26.11.09
Alla 35+0 ho un’eco di controllo della crescita alle 10, poi agopuntura alle 13 per vedere se il birichino si gira da podalico a cefalico.
Inizia l’eco, il dott inizia a scuotere la testa, “no no, non ci siamo”. Questo dott ha la fama di essere taciturno e freddo, ma è veramente bravo. Cosi si sa che quando non parla..va tutto bene. Ma lui stava parlando mentre mi faceva l’eco!

Io sbarro gli occhi, lui toglie l’ecografo e mi inizia a fare mille domande, quanti anni ho, se avevo fatto l’amnio, com’erano i risultati del bitest. E io chiedo “perché?” “perché è molto piccolo, mi fa pensare, in piu non c’è quasi piu liquido amniotico, dobbiamo farlo nascere. Peso stimato kg 1,8”
E io vado nel pallone, non so se era piu la paura della nascita prematura, del cesareo che mi ha sempre terrorizzata, o del fatto che il bambino potesse non essere sano. Forse era proprio quest’ultima la mia piu grande paura.
Mi mettono sotto tracciato e intanto arriva mio marito. Mentre ero li da sola mi sentivo morire, mi sentivo persa, dovevo ricoverarmi nel giro di qualche ora e dovevo organizzare tutto tra casa, Edo, il lavoro. Il tracciato è ok, non soffre, ma devo essere ricoverata per farlo nascere.
Sono le 13, mangiamo un panino al bar, vado a casa e chiudo la valigia, e preparo la cena per Edo e i cambi per il giorno dopo al nido. Faccio l’ultima lavatrice e asciugatrice cosi mio marito ha le cose piu o meno pronte.
Alle 15 vado all’asilo a prendere Edo. Mi scoppiava il cuore, sapendo che lo avrei salutato, ma non sapevo quando sarei tornata a casa, chissà se avrebbero fatto nascere Chicco il giorno stesso o mi avessero monitorata per giorni.
Arriva la tata di Edo, arriva mio marito, prendo la valigia e scoppio in lacrime salutando Edo.
Andiamo in H per le 17, faccio l’accettazione al PS e mio marito torna un attimo in ufficio, tanto le cose sarebbero andate per le lunghe.
Alle 18.30 mi visitano, e mi confermano che il bambino sarebbe nato entro sera e con un cesareo. E lì è arrivata la realizzazione che davvero lo avrebbero fatto nascere. Io che in valigia avevo messo tremila cambi pensando di rimanere chissà quanti gg…

Intanto informo il mio gine (primario della clinica) di quanto sta accadendo (avevo la visita da lui il giorno dopo…). Lui è via e non riesce a correre per farmi il cesareo urgente, ma dice che mi manda due suoi colleghi bravissimi.
Mando un sms a mio marito che corre, arriva appena in tempo, mentre mi stanno preparando in sala travaglio. Faccio un veloce colloquio con l’anestesista e il dott che mi farà il cesareo.
Andiamo in sala operatoria, mi fanno la spinale (doloooore, è tremenda) e mi legano al lettino. Mettono il telo verde alto, e mi disinfettano. Poi iniziano a tagliare e…. urlo!! Oddio che dolore, l’anestesia non aveva ancora fatto effetto del tutto. Aspettano qualche minuto e iniziano.
L’anestesista e l’infermiere mi parlano di continuo, sono carinissimi, ma io ero troppo tesa per chiacchierare. Sbircio quel poco che si vede da una piccola parte in metallo che specchio, della luce sopra la mia pancia.

Ravanano un po’ poi vedo che alzano un fagotto, minuscolo, che stava dentro due mani. Vedo solo il suo sederino, lo mettono nella culla e un’infermiera corre via.
Vado nel panico, chi ha fatto un cesareo mi ha detto che un attimo te lo fanno vedere, te lo mettono vicino alla guancia. E inizio a chiedere se stava bene e perché erano scappati cosi. Nessuno mi risponde.
Mi cuciono e mi mettono in una stanza, erano circa le 22. Nessuno mi da notizie del bambino fino alle 24 passate. Avevano chiamato mio marito con loro, e lo avevano portato in terapia intensiva neonatale, dove avevano appunto portato Chicco. Non respirava alla nascita, lo hanno rianimato ed intubato.
Due gg dopo ho potuto vedere il mio bambino…uno scricciolo piccolino, pieno di bende, tubicini, macchine attaccate. Cinque gg dopo l’ho potuto prendere in braccio…mi viene ancora da piangere, è stata un’emozione incredibile. Tanto è stato brutto lasciare l’ospedale senza di lui, tanto è stato emozionante poterlo finalmente prendere in braccio e poi portarlo a casa.
