Vittoria, il nostro miracolo 14/07/08
Inviato: 24 lug 2008, 13:41
Domenica, 13 Luglio 2008, la mia Dpp. Mi sveglio serena, tanto la mia titina è tranquilla, però trovo una micro-macchietta rosa negli slip. Cosa sarà?
Decido di fare una bella passeggiata con mio marito, e trascorriamo la giornata in giro a fare shopping! Appena tornati a casa penso che sarà meglio lavare subito la roba appena comprata, non si sa mai…A cena usciamo con due amici, ma io sento qualche contrazione di troppo. Ma dài, mi dico, sarà suggestione! Eppure però sono regolari, ogni quarto d’ora. Va bene, alla prossima avviso mio marito. Lui beve beato il suo amaro di fine cena, ad un tratto io dico “amore, dobbiamo andare in bagno!” e lui “perché???”
Ebbene sì, ho rotto le acque. Sono due anni che sogno di vivere questo momento, e adesso sta proprio succedendo. Gli dico “amore, vuoi farla nascere qui tua figlia???” …povero tesoro, che faccia che ha fatto
. Il WC del ristorante è troppo piccolo, lui non può venire a darmi una mano, e io mi ritrovo con il mio bel perizoma da superpanzona degenere inzuppato…
che fare? Il gine al tel. mi dice di andare al primo Ps e ricoverarmi, sono le 23.00, così l’indomani mattina mi possono trasferire nel suo ospedale e facciamo nascere la mia cucciola.
Ok, sono serena, i dolori sono sopportabilissimi, quindi avviso i miei e si parte.
Al Ps mi dicono che la rottura delle membrane è alta, quindi il parto è lontano, mi ricoverano all’una e mandano via i miei. Mia madre mi guarda dispiaciuta di dovermi lasciare sola, ma io la tranquillizzo, posso farcela!
In camera però le contrazioni aumentano, alle 03.00 sono già ogni 4 minuti, così chiamo l’infermiera e mi faccio portare di nuovo giù in sala travaglio. Lì comincia la vera avventura. Nessuno mi conosce, nessuno mi crede quando dico che sto davvero male. Mi attaccano il tracciato, chiudono la porta scorrevole e mi lasciano lì, sola, senza cellulare per avvertire i miei, senza acqua.
Continuo a chiamare le infermiere perché le contrazioni sono davvero forti, ma entra una dottoressa inacidita che mi dice “signora, lei è primipara, neanche lo sa cosa sono le contrazioni. Partorirà almeno tra una decina di ore quindi la smetta. Maròòò quant’è spittaculusa (traduzione simultanea: non faccia sceneggiate)”
Mi sento umiliata e debole, sto male e nessuno mi visita, mai come in quel momento mi sono sentita piccola. Alle 04.00 finalmente qualcuno si degna di visitarmi e mi dicono che sono ancora pervia a un dito, quindi quella porta malefica si richiude e io ripiombo nella solitudine. Respiro e conto le contrazioni, i minuti, le ore
. Alle 06.00 si ricordano di me, ma mi trovano in lacrime piegata sul lettino, così mi danno una sbirciatina di sotto e la gine inviperita di prima urla “siamo a sei”…..ecccchec@zzzz sono tre ore che imploro aiuto! L’infermiera esce per vedere se trova qualcuno dei miei e per fortuna mia madre e mio marito non mi hanno lasciata sola, sono ancora fuori che aspettano. Chiamano mia madre e le dicono “signora metta il camice, sua figlia è in travaglio attivo” …meno male che mancavano ancora dieci ore…….
Mia madre finalmente mi fa bere e mi tiene la mano stretta stretta, lei sa che non sto fingendo, il dolore è tanto e la vedo soffrire con me. Avrei voluto dirle “grazie mamma” ma non avevo più fiato.
Arrivano le otto del mattino, voglio andare via da quel posto, voglio il mio gine, il mio ospedale.
L’ostetrica mi dice che questi dolori non sono ancora nulla, e io penso che se sto così male adesso forse non riuscirò a far venire al mondo la mia bambina…che vergogna, mi fa sentire ancora più debole…non mi piace questa sensazione, non posso arrendermi, non adesso. Comincia la diatriba coi medici, che improvvisamente si rendono conto che sto per partorire e non vogliono farmi trasferire, mia madre cerca di capire se posso ancora muovermi, mio marito e il mio dottore nel frattempo avevano già fatto preparare per me la sala parto nell’altro H. Un marasma generale, di colpo mi ritrovo la stanza piena di gente urlante…ma dov’erano tutti quando cercavo aiuto, conforto?
A quel punto la mia titina decide che è ora di finirla, deve nascere, vuole che la sua mamma smetta di piangere. Non posso più muovermi da quel lettino, quindi dovrò partorire lì. Ecchissenefrega.
L’ostetrica mi dice che vuole darmi l’ossitocina per velocizzare le cose , ma mentre lei ancora mi cerca la vena per la flebo vedo il doc che armeggia col lettino, lo smonta e lo trasforma in sedia da parto. Grazie a Dio ci siamo, ve l’avevo detto brutti stronzi che dovevo partorire.
Spingo e respiro, sento che la bimba viene giù. Mia madre è ancora vicino a me , ma quando chiedo di far entrare mio marito lei gli cede posto e camice e se ne va…ancora grazie mamma. Sei stata il mio faro
, ma ora ho bisogno di lui.
Vedere mio marito è un’emozione senza pari. L’abbiamo sognato questo momento, con tutta l’anima, e ora siamo lì noi tre. Spingo e lui mi porge la mascherina dell’ossigeno. Urlo che non esce, ma quella strega di ostetrica non capisce cosa voglio dire. Mi guarda con sufficienza e mi dice che sto spingendo bene e non devo farmi prendere dal panico…ma che panico, im******e, mia figlia torna su! Il gine mi dice “signora forza, io ne ho fatti quattro di figli”………ma allora sei sc**o, mica li avrai partoriti tu
! Voleva fare lo spiritoso, ha fatto solo una battuta demente. Si accorgono che per l’ennesima volta non sto dicendo fesserie, la bimba scende e risale, così di colpo manovra di Kristeller, episiotomia e “aiutino” con le mani piovono sul mio corpo.
Il dolore sparisce, sento solo un gran bruciore e la mia Vittoria sguscia tra le mie gambe. Tre giri di funicolo le impedivano di venir fuori.
La posano sul mio petto, smetto di respirare. Lei guarda me e suo padre, io sono estasiata. E’ il nostro sogno che si avvera, nonostante tutto. E’ la forza del nostro amore che supera ogni ostacolo. E’ lei, la mia Vittoria, il nostro miracolo.
E' stato intenso ma veloce, e giuro che lo rifarei subito....
Decido di fare una bella passeggiata con mio marito, e trascorriamo la giornata in giro a fare shopping! Appena tornati a casa penso che sarà meglio lavare subito la roba appena comprata, non si sa mai…A cena usciamo con due amici, ma io sento qualche contrazione di troppo. Ma dài, mi dico, sarà suggestione! Eppure però sono regolari, ogni quarto d’ora. Va bene, alla prossima avviso mio marito. Lui beve beato il suo amaro di fine cena, ad un tratto io dico “amore, dobbiamo andare in bagno!” e lui “perché???”
Ebbene sì, ho rotto le acque. Sono due anni che sogno di vivere questo momento, e adesso sta proprio succedendo. Gli dico “amore, vuoi farla nascere qui tua figlia???” …povero tesoro, che faccia che ha fatto


Ok, sono serena, i dolori sono sopportabilissimi, quindi avviso i miei e si parte.
Al Ps mi dicono che la rottura delle membrane è alta, quindi il parto è lontano, mi ricoverano all’una e mandano via i miei. Mia madre mi guarda dispiaciuta di dovermi lasciare sola, ma io la tranquillizzo, posso farcela!
In camera però le contrazioni aumentano, alle 03.00 sono già ogni 4 minuti, così chiamo l’infermiera e mi faccio portare di nuovo giù in sala travaglio. Lì comincia la vera avventura. Nessuno mi conosce, nessuno mi crede quando dico che sto davvero male. Mi attaccano il tracciato, chiudono la porta scorrevole e mi lasciano lì, sola, senza cellulare per avvertire i miei, senza acqua.
Continuo a chiamare le infermiere perché le contrazioni sono davvero forti, ma entra una dottoressa inacidita che mi dice “signora, lei è primipara, neanche lo sa cosa sono le contrazioni. Partorirà almeno tra una decina di ore quindi la smetta. Maròòò quant’è spittaculusa (traduzione simultanea: non faccia sceneggiate)”
Mi sento umiliata e debole, sto male e nessuno mi visita, mai come in quel momento mi sono sentita piccola. Alle 04.00 finalmente qualcuno si degna di visitarmi e mi dicono che sono ancora pervia a un dito, quindi quella porta malefica si richiude e io ripiombo nella solitudine. Respiro e conto le contrazioni, i minuti, le ore

Mia madre finalmente mi fa bere e mi tiene la mano stretta stretta, lei sa che non sto fingendo, il dolore è tanto e la vedo soffrire con me. Avrei voluto dirle “grazie mamma” ma non avevo più fiato.
Arrivano le otto del mattino, voglio andare via da quel posto, voglio il mio gine, il mio ospedale.
L’ostetrica mi dice che questi dolori non sono ancora nulla, e io penso che se sto così male adesso forse non riuscirò a far venire al mondo la mia bambina…che vergogna, mi fa sentire ancora più debole…non mi piace questa sensazione, non posso arrendermi, non adesso. Comincia la diatriba coi medici, che improvvisamente si rendono conto che sto per partorire e non vogliono farmi trasferire, mia madre cerca di capire se posso ancora muovermi, mio marito e il mio dottore nel frattempo avevano già fatto preparare per me la sala parto nell’altro H. Un marasma generale, di colpo mi ritrovo la stanza piena di gente urlante…ma dov’erano tutti quando cercavo aiuto, conforto?
A quel punto la mia titina decide che è ora di finirla, deve nascere, vuole che la sua mamma smetta di piangere. Non posso più muovermi da quel lettino, quindi dovrò partorire lì. Ecchissenefrega.
L’ostetrica mi dice che vuole darmi l’ossitocina per velocizzare le cose , ma mentre lei ancora mi cerca la vena per la flebo vedo il doc che armeggia col lettino, lo smonta e lo trasforma in sedia da parto. Grazie a Dio ci siamo, ve l’avevo detto brutti stronzi che dovevo partorire.
Spingo e respiro, sento che la bimba viene giù. Mia madre è ancora vicino a me , ma quando chiedo di far entrare mio marito lei gli cede posto e camice e se ne va…ancora grazie mamma. Sei stata il mio faro

Vedere mio marito è un’emozione senza pari. L’abbiamo sognato questo momento, con tutta l’anima, e ora siamo lì noi tre. Spingo e lui mi porge la mascherina dell’ossigeno. Urlo che non esce, ma quella strega di ostetrica non capisce cosa voglio dire. Mi guarda con sufficienza e mi dice che sto spingendo bene e non devo farmi prendere dal panico…ma che panico, im******e, mia figlia torna su! Il gine mi dice “signora forza, io ne ho fatti quattro di figli”………ma allora sei sc**o, mica li avrai partoriti tu

Il dolore sparisce, sento solo un gran bruciore e la mia Vittoria sguscia tra le mie gambe. Tre giri di funicolo le impedivano di venir fuori.
La posano sul mio petto, smetto di respirare. Lei guarda me e suo padre, io sono estasiata. E’ il nostro sogno che si avvera, nonostante tutto. E’ la forza del nostro amore che supera ogni ostacolo. E’ lei, la mia Vittoria, il nostro miracolo.

E' stato intenso ma veloce, e giuro che lo rifarei subito....