Ancora tutte le sere partono le contrazioni, io non ce la faccio più, mi dico che non ce la farò ad affrontare il parto perché qui non si dorme e sono sempre più distrutta. Giulio sempre più caro che mi incoraggia, dice che ci sarà lui con me che mi starà sempre vicino. Questo mi incoraggia.
Intanto ultime analisi, appuntamento con anestesista per epidurale, LA VOGLIO, prendiamo accordi e me la vedo già fatta ed io che partorisco con meno dolore il nostro grande amore.
Passa così un’altra settimana e da voci sento che l’anestesista andrà in vacanza per dieci giorni. L’unico sempre reperibile per l’epidurale. Cosa?!? In più anche il mio ginecologo parte per le Mauritius. E noi?!? Ci abbandonate tutti?!?

Disperazione, ansia, panico per il parto, come facciamo?

Ho con mia madre, che fa l’infermiera in ospedale, la brillante idea di contattare l’altra anestesista e di chiederle la grazia, insomma se poteva soccorrermi con l’epidurale al momento del parto anche se non era in turno e solitamente non si rendeva disponibile. Mi faccio il mutuo pur di averla, ho veramente il terrore del parto. Questa dottoressa tutta gentile ci dà il suo numero di cellulare e ci dice di contattarla in qualsiasi momento. Vedo la luce, siamo salvi. Siamo alla trentassettesima settimana + sei, mi rivolgo speranzosa verso la mia pancia e dico –Amore arriva pure quando vuoi, la dottoressa ha detto che sarà lì ad aiutarci- Alessandro coglie al volo le mie parole e dopo quattro ore delle solite contrazioni che mi distruggevano alle 22.30 si rompono le acque mentre stringevo la mano di Giulio. Corro come una furia per su per le scale per una doccia al volo, intanto spargo acque ovunque, Giulio chiama in giro e io dal piano superiore dico –Daiiiiii sei pronto?-
Mia madre si catapulta da me alla velocità della luce, potrà entrare in sala parto anche lei e questo mi rassicura molto.
In ospedale l’ostetrica mi visita e constata una dilatazione di tre centimetri e dice di chiamare l’anestesista. Mia madre esce dalla stanza e dopo poco rientra con una faccia e mi dice che la dottoressa ha il telefono staccato. Cosa?!? Che panico, ho la speranza che non prenda e dico di riprovare da lì a poco. Lei fa la scena di uscire e rientrare e dire –Niente ancora staccato-



Pauraaaaaa. L’ostetrica che mi dice che hanno partorito tutte, che non sono la prima e nemmeno l’ultima. Grazie, che scoperte. Non la mando a quel paese perché poi mi sarà utile.
Intanto aumentano le contrazioni, non riesco a star seduta e cammino, cammino, cammino. Giulio con amore è sempre lì che mi prende le mani e mi incoraggia, senza di lui non so come avrei fatto

A mezzanotte dopo una bomba di contrazione mi dirigo modello bersagliera verso la mia borsa per riprovare a chiamare l’anestesista. Così mia mamma decide di dirmi la verità. Questa ha risposto ma essendo a casa non sarebbe venuta. Cooosaaa?!? Non ho avuto nemmeno la forza di tirarle tre accidenti.
Va beh, dobbiamo farcela da soli, inizio a pregare e le contrazioni sempre più forti e dolorose, una dietro l’altra, non ho più respiro, continuo a pregare e ho paura di non farcela. Giulio sempre lì che mi accarezza e mi parla ma mi dà fastidio tutto, voglio il silenzio totale, così gli stringo io le mani.
Alle 2.00 entra l’ostetrica che mi dice che fra poco mi visita a meno che non sentissi già le spinte. Eh, magari. Ma dopo un quarto d’ora di fuoco ecco le sento. Dilatazione completa è ora di spingere.
Seduta sullo sgabello e il mio amore dietro che mi sostiene io spingo, spingo e spingo mentre gli frantumo i pollici perché non so dove attaccarmi. Non ce la faccio più e sento l’ostetrica che mi dice di mettermi l’anima in pace perché le primipare spingono per due ore. Io sono disperata, sto per piangere e lei- Ma scherzo, senti ci sono i capelli- Che simpatica

Alessandro è nato il 27 febbraio alle ore 2.46, 3,415 kg per 50 centimetri, nostro grande amore, illimitato e incondizionato


