
Ero in ospedale da diversi giorni per tenerti sotto controllo, a causa del tuo iposviluppo e di una mia presunta preeclampsia. La sera del 17 ottobre una dottoressa entra nella stanza e mi comunica, a dire il vero con molto poco tatto, che il giorno seguente mi avrebbero indotto il parto e che, in ogni caso, se non avessi risposto come sperato tu, comunque, saresti nato. Immagina un po’ in quale stato eccitativo sono precipitata! Il tuo papà era andato via da poco, l’ho subito raggiunto al cellulare per comunicargli che il suo primo figlio sarebbe nato, con molta probabilità, il suo stesso giorno! Quale migliore regalo di compleanno?
Non so come ma la notte sono riuscita a dormire abbastanza bene e, al mio risveglio, anche se piena di paure, ero pronta ad iniziare questa nuova avventura insieme a te, piccolino mio.
Alle 09:30 i medici hanno iniziato l’induzione mediante un gel che mi avrebbe provocato le contrazioni. Sapevo che questo tipo di procedura porta ad avere dolori molto più forti in tempi relativamente brevi, ma non vedevo l’ora di saperti sano e forte, del resto mi importava davvero poco.
Alle 18:00 mi ha visitata il prof. F, che ha trovato l’utero raccorciato ed aperto di circa tre centimetri! Si va in sala travaglio, solo io, te e il tuo papà!
Ero eccitatissima ma al contempo tranquilla e piena di energie, anche perché a 4 cm di dilatazione avrei chiesto l’epidurale!
Entriamo nella sala travaglio Girasole, tutta gialla, mi attaccano il monitoraggio e mi visitano di nuovo, nel frattempo le contrazioni si fanno più forti, io sento freddo dalla vita in giù e caldo dalla vita in su, tra una contrazione e l’altra mi appisolo, e il tuo papà è lì che si mangia le unghie, mi sa che l’ho anche trattato un po’ male richiedendo un suo maggiore sostegno!
Ad un certo punto, non so che ora fosse, la situazione è precipitata… quando io avevo la contrazione il tuo cuoricino, stella mia, rallentava, rallentava sempre di più. Pieni di paura per la tua salute abbiamo chiamato l’ostetrica, che ci ha detto che in certi casi questa cosa è normale, che dovevamo stare tranquilli perché controllati dalla postazione centrale, che a breve sarebbe passato il ginecologo di turno per decidere cosa fare.
Bè, a stare tranquilla io non ci sono riuscita, ogni volta che sentivo decelerare il tuo battito, il mio cuore si fermava; cercavo di fare dei profondi respiri per mandarti più ossigeno, ma non è che servisse a molto ed io stavo davvero morendo di ansia, quasi non sentivo più il dolore, pensavo solo a mio figlio.
Alle 21:00 mi visitano di nuovo, la situazione è rimasta più o meno invariata, si prospetta un lungo travaglio. Dentro di me urlo: non importa, basta che Alberto stia bene!
Arriva il ginecologo che mi spiega che, se tra un’ora il parto non si è aperto di più, opteranno per un cesareo, per evitare ulteriore sofferenza fetale. Dentro di me urlo: non importa, basta che Alberto stia bene!
L’ora successiva è stata la più brutta della mia vita, e credo anche quella del tuo papà.
Il battito del tuo cuore non migliorava, ad ogni contrazione una stilettata di paura si conficcava nel mio petto, ma cosa stanno ancora ad aspettare, che mio figlio muoia? L’ho pensato, l’ho temuto ed ho vissuto il cesareo come la salvezza per te.
Alle 22:00 il parto era aperto di soli 4 cm, mi hanno preparata per il cesareo, ho dovuto salutare il tuò papà, anche se non avrei mai e poi mai voluto rimanere sola. Ho chiesto che ti portassero a tuo padre, appena nato, visto che io non ti avrei potuto stringere. Mi hanno fatto firmare per un tuo eventuale trasferimento presso la terapia intensiva neonatale di un altro ospedale, nel caso in cui tu fossi stato troppo sotto i 2 kg, ed io ho pregato ogni istante perché non volevo che ti portassero via da me.
Sono arrivata in sala operatoria in condizioni psicofisiche pietose, tremavo dalla testa ai piedi come una foglia, volevo che mi dicessero che mio figlio stava bene!
Fortunatamente ho ritrovato ad assistermi la stessa anestesista della discectomia e il dr. Tommaso, lo specializzando che ti monitorizzò durante l’altro intervento.
E si diede inizio alle danze! Prima l’anestesia peridurale, di cui ricordo la sgradevole scossa all’inserimento del cateterino. Poi, quando ho perso completamente sensibilità all’addome e alle gambe, hanno iniziato l’intervento.
Io sono rimasta mezza assopita fino a quando ho sentito il ginecologo che diceva “eccolo!”.
A quel punto ho cercato gli occhi dell’anestesista, che aveva sbirciato sopra il telo sin dall’inizio, e lei mi ha accarezzato il viso e mi ha detto “è un maschietto, è bellissimo ed è biondo come te! E sta bene!”
Io ho iniziato a piangere tutte le lacrime che avevo in corpo, quelle di gioia, quelle della paura trattenute prima, quelle della sf**a che mi ha perseguitata per nove mesi, quelle di sollievo nel sapere mio figlio sano e forte, anche se un po’ piccolino! Non tanto però da avere bisogno del TIN!!
Ho sentito il tuo primo vagito e continuavo a piangere, mi hanno detto che stavi godendoti le coccole del tuo papà e io ho continuato a piangere, hanno portato l’incubatrice con dentro quel frugoletto che eri e io non ho mai smesso di piangere!! Avrei tanto voluto abbracciarti, ma a causa del freddo mi hanno detto che era meglio non rischiare, e allora ti ho guardato con tutto l’amore che ho sentito scoppiarmi dentro, e ho contato i minuti che mi hanno separata da te, anche se poi sei stato 7 giorni nel centro immaturi, di cui 5 in incubatrice.
Ho continuato a piangere anche mentre mi mettevano i punti, con una dottoressa che, per distrarmi un po’, mi ripeteva che i miei addominali d’acciaio le stavano rendendo la saturazione particolarmente difficile!
Alberto, sei nato alle 23:48 del 18 ottobre 2006, pesavi 1980 kg per 43 cm di lunghezza. Il nostro scricciolo, ed eri già bellissimo!
Non dimenticherò mai quei momenti, né quelli che seguirono, quando il tuo papà è entrato in sala operatoria per sapere se stavo bene, beccandosi un urlo dei medici, e quando insieme abbiamo pianto di gioia perché tu stavi bene!
Ho chiesto quanto pesavi, se stavi bene, dove ti portavano e l’ora della tua nascita, poi mi sono addormentata con il sorriso sulle labbra.
E, dimenticati i primi difficili giorni in ospedale, adesso siamo a casa, presi da poppate, ragadi, pannolini e notti in bianco! Ma siamo felici perché, nonostante tutto, tu sei davvero meraviglioso!