Io sono piuttosto tranquilla, non ho dolori e sento Irene muoversi. Mi attaccano subito al monitoraggio ed è tutto ok, il battito è regolare e non ci sono contrazioni. Passiamo allora alla visita, dove esordisco con un "Credo di aver rotto le membrane, ma non ne sono sicura..." e appena tolgo le mutandine... splash, altro getto, così non c'è più ombra di dubbio. Mi ricoverano, il povero Nico va a recuperare la valigia sotto una pioggia battente, poi mi assegnano il letto e da lì inizia l'attesa. Monitoraggi e antibiotico ogni 4 ore, se il travaglio non si avvia spontaneamente domani mattina mi indurranno... avvertiamo solo i miei e i suoi per evitare scocciature, poi tra passeggiate nel corridoio e chiacchiere e letture la giornata bene o male passa... e così anche la notte, da incubo "grazie" alla vicina di letto cafona che urla al telefono e lascia piangere il bimbo per ore...
11 aprile 2008: verso le 8.00 mi visitano, non c'è ancora dilatazione ma il collo dell'utero si sta appianando. Così si decide per l'induzione con una specie di fettuccia a rilascio graduale di postaglandine... e speriamo di fare presto. Mi riattaccano al monitoraggio per un'ora, qualche contrazioncina adesso c'è. Poi sono "libera" di passeggiare o andare in stanza. Verso le 10 inizio a soffrire: mi partono contrazioni piuttosto ravvicinate, che prendono la schiena, cerco di gestirle appoggiandomi con le mani al muro... chiedo di essere visitata, mi dicono di aspettare che c'è tempo. Ma le contrazioni sono sempre più ravvicinate, chiedo a Nico di cronometrarle e mi dice che sono ogni 2 minuti e durano dai 15 ai 20 secondi... allora imploro la vista: 2 cm di dilatazione. E io sono già piuttosto provata... chiedo allora l'epidurale. Mi dicono che è meglio aspettare di arrivare almeno a 3 cm e io: va bene, pazientiamo. Mi butto sul letto della sala parto e lì cerco di controllare il dolore ma non ho la forza di muovermi perché le contrazioni sono troppo vicine e non ho il tempo di recuperare. Dico a mio marito la mitica frase: "c'è tempo, vai pure a mangiare (poi scopriremo che abbiamo rischiato che Irene nascesse mentre lui era tranquillamente seduto al bar), ma nel frattempo chiama qualcuno perché voglio l'epidurale!!!!
L'anestesista è in sala operatoria, bisogna aspettare ancora mezz'ora, quando arriva c'è anche l'ostetrica che mi vista e mi dice: ehi, qui siamo quasi a 8 cm, ormai è quasi fatta! Io sono incredula ma stremata, il ginecologo di turno mi dice che ormai non è il caso di fare l'analgesia, visto però che gli anestesisti sono già lì io insisto: "Sono stremata, ora che devo spingere voglio farlo bene, devo essere lucida, fatemi l'epiduraleeee!" A quel punto nessuno si oppone, tra una contrazione e l'altra (ormai a distanza di meno di un minuto) mi fanno la SANTA epidurale e dopo un po', come per magia, il dolore scompare, sento solo la voglia di spingere. In un baleno arrivano tutti, ginecologi e neonatologi, e capisco che ci siamo davvero... mi tirano su il lettino, sono seduta aggrappata alle staffe, l'ostetrica Vanessa (una grande!) mi guida nelle spinte e nella respirazione, quel tesoro di Nico mi tiene la testa e mi abbraccia... spingo con tutta la mia forza e con tutto il mio fiato, l'infermiere mi fa i complimenti "per la mia voglia di diventare mamma" (parole sante e vere che porterò per sempre nel cuore), alla fine il ginecologo mi arriva da dietro e mi dà una spintarella sulla pancia, sento Nico che mi abbraccia piangendo e Irene scivolare fuori, piange subito e con la manina afferra la pinza, sono le 14.35, me la poggiano subito sulla pancia, è così piccola, calda e appiccicosa... ci abbracciamo piangendo, noi tre, finalmente una famiglia completa... Poi mi attaccano per un attimo Irene al seno e la portano via, per sverniciarla e metterla mezz'oretta in incubatrice, solo per precauzione perché pesa appena 2440 gr. Dopo un'oretta me la riportano, è così bella, piccola, perfetta e indifesa, ma quando fanno per riattaccarla al seno lei conosce già la strada... è proprio una torella, la mia piccina!

Quando è l'ora di tornare in stanza io faccio la spavalda e ci vado sulle mie gambe, solo che arrivo sulla soglia della stanza e... miseramente crollo a terra svenuta: la tensione, l'emozione e un calo di zuccheri mi fanno un brutto scherzo... ma tutto passa, perché ora ho la mia gnometta con me e so che non sarò mai più da sola. E appena le parlo e lei mi segue con gli occhi riconoscendo la mia voce capisco che è amore a prima vista e non ricordo neanche più com'era la mia vita prima di lei... e ripenso agli anni di ricerca e ai tentativi di PMA, alla fatica e alla sofferenza, e mi dico che rifarei tutto e di più per la gioia di questa nuova vita che mi è stata donata.
