
Mi sembra impossibile essere qui in questo momento con il mio meraviglioso bambino addormentato tra le mie braccia a scrivere il racconto del mio parto... Tante volte mi sono immaginata questo giorno, tante quante ho cercato di dare una fisionomia al bambino che cresceva dentro di me, senza mai riuscirci. Ed adesso eccola qua, la mia creatura, il mio capolavoro, lo scopo della mia vita! Gli accarezzo le manine, i piedini, le guanciotte paffute, il nasino a patatina; sfioro i suoi capelli castani ramati identici a quelli del papà e penso che è la perfezione assoluta, che non avrei potuto immaginarlo più bello di così e non riesco a credere che 18 giorni fa era dentro di me, già così stupendo!
Io avevo scelto per Alberto un parto "dolce", magari in acqua, al Centro Nascite del mio paese, un ambiente meraviglioso dove la nascita viene vista come un evento miracoloso che fa parte della vita e non come una malattia da curare in ospedale.
Nei nove mesi di gravidanza sono stata seguita in maniera eccellente dalle dolcissime ostetriche del CN e ho passato lì moltissimi pomeriggi sereni e felici tra corso pre-parto e controlli, sentendomi come a casa, perché in fondo è di questo che si tratta: di una casina con la stanza matrimoniale per fare un travaglio attivo con sbarre, fune, palloni ecc..., la stanza per il parto in acqua, il salottino d'attesa con divani, riviste e tv per i parenti e perfino la cucina per preparasi qualcosa durante il travaglio. La mia gravidanza è stata perfetta ed avevo tutti i requisiti per poter partorire al CN; infatti non tutti possono rimanere: lì ci sono solo le ostetriche, nessun dottore e vengono accettate soltanto donne che abbiano avuto una gravidanza "da manuale". Nel caso di una complicazione non prevista durante il travaglio, c'è un ambulanza fuori pronta per il trasporto all'ospedale più vicino, a una ventina di minuti.
Sabato 8 Aprile, a 40+5 vado a fare la visita di controllo dalla mia ginecologa. Le chiedo se c'è qualcosa che può darmi per far partire il travaglio, non perché io sia stanca della mia panciona, anzi... L'adoro! Ma perché al CN non sarei potuta rimanere oltre le 41+4, il venerdì prima di Pasqua. Dopo avermi visitata, mi dice che avrei partorito quella notte!!! Riamango esterrefatta, ma non le credo poi più di tanto, perché fino ad allora non avevo avuto nessun sintomo: niente tappo, nessun dolorino, né tantomeno contrazioni dolorose. La ginecologa si accorge che anche in quel momento ho una contrazione forte e mi chiede se la sento, ma io non sento altro che la pancia dura. Mi dice che il tappo l'ho già perso, che sono "aperta" due centimetri e di andare in ospedale non appena avrei visto delle perditine quella notte. Uscita dall'ambulatorio racconto tutto a mio marito; sono al settimo cielo, non tanto perché davvero credevo che avrei partorito entro il giorno seguente, ma perché finalmente qualcosa si è smosso! Ale invece crede molto più di me alle parole della ginecologa ed è visibilmente emozionato. Comincia a vagare senza meta con la macchina e non fa che ripetere: "Non ci posso credere! Me l'hai fatta un'altra volta! Come quando ti sei tenuta solo per te per dieci giorni la notizia di essere in dolce attesa o come quando avevi convinto me e il mondo intero che fosse femmina; adesso mi hai fatto pensare mancasse ancora chissà quanto!" E io: "Ma non nasce mica stanotte!!!""Eh no! Adesso non m'incanti più! Ora ti preparo un'ottima e abbondante cena e poi subito a letto, perché devi essere riposata ed avere tutte le energie per il grande evento!"
Durante la serata le contrazioni diventano leggermente dolorose, vado a letto fiduciosa per poi svegliarmi poco dopo mezzanotte sentendomi bagnata. Dentro di me penso: "Ci siamo, ho rotto il sacco! Adesso mi alzo e faccio un lago!"; invece vado in bagno e mi accorgo che è molto sangue rosso vivo. Un po' allarmata, perché nei tanti racconti letti su Gol, nessun travaglio iniziava con perdite di sangue, chiamo sul cellulare della reperibilità le ostetriche del CN di turno. Risponde Marcella e per prima cosa mi chiede la quantità delle perdite che io non so ben quantificare, allora mi dice di andare subito al Centro Nascite per un controllo. Mi vesto velocemente mentre Alessandro prende la macchina e carica le valige. Mi sembra quasi di partire per le vacanze...
E' quasi l'una di notte e il mio paese addormentato nel silenzio mi sembra più bello del solito, come in attesa della lieta notizia. Nel ripercorrere la strada fatta tante volte per andare al Centro Nascite ripenso a tutte le volte in cui mi sono immaginata questo momento e comincio a credere che la prossima volta che tornerò a casa, sarà con il mio bambino tra le braccia. Mi sento felice, emozionata e carica di energia; non ho affatto paura di quello che mi attende, perché nelle prossime ore farò l'incontro più importante della mia vita e rimarranno per sempre impresse nel mio cuore come le più belle della mia esistenza.
Arrivati al CN Marcella mi visita; sono a un paio di centimetri di dilatazione e non ci sono più perdite, quindi mi tranquillizza dicendomi che quasi sicuramente quel sangue era a causa della visita ginecologica del pomeriggio; io non sono molto convinta di questa spiegazione e non credo la ginecologa intendesse questo quando aveva detto che la notte avrei avuto perditine. Mi mette il tracciato per quasi due ore; il battito del bambino è regolare: ci sono momenti in cui dorme ed altri di attività ed oscilla tra i 120 e i 160 battiti al minuto. Le contrazioni ci sono, sono regolari ed anche abbastanza intense; hanno un buon ritmo e si susseguono una all'altra non lasciandomi molto tempo per rlassarmi negli intervalli. Alessandro è vicino a me, mi dice di fare respiri profondi nei momenti di calma, comunque riesco a sopportarle abbastanza bene dondolandomi un po' da un piede all'altro, anzi Marcella si stupisce vedendo come affronto contrazioni oltre i 100 di intensità e si domanda se per caso la macchina non si sia guastata!!! E' molto dispiaciuta di dovermi tenere lì attaccata così a lungo con quelle contrazioni così forti, ma nel frattempo Alberto si è addormentato e bisogna aspettare che si svegli per staccare il tracciato. Intanto Marcella chiama Roberta, l'altra ostetrica che aveva la reperibilità, dicendole di venire, perché sembra proprio che Alberto abbia cambiato i programmi rispetto alla mattina in cui avevo fatto un tracciato "piatto" e abbia deciso di nascere stanotte. Poi mi libera e mi fa accomodare nella stanza del travaglio. Io mi distendo un po' nel lettone matrimoniale, ma in questo modo le contrazioni si sopportano peggio e quindi mi alzo e cammino appoggiandomi a mio marito nei momenti in cui il dolore è più intenso. Lui è il mio sostegno, la mia roccia; lo è sempre stato in questi anni e lo è ancor più adesso nel momento del bisogno, in questa dura, importantissima prova.
Arriva Roberta e, dato che sono passate più di due ore dal mio arrivo, Marcella mi propone una nuova visita per controllare come procede il travaglio. Purtroppo però, quando mi spoglio, perdo di nuovo sangue, questa volta moltissimo... Le ostetriche sono visibilmente preoccupate, Marcella sparisce e mi lascia con Roberta che controlla costantemente il cuore del bambino con il Doppler e con molta calma comincia a spiegarmi che è il caso che mi veda un dottore, perché loro non sono in grado di sapere da cosa dipenda quel sangue, che può essere una sciocchezza, ma è meglio essere tranquilli. Allora realizzo che Marcella è andata a chiamare l'ambulanza e vo nel panico più totale; sono attimi davvero brutti: sono distesa in un lettino con il cuore che mi batte all'impazzata e continuo a scuotere la testa e a dire di no, che all'ospedale non ci voglio andare, che voglio rimanere lì... Le lacrime scendono da sole e mi bagnano il viso... Alessandro, a cui avevo chiesto di rimanere fuori durante la visita, perché è molto sensibile per quanto riguarda il sangue e le parti intime (basta un prelievo per farlo svenire), sentendomi disperare in quel modo non ce la fa ed entra. Ci mette un attimo per capire cosa sta succedendo, mi prende il viso tra le sue manone calde di cui ricordo il contatto rassicurante anche in questo momento, e così, con Roberta che mi ripete che a volte nella vita bsogna "calarsi le braghe", che non sempre tutto va come si era sperato... Piano piano mi tranquillizzo e mi concentro solo sul mio bambino: Alberto, bisogna pensare solo ed esclusivamente al suo bene.
Arriva l'ambulanza e mi caricano di peso nella barella; Alessandro prende la macchina e so che guiderà come un pazzo per arrivare in ospedale prima di noi. Con me ci sono le ostetriche, ma io sono sola, sola con il mio bambino. Mentre mi spingono fuori, guardo le pareti del CN che velocemente sfuggono via; sono tutte piene di foto di bambini nati lì con le dediche dei genitori alle ostetriche e non posso fare a meno di pensare che tra poco ci sarà anche la nostra, perché, anche se il mio cucciolo non nascerà qui, sono comunque queste fate che lo hanno portato alla vita.
Uscendo fuori mi colpisce l'aria fresca di una splendida notte di primavera; alzo gli occhi a un cielo sgombro di nuvole che mostra per me un luminoso spettacolo di stelle... Impossibile in quel momento non pensare a un Dio...
Il viaggio in ambulanza è velocissimo, ma per me sembra non finire mai; Roberta controlla il battito del bambino che è sempre perfetto: lui è un leoncino e per lui affronto con coraggio le contrazioni che sembrano ancora più forti amplificate daglli scossoni della strada: ogni contrazione in più è una in meno che mi separa da Alberto.
Arriviamo in ospedale verso le quattro; mentre mi spingono in reparto, i miei occhi cercano Alessandro e subito lo trovano; lui mi prende la mano e mi rassicura dicendomi che lui è qui vicino a me e andrà tutto bene. E' una scena che ho visto tante volte nei film, ma che mai avrei creduto di vivere...
Il dottore di turno mi visita e mi fa un'ecografia mentre Marcella e Roberta gli spiegano cos'è successo. Dall'ecografia la placenta risulta anteriore ad altezza ombelico, dov'è sempre stata; un distacco placentare era la maggior paura delle mie ostetriche. Il dottore conclude che molto probabilmente si tratta della rottura un vaso sanguigno causata dalla testa del bambino che è veramente bassissima; quindi niente di preoccupante e visto che sono già a 4-5 centimetri di dilatazione, posso andare direttamente in sala travaglio, perché di lì a poche ore sarebbe nato Alberto.
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo! Sono attimi molto belli: dalla gioia non sento più nemmeno il dolore! Mi accompagnano nella camera assegnatami dove nel silenzio e nel buio della notte si sentono i versetti di un neonato; non posso fare a meno di pensare che domani in quella stanza ci sarà il mio bambino e questa volta le lacrime sono di pura felicità!
Indosso la bella e morbida camicia bianca che ho scelto per l'occasione e seguo le ostetriche nei corridoi dell'ospedale verso il luogo dove avverà l'incontro più importante della mia vita!
L'ostetrica di turno, Ilaria, e la studentessa che l'assiste sono giovani e simpatiche. Roberta conosce di persona Ilaria e mi assicura che è veramente bravissima.
La stanza per il travaglio è stupenda, proprio come l'avevo sognata! E' tutta colorata con parete e tende nelle varie sfumature dell'arancio; al centro c'è un bellissimo letto matrimoniale... E' qui che nascerà Alberto!
Mi mettono il tracciato lasciando libertà di muovermi; le contrazioni sono sempre più forti e ravvicinate. Quando mi staccano il tracciato sono troppo dolorose per sopportarle in piedi ed io comincio ad essere stanca, così mi distendo sul letto insieme a mio marito. Alessandro è dietro di me e mi incoraggia con le parole e con dei piacevoli massaggi al collo, alle spalle, alla spina dorsale dall'alto fino all'osso sacro, punto che mi fa particolarmente male. Io non parlo molto, ma gli faccio capire quanto gradisca i massaggi. Quando arrivano le contrazioni, mentre mi lamento del dolore, Ale non fa che ripetermi in continuazione che sono brava, bravissima, eccezionale... Quella notte lo avrà detto milioni di volte e in quei momenti per me era davvero fondamentale sentire la sua voce rassicurante e il suo contatto amorevole. Nei momenti di pausa, ormai molto brevi, Ale mi invita a rilassare tutta me stessa, a sciogliere la tensione, a lasciarmi andare. Le ostetriche non interferiscono mai, se non per ascoltare ogni tanto il battito del bambino. Le ultime contrazioni dilatatorie sono fortissime e mi provocano un grande senso di nausea. Nel frattempo cambia il turno, ma io fatico a ricordare che ci fosse qualcuno intorno: in quegli istanti c'eravamo solo noi tre.
La nuova ostetrica, Laura, mi dice che quando sento il desiderio di spingere posso farlo. Mi metto per parte con una gamba appoggiata a un cuscinone. Alessandro mi tiene la testa tra le mani e mi accarezza il viso e i capelli. Questa fase è impegnativa e richiede moltissima forza e concentrazione. Le ostetriche mi incitano a mettere tutta me stessa nelle spinte e a cercare di trattenere il fiato per farle durare il più a lungo possibile. Per rendere le spinte ancora più efficaci mi tengo il ginocchio in alto con le mani incrociate. Spingere è molto più lungo e faticoso di come mi ero immaginata! In un momento di lucidità guardo l'ostetrica negli occhi e le dico: "Io non voglio tagli! Non importa se mi lacero, ma niente tagli!" Laura mi risponde: "Buona l'hai trovata per i tagli!!!! Fai come ti dico io e io non ti taglio!" Questa risposta mi ha solleva e mi ha da lo stimolo per rimanere concentrata e per trovare una forza che nemmeno io credevo di avere. Fo esattamente quello che mi suggeriscono le ostetriche: quando mi dicono di non spingere, ma di trattenermi soffiando fuori l'aria come per spengere una candela, lo faccio; quando mi dicono che è il momento buono, spingo più che posso. Dopo ogni contrazione domando quanto ci vuole ancora... Ormai manca davvero poco: si vede la testa! Ad ogni spinta esce di più per poi tornare un po' indietro nelle pause. Ogni contrazione riesco a dare due o tre spinte vigorose; per incoraggiarmi le ostetriche mi dicono che Alberto ha tantissimi capelli e di toccarglieli con la mano, ma io mi rifiuto: voglio toccare mio figlio solo quando sarà tutto intero sopra di me!
Per metterci più forza possibile tengo i piedi appoggiati sulle spalle delle ostetriche, la testa sta passando e io sento bruciare da impazzire. Per darmi un po' di sollievo Laura mi ci butta un po' d'acqua. L'acqua fresca allieva un po' la sofferenza e ogni volta che sento bruciare in maniera insopportabile urlo: "Acqua! Acqua!" con tutto il fiato che ho in gola! La testa è passata! Sento un ohh di meraviglia nel silenzio della stanza... Alessandro mi dice che è bellissimo, meraviglioso! Il colore è grigio-viola e gli occhi sono chiusi, serrati; le ostetriche mi invitano a guardarlo, ma io non cedo alla curiosità... Resisto e mi concentro sulle spinte; ancora qualcuna ed esce anche il corpo! Io sento all'interno come la sensazione di essere completamente svuotata. Lo mettono di pancia e lo premono per fargli fare il primo respiro ed ecco il suo primo inconfondibile vagito che dissolve tutte le paure e segna l'inizio della nostra vita insieme. Un pianto deciso per far sapere a tutti che è venuto al mondo, che sta bene e che ha un bisogno immediato e immenso della sua mamma. Un pianto che si calma non appena lo appoggiano sul mio corpo nudo. E' una sensazione indescrivibile, mai provata prima; non mi sono mai sentita così completa e felice in tutta la mia vita! Apre gli occhi e mi guarda; in quel preciso istante mi sento come trafitta dalla freccia di Cupido: è amore a prima vista!
Sto piangendo, ma non è per il dolore provato, non è per i punti che dovranno mettermi (ce ne vorranno diversi, perché il mio piccolo dolce Superman ha deciso di uscire di mano, con la manina appoggiata al viso come aveva nelle ecografie 3D e come tiene adesso mentre dorme... Ricucitura "a coda di rondine", in tema primaverile! ;-) Ho comunque avuto la soddisfazione di sentirmi dire dalle ostetriche:" Sei stata eccezionale, fossero tutte come te!" e che se fosse uscito normalmente di testa non mi avrebbero messo nemmeno un punto... Per un primo figlio di 3,600 kg con un bacino non tanto grande come il mio, è una gran bella soddisfazione!!!), non è per l'aver saputo che alla fine quel sangue era dovuto a un distacco placentare o che il mio bambino aveva un giri multipli di cordone intorno al collo ed intorno alla pancia: sono lacrime di pura gioia! Lo lasciano sul mio petto per una quindicina di minuti, tempo che mi sembra insieme infinito e inesistente. Rimarrei a guardarlo per tutta l'eternità: è una creatura meravigliosa, è il mio bambino ed era dentro di me già così perfetto: con questi minuscoli piedini e manine già con l'unghine e le righe della vita, con questi orecchini con i lobi un po' all'infuori, con questa boccuccia di rosa, con questo nasino a patatina, con queste guance paffutelle, con questa espressione corrucciata e la fronte un po' raggrinzita, con i cigli folti e i sopraccigli chiarissimi, con i capelli castanini ramati come il suo papà! E' caldo e viscido e ha un profumo di neonato inconfondibile... Me lo stringo sul cuore e lo accarezzo incredula; mi sembra impossibile che sia uscito da dentro di me, non riesco ancora a credere di esser stata io a dar vita a un simile capolavoro! Se un Dio esiste, immagino si sia sentito così quando ha creato l'uomo: onnipotente!
Quando fanno per portarlo via, protesto che è troppo presto, che voglio che il cordone abbia smesso di pulsare ed attaccarlo subito al seno. Laura mi vuol far toccare il cordone per dimostrarmi che non pulsa assolutamente più e mi dice che la separazione sarà breve: il tempo della visita e del bagnetto e poi potrò stare lì nel lettione con mio marito a coccolare nostro figlio per ore... Sarà nostro per sempre!
Chiedono ad Alessandro se vuol tagliare il cordone e lui ne è entusiasta; sa quanto io ci tenga, perché per me lui è l'unico che può assumersi l'importantissimo compito di spezzare il legame che per nove mesi ha reso madre e figlio una creatura unica.
Il cordone è bianco, fine come un dito, gommoso; ci vogliono tre sforbiciate per tagliarlo!
Per me non è ancora finita: manca l'esplusione della placenta e questa ultima fase è davvero dura, perché sono sfinita e non ho più voglia di spingere e soffrire. Vedendomi scoraggiata Laura mi appoggia Alberto addosso e mi dice di pensare soltanto a lui, non al dolore, mentre lei mi messaggia e con delicatezza fa uscire la placenta.
Un'ostetrica viene a prendere il bambino per potarlo in un'altra stanza a visitare. Le chiedo se può tenerlo il babbo e lei mi dice di no, allora supplico Alessandro di andarle dietro e di non perderlo di vista nemmeno un secondo.
Dall'istante in cui lo vedo "sparire", non mi importa di niente: né dell'emorragia che ho nell'alzarmi da letto, né della puntura che devono farmi per fermarla, né del sentirmi mancare i sensi, né dei punti di sutura... La mia testa è altrove: è di là, nell'altra stanza dove quel minuscolo esserino sta urlando a squarciagola. La mia mente ed il mio corpo non riescono ad ignorare quella richiesta d'aiuto (di là Ale sta facendo da solo il primo bagnetto a suo figlio, anzi è Alberto che fa il bagno al papà!;-)) ed improvvisamente realizzo che non sarei mai stata più la stessa persona e che il mio Universo ha trovato un punto fermo attorno a cui ruotare: Alberto!
Il 9 Aprile non è solo nato un bambino: con lui è nata una mamma!
Eccoci! Finalmente soli! Il mio bambino è nudo, avvolto in una caldissima coperta (dove farà la sua prima cacca della quale rimarrò completamente e felicemente impiastricciata!!!) sul mio seno, a contatto con la mia pelle nuda; piano piano, molto dolcemente, iniziamo a conoscerci ed Alberto trova subito la fonte del nutrimento e dell'amore e vi si attacca con voracità! Adesso so qual'è il senso della mia esistenza!
Ci uniamo in un unico abbraccio a tre... La stanza si illumina, dalle tende filtra la luce del sole; sta nascendo una bellissima giornata primaverile e una nuova famiglia ...
