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Prima, durante e dopo la gravidanza
Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
- fleurette
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- Iscritto il: 26 apr 2011, 17:27
Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
Sono passati ormai più di dieci mesi dalla nascita di Giovanni, e oggi più che mai sento il bisogno di mettere nero su bianco quei momenti, per paura di dimenticare qualche particolare, forse, o semplicemente per rivivere la cosa più bella che mi sia successa in tutta la mia vita.
Tutto inizia il 30 novembre 2011. Mi sveglio la mattina presto, verso le tre, e vedo perdite rosate. L'ostetrica del corso preparto ci aveva detto che si va in ospedale quando si rompono le acque, o vengono le contrazioni, o non si sente muovere il bambino, o quando c'è sangue.
Era sangue? Nel dubbio, finisco di preparare la borsa dell'ospedale che attendeva ancora di essere chiusa (Giovanni sarebbe dovuto nascere il 23 dicembre, ero entrata in congedo per maternità il 22 novembre, lavorando fino all'ottavo mese, e non ero riuscita ancora a sistemare tutto), sveglio mio marito, a cui prende un colpo, e gli dico di prepararsi presto che si andava in ospedale.
Mi avevano detto di usare un borsone morbido, perché così sarebbe stato più semplice riporlo nell'armadietto che in genere è piccolo e il trolley non ci sta. Io l'unico borsone morbido che avevo era uno di pelle bellissimo ma enorme, e avevo preparato quello.
Ci incamminiamo verso l'ospedale, con questo borsone enorme, e, arrivati lì, mi fanno entrare nella sala dei monitoraggi e poi in sala visite. Mi dicono che era saltato il tappo mucoso, di non preoccuparmi e mi rimandano a casa. Tra l'altro io, che avevo programmato una gita all'Ikea da Pesaro a Rimini con suocera e prozia, chiedo alla ginecologa se potevo andarci o se era meglio stare a casa. Lei mi risponde che potevo tranquillamente andarci e mi dice scherzando che se mi venivano le contrazioni all'Ikea sarei andata a partorire a Rimini.
Mentre mio marito aspettava in corridoio, gli sono passati davanti due papà con due borse piccole, e per tutto il tragitto verso casa non ha fatto altro che brontolare perché, diceva, non è possibile andare in ospedale con quel borsone enorme.
Arrivati a casa, mi ricordo che di sotto, nella lavanderia, avevo un borsone da palestra azzurro. Lo lavo e lo metto fuori nel balcone ad asciugare. Poi me ne vado felice e contenta all'Ikea a comprare le ultime cose per la cameretta di Giovanni.
Torno a casa e per tutto il giorno sto benissimo, le solite contrazioncine senza dolori, il culetto del mio paperotto che si muoveva da sinistra a destra, tutto nella norma.
Tempo prima ero stata in un negozio di abbigliamento per neonati, cose bellissime ma a cui ci si può avvicinare giusto nel periodo dei saldi. Era il periodo in cui stavo riflettendo se fare o no l'epidurale, e, sebbene fossi abbastanza convinta per il no, ci pensavo. Una delle proprietarie, parlando mi ha raccontato con il sorriso più dolce del mondo quanto fosse stata bella per lei l'esperienza del parto, e mi ha dato il coraggio e la serenità per decidere che avrei avuto il mio Giovanni nella maniera più naturale possibile, e la forza per affrontare tutto senza paura.
Con il borsone ancora sul balcone ad asciugare, me ne vado a letto la sera di quel 30 novembre.
La mattina del primo dicembre, verso le quattro o giù di lì, mi sveglio con una strana sensazione. Vado in bagno e mi accorgo (non ci vuole certo la laurea in medicina!) che mi si erano rotte le acque. Giovanni aveva deciso che era il momento!
Prendo da fuori il borsone che intanto si era asciugato, lo preparo ben bene con in mano la lista dell'occorrente, per non dimenticare nulla, mi faccio la doccia, passatina col rasoio, piastra ai capelli, baffetti e sopracciglia, perché il mio piccolino doveva vedere la sua mamma in ordine! Mi vesto e finalmente verso le quattro e mezza decido di svegliare Pietro che è saltato giù dal letto come una cavalletta urlando "di nuovo? sei sicura??? Non è che andiamo in ospedale e ci rimandano a casa?" dopo averlo rassicurato sul fatto che stavolta non c'erano dubbi, in un nanosecondo era tutto bello pronto per uscire di casa.
Noi abitiamo vicino all'ospedale, quindi mano nella mano, al fresco delle cinque di mattina del primo dicembre, ci siamo avviati verso l'ospedale.
Arrivati lì mi accorgo che non avevo preso la cartella con tutti gli esami, quindi il povero Pietro, mentre mi tenevano ai monitoraggi, è tornato a casa a prenderla. E per fortuna che abitiamo vicini!
Mi ricoverano e facciamo le telefonate ai parenti per avvisare. I miei partono dalla Puglia e nel frattempo arriva mia suocera a tenermi compagnia visto che Pietro sarebbe dovuto andare a lavorare.
Passa la mattinata e di dilatazione non se ne vede se non un misero centimetro. A pomeriggio arrivano i miei genitori, mio fratello e mia cognata dalla Puglia e verso le 17,00 comincio a sentire qualche doloretto.
Torna mio marito dal lavoro e da allora non mi lascia più nemmeno un secondo.
Verso le otto di sera, visto che la situazione non era progredita più di tanto mandiamo tutti i parenti chi a casa e chi in albergo, ché tanto chissà quanto ci sarebbe voluto ancora!
Alle 21 partono le contrazioni serie, io comincio a ululare le A come ci avevano insegnato al corso preparto, e da lì in poi è stato un continuo di AAAAAAA. Ogni tanto l'ostetrica mi diceva di smettere o mi sarei prosciugata la gola, ma niente da fare: A.
tutto il giorno avevo pensato alla tipa del negozio che aveva vissuto il parto come l'esperienza più bella della sua vita, e mi ripetevo che sarebbe stato così anche per me. Il dolore era tanto, tantissimo, ma ce l'avrei fatta.
Il ricordo più vivo della sala travaglio è dei piedi che durante le contrazioni spingevo sul bordo del letto, del viso dolcissimo dell'ostetrica Lucia che a ogni contrazione veniva a stringermi la mano e il mio meraviglioso marito che non ha mai lasciato l'altra mano, sempre accanto a me, la mia forza. A un certo punto, ero a nove centimetri, ed erano forse le undici di sera, ho "detto" alle ostetriche, che nel frattempo erano diventate due, che sentivo il bisogno di spingere, quindi mi hanno fatto una flebo di qualcosa, dopodiché mi hanno comunicato che mi sarei dovuta alzare per andare in sala parto.
"Io non ce la faccio ad andare da nessuna parte, posso farlo qui?" ho ululato tra una A e l'altra. Niente da fare, le ostetriche hanno deciso che ce l'avrei fatta e non so come mi sono alzata e in sala parto ci sono arrivata. In tempo per sedermi sulla poltrona del parto che è partita un'altra A.
In un momento di lucidità estrema ho dichiarato quanto segue: "voglio che il parto sia più naturale possibile, voglio attaccare al seno subito il bambino quando nasce, non voglio l'episiotomia a meno che non sia assolutamente necessaria e voglio essere informata di tutto quello che fate, tranne se mi fate l'episiotomia, quello non lo voglio sapere."
Inizio a spingere che ormai era passata la mezza, Giovanni sarebbe nato il 2 dicembre. Un bel giorno per nascere.
Dopo un po' di spinte che mi sono sembrate un sollievo, si comincia a vedere la testa. Io continuavo a chiedere a Pietro, che ogni tanto buttava un occhio, se Giovanni avesse i capelli. Ce li aveva. All'una e ventisette è nato il bambino più bello del mondo con tanti capelli neri e due occhioni meravigliosi. Con uno scatto felino ho sbottonato tutta la camicia da notte e ho preso tra le braccia, finalmente, il mio ranocchietto. Perché io sapevo di aspettare un paperotto che sarebbe dovuto nascere di circa 3,800 kg dopo tre settimane, invece è nato un ranocchietto piccolino di tre chili tondi tondi e nemmeno 50 cm, bello come il sole. Il mio Giovanni.
Non c'è stato bisogno dell'episiotomia. La ginecologa è venuta per mettere due punti, che, ha detto lei, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno dell'anestesia. "faccia pure" le ho risposto, seppur poco convinta. Al terzo passaggio dell'ago ho commentato piccata "dottoressa, ha detto due punti ma mi sembra che qui siano di più" alchè la dottoressa mi risponde, altrettanto piccata, che i punti si danno in entrata e in uscita, e che se mi aveva detto due, due sarebbero stati. Gnègnègnè.
Tutto inizia il 30 novembre 2011. Mi sveglio la mattina presto, verso le tre, e vedo perdite rosate. L'ostetrica del corso preparto ci aveva detto che si va in ospedale quando si rompono le acque, o vengono le contrazioni, o non si sente muovere il bambino, o quando c'è sangue.
Era sangue? Nel dubbio, finisco di preparare la borsa dell'ospedale che attendeva ancora di essere chiusa (Giovanni sarebbe dovuto nascere il 23 dicembre, ero entrata in congedo per maternità il 22 novembre, lavorando fino all'ottavo mese, e non ero riuscita ancora a sistemare tutto), sveglio mio marito, a cui prende un colpo, e gli dico di prepararsi presto che si andava in ospedale.
Mi avevano detto di usare un borsone morbido, perché così sarebbe stato più semplice riporlo nell'armadietto che in genere è piccolo e il trolley non ci sta. Io l'unico borsone morbido che avevo era uno di pelle bellissimo ma enorme, e avevo preparato quello.
Ci incamminiamo verso l'ospedale, con questo borsone enorme, e, arrivati lì, mi fanno entrare nella sala dei monitoraggi e poi in sala visite. Mi dicono che era saltato il tappo mucoso, di non preoccuparmi e mi rimandano a casa. Tra l'altro io, che avevo programmato una gita all'Ikea da Pesaro a Rimini con suocera e prozia, chiedo alla ginecologa se potevo andarci o se era meglio stare a casa. Lei mi risponde che potevo tranquillamente andarci e mi dice scherzando che se mi venivano le contrazioni all'Ikea sarei andata a partorire a Rimini.
Mentre mio marito aspettava in corridoio, gli sono passati davanti due papà con due borse piccole, e per tutto il tragitto verso casa non ha fatto altro che brontolare perché, diceva, non è possibile andare in ospedale con quel borsone enorme.
Arrivati a casa, mi ricordo che di sotto, nella lavanderia, avevo un borsone da palestra azzurro. Lo lavo e lo metto fuori nel balcone ad asciugare. Poi me ne vado felice e contenta all'Ikea a comprare le ultime cose per la cameretta di Giovanni.
Torno a casa e per tutto il giorno sto benissimo, le solite contrazioncine senza dolori, il culetto del mio paperotto che si muoveva da sinistra a destra, tutto nella norma.
Tempo prima ero stata in un negozio di abbigliamento per neonati, cose bellissime ma a cui ci si può avvicinare giusto nel periodo dei saldi. Era il periodo in cui stavo riflettendo se fare o no l'epidurale, e, sebbene fossi abbastanza convinta per il no, ci pensavo. Una delle proprietarie, parlando mi ha raccontato con il sorriso più dolce del mondo quanto fosse stata bella per lei l'esperienza del parto, e mi ha dato il coraggio e la serenità per decidere che avrei avuto il mio Giovanni nella maniera più naturale possibile, e la forza per affrontare tutto senza paura.
Con il borsone ancora sul balcone ad asciugare, me ne vado a letto la sera di quel 30 novembre.
La mattina del primo dicembre, verso le quattro o giù di lì, mi sveglio con una strana sensazione. Vado in bagno e mi accorgo (non ci vuole certo la laurea in medicina!) che mi si erano rotte le acque. Giovanni aveva deciso che era il momento!
Prendo da fuori il borsone che intanto si era asciugato, lo preparo ben bene con in mano la lista dell'occorrente, per non dimenticare nulla, mi faccio la doccia, passatina col rasoio, piastra ai capelli, baffetti e sopracciglia, perché il mio piccolino doveva vedere la sua mamma in ordine! Mi vesto e finalmente verso le quattro e mezza decido di svegliare Pietro che è saltato giù dal letto come una cavalletta urlando "di nuovo? sei sicura??? Non è che andiamo in ospedale e ci rimandano a casa?" dopo averlo rassicurato sul fatto che stavolta non c'erano dubbi, in un nanosecondo era tutto bello pronto per uscire di casa.
Noi abitiamo vicino all'ospedale, quindi mano nella mano, al fresco delle cinque di mattina del primo dicembre, ci siamo avviati verso l'ospedale.
Arrivati lì mi accorgo che non avevo preso la cartella con tutti gli esami, quindi il povero Pietro, mentre mi tenevano ai monitoraggi, è tornato a casa a prenderla. E per fortuna che abitiamo vicini!
Mi ricoverano e facciamo le telefonate ai parenti per avvisare. I miei partono dalla Puglia e nel frattempo arriva mia suocera a tenermi compagnia visto che Pietro sarebbe dovuto andare a lavorare.
Passa la mattinata e di dilatazione non se ne vede se non un misero centimetro. A pomeriggio arrivano i miei genitori, mio fratello e mia cognata dalla Puglia e verso le 17,00 comincio a sentire qualche doloretto.
Torna mio marito dal lavoro e da allora non mi lascia più nemmeno un secondo.
Verso le otto di sera, visto che la situazione non era progredita più di tanto mandiamo tutti i parenti chi a casa e chi in albergo, ché tanto chissà quanto ci sarebbe voluto ancora!
Alle 21 partono le contrazioni serie, io comincio a ululare le A come ci avevano insegnato al corso preparto, e da lì in poi è stato un continuo di AAAAAAA. Ogni tanto l'ostetrica mi diceva di smettere o mi sarei prosciugata la gola, ma niente da fare: A.
tutto il giorno avevo pensato alla tipa del negozio che aveva vissuto il parto come l'esperienza più bella della sua vita, e mi ripetevo che sarebbe stato così anche per me. Il dolore era tanto, tantissimo, ma ce l'avrei fatta.
Il ricordo più vivo della sala travaglio è dei piedi che durante le contrazioni spingevo sul bordo del letto, del viso dolcissimo dell'ostetrica Lucia che a ogni contrazione veniva a stringermi la mano e il mio meraviglioso marito che non ha mai lasciato l'altra mano, sempre accanto a me, la mia forza. A un certo punto, ero a nove centimetri, ed erano forse le undici di sera, ho "detto" alle ostetriche, che nel frattempo erano diventate due, che sentivo il bisogno di spingere, quindi mi hanno fatto una flebo di qualcosa, dopodiché mi hanno comunicato che mi sarei dovuta alzare per andare in sala parto.
"Io non ce la faccio ad andare da nessuna parte, posso farlo qui?" ho ululato tra una A e l'altra. Niente da fare, le ostetriche hanno deciso che ce l'avrei fatta e non so come mi sono alzata e in sala parto ci sono arrivata. In tempo per sedermi sulla poltrona del parto che è partita un'altra A.
In un momento di lucidità estrema ho dichiarato quanto segue: "voglio che il parto sia più naturale possibile, voglio attaccare al seno subito il bambino quando nasce, non voglio l'episiotomia a meno che non sia assolutamente necessaria e voglio essere informata di tutto quello che fate, tranne se mi fate l'episiotomia, quello non lo voglio sapere."
Inizio a spingere che ormai era passata la mezza, Giovanni sarebbe nato il 2 dicembre. Un bel giorno per nascere.
Dopo un po' di spinte che mi sono sembrate un sollievo, si comincia a vedere la testa. Io continuavo a chiedere a Pietro, che ogni tanto buttava un occhio, se Giovanni avesse i capelli. Ce li aveva. All'una e ventisette è nato il bambino più bello del mondo con tanti capelli neri e due occhioni meravigliosi. Con uno scatto felino ho sbottonato tutta la camicia da notte e ho preso tra le braccia, finalmente, il mio ranocchietto. Perché io sapevo di aspettare un paperotto che sarebbe dovuto nascere di circa 3,800 kg dopo tre settimane, invece è nato un ranocchietto piccolino di tre chili tondi tondi e nemmeno 50 cm, bello come il sole. Il mio Giovanni.
Non c'è stato bisogno dell'episiotomia. La ginecologa è venuta per mettere due punti, che, ha detto lei, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno dell'anestesia. "faccia pure" le ho risposto, seppur poco convinta. Al terzo passaggio dell'ago ho commentato piccata "dottoressa, ha detto due punti ma mi sembra che qui siano di più" alchè la dottoressa mi risponde, altrettanto piccata, che i punti si danno in entrata e in uscita, e che se mi aveva detto due, due sarebbero stati. Gnègnègnè.
2/12/2011 Ranocchietto Giovanni, amore a prima vista!
*Dicembrina 2011*
*Dicembrina 2011*
- Sayuri8
- Original~GolGirl®
- Messaggi: 1189
- Iscritto il: 20 apr 2012, 16:22
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
Che bel racconto dettagliato
mi hai fatta morire dal ridere con la storia delle A
per il dolce ranocchietto e per il parto "tutto al naturale" 





- kerubi
- Bronze~GolGirl®
- Messaggi: 11442
- Iscritto il: 24 giu 2006, 8:07
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!



CESARE 18/02/07-Kg 4.740 X 58cm DARIO 18/02/10-Kg 3.850 X 54cm
L'arte del saper vivere è avere gli occhi di chi ne ha passate tante e il sorriso di chi le ha superate tutte
L'arte del saper vivere è avere gli occhi di chi ne ha passate tante e il sorriso di chi le ha superate tutte
- Silvietta7885
- Master~GolGirl®
- Messaggi: 7340
- Iscritto il: 21 mag 2009, 15:21
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
ah ah ah anch'io mi unisco al club delle A... :ahah
bellissimo racconto...
io pure mi ricordo che del primo parto ho sofferto + x i due punti senza anestesia che il resto...
bellissimo racconto...

io pure mi ricordo che del primo parto ho sofferto + x i due punti senza anestesia che il resto...

Sofia dolce miele 18/06/2010 2kg 950 x 48 cm
Agata vaniglia deliziosa 09/09/2011 3kg 080 x 49 cm
Lorenzo tenero cucciolotto 26/01/2013 3kg 130 x 50 cm
Agata vaniglia deliziosa 09/09/2011 3kg 080 x 49 cm
Lorenzo tenero cucciolotto 26/01/2013 3kg 130 x 50 cm
- Befanina12
- Master~GolGirl®
- Messaggi: 5409
- Iscritto il: 9 dic 2011, 12:21
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
Bellissimo racconto....
Io gridavo talmente forte queste AAAAAA che ho avuto bruciore in gola x 2 gg.

Io gridavo talmente forte queste AAAAAA che ho avuto bruciore in gola x 2 gg.


Rebecca trappolina. 13/7/12. 49 cm 3,220kg
Gioele ciuccione 1/08/15 52cm 3,565kg
sarò più forte allora...dopotutto domani è un altro giorno
Gioele ciuccione 1/08/15 52cm 3,565kg
sarò più forte allora...dopotutto domani è un altro giorno
- Liza81
- Active~GolGirl®
- Messaggi: 860
- Iscritto il: 23 mar 2012, 16:03
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!



*15 marzo 2012* la mia piccola si è unita alla schiera degli angeli
Il miracolo della mia vita è avvenuto il 19 Marzo 2013 alle ore 14:31 e si chiama *Anna Cloe* 3,140kg e 48 cm di piena vita
Il miracolo della mia vita è avvenuto il 19 Marzo 2013 alle ore 14:31 e si chiama *Anna Cloe* 3,140kg e 48 cm di piena vita
- illyflo
- Expert~GolGirl®
- Messaggi: 3420
- Iscritto il: 20 mag 2005, 17:11
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
Simpatica la ginecologa gnegnegnè
benvenuto ranocchio Giovanni

benvenuto ranocchio Giovanni

§ Giorgia 05/01/01 § Flavio 13/08/05 § Andrea 23/10/2012 §
- fleurette
- Original~GolGirl®
- Messaggi: 1210
- Iscritto il: 26 apr 2011, 17:27
Re: Pensavo fosse un paperotto, invece era un ranocchio!
Grazie ragazze! Ormai Giovanni è un giovanotto, ha quasi un anno, ma rimarrà sempre il mio ranocchietto! 

2/12/2011 Ranocchietto Giovanni, amore a prima vista!
*Dicembrina 2011*
*Dicembrina 2011*
- Martinina
- Basic~GolGirl®
- Messaggi: 468
- Iscritto il: 8 giu 2011, 11:30