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Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
- Jack
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
Passo solo ora...ma non riesco ad aggiornarmi... i bimbi dormono ma devo fare un po' di cose 

Ele - Agostina08 - Agostina10 - mammacanguro
Mamma di Lorenzo 11.08.08 e Sara 21.08.10
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- Demetta
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
Ecco perchè non mi piace sto cavolo di bar... ho letto tutto, mi sono aggiornata e quando ho finito voi siete sparite... miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinkia, ci mette mezz'ora a caricare ogni pagina... però mi sono fatta tante di quelle risate e fankiul a Topi che mi fa fare la strega cattiva... non tanto per la strega, che magari ha pure ragione, ma per la cattiva... io sono taaaaaaaaaaaaaaaaaaanto buonaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
Meno male che arriva il weekend e ci si trova di là!!!
Ciao a tutte!!!
P.S. Mentre leggevo, però, avrei giurato che le figlie saremmo state Ary e io... non ero riuscita solo a capire chi delle due era la più pazza... diciamo che ce la giochiamo abbastanza...

Meno male che arriva il weekend e ci si trova di là!!!

Ciao a tutte!!!
P.S. Mentre leggevo, però, avrei giurato che le figlie saremmo state Ary e io... non ero riuscita solo a capire chi delle due era la più pazza... diciamo che ce la giochiamo abbastanza...

Betta♥Ste: JACOPO ☺ 30-08-08 h.3,05 kg.3.360 cm.49 ♥ MATTEO ☺10-09-10 h.5,55 kg.4.160 cm.52
♫AGOSTINA '08 ♪ SETTEMBRINA '10 ♪ BAROTTA ORGOGLIOSA ♪ 77INA♫
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- aryyra
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
Demetta ha scritto:Ecco perchè non mi piace sto cavolo di bar... ho letto tutto, mi sono aggiornata e quando ho finito voi siete sparite... miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinkia, ci mette mezz'ora a caricare ogni pagina... però mi sono fatta tante di quelle risate e fankiul a Topi che mi fa fare la strega cattiva... non tanto per la strega, che magari ha pure ragione, ma per la cattiva... io sono taaaaaaaaaaaaaaaaaaanto buonaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!![]()
Meno male che arriva il weekend e ci si trova di là!!!![]()
Ciao a tutte!!!
P.S. Mentre leggevo, però, avrei giurato che le figlie saremmo state Ary e io... non ero riuscita solo a capire chi delle due era la più pazza... diciamo che ce la giochiamo abbastanza...
infatti lo pensavo pure io


Palla pero' rinvangare cosi' il mio peso


Alessandro 01.08.08 e Matilde 25.06.11
- Topillo
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- Iscritto il: 26 giu 2007, 15:11
Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
No, palladia perchè sei della città delle ville palladiane, o stolta.
Comunque..........
L’agosto furioso
Vi voglio io narrare, o pubblico cortese,
le splendide avventure e l’ardenti imprese,
di prodi cavalieri partiti da lontano
per giungere su un monte, solatio e napoletano.
Giace Monte Cenno in una conca d’oro,
lambita da Poseidon, con le sirene in coro,
ridente patria avita di una regina fiera,
dallo sguardo ardente e dalla fronte altera.
Trattasi, sappiate, di Apulia delle Viole,
la madre che gli artigli stende sulla prole,
genitrice orgogliosa di due principesse,
belle invero, più delle stelle stesse.
I nomi di costoro son celebri ormai,
canzoni su canzoni a loro dedicai:
Barbara la grande, Palladia la cadetta,
d’amor viene rapito chi su di lor lo sguardo getta.
Le rose anche più belle mai sono senza spine,
dovete voi sapere che le povere tapine,
ai tempi della storia, in quel di Monte Cenno,
perduto avean entrambe tutto il loro senno.
E come mai si giunse a questo furto indegno?
Le due sorelle Ombra, armate di un gran legno,
con una botta a Barbara ed una al regal pancione
che conteneva di Palladia ancora sol l’embrione.
Son queste due sorelle due entità vaganti,
nascoste, mai visibili, ma acide e intriganti.
A volte percepisci l’oscura lor presenza,
ma spesso e volentieri di lor spicca l’assenza.
La maggiore fra le due compare un po’ più spesso,
il nome suo è un inganno, è lì per farti fesso,
ti sembra sia ridente, ma cela la natura
di questa creatura dall’anima oscura.
Anche la seconda sembra sparga viole,
ma perfida e cattiva oscura anche il sole,
spesso sta nascosta in un popolo lontano
ma qualche volta accade che da noi stenda la mano.
Nata ormai Palladia, chiaramente senza senno,
una gran tristezza scese allora a Monte Cenno.
Insensata la maggiore, pazzerella la piccina,
dove sbattere la testa non sapeva la Regina.
Era la Regina credente assai devota
di una grande santa, ai tempi molto nota:
la famosa santa, detta del Balzello,
ovvero Santa Kinzica dal marsupio bello.
Di questa Santa, possedeva la Regina
Statua molto bella, celata in cantina.
Scese da lei, in ginocchio, in prece
Mille mille voti la povera le fece.
E allora Santa Kinzica risposta le dette,
spargendo latte magico dalle marmoree tette:
“chiama i cavalieri più forti della terra
E mandali in missione, alla sacra guerra”.
Apulia allor, smarrita, chiese alla Santa:
“chi sono i guerrieri o Gloriosa e Tanta?”
Rispose Santa Kinzica, guardando all’orizzonte:
“3 nomi ti dirò, da convocar al Monte.
Annibale è il primo, cavaliere assai possente,
amante del buon cibo, allegro e gaudente.
E’ noto in tutto il mondo per essere terribile
Possedendo inoltre un’arma commestibile.
Di porco e di suino la carne nel budello
-specificò allora la santa del Balzello-
L’arma sua è composta, e grande
È la fama che attorno a sé egli spande.
Il secondo prode è Turchese delle Palle,
magico Elfo del Divino Fondovalle.
Anche se ognor cercassi un Elfo più valente
Tra mare, monti e oceani non troveresti niente.
Il volto suo è nobile, dal ceruleo occhio,
grande l’abilità sua nel fare un gran pastrocchio.
Se di velen potente mai avrai bisogno,
basta che lo evochi, sia pure solo in sogno.
Basta ch’egli allunghi le eburnee sue manine,
su marmitte, mestoli, padelle o pentoline
che tutto quel che vede, che tutto quel che tocca,
diventa velenoso, letal se posto in bocca.
Il terzo cavaliere, di cervantesca memoria,
essendo una femmina, passerà alla storia,
trattasi della famosa Vergine Sancha
detta anche l’”Ago”, ma non è della bilancia.
Costei equilibrio crea, cosciente che in medio
Virtus semper stat. Se messa sotto assedio,
la principesca vergine con grande eleganza,
ti infilza la sua spada diritta nella panza.
Tu questo grande trio a te presto chiama,
loro solamente dalla chiara fama
posson riportare in fretta a Monte Cenno
delle tue figlie intatto ancora il Senno.”
Ringraziata la Santa, la fiera Regina,
Alzatasi in piedi, lasciò la cantina
E senza perder tempo, corse a convocare
il trio famoso e illustre, in missione da mandare.
Intanto le due matte principesse senza senno
Pazzeggiavano insieme, per tutto Monte Cenno.
Persa Barbara in paranoie e in pensieri matti,
mentre Palladia allevava cani, tartarughe e gatti.
E mentre Barbarella le unghie sue curava,
Palladia la piccina l’italiano torturava.
Creando paranoie tra loro differenti,
a volte spaventose, a volte divertenti.
Ecco i cavalieri giungere al castello,
inchinarsi alla regina e alla santa del Balzello,
partire immantinente, lasciare Monte Cenno,
votati alla missione di ritrovare il senno.
Nessun di lor sapeva dove fosse il senno,
ma Sancha ebbe un’idea, lasciato Monte Cenno:
“io so chi può sapere dove sia la nostra meta,
si tratta di una coppia di religiosi lieta:
un santo fraticello, Giulivo dall’Ulivo-
il nome dice tutto, non è per nulla schivo-
che vive in un boschetto con la monaca Emiliana
famosa in tutto il mondo per la cucina luculliana.”
“Andiamo, raggiungiamoli” tuonò il forte Annibale,
stringendo nel contempo la sua arma commestibile.
Sperava il nostro prode, ed era chiaro a tutti,
in una cena illustre, con gara anche di rutti.
Dovete voi sapere, miei cari ascoltatori,
che solea Emiliana usare in tutti i suoi sapori,
proprio il porcellino, del guerriero il debole,
della cucina il re, eroe delle tavole.
Partirono i tre senza por tempo in mezzo
E raggiunsero una casetta che emanava olezzo
Di porco, di suino, insomma, di maiale,
e anche di strutto, di fritto e di cinghiale.
Stavano i religiosi composti in preghiera,
davanti a una marmitta dalla bella cera.
Giulivo canticchiava, frantumando noci,
Emiliana faceva eco, unendo le due voci.
Entrarono i prodi, guardarono la stanza,
Sancha, felice, accennò un passo di danza.
Annibale godeva del goloso profumino,
ma fu proprio Turchese che combinò un casino.
Perso nei profumi e nella scena lieta,
guardò nella marmitta, non frenando le sue dita.
Il sugo celestiale, in mezzo a un gran ribollo,
mutò improvvisamente in orrendo latte e pollo.
Il gelo scese immobile e irto,
finchè da un mobiletto Giulivo trasse il mirto,
soave licor distillato sulle colline erbose,
del paese natio del frate, in mezzo alle rose.
Così rinfrancati ebbero un’idea,
evocar qualcuno, una santa o una dea.
E fu proprio Turchese, la sua colpa espiando,
che capì chi invocare, di sollievo respirando.
In quei tempi in cui il senno si perde,
famosa era una santa, di un paesino verde.
Santa Verdiana appunto si chiamava
La santa che Turchese da poco venerava.
Detta era costei la santa del Matterello,
vuoi per la cucina, vuoi per il cervello.
Infatti era esperta dell’arte di Cerere,
ma era stata madre a volte un po’ degenere.
I 5 peccatori chinarono la fronte
E chiesero a colei che desse a lor la fonte,
la chiave del mistero del senno principesco,
perduto chissà dove, rubato ancora fresco.
Santa Verdiana in piedi fiera e ritta
Prima di tutto rimise a posto la marmitta.
Il succulento profumino riempì la cucina,
come prima che Turchese allungasse la manina.
Parlò poi la Santa, oracolo sincero
E quel che disse poi rischiarò come un cero
I cervelli obnubilati dal mirto traditore
Dei nostri eroi, dei monaci e anche del cantore…
“Dovete voi arrivare in cima a una Torre,
dove le nuvole bianche il vento rincorre.
Per quanto sia pendente, perciò pericolosa,
è l’unico posto per risolvere la cosa.
Lassù, tra venti e sole, secondo la stagione,
abita un savio grande, un Celeste Santone.
Custodisce ancora intatto, ancor non deturpato
Il senno principesco, che fu ahimè rubato.
Questa è la mappa per trovare il guru, il Santone,
a lui inchinatevi, a quel saggio e gran vecchione.
Ma state molto attenti, perché a guardia stanno,
della torre magica due streghe che fan danno”.
Ringraziarono la Santa i nostri cavalieri,
riempirono le panze, con rutti forti e fieri,
salutarono Giulivo, Emiliana e pure il mirto
e ripresero il sentiero, di pericoli ancor irto.
Dopo qualche giorno o settimana di cammino
Ecco che videro lontano un lumicino:
trattavasi proprio della candela lieve
del Celeste Santone dai capelli color neve.
Videro la Torre e videro anche, ahimè,
le due previste streghe, orrende, altrochè.
La prima delle due, chiamata era Jolanda
E proveniva invero da una Nebbiosa Landa.
Questa megera magra, nervosa e rinsecchita,
era peculiare perché, se innervosita,
prendeva fuoco subito e tuonava impetuosa,
e perché attorno a sé, lasciava scia odorosa….
La seconda strega, fama terribile ma giusta,
Augusta era chiamata perché nata era ad Augusta.
Arma sua tremenda era la generazione
Di diavoletti indomiti, dopo lunga gestazione.
A guardia della Torre stavan le megere,
armate di ramazza infilata nel sedere:
ronzavan come api, come oscuri calabroni,
facendo pulizia, mestierini e mestieroni.
Tra fumi di caldaie, di ferri già roventi,
aspettavano gli eroi digrignando i loro denti.
Il loro intento lugubre era veramente
Far loro ripulire il proprio antro rivoltante.
“Giammai mi piegherò a tal supplizio ingiusto”
Esclamò Sancha, guerriera di buon gusto,
“nel mio maniero nobile, da mattina a sera,
le pulizie le fa solo la cameriera!”
“Non sia mai che stiri, o che ramazza tocchi”
Esclamò anche Turchese, dagli azzurri occhi
“a casa mia, tra i monti alti dove subito tornerei,
le pulizie le fa un saggio e gentil gay!”
“a casa mia le faccio io-disse Annibale umilmente-
Ma non sia mai che pulisca i cessi di altra gente!
Prendete questo, disgustose creature!”
E l’arma sua calò, pesante come scure.
Con questo attacco triplice, possente e inaspettato,
crollarono le streghe, che mai avean pensato,
che fosse mai possibile a qualcuno delegare,
la cura della casa, la pulizia del focolare.
Così i nostri tre eroi, vincenti e con gran voglia
Varcaron della Torre la pendente soglia.
E giunti presto in cima si trovarono al cospetto
Del Celeste Santone, pieni di rispetto.
Costui immerso stava in mezzo a gai cappelli,
in mezzo a tante piume, tutù ed altri orpelli,
che a volte solea per suo divertimento,
porre addosso ai mortali, lasciando il firmamento.
Sentiti i cavalieri e la modesta lor richiesta,
col dito indicò, chinando la nivea testa:
ai piedi suoi riposava, come nave sulla chiglia,
delle principesse il senno, rinchiuso in bottiglia.
La presero gli eroi con mille ringraziamenti,
e videro che il savio era ormai privo di denti.
Vecchissimo ormai doveva essere il santone,
ma ancora aveva intatti il cervello e la ragione.
Li ammonì infatti, con gli occhi suoi ridenti,
di stare invero molto, molto attenti.
La Torre era alta, i guerrieri stanchi,
instabili sulle gambe, ballerini i fianchi.
La discesa fu davvero assai complicata,
la Torre era altissima e assai inclinata.
Così ahimè a un tratto cosa terribile accadde:
ai tre cavalieri il prezioso carico cadde.
“non diciamo niente, la bottiglia è intatta”
Dissero tra loro gli eroi di tal fatta
E prima che qualcuno del misfatto si accorgesse
A spron battuto corsero dalle principesse.
Si è visto il risultato di tal brillante piano:
le due principesse ancor le conosciamo.
Barbara rimase nel cervello acciaccata,
ogni tanto la troviamo che ragiona complicata.
A Palladia andò un po’ meglio, si riprese, poverella,
almeno una parte di ammacate sue cervella.
Certo non si può dir che sia del tutto sana,
ma tutti la rispettano, c’è anche chi la ama.
E poi c’è da dire che per la mamma Regina,
restano Palladia la cara sua bambina,
mentre Barbarella dall’unghia sempre nuova
resta il corazon che altrove non si trova.
Con questo ho terminato, paziente mio lettore,
perdona, ti prego, questo umile cantore.
Il senno mio è rimasto prigioniero in qualche covo
Che ancor nessuno cerca e che io non ritrovo.
Comunque..........
L’agosto furioso
Vi voglio io narrare, o pubblico cortese,
le splendide avventure e l’ardenti imprese,
di prodi cavalieri partiti da lontano
per giungere su un monte, solatio e napoletano.
Giace Monte Cenno in una conca d’oro,
lambita da Poseidon, con le sirene in coro,
ridente patria avita di una regina fiera,
dallo sguardo ardente e dalla fronte altera.
Trattasi, sappiate, di Apulia delle Viole,
la madre che gli artigli stende sulla prole,
genitrice orgogliosa di due principesse,
belle invero, più delle stelle stesse.
I nomi di costoro son celebri ormai,
canzoni su canzoni a loro dedicai:
Barbara la grande, Palladia la cadetta,
d’amor viene rapito chi su di lor lo sguardo getta.
Le rose anche più belle mai sono senza spine,
dovete voi sapere che le povere tapine,
ai tempi della storia, in quel di Monte Cenno,
perduto avean entrambe tutto il loro senno.
E come mai si giunse a questo furto indegno?
Le due sorelle Ombra, armate di un gran legno,
con una botta a Barbara ed una al regal pancione
che conteneva di Palladia ancora sol l’embrione.
Son queste due sorelle due entità vaganti,
nascoste, mai visibili, ma acide e intriganti.
A volte percepisci l’oscura lor presenza,
ma spesso e volentieri di lor spicca l’assenza.
La maggiore fra le due compare un po’ più spesso,
il nome suo è un inganno, è lì per farti fesso,
ti sembra sia ridente, ma cela la natura
di questa creatura dall’anima oscura.
Anche la seconda sembra sparga viole,
ma perfida e cattiva oscura anche il sole,
spesso sta nascosta in un popolo lontano
ma qualche volta accade che da noi stenda la mano.
Nata ormai Palladia, chiaramente senza senno,
una gran tristezza scese allora a Monte Cenno.
Insensata la maggiore, pazzerella la piccina,
dove sbattere la testa non sapeva la Regina.
Era la Regina credente assai devota
di una grande santa, ai tempi molto nota:
la famosa santa, detta del Balzello,
ovvero Santa Kinzica dal marsupio bello.
Di questa Santa, possedeva la Regina
Statua molto bella, celata in cantina.
Scese da lei, in ginocchio, in prece
Mille mille voti la povera le fece.
E allora Santa Kinzica risposta le dette,
spargendo latte magico dalle marmoree tette:
“chiama i cavalieri più forti della terra
E mandali in missione, alla sacra guerra”.
Apulia allor, smarrita, chiese alla Santa:
“chi sono i guerrieri o Gloriosa e Tanta?”
Rispose Santa Kinzica, guardando all’orizzonte:
“3 nomi ti dirò, da convocar al Monte.
Annibale è il primo, cavaliere assai possente,
amante del buon cibo, allegro e gaudente.
E’ noto in tutto il mondo per essere terribile
Possedendo inoltre un’arma commestibile.
Di porco e di suino la carne nel budello
-specificò allora la santa del Balzello-
L’arma sua è composta, e grande
È la fama che attorno a sé egli spande.
Il secondo prode è Turchese delle Palle,
magico Elfo del Divino Fondovalle.
Anche se ognor cercassi un Elfo più valente
Tra mare, monti e oceani non troveresti niente.
Il volto suo è nobile, dal ceruleo occhio,
grande l’abilità sua nel fare un gran pastrocchio.
Se di velen potente mai avrai bisogno,
basta che lo evochi, sia pure solo in sogno.
Basta ch’egli allunghi le eburnee sue manine,
su marmitte, mestoli, padelle o pentoline
che tutto quel che vede, che tutto quel che tocca,
diventa velenoso, letal se posto in bocca.
Il terzo cavaliere, di cervantesca memoria,
essendo una femmina, passerà alla storia,
trattasi della famosa Vergine Sancha
detta anche l’”Ago”, ma non è della bilancia.
Costei equilibrio crea, cosciente che in medio
Virtus semper stat. Se messa sotto assedio,
la principesca vergine con grande eleganza,
ti infilza la sua spada diritta nella panza.
Tu questo grande trio a te presto chiama,
loro solamente dalla chiara fama
posson riportare in fretta a Monte Cenno
delle tue figlie intatto ancora il Senno.”
Ringraziata la Santa, la fiera Regina,
Alzatasi in piedi, lasciò la cantina
E senza perder tempo, corse a convocare
il trio famoso e illustre, in missione da mandare.
Intanto le due matte principesse senza senno
Pazzeggiavano insieme, per tutto Monte Cenno.
Persa Barbara in paranoie e in pensieri matti,
mentre Palladia allevava cani, tartarughe e gatti.
E mentre Barbarella le unghie sue curava,
Palladia la piccina l’italiano torturava.
Creando paranoie tra loro differenti,
a volte spaventose, a volte divertenti.
Ecco i cavalieri giungere al castello,
inchinarsi alla regina e alla santa del Balzello,
partire immantinente, lasciare Monte Cenno,
votati alla missione di ritrovare il senno.
Nessun di lor sapeva dove fosse il senno,
ma Sancha ebbe un’idea, lasciato Monte Cenno:
“io so chi può sapere dove sia la nostra meta,
si tratta di una coppia di religiosi lieta:
un santo fraticello, Giulivo dall’Ulivo-
il nome dice tutto, non è per nulla schivo-
che vive in un boschetto con la monaca Emiliana
famosa in tutto il mondo per la cucina luculliana.”
“Andiamo, raggiungiamoli” tuonò il forte Annibale,
stringendo nel contempo la sua arma commestibile.
Sperava il nostro prode, ed era chiaro a tutti,
in una cena illustre, con gara anche di rutti.
Dovete voi sapere, miei cari ascoltatori,
che solea Emiliana usare in tutti i suoi sapori,
proprio il porcellino, del guerriero il debole,
della cucina il re, eroe delle tavole.
Partirono i tre senza por tempo in mezzo
E raggiunsero una casetta che emanava olezzo
Di porco, di suino, insomma, di maiale,
e anche di strutto, di fritto e di cinghiale.
Stavano i religiosi composti in preghiera,
davanti a una marmitta dalla bella cera.
Giulivo canticchiava, frantumando noci,
Emiliana faceva eco, unendo le due voci.
Entrarono i prodi, guardarono la stanza,
Sancha, felice, accennò un passo di danza.
Annibale godeva del goloso profumino,
ma fu proprio Turchese che combinò un casino.
Perso nei profumi e nella scena lieta,
guardò nella marmitta, non frenando le sue dita.
Il sugo celestiale, in mezzo a un gran ribollo,
mutò improvvisamente in orrendo latte e pollo.
Il gelo scese immobile e irto,
finchè da un mobiletto Giulivo trasse il mirto,
soave licor distillato sulle colline erbose,
del paese natio del frate, in mezzo alle rose.
Così rinfrancati ebbero un’idea,
evocar qualcuno, una santa o una dea.
E fu proprio Turchese, la sua colpa espiando,
che capì chi invocare, di sollievo respirando.
In quei tempi in cui il senno si perde,
famosa era una santa, di un paesino verde.
Santa Verdiana appunto si chiamava
La santa che Turchese da poco venerava.
Detta era costei la santa del Matterello,
vuoi per la cucina, vuoi per il cervello.
Infatti era esperta dell’arte di Cerere,
ma era stata madre a volte un po’ degenere.
I 5 peccatori chinarono la fronte
E chiesero a colei che desse a lor la fonte,
la chiave del mistero del senno principesco,
perduto chissà dove, rubato ancora fresco.
Santa Verdiana in piedi fiera e ritta
Prima di tutto rimise a posto la marmitta.
Il succulento profumino riempì la cucina,
come prima che Turchese allungasse la manina.
Parlò poi la Santa, oracolo sincero
E quel che disse poi rischiarò come un cero
I cervelli obnubilati dal mirto traditore
Dei nostri eroi, dei monaci e anche del cantore…
“Dovete voi arrivare in cima a una Torre,
dove le nuvole bianche il vento rincorre.
Per quanto sia pendente, perciò pericolosa,
è l’unico posto per risolvere la cosa.
Lassù, tra venti e sole, secondo la stagione,
abita un savio grande, un Celeste Santone.
Custodisce ancora intatto, ancor non deturpato
Il senno principesco, che fu ahimè rubato.
Questa è la mappa per trovare il guru, il Santone,
a lui inchinatevi, a quel saggio e gran vecchione.
Ma state molto attenti, perché a guardia stanno,
della torre magica due streghe che fan danno”.
Ringraziarono la Santa i nostri cavalieri,
riempirono le panze, con rutti forti e fieri,
salutarono Giulivo, Emiliana e pure il mirto
e ripresero il sentiero, di pericoli ancor irto.
Dopo qualche giorno o settimana di cammino
Ecco che videro lontano un lumicino:
trattavasi proprio della candela lieve
del Celeste Santone dai capelli color neve.
Videro la Torre e videro anche, ahimè,
le due previste streghe, orrende, altrochè.
La prima delle due, chiamata era Jolanda
E proveniva invero da una Nebbiosa Landa.
Questa megera magra, nervosa e rinsecchita,
era peculiare perché, se innervosita,
prendeva fuoco subito e tuonava impetuosa,
e perché attorno a sé, lasciava scia odorosa….
La seconda strega, fama terribile ma giusta,
Augusta era chiamata perché nata era ad Augusta.
Arma sua tremenda era la generazione
Di diavoletti indomiti, dopo lunga gestazione.
A guardia della Torre stavan le megere,
armate di ramazza infilata nel sedere:
ronzavan come api, come oscuri calabroni,
facendo pulizia, mestierini e mestieroni.
Tra fumi di caldaie, di ferri già roventi,
aspettavano gli eroi digrignando i loro denti.
Il loro intento lugubre era veramente
Far loro ripulire il proprio antro rivoltante.
“Giammai mi piegherò a tal supplizio ingiusto”
Esclamò Sancha, guerriera di buon gusto,
“nel mio maniero nobile, da mattina a sera,
le pulizie le fa solo la cameriera!”
“Non sia mai che stiri, o che ramazza tocchi”
Esclamò anche Turchese, dagli azzurri occhi
“a casa mia, tra i monti alti dove subito tornerei,
le pulizie le fa un saggio e gentil gay!”
“a casa mia le faccio io-disse Annibale umilmente-
Ma non sia mai che pulisca i cessi di altra gente!
Prendete questo, disgustose creature!”
E l’arma sua calò, pesante come scure.
Con questo attacco triplice, possente e inaspettato,
crollarono le streghe, che mai avean pensato,
che fosse mai possibile a qualcuno delegare,
la cura della casa, la pulizia del focolare.
Così i nostri tre eroi, vincenti e con gran voglia
Varcaron della Torre la pendente soglia.
E giunti presto in cima si trovarono al cospetto
Del Celeste Santone, pieni di rispetto.
Costui immerso stava in mezzo a gai cappelli,
in mezzo a tante piume, tutù ed altri orpelli,
che a volte solea per suo divertimento,
porre addosso ai mortali, lasciando il firmamento.
Sentiti i cavalieri e la modesta lor richiesta,
col dito indicò, chinando la nivea testa:
ai piedi suoi riposava, come nave sulla chiglia,
delle principesse il senno, rinchiuso in bottiglia.
La presero gli eroi con mille ringraziamenti,
e videro che il savio era ormai privo di denti.
Vecchissimo ormai doveva essere il santone,
ma ancora aveva intatti il cervello e la ragione.
Li ammonì infatti, con gli occhi suoi ridenti,
di stare invero molto, molto attenti.
La Torre era alta, i guerrieri stanchi,
instabili sulle gambe, ballerini i fianchi.
La discesa fu davvero assai complicata,
la Torre era altissima e assai inclinata.
Così ahimè a un tratto cosa terribile accadde:
ai tre cavalieri il prezioso carico cadde.
“non diciamo niente, la bottiglia è intatta”
Dissero tra loro gli eroi di tal fatta
E prima che qualcuno del misfatto si accorgesse
A spron battuto corsero dalle principesse.
Si è visto il risultato di tal brillante piano:
le due principesse ancor le conosciamo.
Barbara rimase nel cervello acciaccata,
ogni tanto la troviamo che ragiona complicata.
A Palladia andò un po’ meglio, si riprese, poverella,
almeno una parte di ammacate sue cervella.
Certo non si può dir che sia del tutto sana,
ma tutti la rispettano, c’è anche chi la ama.
E poi c’è da dire che per la mamma Regina,
restano Palladia la cara sua bambina,
mentre Barbarella dall’unghia sempre nuova
resta il corazon che altrove non si trova.
Con questo ho terminato, paziente mio lettore,
perdona, ti prego, questo umile cantore.
Il senno mio è rimasto prigioniero in qualche covo
Che ancor nessuno cerca e che io non ritrovo.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
buongiorno, ancora complimenti a Topi per lavena artistica 

Leonardo 06/08/08 nato alla 39+1 alle 5.52 3504gr 51cm
Davide 30/12/2010 nato alla 38+5 alle 22.25 3630gr 52cm
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
mamma santa, ci sono un sacco di gennarini che non stanno bene. E' un inverno disastroso 

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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
Buongiorno!
Stamattina ROberta ha fatto un sacco di scene per andare a scuola.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
anche LeoTopillo ha scritto:Buongiorno!
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
mancano 18 giorni.... speriamo che non diventino nemmeno 19! 

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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
mi sa che il lunedì è deleterio.
Va be', poi è andata.
fffffffffffffffffff.
Cosa avete fatto questo week end? Qui oggi il tempo fa schifo.
Sabato era decente e siamo stati in maschera a Monza a lanciar coriandoli e invece ieri era brutto e io e Rob siamo rimaste in casa tutto il giorno.
Siccome si era pure alzata all'alba, sono riuscita a farla dormire un'oretta al pomeriggio e io ho dormito con lei.
Così stanotte io sono stata sveglia dall'1 alle 4
Va be', poi è andata.
fffffffffffffffffff.
Cosa avete fatto questo week end? Qui oggi il tempo fa schifo.
Sabato era decente e siamo stati in maschera a Monza a lanciar coriandoli e invece ieri era brutto e io e Rob siamo rimaste in casa tutto il giorno.
Siccome si era pure alzata all'alba, sono riuscita a farla dormire un'oretta al pomeriggio e io ho dormito con lei.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
oggi, dopo che l'ho ritirata, devo fare un po' di commissioni in giro, ma soprattutto devo:
PENSARE AL FIOCCOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
me n'ero completamente dimenticata.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
il problema è che non so minimamente cosa fare, come farlo.
Fosse per me, stavolta lo prenderei già fatto, ma Fra (che si è ricordato che mancava), dice giustamente che dovremmo pensarci noi come per Roby e allora mentre sto qui mi lambicco il cervello sulla realizzazione.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
w.e. positivo per noi.
Sabato Leo è stato tutta la mattina fuori con Denis a fare lavori sul giardino mentre io mi sbrigavo le faccende di casa con Davide. Al pomeriggio invece non abbiamo fatto nulla anzi, io ho pure stirato.
Ieri invece al mattino fuori e poi pranzo dalla suocera. Al pomeriggio io sono rimasta a casa con Davide che dormiva mentre Leo è andato alla sfilata dei carri mascherati. Poi quando Davide si è alzato siamo andati in centro a fare una passeggiata e a tirare coriandoli in piazza.
E ho saputo che mia comare è incinta
caspita che anno prolifico il 2012

Sabato Leo è stato tutta la mattina fuori con Denis a fare lavori sul giardino mentre io mi sbrigavo le faccende di casa con Davide. Al pomeriggio invece non abbiamo fatto nulla anzi, io ho pure stirato.
Ieri invece al mattino fuori e poi pranzo dalla suocera. Al pomeriggio io sono rimasta a casa con Davide che dormiva mentre Leo è andato alla sfilata dei carri mascherati. Poi quando Davide si è alzato siamo andati in centro a fare una passeggiata e a tirare coriandoli in piazza.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
io il fioccone ENORME da appendere fuori ho riciclato quello di Leo mentre per il fiocco da appendere alla porta l'ho preso gia fatto e poi ho ricamato a punto croce il nome. Mia mamma quando è nato ha ricamato la data (che essendo a cavallo dei due anni non avevo proprio potuto nemmeno improntare)Topillo ha scritto:il problema è che non so minimamente cosa fare, come farlo.
Fosse per me, stavolta lo prenderei già fatto, ma Fra (che si è ricordato che mancava), dice giustamente che dovremmo pensarci noi come per Roby e allora mentre sto qui mi lambicco il cervello sulla realizzazione.

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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
io ne faccio solo uno, da mettere sul cancello.
Non voglio riciclare quello di Roberta, anche perchè è un po' rovinato, visto che si era bagnato. Ricamare da queste parti non se ne parla... vedrò. Faccio un giro in merceria e vedo come mi sento ispirata.
Bello il tuo week end!
Qui il vero proprio carnevale sarà sabato prossimo.
Non voglio riciclare quello di Roberta, anche perchè è un po' rovinato, visto che si era bagnato. Ricamare da queste parti non se ne parla... vedrò. Faccio un giro in merceria e vedo come mi sento ispirata.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
mercoledì ho la visita dalla ginecologa. Speriamo che sia l'ultima, sono stufa.
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
capiscoTopillo ha scritto:mercoledì ho la visita dalla ginecologa. Speriamo che sia l'ultima, sono stufa.

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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
mercoledì è pure il compleanno di mia sorella. Le ho chiesto se e quando festeggia, ma non mi ha risposto.
Io vorrei evitare di muovermi troppo, alla 38 esima settimana. Non ci credo, ma se poi mi viene da partorire proprio mentre sono sulla A4?
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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
ne trovi di carini nei negozi di giocattoli oppure dai fioristi (magari quelli grandi, tipo vivai). Però costano tutti un saccoTopillo ha scritto:io ne faccio solo uno, da mettere sul cancello.
Non voglio riciclare quello di Roberta, anche perchè è un po' rovinato, visto che si era bagnato. Ricamare da queste parti non se ne parla... vedrò. Faccio un giro in merceria e vedo come mi sento ispirata.
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Però se hai un po' di tempo e voglia mia zia aveva ritagliato sul cartone una forma di cicogna (ma tu puoi fare quella che vuoi) e incollato sopra tutti i fiocchi rosa da pacchi (le rosone per capirci). E poi ciu aveva messo anche un po' di tulle attorno. Era venuto benissimo

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Re: Come la parola di biblica memoria, a seminar sulla pietra non c'è proprio storia
Topillo ha scritto:mercoledì è pure il compleanno di mia sorella. Le ho chiesto se e quando festeggia, ma non mi ha risposto.
Io vorrei evitare di muovermi troppo, alla 38 esima settimana. Non ci credo, ma se poi mi viene da partorire proprio mentre sono sulla A4?

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