
Meglio tardi che mai!
Erano già passate due settimane dalla perdita del tappo ed i monitoraggi non segnalavano nessuna contrazione significativa.
La mattina del 25 luglio mi recai all’ospedale per l’ennesimo monitoraggio e l’unica cosa che mi riscontrarono fu la pressione alta. Tornai a casa verso le 12.30, pranzai e mi stesi sul divano con il mio inseparabile PC. Un giretto su GOL, una sbirciata alla posta elettronica… ad un certo punto, verso le 15.15 sento uno scoppio dentro alla pancia, come se si fosse rotto un palloncino! La sensazione è un po’ dolorosa e resto immobile aspettando di sentire qualche altra sensazione, tipo di bagnato, … invece nulla.
Mi alzo, vado verso il bagno, ed è lì che sento i primi rivoli caldi scorrermi giù fino ai piedi! Aiuuuutoooooo!

Naturalmente il socio quando serve non c’è… era sceso in garage solo da qualche minuto per un lavoretto di bricolage! Così bagnata e senza mutande corro a prendere l’ascensore e scendo in garage per avvisarlo che è arrivato il momento di avviarsi verso l’ospedale! Lui sorride… E’ arrivato il momento tanto atteso!
Già! Per lui è un giorno memorabile… è per me che ora iniziano i dolori!

Risaliamo in casa. Inserisco le ultime cosette in valigia e mi faccio una doccia. Siamo entrambi emozionati! Si parte per l’ospedale. Avverto qualche piccola contrazione, ma sopportabilissima.
Arrivata in ospedale mi visitano e mi mettono subito sul lettino sotto monitoraggio… e lì comincia il calvario! Non immaginavo quanto male potessero fare le contrazioni da sdraiate! Terribili!

Comincio a stare malino… pian piano le sensazioni sono sempre più forti e sgradevoli! Mi assegnano la stanza ed il posto letto e mi invitano ad indossare qualcosa di adeguato per il parto. E’ ancora lontano il momento, dicono, per cui il socio se ne può anche andare a casa a cenare.
Così resto sola con il mio dolore. In stanza non ci sto neanche morta! C’è una mamma con la sua bimba appena nata e non mi va di tenerle sveglie con i miei rantolii! Mi siedo in corridoio. Le sedie lì sono imbottite e mi sembra di trovare un po’ di sollievo. Ma dura poco e non riesco più a trattenere i lamenti (e poi … chi se ne frega!). Riesco ad ottenere così l’attenzione di ostetrica e infermiera che mi prendono e mi accompagnano in sala travaglio.
Fortunatamente sono sola! Quella sera non c’era nessun’altra oltre me a partorire! Yuppi! Posso piangere ed urlare senza problemi!
Non so che ore sono… Non ho la forza di alzarmi e prendere il cellulare per controllare… Sono seduta su una sedia e tengo la testa appoggiata all’armadietto lì a fianco. Cerco di respirare come mi hanno insegnato al corso preparto ma il dolore è così forte che mi spezza il fiato e mi fa andare in apnea! E’ terribile!
Passano le ore ed il dolore è costante, devastante, tanto che, tra una contrazione e l’altra crollo nel sonno per essere velocemente risvegliata dal dolore atroce! Prego che finisca presto, che lì sotto qualcosa si dilati ed in fretta, per poter fare l’epidurale, ma il tempo passa, il dolore aumenta e lì sotto la dilatazione è sempre troppo scarsa! Mi viene da piangere… ma non ne ho il tempo, né la forza.
Solo alle 2 di notte arrivo ai mitici 3 centimetri! Chiamano l’anestesista. Chiamano anche il socio al telefono.
Arriva quindi quell’angelo di dottoressa che mi trafigge la schiena e mi libera dal male! Nel giro di 10 minuti tutto il dolore, come per magia, scompare … COMPLETAMENTE!

Arriva anche il socio che si stupisce nel trovarmi lì a chiacchierare beatamente ed animatamente del più e del meno con le infermiere!
La ginecologa mi visita e si accorge che la bimba è messa di traverso perciò non scende bene. Mi fanno stare un’oretta a carponi sul letto, nella speranza che si giri.
Passano altre ore ma mi dilato poco. Altra dose di epidurale. Arrivo a 5 centimetri. Troppo poco in così tanto tempo. Mi danno l’ossitocina. Alle 6 della mattina arrivo a 7 centimetri.
La ginecologa mi visita nuovamente e mi dice che la bimba non scende, perciò non mi dilato! C’è qualcosa che la trattiene e lei non se la sente di farmi andare avanti in quel modo, né di correre rischi inutili. Si prospetta il cesareo.
Si ritira per pensarci un po’ su. Poi rientra e mi dice che ha deciso: farà il cesareo.
Io acconsento. Non intendo nemmeno io correre rischi inutili per la mia pupotta e non ho nessuna voglia di sopportare altre ore di travaglio dopo 14 ore che sto a soffrire inutilmente!
Mi preparano per la sala operatoria. L’epidurale è già inserita perciò mi praticheranno l’anestesia da lì.
Il socio avvisa telefonicamente i miei genitori e mia sorella.
Mi portano in sala operatoria. Mi legano gambe e braccia. Sono così stanca e instupidita che non sono nemmeno perfettamente cosciente e li lascio fare di me ciò che vogliono! Provano a controllare l’effetto anestesia: mi danno dei pizzicotti sulla pancia e li sento solo sfiorarmi con un dito… Sono pronta.
Sento scorrere una piuma sul mio addome e capisco che stanno tagliando. Sento poi che trafficano, che spostano, che tirano…riprovano. Sembra non riescano ad afferrarla! Li sento discutere del cordone ombelicale… Dicono che è legata attorno al piede e a “bandoliera” sull’addome! “…Poverina! Con un parto naturale si sarebbe fatta davvero male! Ecco perché non scendeva!” Tiro un sospiro di sollievo. Meno male che si è deciso per il cesareo!

Poi l’anestesista mi avverte: “Ora sentirà tirare forte ma non si spaventi! Non sentirà alcun dolore! Non si irrigidisca!” ……… Seeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Una parola! Sembrava che mi togliessero pure le tonsille! Istintivamente mi sono irrigidita, tanto che mi sono contratta pure una spalla!

Subito dopo sento la ginecologa: “Signora, la sua bimba è nata!”
Rimango in attesa del suo pianto in un interminabile silenzio e poi finalmente la sua voce, il suo primo vagito! E’ bellissimo! Ha un pianto dolcissimo e una voce proprio da femminuccia!

Sento che ricuciono. Dopo qualche istante arriva l’ostetrica con un fagotto verde tra le braccia e me lo avvicina al viso. Vedo la mia dolce bambina per la prima volta: è meravigliosa! Ma sono così stanca e frastornata che non riesco a godermi appieno il momento. Sta per piangere ma alle mie parole si tranquillizza, mi riconosce:
“Giulia, amore mio, sei bellissima! … Mi riconosci? Sono io: la tua mamma!”