Marco, il mio piccolo principe
Inviato: 28 apr 2009, 11:39
Marco è nato in una meravigliosa giornata di sole: un cielo spalancato d'azzurro e qualche nuvoletta spennellata sapientemente per spezzarne la monotonia.
I nove mesi che l’hanno condotto fin qui sono stati intensi, cullare un sogno non è cosa da poco, e sebbene all’inizio tutto cospirasse contro questo minuscolo esserino lui si è aggrappato alla vita con tenacia e ha vinto la sua battaglia sulla grettezza delle menti umane.
E’ il 23 febbraio, in cielo il manto di velluto nero è punteggiato da milioni di stelle e alle 5,30 suona la sveglia.
Salto su dal letto e il futuro papà, emozionato come fosse il primo figlio, scatta le ultime foto al pancione, se lo coccola e dà appuntamento al cucciolo per le nove al massimo.
Prima di uscire vado in cameretta a dare un saluto alle mie bimbe che dormono, serene e dolcissime… mi mancheranno, ma al rientro a casa saremo in 5 e il pensiero mi strappa una piega incerta tra gioia e preoccupazione. Ho riflettuto tante volte su come sarebbe stato arduo non trascurare nessuno, avere sempre tempo e risorse per tutti e tre i miei bambini e ormai i progetti stanno per cedere lo scettro alla realtà.
Si va in ospedale: è ora, non vorremo arrivare in ritardo al nostro primo incontro con Marco?!
Busso alla porta della sala parto e col primo cambio di Marco entro in un mondo di camici verdi, letti dall’aspetto inquietante e tenerissimi vagiti sonori.
L'ostetrica che mi prende in consegna è una donna sulla cinquantina molto gentile e sicura di sè, parliamo del più e del meno e in un attimo sono già depilata e col catetere inserito. Per la flebo invece devo sopportare 4 buchi ma alla fine trova la vena che la convince e inizia il viaggio verso la sala operatoria.
Con meraviglioso sollievo trovo l'anestesista che speravo ci fosse, un angelo in camice verde e cuffietta di topolino che mi mette a mio agio e mi fa respirare qualcosa da una mascherina. Mi dice di chiudere gli occhi ma io di cuffiette con topolino ne vedo tre e la cosa mi fa ridere a crepapelle.
All’improvviso le tre facce dell'anestesista non sono più tanto divertenti... ho male alla pancia e la ginecologa mi dice che tutto è andato benone e Marco è in perfetta salute.
In quell'attimo metto a fuoco che il cesareo è finito e che il mio ometto è finalmente nato!
Poco dopo mi portano in camera ma il male alla pancia mi fa lamentare. Possibile che con la morfina in vena si senta tanto dolore?
Dopo circa un quarto d'ora però la morfina inizia a fare effetto e quando l'infermiera mi porta mio figlio tutto scompare per lasciare posto unicamente a un visino perfetto, un piccolo fagottino vestito d'azzurro che apre i suoi occhioni blu per vedere che faccia ha questa mamma di cui conosce la voce.
E' meravigliosamente bello, profuma di vita. E’ mio, mio come lo è il mio cuore, eppure è soltanto in prestito, non potrò altro se non custodirlo, amarlo e insegnargli a volare.
Offrirgli i tesori che i miei occhi vedono, accettando però che lui segua altre strade e s’innamori di altri universi.
Com’è piccolo, eppure, con una forza che solo la natura sa dare, si attacca al seno e inizia a ciucciare.
Ecco, adesso siamo nuovamente uno e il papà, commosso, si unisce all’abbraccio sottile che suggella l’incantesimo della vita che si rinnova.
I nove mesi che l’hanno condotto fin qui sono stati intensi, cullare un sogno non è cosa da poco, e sebbene all’inizio tutto cospirasse contro questo minuscolo esserino lui si è aggrappato alla vita con tenacia e ha vinto la sua battaglia sulla grettezza delle menti umane.
E’ il 23 febbraio, in cielo il manto di velluto nero è punteggiato da milioni di stelle e alle 5,30 suona la sveglia.
Salto su dal letto e il futuro papà, emozionato come fosse il primo figlio, scatta le ultime foto al pancione, se lo coccola e dà appuntamento al cucciolo per le nove al massimo.
Prima di uscire vado in cameretta a dare un saluto alle mie bimbe che dormono, serene e dolcissime… mi mancheranno, ma al rientro a casa saremo in 5 e il pensiero mi strappa una piega incerta tra gioia e preoccupazione. Ho riflettuto tante volte su come sarebbe stato arduo non trascurare nessuno, avere sempre tempo e risorse per tutti e tre i miei bambini e ormai i progetti stanno per cedere lo scettro alla realtà.
Si va in ospedale: è ora, non vorremo arrivare in ritardo al nostro primo incontro con Marco?!
Busso alla porta della sala parto e col primo cambio di Marco entro in un mondo di camici verdi, letti dall’aspetto inquietante e tenerissimi vagiti sonori.
L'ostetrica che mi prende in consegna è una donna sulla cinquantina molto gentile e sicura di sè, parliamo del più e del meno e in un attimo sono già depilata e col catetere inserito. Per la flebo invece devo sopportare 4 buchi ma alla fine trova la vena che la convince e inizia il viaggio verso la sala operatoria.
Con meraviglioso sollievo trovo l'anestesista che speravo ci fosse, un angelo in camice verde e cuffietta di topolino che mi mette a mio agio e mi fa respirare qualcosa da una mascherina. Mi dice di chiudere gli occhi ma io di cuffiette con topolino ne vedo tre e la cosa mi fa ridere a crepapelle.
All’improvviso le tre facce dell'anestesista non sono più tanto divertenti... ho male alla pancia e la ginecologa mi dice che tutto è andato benone e Marco è in perfetta salute.
In quell'attimo metto a fuoco che il cesareo è finito e che il mio ometto è finalmente nato!
Poco dopo mi portano in camera ma il male alla pancia mi fa lamentare. Possibile che con la morfina in vena si senta tanto dolore?
Dopo circa un quarto d'ora però la morfina inizia a fare effetto e quando l'infermiera mi porta mio figlio tutto scompare per lasciare posto unicamente a un visino perfetto, un piccolo fagottino vestito d'azzurro che apre i suoi occhioni blu per vedere che faccia ha questa mamma di cui conosce la voce.
E' meravigliosamente bello, profuma di vita. E’ mio, mio come lo è il mio cuore, eppure è soltanto in prestito, non potrò altro se non custodirlo, amarlo e insegnargli a volare.
Offrirgli i tesori che i miei occhi vedono, accettando però che lui segua altre strade e s’innamori di altri universi.
Com’è piccolo, eppure, con una forza che solo la natura sa dare, si attacca al seno e inizia a ciucciare.
Ecco, adesso siamo nuovamente uno e il papà, commosso, si unisce all’abbraccio sottile che suggella l’incantesimo della vita che si rinnova.