Accendo la tv ma non ricordo neanche cosa ho visto: anche se avevo già avuto un falso allarme cinque giorni prima, avvertivo dentro un qualcosa che mi diceva che quella era la volta giusta e ogni contrazione mi emozionava. Passa un’ora… 5.26…5.36…5.46…….cominciano a regolarizzarsi sui 10 minuti una dall’altra. Alle 6 mi viene una gran fame, mi faccio la doccia e poi una super colazione, di quelle che piacciono a me.
Verso le 7.30 torno in camera mi sdraio vicino a mio marito e gli dico: ”Non ne sono proprio sicura, ma potremmo esserci, ancora è presto per andare in ospedale ma è meglio avvertire i tuoi” . I miei suoceri e le mie cognate devono fare Messina-Roma, se vogliono fare in tempo devono sbrigarsi!
9.04…9.06…9.10…9.13… non sono più tanto regolari ma sono decisamente più forti, quando ne arriva una devo smettere di parlare e appoggiarmi da qualche parte, comunque sbrigo lo stesso qualcosa per casa e aiuto mio marito a preparare il letto per i suoi.
Verso le 10.30 usciamo per andare in ospedale, io preferirei fare un bel pezzo di travaglio a casa ma almeno ci daranno la certezza che ci siamo per davvero! E’ strano uscire di casa, è un momento a cui ho pensato così tante volte! E’ una bella giornata, il cielo è azzurro e il sole caldo, parliamo poco in macchina, è un momento speciale, mi accorgo di sorridere anche durante i dolori. Mi dispiace solo di non esserci fatti una foto prima di uscire di casa come avevo pensato.
In ospedale decidono di ricoverarmi: ho due cm di dilatazione, il collo dell’utero completamente appianato e la testina di Andrea è bassa. Mi vengono le lacrime per l’emozione…tra poco vedrò il mio piccolino! Mi attaccano al monitoraggio (che gioia le contrazioni subite distesa di schiena!) e do’ la notizia a Daniele che, sconvolto, continua a chiedere all’ostetrica:” Ma allora la tenete? Ma allora la ricoverate?”

Altra visita e altro monitoraggio, perdo parecchio sangue e un po’ mi preoccupo ma Andrea sta benissimo, si muove tanto e non è proprio il massimo sentire i suoi piedini durante le contrazioni. Fanno entrare Dani, chiacchieriamo un po’, dopo una contrazione particolarmente forte mi viene un po’ di paura e mi esce qualche lacrimuccia, più per sfogare la tensione che per altro.
Dato che per avere una persona ad assistere si deve stare già in sala travaglio e la mia dilatazione ancora non è a quel punto, decidiamo insieme che è inutile che Dani stia fuori dal reparto ad aspettare per chissà quante ore. Quando se ne va inizio a fare su e giù per il corridoio, piegandomi in due e appoggiandomi al muro con la schiena ad ogni contrazione, piazzandomi ogni volta con precisione millimetrica sotto il cartello con scritto “Vietato appoggiarsi ai muri” (chissà perché poi? Forse perché arrivate al 9° mese pesiamo talmente tanto che c’è il rischio di far cadere le pareti?).
Verso le 13 i dolori iniziano ad essere davvero pesanti, la mia compagna di stanza mi suggerisce di farmi visitare di nuovo, barcollando torno in sala visite…delusione, sto solo a tre cm. Telefono a Dani che mi fa:”Allora vai un po’ a rilento”, io: “Eh sì”…..le ultime parole famose….le contrazioni si fanno improvvisamente dolorosissime e luuuuuuuuuuuuuuuuunghe, tanto che non posso fare a meno di lamentarmi anche se quando c’è l’ostetrica o il ginecologo cerco di controllarmi. In un’ora arrivo a 7 cm! Contrordine: “Dani qui le cose si sono sveltite, torna indietro!”. Dolorante e piegata in due torno in stanza, recupero un paio di super assorbenti ( ho perso un sacco di sangue per tutto il travaglio) il mollettone per i capelli ( che non ritroverò mai più) e soprattutto il primo cambio del mio bambino.
L’ostetrica che mi accompagna in sala travaglio si stupisce perché non mi lamento…mi stupisco pure io ma riesco a lasciarmi andare solo da sola. Conosco Erika, l’ostetrica che mi seguirà per tutto il parto: ancora non lo posso sapere, ma sono stata davvero fortunata a partorire con lei.
Tra un monitoraggio e l’altro le cose procedono: i dolori sono sempre più forti. Ad un certo punto chiedo se c’è un bagno, Erika mi chiede se devo fare pipì, io rispondo che no, devo fare...mmm…un’altra cosa…e lei:”Aspetta che ti visito, non credo sia quello che pensi”. Infatti….non riesco a crederci ma quello stimolo è la testina di Andrea! Mi chiede se ho dei parenti fuori, dico di no, Dani non è ancora arrivato e neanche i miei genitori. Qui ho un attimo di scoraggiamento: sto in pieno travaglio, le contrazioni mi fanno stare malissimo e sono soooooolaaaaaaa


Finalmente arriva Dani e mi sento rinascere. (Questa però la devo raccontare. Mio marito è il classico uomo che non sa cercare le cose, per fargli trovare quello che cerca gli devo dare indicazioni tipo: ”Camera da letto. Comò. Primo cassetto. A destra.”. Poco prima che arrivasse mi telefona e tutto agitato mi fa:” Dov’è la fotocameraaaaaaaaaa?” e io, in pieno travaglio, con 8 cm di dilatazione, a dargli indicazioni:”Soggiorno. Mobile. Cassetto sotto la tv. :ahah ”). Gli spiego cosa mi succede durante le contrazioni in modo che non si preoccupi troppo, ma lui non si lascia impressionare, anzi, mi è di sostegno e conforto, mi incoraggia e sostiene e soprattutto si fa stritolare le mani!
A un certo punto le cose rallentano, le contrazioni sono fortissime ma non ci schiodiamo dagli 8 cm. Erika decide di rompermi le acque, aspetta una contrazione e …splash! Mi inonda un liquido caldo. Io urlo di dolore, lei stralunata mi fa:”Ma mica fa male!” e io:”Quello no ma la contrazione siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”. I momenti peggiori sono le visite e i monitoraggi, durano pochi attimi ma è tremendo stare distesa di schiena con quei dolori disumani. L’unica posizione che mi permette, non dico di stare bene ma almeno di respirare, è in piedi, piegata in avanti con i gomiti poggiati sul letto, cercando di dondolare un po’ i fianchi e stringendo forte le mani di Daniele.
Sono su per giù le cinque quando sento che devo spingere, mi portano uno sgabello da parto, mi ci siedo e mi appoggio a Dani che, seduto anche lui, mi sorregge da dietro. Appena mi siedo sento una spinta di una forza inimmaginabile e mi parte un urlo, non sono io a decidere di urlare per, ad esempio, sfogare il dolore, ma è un urlo che parte da dentro , spontaneo, non è neanche la mia voce quella che sento. Così anche per le spinte che avverto, dico “che avverto” e non “che do’” perché la sensazione è quella: una spinta incontrollabile e spaventosamente forte e dolorosa che nasce da sola, tutta potenza e istinto. Erika mi dice di non spingere perché anche se la dilatazione è completa, al collo dell’utero serve ancora un piccolo appianamento. E’ questo il momento più difficile di tutto il parto: riuscire a non spingere. Quell’impulso irrefrenabile è stata l’esperienza più dolorosa e intensa della mia vita, ma anche la più incredibile: in quei momenti, mentre respiri “a cagnolino” sola dalla bocca cercando di controllare l’incontrollabile, senti chiaramente che il tuo corpo è stato fatto per quello e nient’altro, che tutto è perfetto e come dovrebbe essere per quanto doloroso e insopportabile sia. A ogni contrazione+spinta controllata Erika mi abbassa con le dita quel piccolo lembo che ancora rimane e ogni volta mi sembra di morire, mi appoggio a dani e prego che non duri ancora tanto.
Finalmente alle 5.30 arrivano le parole magiche: siamo pronti per la sala parto. E’ di fronte alla sala travaglio ma mi sembra impossibile arrivarci a piedi, invece ci riesco, e riesco pure ad arrampicarmi per i tre gradini fino al lettino. Non ho la forza di dirlo, ma sento che sarebbe stato meglio rimanere sullo sgabello. Lì le spinte venivano da sole, qui devo darmi da fare io. Tirano fuori dal lettino delle maniglie e mi dicono di aggrapparmi lì per spingere meglio mentre dani mi tiene sollevata la testa. Ogni volta che sento arrivare la contrazione dico:”Dani su!”, lui mi solleva la testa, io mi aggrappo alle maniglie e spingo più forte che posso fra la ola del pubblico: la sala parto è piena di gente, Erika, due ostetriche ai lati del lettino tipo l’asinello e il bue, l’ostetrica che mi ha ricoverata la mattina, quella che mi ha seguita in reparto e la neonatologa!
A un certo punto Erika dice:” Si vede la testa, vuoi toccarla?” e io:”NO!”, e dani:”Ma che è? Quella cosa viola e pelosa?”. Poi mi dice che devo dare solo un’altra spinta e poi Andrea sarà fuori. Io non ci credo, penso che lo dicono sempre per spronarci, è solo mezz’ora che sto spingendo. Arriva la contrazione, “Dani su!”, spingo, sento un gran bruciore, come di punture di spilli e la sensazione di spaccarmi. Spingo più forte che posso aggrappandomi alle maniglie fin quasi a sollevarmi, urlo forte e……finalmente sento sgusciare via qualcosa di grande e subito dopo qualcosa di piccolo. Non ho neanche il tempo di preoccuparmi che stia bene perché Andrea piange subito a pieni polmoni. Me lo mettono sul petto , mi guarda e smette per un attimo, poi riprende. E’ tutto viola, grinzoso, e ha un odore particolare che non ho mai sentito ma che non so perché riconosco. Ha un Apgar di 10 fin dal primo minuto. E’ bellissimo. E’ il mio piccolino, un fagottino caldo caldo. E’ Bozzetto, come lo abbiamo chiamato per tutto la gravidanza visti i bozzi che faceva nella pancia. Dani mi bacia mille volte e mille volte dice:”Grazie”. Facciamo delle foto (potete vederle nel foto album) ma io quasi non me ne accorgo. Gli tagliano il cordone e anche qui Erika mi chiede se lo voglio vedere e io:”NO!” (le cose viscide mi fanno senso non ci posso fare niente!). Poi lo portano da un’altra parte per lavarlo e cambiarlo e Dani va con lui.
E’ il momento del secondamento e pure qua servono le spinte, solo che sono davvero esausta e poi non ho neanche lo stimolo di fare presto per vedere Andrea, che me ne frega della placenta? Infatti: “Vuoi vedere la placenta?” “NO!”. Ho subito solo due piccole lacerazioni, per una non servono neanche i punti.
Finalmente mi portano fuori (tralascio la parte in cui dal lettino della sala parto mi sono dovuta spostare sulla barella…sembravo un tricheco ubriaco) e posso rivedere il mio amore, vestito con la sua prima tutina, tutta bianca con un orsetto vestito da marinaio e la scritta “Mini sailor”

E’ passato quasi un mese (difficilissimo sia per svariati problemi che ha avuto sia Andrea che noi) e ancora mi sembra tutto un sogno, come mi sembrava un sogno essere incinta…eppure no, è tutto vero!
Andrea, nato il 18 giugno 2009 alle 17.57, 2.910kg per 49 cm.