Il cuore dell'India: Madhya Pradesh
Inviato: 2 feb 2017, 12:33
Raccontare l'India non e' facile, anzi.
Raccontare l'India e' impossibile.
L'India in questi giorni trascorsi senza di lei e' riuscita a scavarmi dentro un sentimento che non ho mai provato in vita mia verso nessun luogo al mondo: l'India la digerisci con il tempo, e scava talmente in profondità' che in un momento qualsiasi della tua giornata senza di lei, ti ritrovi senza fiato e le lacrime agli occhi, perché' non vorresti essere da nessun altra parte all'infuori di li'.
Ho avuto la fortuna di incontrare l'India, forse l'India meno turistica, se non quella più' povera, per qualche giorno, pochi, ma sufficienti per mettere in moto quel meccanismo che ti porterà' a tornarci e tornarci e ritornarci.
L'India la fotografi, perche' lei adora essere fotografata, te lo chiede ad ogni angolo di strada, te lo chiedono i suoi occhi così' profondi e nello stesso tempo così' limpidi, a volte fotografi e le mani ti tremano, a volte la leggerezza dello scatto rende la fotografia quasi uno specchio realistico della realtà', qualche volta invece abbassi lo sguardo e le neghi d'immortalare ciò' che di più' osceno può' uscire dal suo ventre.
Lo fai perche' non sei ancora abituato, poi la soglia della sopportazione ogni giorno diventa più' tollerante, e torni a casa con un piccolo scrigno di colori che fai fatica persino a riguardare, perché' a quei colori manca l'odore, manca il suono, manca il movimento, manca il sentimento.
L'arrivo a Nuova Delhi lo avevo sognato da tempo, lo avevo letto e riletto, e mentalmente ero pronta allo sbarco, che in realtà' si e' rivelato molto meno traumatico di come mi era stato prospettato.
Il vero, primo impatto con l'India l'ho avuto percorrendo la strada che dalla città' di Agra mi avrebbe portato a vedere
Il Taj Mahal, il monumento che inneggia all'amore eterno più' bello del mondo, quello stesso monumento che tu conosci sin da quando sei bambino perché' sei sempre stato abituato a conoscerne l'esistenza, ma che quando te lo trovi davanti nella sua immensa delicatezza pur essendo la cosa più' imponente mai vista al mondo, ti fa vacillare la certezza di essere davvero al suo cospetto.
Dicevo, la strada che porta dal centro città' al Taj, mi svela delicatamente i segreti dell'India: si comincia a intuire che in India la gente e gli animali vivono per strada, una strada affollata di mercati, di motorini, di mucche, di rischio', di vita.
E quando arrivo all'entrata del Taj, e sulla mia sinistra osservo e fotografo una donna anziana, che ha il sari color del mattone del palazzo che ci accoglie, con il viso rivolto al cielo e le mani giunte, mi rendo conto che l'India vera non e' racchiusa nel marmo del Taj o tra le tigri dei parchi, l'India, quella vera, e' specchiata nel volto di questa donna, striscia tra le sue mani giunte, sprofonda negli occhi dei bambini che gioiscono di fronte ad una matita, s'insinua nei mercati a cielo aperto, nelle mucche che mangiano rifiuti, nei cani con le mammelle che strisciano per terra.
Questa e' l'India che voglio conoscere, cancellerei dal mio viaggio i palazzi, le tigri, gli alberghi, e vivrei la strada, vivrei per strada, mangerei la strada, dormirei la strada e tutto ciò' che offre di più' autentico.
Ok.
E' cominciato il mio cammino verso l'amore.
Raccontare l'India e' impossibile.
L'India in questi giorni trascorsi senza di lei e' riuscita a scavarmi dentro un sentimento che non ho mai provato in vita mia verso nessun luogo al mondo: l'India la digerisci con il tempo, e scava talmente in profondità' che in un momento qualsiasi della tua giornata senza di lei, ti ritrovi senza fiato e le lacrime agli occhi, perché' non vorresti essere da nessun altra parte all'infuori di li'.
Ho avuto la fortuna di incontrare l'India, forse l'India meno turistica, se non quella più' povera, per qualche giorno, pochi, ma sufficienti per mettere in moto quel meccanismo che ti porterà' a tornarci e tornarci e ritornarci.
L'India la fotografi, perche' lei adora essere fotografata, te lo chiede ad ogni angolo di strada, te lo chiedono i suoi occhi così' profondi e nello stesso tempo così' limpidi, a volte fotografi e le mani ti tremano, a volte la leggerezza dello scatto rende la fotografia quasi uno specchio realistico della realtà', qualche volta invece abbassi lo sguardo e le neghi d'immortalare ciò' che di più' osceno può' uscire dal suo ventre.
Lo fai perche' non sei ancora abituato, poi la soglia della sopportazione ogni giorno diventa più' tollerante, e torni a casa con un piccolo scrigno di colori che fai fatica persino a riguardare, perché' a quei colori manca l'odore, manca il suono, manca il movimento, manca il sentimento.
L'arrivo a Nuova Delhi lo avevo sognato da tempo, lo avevo letto e riletto, e mentalmente ero pronta allo sbarco, che in realtà' si e' rivelato molto meno traumatico di come mi era stato prospettato.
Il vero, primo impatto con l'India l'ho avuto percorrendo la strada che dalla città' di Agra mi avrebbe portato a vedere
Il Taj Mahal, il monumento che inneggia all'amore eterno più' bello del mondo, quello stesso monumento che tu conosci sin da quando sei bambino perché' sei sempre stato abituato a conoscerne l'esistenza, ma che quando te lo trovi davanti nella sua immensa delicatezza pur essendo la cosa più' imponente mai vista al mondo, ti fa vacillare la certezza di essere davvero al suo cospetto.
Dicevo, la strada che porta dal centro città' al Taj, mi svela delicatamente i segreti dell'India: si comincia a intuire che in India la gente e gli animali vivono per strada, una strada affollata di mercati, di motorini, di mucche, di rischio', di vita.
E quando arrivo all'entrata del Taj, e sulla mia sinistra osservo e fotografo una donna anziana, che ha il sari color del mattone del palazzo che ci accoglie, con il viso rivolto al cielo e le mani giunte, mi rendo conto che l'India vera non e' racchiusa nel marmo del Taj o tra le tigri dei parchi, l'India, quella vera, e' specchiata nel volto di questa donna, striscia tra le sue mani giunte, sprofonda negli occhi dei bambini che gioiscono di fronte ad una matita, s'insinua nei mercati a cielo aperto, nelle mucche che mangiano rifiuti, nei cani con le mammelle che strisciano per terra.
Questa e' l'India che voglio conoscere, cancellerei dal mio viaggio i palazzi, le tigri, gli alberghi, e vivrei la strada, vivrei per strada, mangerei la strada, dormirei la strada e tutto ciò' che offre di più' autentico.
Ok.
E' cominciato il mio cammino verso l'amore.