e, quando chiedi aiuto te, ti urla contro o fa finta di non sentire. Accenno solo che mia figlia, il giorno stesso che è nata, in orario di visite, era al nido e stava per soffocare con un rigurgito di meconio, mentre le puericultrici e ostetriche erano da un’altra parte a chiacchierare. Grazie al cielo mia suocera era lì e ha quasi sfondato la vetrata a pugni. Sono entrate, l’hanno presa , spogliata e le hanno infilato tubi ovunque, tutto davanti alla gente stupefatta. Una di queste “signore” ha avuto anche il coraggio, mentre me la portava per la poppata delle 19, di urlare in faccia a mia figlia, perché aveva di nuovo vomitato meconio, questa volta addosso ad un pupetto che era con lei nella culletta e le parole sono state “mannaggia a te! Già cominci a sputargli in faccia ai ragazzini italiani, eh!?” Nota bene: Viola era ovviamente registrata con mio cognome … straniero. Claudio ha chiesto spiegazioni, ma lei l’ha buttata sullo scherzo e allora anche lui fingendo di scherzare l’ha minacciata che se succedeva qualcosa al nido o se le veniva dato qualcosa di diverso dal mio latte, sarebbero stati cavoli suoi.
Questa è solo una “chicca” dei giorni trascorsi in quell’inferno di posto. Voglio ricordare per far si che altre non vivano la stessa mortificante e dolorosa esperienza. Affinchè nessun altro bimbo rischi la vita per venire al mondo per colpa di pratiche sbagliate.
Ora Viola è con me, a casa. Quando la macchina si è fermata davanti al portone, sono scoppiata a piangere e non riuscivo a scendere, non potevo crederci.
Hai avuto un inizio difficile, amore mio. Ma sono sicura che il tuo futuro sarà radioso, e quel leoncino che c’è in te saprà affrontare ogni difficoltà. Sei la nostra gioia più grande, Ti amiamo tanto.
Mamma e papà.