Memore dei problemi che aveva avuto tua sorella ero angosciata già quando ho scoperto che stavi crescendo dentro di me. Rimbalzate tra dottori che non riuscivano a mettersi d'accordo su cosa ne sarebbe stato di noi arriviamo a 39+6. Il giorno dopo avrebbero indotto il parto a mamma… o forse no. Ogni volta i dottori cambiavano programma e si usciva dall'ospedale con un piano di battaglia diverso. Per mamma l'ultima settimana era stata più lunga del resto dei 9 mesi, passava giorno e notte a ripensare a ciò che era andato storto con tua sorella e non riusciva ad immaginare che la tua nascita sarebbe potuta andare diversamente. Pensava che già una volta aveva avuto la fortuna di uscire dall'ospedale con una figlia che nonostante tutto era sana e che la stessa fortuna non l'avrebbe baciata 2 volte. La sera chiama la nonna e chiede se abbiamo le catene in macchina perché è prevista neve. Mamma pensa che stia scherzando e invece no, era seria! Arriva così il 15 maggio, la mattina abbiamo la sveglia presto, preparo tua sorella, la coccolo, la porto dalla nonna e poi partiamo… sotto alla neve. Ecco, mi dico, e io che ti cantavo -tu che sei nata dove c'è sempre il sole- questo è proprio un cattivo presagio. Arriviamo a fare il monitoraggio e come mi aspetto l'ostetrica cade dal pero quando le dico che dovrebbe indurmi, esce dalla stanza e l'aspettiamo rientrare e dirci che è tutto rimandato, esattamente come le altre volte. E invece no, il medico di turno era stato avvisato dal dottore che mamma ha tenuto al telefono per un'ora intera a discutere di quello che i vari colleghi avevano detto/previsto/programmato/rimandato. Non mi sembra vero, ma ho la sensazione che non si stia più rimandando l'irreparabile, ho una paura folle. Ci fanno un'eco veloce per controllare il liquido: c'è, si può procedere. L'ostetrica mi visita e sono dilatata di 1 cm, mi mette il gel e mi dice di non aspettarmi di vederti in giornata. Invece dopo 5 minuti di gel cominciano subito le contrazioni, mi danno la camicia da notte e le sexyssime mutandone di rete. L'ostetrica mi invita a fare una doccina di 10 minuti perché a detta sua l'acqua calda stimolerebbe la circolazione e quindi le contrazioni. Io invece ci rimango per più di un'ora proprio perché non sento più nessun dolore. Uscita dalla doccia mi da l'olio per massaggiare il pancione e mi lascia con il compito apparentemente semplicissimo di camminare, ma il gel mi ha fatto uno strano scherzetto facendo rilassare tutti i muscoli pelvici, mi sembra di avere la tua testolina proprio tra le gambe e faccio fatica a fare più di 3 passi consecutivi. Intanto arriva il pranzo "il mio ultimo pasto" mi dico e mi sforzo di mangiare pensando che ti avrebbe fatto felice. Intanto papi va a mangiare un panino al bar e rimango da sola con te e dei ravioli in brodo. Finisco tutto e aspetto tuo papà che è leeeeeeeeeento e non torna più, che noia, è sempre il solito!
L'infermiera che torna a prendere il vassoio mi invita ad aprire le tende e a guardare la nevicata… ma che ci fa la neve il 15 maggio? È qui solo per ricordarmi che non saresti dovuta nascere oggi. Papà torna, oh finalmente. Voglio sentire come sta tua sorella ma non c'è campo… esco dall'ospedale, oooooh fantastico, qui c'è ponte! Mentre la nonna mi rassicura che tua sorella è mangiata, dormita, cambiata, giocata e sicuramente anche straviziata una contrazione fortissima mi prende tanto che da accucciata che ero perdo l'equilibrio e finisco nella neve con i mutandoni di rete per aria.





Tutte le mie paure sono svanite in quel momento, con quell'"ODDIO!" rotto dal pianto che si sente in risposta al tuo primo vagito nella ripresa di papà. Ti ho potuto abbracciare subito, studiare nei minimi dettagli, dal secondo dito del piede più lungo dell'alluce alle spalle pelosine. Hai reso felice anche papà che continuava a ripetermi come durante la tua nascita non si sia sentito impotente e come abbia potuto godere a pieno della felicità che ci stavi donando venendo al mondo.Dopo la pappa mi danno qualche punticino, ma questa volta mi alzo e torno in camera sulle mie gambe. Dopo tanta paura mi sento un leone! Arrivi anche tu nella tua culletta accompagnata dall'infermiera che mi dice "Congratulazioni signora, è una bimba grande, 3.500, 50 cm di lunghezza e 35 di circonferenza cranica" Io e papà ci guardiamo e ci mettiamo a ridere, per noi eri proprio uno scriciolino!Ormai si è fatto tardi, papà torna a casa ma mamma non riesce a prendere sonno perché il tuo respiro è così delicato che non si vede e non si sente. Così con un po' di timore ti prendo, ti abbraccio, guardo dalla finestra... non nevica più. E in quel momento, guardando la neve che brillava sotto alla luce delle stelle mi sono resa conto che tu sei nata dove adesso c'è sempre il sole: nella mia vita
