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L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

E' doloroso e devastante se accade, ma condividere questo momento insieme puo' aiutare tantissimo
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clizia
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 9:57

Blunotte tralasciando che può colpire negativamente il discorso di cui sopra anch'io trovo che sia un problema forse malposto. Perchè no ci vedo contraddizione tra il soffrire per un aborto spontaneo e scegliere di non far continuare una gravidanza. sono esperienze dolorose entrambe e una scelta di aborto volontario non esclude il provare dolore.

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blunotte9
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da blunotte9 » 25 mag 2012, 10:04

clizia ha scritto:Blunotte tralasciando che può colpire negativamente il discorso di cui sopra anch'io trovo che sia un problema forse malposto. Perchè no ci vedo contraddizione tra il soffrire per un aborto spontaneo e scegliere di non far continuare una gravidanza. sono esperienze dolorose entrambe e una scelta di aborto volontario non esclude il provare dolore.
infatti. il ragionamento sottinteso dalla frase è "visto che cosi tante persone ricorrerebbero all'interruzione di gravidanza in caso di malformazioni perchè piangete in caso di aborto spontaneo?"
come se un'interruzione di gravidanza per anomalie fetali fosse una passeggiata e non una scelta dolorosa e sofferta (probabilmente pure di più di un aborto spontaneo, non fosse altro perchè una scelta attiva).

E non è certo perchè una donna cerca la 3 gravidanza che soffre meno se questa gravidanza non va a buon fine...

davvero mi sembrano considerazioni di una superficialità tale che mi andrebbe bene fossero state dette al bar, cosi tanto per, ma scritte da un medico, mi urtano non poco..
quale sarebbe lo scopo di questo articolo?
dirci che non dobbiamo soffrire per un aborto più di un giorno perchè tanto lo sappiamo che il 30% delle gravidanze si interrompe? tanto abbiamo altri figli a casa e tanto se ci fossero anomalie cromosomiche abortiremo a cuor leggero??!!!
ma dai!

non ho capito esattamente dove sia stato pubblicato questo articolo.

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nanachan
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da nanachan » 25 mag 2012, 10:10

clizia ha scritto:Buongiorno, ho letto l'articolo e vorrei dire che capisco la sorpresa del medico quando si trova di fronte reazioni incontrollate, aggressive o eccessivamente dolorose.Lungi dal fare un'analisi sociologica del problema però penso che ci sia da fare una premessa importante che riguarda il comune sentire delle società occidentali. Penso che queste reazioni esagerate e incontrollate siano frutto siano in parte dovute al cambiamento sociale: non siamo più in grado di accettare una perdita come poteva accadere decenni fa, nessuno più la mette in conto quando si comincia ad organizzare un progetto di vita per creare una famiglia e quando accade ci coglie impreparati, emergono tutte le fragilità particolari di ognuno e gli ospedali non sono comunque luoghi così familiari da incentivare un percorso psicologico naturale in questo senso.L'aborto, la morte sono lontani per noi, relegati all'ambiente ospedaliero asettico e per questo la nostra fragilità, sorpresa, impotenza viene scaricata sul medico che avrebbe potuto salvare, sapere, intervenire quasi come fosse il novello mago al quale affidare la responsabilità. E l'impatto risulta spesso più devastante perchè un medico può dare solo risposte tecniche fin dove può, non emozionali e rassicuranti come vorremmo. Sappiamo tutte che ospedali più accoglienti influenzano anche l'umore dei pazienti per cui una mamma vive sulla propria pelle la sensazione che le è rimandata con freddezza: un mucchietto di cellule e niente più, per riprendere le parole di una ragazza nei post sopra.
C'è questo "scarto" chiamiamolo così, da una parte la struttura ospedaliera e i medici abituati a trattare dati, il sintomo, statistiche ecc.. dall'altra la persona che chiede ANCHE ALTRO oltre alle cure fisiche, per ritrovare un equilibrio psicologico in frantumi.
Ma tutto questo discorso è rilevante solo come premessa generica spicciola comunque un sistema che si ferma alla superficie, all'organizzazione sociale delle manifestazioni della vita.
Scusate se scrivo a pezzi e bocconi ma potrò rispondere alle domande relative all'esperienza personale solo tra un pò.
Bellissimo questo intervento. Lo trovo veramente vero.
Le mie Bambine nella ninna nanna del cosmo.

E ora sono il tuo fiore e tu la mia acqua. * Nanà -per sempre-

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clizia
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 10:11

Qui, credo. Perchè non mi pare un articolo adatto ad altri luoghi se non quelli deputati a chiacchierare con le pazienti eventuali, per uno scambio di punti di vista. :sorrisoo

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Giulia80
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Giulia80 » 25 mag 2012, 10:48

Clizia, è vero.
Mia nonna si è stupita quando le ho detto di aspettare Francesco, perchè ero di poche settimane e mi ha raccomandato di aspettare a dirlo, anche a mio marito, perchè magari finiva in uno "sporchino".
Giuro che non mi sono offesa, l'ho visto proprio come il risultato dei tempi in cui lei ha vissuto: la mia bisnonna, sua mamma, ha avuto 7 figli, la prima morta 15 giorni dopo la nascita a causa di un'infezione, una diventata cieca a causa probabilmente del morbillo e una gravidanza terminata ormai molto in là nelle settimane con la nascita di un bambino senza via; mia nonna stessa ha avuto un aborto altre il 5° mese. Insomma, erano cose vissute non credo senza dolore, ma come cose che succedono. E infatti mia nonna della sua esperienza parla come di qualcosa che l'ha più provata nel fisico che nelle testa e nel cuore.
Che dire? Forse è vero che è cambiata tanto la nostra percezione. Ma se è così, è vero che anche i medici ne devono in qualche modo tenere conto.
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da blunotte9 » 25 mag 2012, 10:56

Giulia80 ha scritto:Clizia, è vero.
Mia nonna si è stupita quando le ho detto di aspettare Francesco, perchè ero di poche settimane e mi ha raccomandato di aspettare a dirlo, anche a mio marito, perchè magari finiva in uno "sporchino".
Giuro che non mi sono offesa, l'ho visto proprio come il risultato dei tempi in cui lei ha vissuto: la mia bisnonna, sua mamma, ha avuto 7 figli, la prima morta 15 giorni dopo la nascita a causa di un'infezione, una diventata cieca a causa probabilmente del morbillo e una gravidanza terminata ormai molto in là nelle settimane con la nascita di un bambino senza via; mia nonna stessa ha avuto un aborto altre il 5° mese. Insomma, erano cose vissute non credo senza dolore, ma come cose che succedono. E infatti mia nonna della sua esperienza parla come di qualcosa che l'ha più provata nel fisico che nelle testa e nel cuore.
Che dire? Forse è vero che è cambiata tanto la nostra percezione. Ma se è così, è vero che anche i medici ne devono in qualche modo tenere conto.
ma infatti le riflessioni di clizia sono molto valide e profonde.
Sicuramente la nostra società ci allontana cosi tanto dal concetto della morte che quando la si incontra si fa fatica a riconoscerla.
Il concetto fondamentale che il concepimento, la gravidanza e la nascita sono eventi naturali sui quali si può intervenire - fino a un certo punto - si è probabilmente un po' perso o quantomeno se ne è persa la percezione.
Che questa percezione vada recuperata sono d'accordo.
Che però non si debba soffrire per un aborto perchè è un fatto "naturale"..questo mi trova un po' meno d'accordo.

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Frieda
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Frieda » 25 mag 2012, 10:58

Avevo già letto una versione "ristretta" di questo intervento sulla pagina principale e mi aveva colpita.
Nelle risposte delle altre ho trovato molte riflessioni interessanti e vicine, sull'aiuto che può dare leggere un articolo così positivo, sul disturbo che provoca quel riferimento alle anomalie cellulari , perchè anche io non capisco come questo possa essere di consolazione (forse più di consolazione per il medico?) , sul concetto che comunque sia un lutto di un bambino o di un sogno , e sono perfettamente d'accordo con clizia perchè sicuramente 'socialmente' c'è un meccanismo di rimozione molto potente che a volte si scontra con la realtà in modo nevrotico.

La frase che è stata più significativa per me è questa
REDAZIONE ha scritto: Ho paura di dover essere d’accordo con gli psicologi che interpretano queste reazioni come conversioni di stati di alta insoddisfazione e depressione, prendendo l’aborto come lo sfogo di tutto ciò. Se questo può servire a liberarsi ben venga, ma onestamente ho la sensazione che queste pazienti stiano ben peggio di prima. Dr. Salvatore Annona - Ginecologo
Io ho avuto un aborto precoce a gennaio, dopo 2 anni e mezzo di tentativi, stimolazioni ormonali e stress.
Ho cercato di dare all'evento un peso relativo ('aiutata' dalla completa anempatia delle 2 dottoresse che ho trovato a Careggi, vabbè) anche se mi trovo a volte a pensarci con un po' di magone.
Credo però che tutto ciò che ha a che fare con la gravidanza, l'infertilità l'aborto si presti a catalizzare emozioni forti e spesso poco elaborate , e la foga di risolvere un problema ci rende sorde all'ascolto di noi stesse, separiamo noi stesse dal nostro corpo credendo che così sia più facile, prestiamo il nostro corpo ai medici affinchè ci diano un figlio, e credo che le reazioni esasperate di dolore abbiano a che fare in alcuni casi con questa separazione , con questo accumulo di controllo di noi, con l'aver assorbito magari anni di attese, esami, delusioni, brutte notizie, speranze, fatica, imbarazzo, incomprensione. Anni in cui magari abbiamo preso male le misure e abbiamo concesso a questo sogno di mangiarsi tutto il resto, o quasi.
E' un urlo, che possiamo esprimere o tacere o addiruttura rimuovere, tanto per cambiare.

Apprezzo veramente l'articolo perchè semplicemente si pone il problema, e apprezzo che l'abbia inserito nel forum.
MEGAPUPO Giovanni, ruzzolato qua il 1 settembre 2013

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 12:23

Data per scontata quindi la premessa che in parte il medico è investito ingenuamente del ruolo di nuovo "depositario" della nostra salute ANCHE mentale e per questo potrà trovarsi in difficoltà di fronte a domande che riguardano la sfera personale e psicologica- non solo fisica- vorrei proseguire, sottolineando che forse sarebbe opportuno presentare ai ragazzi non solo problematiche di educazione sessuale ma anche esperienze di vita possibili in modo da non farci cogliere troppo inermi e fragili di fronte alla natura ostile e sconosciuta.

Tornando al problema aborto trovo giusto che le pazienti debbano essere informate e sostenute con delicatezza perchè un aborto non è come curare un ascesso. Se anche ci siamo scordate che decenni fa aborti e morte di figli erano molto più abituali non si può pensare che il giorno dopo si riparta come niente fosse perchè in gioco c'è la destabilizzazione di un progetto di vita e di coppia.

Io ho cercato mio figlio per 5 lunghi anni, poliabortiva, ogni volta con intervento di raschiamento in ospedale entro la 13° settimana. Ma subito dopo il primo aborto il mio ginecologo mi ha proposto alcuni esami per escludere infezioni in corso. forse non è consigliato per tutte, questo lo riconosco, ma sta al medico saper spiegare e far si che la paziente sia collaborativa col percorso da intraprendere. Perchè al di la di tutto credo sia fondamentale presentare la ricerca come un percorso, un progetto spiegando le tappe successive, fornendo quindi un appiglio che sostenga emotivamente. Non dico di fare subito tutte le analisi ma cominciare con quelle più semplici. si chiede al medico come mai ci venga un ascesso,perchè non accogliere queste domande quando si tratta di un futuro figlio? e non in tutti i casi basterà rassicurare che l'aborto è abituale in natura,e viaaa riprovare dalla mattina dopo senza storie.Non ci sono più le bisnonne e le donne del vicinato a spiegarci come funziona il ciclo. Ma nemmeno il medico deve assurgere alla posizione paternalistica di minimizzare e sminuire il sentire altrui.
sai chiaro, non sto parlando del caso del Dott. Annona, anzi, è molto positivo che si senta l'esigenza di dialogare.
Nella mia "carriera" :che_dici di poliabortiva ho incontrato medici sensibili, scontrosi, frettolosi o gentili. La mia forza l'ho trovata principalmente nel mio rapporto di coppia, con alcuni medici ho empatizzato, con altri ho solo valutato freddamente la cartella clinica.



Lei afferma che:

.." spesso cediamo alle insistenze di queste coppie e concediamo loro gli esami previsti nell’abortività ripetuta, come i famosi esami per la verifica della trombofilia. Sono esami costosi, che vengono eseguiti in maniera eccessiva"
Mi scusi ma credo che la scelta di intraprendere analisi o meno sia anche dovuta alle politiche regionali di assistenza. Nno si possono imputare gli sprechi solo ai pazienti ansiosi.
Interessi economici ,politiche aziendali, mille informazioni contrastanti rendono il terreno fertile per subire e dover gestire l'insicurezza di frotte di genitori aggressivi, troppo eccessivamente addolorati da lei citati.. Ma la maggior parte credo che seguirà le indicazioni del medico di fiducia.

Quando posso riprovare?

Io questa domanda l'ho fatta, a volte subito, qualche altra volta dopo un pò perchè ovviamente il tempo per effettuare tuti gli esami ci vuole. tenendo presente che non si rimane nemmeno incinta in un batter d'occhiom quindi ho pure sfiorato percorsi preparatori per un'eventuale PMA per cui mi veniva da ridere quando ripensavo alla mia preoccupazione nell'aver dimenticato la pillola, anni prima. :fischia
Non ho mai pensato di imputare ai ginecologi i miei aborti, ma certo non mi sarei rivolta all'ostetrica della asl.
Mi sono rimboccata le maniche con mio marito, non siamo diventati disperati o depressi, non ho mai accostato un aborto ad un lutto per una persona cara anche se molte sensazioni sono certamente comuni e durature in entrambi i casi. Perchè misconoscere questa realtà? Il senso di vuoto e di dolore sono cocenti allo stesso modo, poi subentrala relativizzazione del caso. Quanto e come debba essere adeguato il dolore dipenderà anche dalla storia personale, certo direi chespecie dopo il secondo aborto il dolore sordo di fondo è più evidente e non ho mai chiesto al mio ginecologo di farsene carico.

Altra cosa sulal quale vorrei in seguito soffermarmi è l'apparente contraddizione tra aborto subito e aborto come scelta.
Nonostante gli aborti io ho scelto di fare l'amniocentesi, ho messo in conto di dover drammaticamente scegliere di abortire nel caso di gravi malformazioni accertate. .Pensare che ci sarei arrivata senza dolore è privo di senso, per me ma anche per tutte le persone che ci fossero arrivate senza una storia di poliabortività precedente.

E sono costretta ad interropmere qui per impegni , a dopo!

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 14:05

sono d'accordo con quanto avete scritto prima di me. E poi non bisogna dimenticare che siamo bombardati da modi pensare opposti che premono più di quanti si creda, ed ognuna reagirà a questi a seconda dell'inclinazione e del suo modo di vivere. Per esempio ,scusate se introduco l'argomento, ma sempre parlando ad ampio raggio, la chiesa cattolica insiste - e molti lo provano emozionalmente fin dal principio- che un embione è vita da salvaguardare a costo di triturare la vita di chi esiste già.
.ok, senza entrare nei dettagli intanto secoli fa la chiesa non pensava certo che l'anima risiedesse fin dall'inizio della vita in utero, adesso si e questo immancabilmente influisce sulla cultura, coscienza e le conoscenze delle persone.. poi dall'altro lato i medici ci chiedono di superare subito, che sarà mai, è tuta natura, su su in fretta altrimenti entrano in campo gli psicologi parlando di depressione? ehi ehi, lasciateci( sono ovviamente retorica, non mi riferisco al dott. Annona) il tempo di gestirci le NOSTRE emozioni, anzi, di riprendercele.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Giulia80 » 25 mag 2012, 14:32

Clizia, che bella riflessione in quello che scrivi. Grazie.

Per puntualizzare, non voglio dire che il ginecologo che annuncia la fine della gravidanza debba farsi carico del dolore della sua paziente. Ma nemmeno dire che il ricorso allo psicologo e' esagerato e sminuirlo. Tutto qui.
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 15:31

ho dovuto sperimentare anche la morte di persone care, non faccio paragoni ma è certo che il dolore per gli aborti è stata per me una ferita di tutt'altro genere e molto più superabile. Ma è esperienza mia e non mi sogno di rimproverare qualcuna che si lamenta per un aborto, salvo quando si lagnano perchè dopo due mesi di ricerca non sono ancora incinte. :ahah questo si lo trovo eccessivo, diamine, basta un'occhiata al mondo esterno per capire quali altri mali siano degni di lamenti interminabili. :risatina:
Anche se l'ambiente ospedaliero è stato tutt'altro che favorevole mi chiedo perchè sia così strano per medici e paramedici capire la tristezza e la delicatezza di certi momenti. Lesinare sull'anestesia incuranti anche del dolore fisico durante un raschiamento, mettere per ore e ore in attesa di intervento di raschiamento di fianco alle quasi mammine allegre col monitoraggio e il battito e rimproverarle se arriva una crisi di pianto. tutti aspetti spersonalizzanti che non remano in favore di un percorso quanto più sereno possibile in situazioni di stress.
okei non è una malattia incurabile ma è una difficoltà che condiziona la vita.
Ho fatto molte analisi, prove, cure, stimolazioni, controlli e scelte di medici, non hanno mai trovato una causa diretta in me o mio marito, per fortuna poi devo aver beccato l'ovulo giusto! :hi hi hi hi
Ora ho un bel bambino di sette anni, il primo sospiro di sollievo l'ho avuto quando ho superato l'ecografia del primo trimestre. Era vivo, finalmente! Un medico non capiva quando sono scoppiata a piangere e cercavo di calmare l'agitazione. Un'altra che sapeva i precedenti e gli ha spiegato sorridendo. Avrei abortito dopo l'amniocentesi, se fosse saltato fuori un guaio serio?
Si, lo avrei fatto per garantire a noi tre dignità e serenità per quanto possibile, per evitare di vivere 5 mesi a contatto con un esserino vivo ma destinato a prendere coscienza della propria morte fin dal principio. Troppo travolgente per noi.
Per fortuna mi sono risparmiata quest'esperienza e tutto è andato bene.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 15:48

scusate i discorsi a rate... :sorrisoo
Per rispondere ai quesiti su quale tipo di reazioni ho avuto credo di potermi annoverare tra le persone che non si sono lasciate travolgere, cosciente di voler far trovare a mio figlio due persone equilibrate nel caso avessimo avuto la fortuna di riuscire a diventare genitori ma indubbiamente sono stati anni pesantucci. non fosse arrivato mio figlio, non fossero stati possibili altri percorsi, adozione o darsi all'ippica e pittura o continuare a macerarsi sfogliando la cartella clinica?
Insomma sono scelte che comunque impegnano e sconvolgono la vita, non si può semplicemente tirar li un respirone e pensare che non è un vuoto quel che senti dopo l'intervento.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Ari » 25 mag 2012, 17:30

frab ha scritto:Grazie dell'articolo, anche se, personalmente, trovo un pò superficiale questa parte
E la mia esperienza è che dopo un grande dispiacere al momento della cattiva notizia, già la mattina successiva il tutto venga visto sotto una luce diversa, con il pensiero già proiettato con ottimismo alla prossima gravidanza. ........

Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata.
Io di aborti ne ho avuti due, e sinceramente non si può pensare che una buona dormita faccia passare tutto il dolore della perdita, come per magia. Non è morto il criceto, abbiamo perso un figlio, o l'idea di un figlio, e sinceramente qualche giorno o settimana (mesi?) di dolore ci stanno tutti. Il tempo passa, il dolore si attenua, ma il pensiero ogni tanto torna là, ai nostri bimbi mai nati. E anche se RAZIONALMENTE sappiamo che sicuramente è meglio così, il dolore del cuore richiede un pò di tempo per guarire.
ecco, anche a me si sono rizzati i peletti sulla nuca quando ho letto quel passaggio.

vorrei provare a spiegare al professor Annona che cosa prova una donna quando subisce un aborto, ma non so se ne sarò capace, nè se lui sarà capace di comprendere un'esperienza che non potrà mai vivere in prima persona.

la gravidanza ha un aspetto psicologico che, come la maggior parte delle esperienze umane, ha una forte componente irrazionale che nulla ha a che vedere con la razionalità con cui è stato scritto questo articolo.

quando ci sono certe reazioni che il professore reputa "esagerate" è ovvio che è la parte irrazionale che sta prevalendo su quella razionale e i tempi di ripresa dallo shock di un'inaspettata interruzione di gravidanza sono assolutamente soggettivi e variabili.

intanto partiamo dal presupposto che generalmente una donna che ha un test di gravidanza positivo in mano si sente già mamma.
e non si sente mamma di un embrione... si sente mamma di un bambino fatto e finito, sano e possibilmente bello.

quindi una futura mamma pensa a ciò che ha in pancia come al proprio bambino, non come a un "prodotto potenzialmente difettoso nel 30% dei casi".

se non si capisce questo stato d'animo iniziale, non si potrà mai capire perché le donne che abortiscono soffrono.

quindi una donna che abortisce soffre perché ha perso un bambino.
un bambino in divenire, certo! ma comunque ha perso un bambino.
anzi! ha perso il SUO bambino.
non importa se non lo ha ancora conosciuto, se non lo ha visto, odorato, cullato...
quelle due linee sullo stick dicono che c'è un bambino e solo quello conta.

quindi un aborto, seppur precoce, spezza un sogno in divenire.
ed è un sogno che non tornerà mai più, perchè potranno esserci altre gravidanze e altri bambini, ma non saranno QUEL bambino.

la razionalità è l'unica cosa che viene in aiuto quando si deve accettare questa realtà e allora si riesce ad ammettere che QUEL bambino non esisteva, perché in realtà al suo posto c'era un "prodotto difettoso", ma mi sembra riduttivo dire che si è inclini alla depressione se non si riesce ad elaborare la portata di questa informazione dopo una sola notte di sonno.
Arianna mamma di Sara dal 07/09/06
ho raccolto questi fiori per te per dimostrare a tutti quanto ti voglio bene

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 19:27

D'accordo e molto con Ari. E le stesse sensazioni credo si proverebbero quando una donna deve scegliere se abortire o no. A parte casi di menefreghismo e/o degrado sociale credo che nessuna donna abortisca volontariamente senza provarne dolore. Che poi lo mascherino con estranei, amici o anche a loro stesse per difesa è un altro discorso.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da BeaglePippo » 27 mag 2012, 14:36

non si può pensare che una buona dormita faccia passare tutto il dolore della perdita, come per magia. Non è morto il criceto, abbiamo perso un figlio, o l'idea di un figlio,

non riesco a chiamarlo lutto...
è una frase orribile e di poca sensibilità.

Forse l'articolo doveva essere piu' completo tenendo conto anche degli altri due aspetti magari consultando anche uno psicologo, magari non avrebbe scritto che la "reazione e' esagerata".

Se è vero come è vero che la principale causa è un’anomalia del prodotto del concepimento e che la maggioranza delle italiane non esita ad optare per un aborto volontario in caso di feto malformato, come si spiega questo dramma insuperabile? Se il 30% delle gravidanze esita in un aborto, perché tanta sorpresa, specialmente se si stratta della terza o quarta gravidanza?
questo passaggio poi lo trovo di un'insensibilità allucinante....

a me l'articolo non è piaciuto per nulla, non è di alcun interesse scientifico, ma porta osservazioni, del tutto personali e a mio avviso estremamente superficiali, come se fossero la verità assoluta, solo perchè scritte da un medico...

Che però non si debba soffrire per un aborto perchè è un fatto "naturale"..questo mi trova un po' meno d'accordo

Credo però che tutto ciò che ha a che fare con la gravidanza, l'infertilità l'aborto si presti a catalizzare emozioni forti e spesso poco elaborate , e la foga di risolvere un problema ci rende sorde all'ascolto di noi stesse, separiamo noi stesse dal nostro corpo credendo che così sia più facile, prestiamo il nostro corpo ai medici affinchè ci diano un figlio, e credo che le reazioni esasperate di dolore abbiano a che fare in alcuni casi con questa separazione , con questo accumulo di controllo di noi, con l'aver assorbito magari anni di attese, esami, delusioni, brutte notizie, speranze, fatica, imbarazzo, incomprensione. Anni in cui magari abbiamo preso male le misure e abbiamo concesso a questo sogno di mangiarsi tutto il resto, o quasi.
E' un urlo, che possiamo esprimere o tacere o addiruttura rimuovere, tanto per cambiare.

Apprezzo veramente l'articolo perchè semplicemente si pone il problema, e apprezzo che l'abbia inserito nel forum.

Data per scontata quindi la premessa che in parte il medico è investito ingenuamente del ruolo di nuovo "depositario" della nostra salute ANCHE mentale e per questo potrà trovarsi in difficoltà di fronte a domande che riguardano la sfera personale e psicologica- non solo fisica- vorrei proseguire, sottolineando che forse sarebbe opportuno presentare ai ragazzi non solo problematiche di educazione sessuale ma anche esperienze di vita possibili in modo da non farci cogliere troppo inermi e fragili di fronte alla natura ostile e sconosciuta.

Ma nemmeno il medico deve assurgere alla posizione paternalistica di minimizzare e sminuire il sentire altrui.

Nella mia "carriera" di poliabortiva ho incontrato medici sensibili, scontrosi, frettolosi o gentili. La mia forza l'ho trovata principalmente nel mio rapporto di coppia, con alcuni medici ho empatizzato, con altri ho solo valutato freddamente la cartella clinica.

Lei afferma che:
.." spesso cediamo alle insistenze di queste coppie e concediamo loro gli esami previsti nell’abortività ripetuta, come i famosi esami per la verifica della trombofilia. Sono esami costosi, che vengono eseguiti in maniera eccessiva"
Mi scusi ma credo che la scelta di intraprendere analisi o meno sia anche dovuta alle politiche regionali di assistenza. Nno si possono imputare gli sprechi solo ai pazienti ansiosi.
Interessi economici ,politiche aziendali, mille informazioni contrastanti rendono il terreno fertile per subire e dover gestire l'insicurezza di frotte di genitori aggressivi, troppo eccessivamente addolorati da lei citati.. Ma la maggior parte credo che seguirà le indicazioni del medico di fiducia.

Mi sono rimboccata le maniche con mio marito, non siamo diventati disperati o depressi, non ho mai accostato un aborto ad un lutto per una persona cara anche se molte sensazioni sono certamente comuni e durature in entrambi i casi. Perchè misconoscere questa realtà? Il senso di vuoto e di dolore sono cocenti allo stesso modo, poi subentrala relativizzazione del caso.

vorrei provare a spiegare al professor Annona che cosa prova una donna quando subisce un aborto, ma non so se ne sarò capace, nè se lui sarà capace di comprendere un'esperienza che non potrà mai vivere in prima persona.
:x: Chiedo scusa per l'intrusione in quella che è una vostra discussione. Ma poiché ha preso origine dal mio articolo e vi sono molti post fuorvianti e focalizzati su alcuni aspetti, mentre altri sono del tutto ignorati, e per di più qualcuna si riferisce specificamente a me, sento il bisogno di chiarire:

Innanzitutto vi invito a rileggere l'articolo fin dall'inizio e di notare che io non ho mai affermato che il dolore e la sofferenza per un aborto sono esagerati. Non ho mai detto che bastano una notte e una buona dormita per smettere di soffrire. Non ho mai affermato che il dolore per un aborto è esagerato ed è paragonabile alla morte del criceto (che pure per quello non basta un giorno). Non ho mai affermato che l'aborto volontario per malformazione fetale non è doloroso ed è una passeggiata.
Non ho suggerito a nessuna quale debba essere il modo di soffrire, quali i tempi di ripresa ecc. Ho semmai parlato di pazienti più fragili di altre, questo sì.
Non ho mai avuto intenzione nell'articolo di esprimere qualcosa di scientifico, che potesse sollevare dal dolore di un aborto.

E purtroppo di passaggi fuorvianti o di altri concetti e convinzioni e scarsa sensibilità che mi sono stati erroneamente attribuiti ne ho letti tanti.

Voglio ripetere testualmente una parte del mio articolo:
..... È ovvio che l’esperienza dell’aborto sia una brutta esperienza, vissuta male, con dolore da parte della coppia, che fino a quel momento aveva gioito della dolce attesa. Chi può smentire che questo dolore sia reale e comprensibilissimo? Io stesso, quando devo dare la cattiva notizia, mi vesto di tutta la mia comprensione e cerco di farlo nella maniera più dolce possibile. E la mia esperienza è che dopo un grande dispiacere al momento della cattiva notizia, già la mattina successiva il tutto venga visto sotto una luce diversa, con il pensiero già proiettato con ottimismo alla prossima gravidanza. Di sicuro le domande le fanno tutte e noi operatori siamo pronti a dare tutte le spiegazioni. La domanda che rivela più di ogni altra che il dispiacere sta per essere assimilato è: “quando posso riprovare?”, e questo è un momento che rincuora anche me.
Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata....


Cioè io NON ho voluto fare una lezione (ringrazio per il titolo di “professore” che una di voi "benevolmente" mi ha attribuito) su come deve essere il dolore perchè non sia esagerato. Ho invece riportato la mia più che ventennale esperienza. Ho detto semplicemente come vedo andare le cose nella maggioranza dei casi, quelli a mio parere non esagerati per intenderci. E di questo ho avuto molte conferme sia qui che in privato. Ho detto che le cose vanno già meglio il giorno dopo, ma non che il giorno dopo d'incanto tutto è passato. Ho detto meglio, non bene. Lo so che ce ne vuole per elaborare il dolore di un aborto. Ho definito “reazione esagerata” quella della paziente che dopo tempo non accenna a questo miglioramento e cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”. Questa è l'esagerazione che ha urtato tante utenti. Non il dolore. Vi prego di leggere bene.

E se proprio questo almeno minimo miglioramento, nel tempo, non c'è, allora cerchiamo di trovare un meccanismo mentale che possa riportarci ad una vita più felice o almeno con minor dolore. Cerchiamo delle risposte alle domande, cerchiamo come ragionare per veder le cose sotto una luce che ci consenta di soffrire meno e di non cadere in depressione. Questo era lo scopo; non la magica soluzione. Ma cosa ci si aspetta dal medico: condoglianze? Che si faccia carico di questo dolore insopportabile? Che dica “sì è vero, poveretta, forse ho sbagliato io qualcosa, chiedo scusa?”... Che si metta a piangere?. Oh sì che allora il medico ha capito davvero come soffro!! Come è bravo questo medico. Mica quello che mi detto “suvvia, coraggio, domani andrà già meglio di adesso”, che scarsa sensibilità, non ha capito niente, o peggio è un uomo, mica può capirlo mai!... Ne avrò visti almeno qualche migliaio però.

Non mi pare che la cosa migliore sia continuare a descrivere questo dolore, di come sia sempre presente, di come sia soggettivo, e che nessuno si permetta di sminuirlo e non chiamarlo lutto. Penso che sia molto meglio rimboccarsi le maniche, come molte hanno scritto anche qui, per raccogliere i cocci e cercare future migliori esperienze di vita. Il riferimento ai figli già avuti (che mi è stato aspramente criticato) non è per sminuire il dolore dell'aborto ma per cercare in quel che ci circonda il modo per superare. Certo che chi ha già dei figli possa essere aiutato, più di chi non ne ha e magari è al secondo aborto. Oppure, dai, non pensare ai bimbi che hai a casa e continua a piangerti addosso senza rimedio, tanto meno a quel che può scrivere un medico, per di più uomo che ha una scarsa sensibilità e dice frasi allucinanti... da far rizzare i peletti sulla nuca....

Un discorso a parte è l'accostamento fra l'aborto spontaneo e la scelta di abortire in caso di malformazione. E' chiaro e confermo che non ci sia da fare classifiche su quale sia l'esperienza peggiore; sono entrambe dolorose e soprattutto diverse. Però vorrei spiegare meglio il motivo dell'accostamento. In premessa ho spiegato che il 30% delle gravidanze esita in un aborto e che per la maggioranza dei casi ciò è dovuto ad anomalie genetiche. Questa spiegazione non è sufficiente, nemmeno di striscio, per attenuare il dolore per l'aborto, d'accordo! Quando poi di fronte ad una diagnosi di malformazione si prende la dolorosa decisione di abortire, il motivo che spinge a farlo è che il bimbo tanto amato fino a quel momento, tanto che in caso di aborto spontaneo avrebbe lasciato un vuoto incolmabile, viene terminato per il solo fatto di non essere del tutto normale. Cioè facciamo noi con le nostre mani quello che la natura non ha fatto facendolo abortire spontaneamente. Ora io non critico chi prende la decisione di farlo: io mi occupo di diagnosi prenatale e sarei un ipocrita a pensarlo. Ho sempre ritenuto che ognuno deve decidere per sé e nessuno può farsi carico di criticare o approvare. Però io continuo a vedere una contraddizione fra concetti come “il mio bimbo mai nato, la mia idea di aver perso un figlio, già lo amavo, abbiamo perso un figlio, o l'idea di un figlio ecc,” e quel bisogno immane che tutto ciò è a patto che sia anche normale, oppure, sì soffro, ma vado ad abortire per scelta volontaria. Non è una critica, ripeto ognuno deve sentirsi libero della sua decisione, anche se vissuta con dolore (e ci mancherebbe), ma è comunque un rifiuto, un bimbo non nato, un figlio perso. In conclusione il ragionamento non era perchè soffrire in caso di aborto se poi talvolta lo fate voi stesse quando il feto è malformato. Il ragionamento forse espresso male voleva essere: perchè tanta sorpresa e sofferenza insuperabile per qualcosa di naturalmente spontaneo se poi lo facciamo noi stesse se il feto non è normale. Ma non cercavo in questo accostamento di invitarvi all'indifferenza per l'aborto spontaneo e tanto meno criticavo il dolore e la sofferenza.
-------------------
Ringrazio comuque tutte :ok , anche le più critiche e meno propense all'ottimismo, per la grande attenzione per l'argomento e per le riflessioni che ho potuto anch'io maturare e che miglioreranno sicuramente anche il mio rapporto medico/paziente :sorrisoo .

E non dimenticate di rispondere al sondaggio di prossima pubblicazione sull'argomento. Sarà interessante anche il parere di tutti quelli che hanno visitato la discussione (sono ben 815 al momento)

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da mariangelac » 27 mag 2012, 15:23

Per rispondere bisognerebbe dare un senso univoco alla parola "insopportabile". Le mie esperienze sono state insopportabili secondo la mia percezione, ricordo di averle paragonate, ad un arto amputato senza anestesia, è stato devastante, è durato il tempo necessario alla mia mente per elaborarlo (che brutta parola) e poi è subentrata l'accettazione, ma superato no, mai. Questo però non mi ha impedito di pensare anche al futuro, ho altri figli ora, sono felice, ma un pezzo di me apparterrà per sempre ad ognuno dei miei figli.
Quelli persi alle prime settimane mi hanno sconvolta perche ho perso l'idea di onnipotenza, ho perso la spensieratezza, la magia, le speranze, i sogni sono morti con loro, mentre per la MEF a 32 settimane ho pianto e vissuto il lutto di quell'angioletto che nn ha visto la luce del sole.
Non so se ne avete parlato, ma una donna piange il suo bambino non nato non solo per le aspettative deluse di madre, non solo per il figlio che non ha avuto l'opportunità di conoscerci, ma perche vengono toccati tasti dolorosi come il sentirsi donne a metà, mogli non in grado di adempiere ai loro "compiti" (anche se il partner è il migliore al mondo), ci si sente in colpa perche da quella mancata gravidanza sono coinvolte anche le aspettative deluse del partner, ci si confronta con le altre donne e subentra quel senso di inadeguatezza, questo rende il dolore INsopportabile.
Scusate se mi sono dilungata :sorrisoo
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da mongettina » 27 mag 2012, 18:24

mariangelac ha scritto:Per rispondere bisognerebbe dare un senso univoco alla parola "insopportabile". Le mie esperienze sono state insopportabili secondo la mia percezione, ricordo di averle paragonate, ad un arto amputato senza anestesia, è stato devastante, è durato il tempo necessario alla mia mente per elaborarlo (che brutta parola) e poi è subentrata l'accettazione, ma superato no, mai. Questo però non mi ha impedito di pensare anche al futuro, ho altri figli ora, sono felice, ma un pezzo di me apparterrà per sempre ad ognuno dei miei figli.
Quelli persi alle prime settimane mi hanno sconvolta perche ho perso l'idea di onnipotenza, ho perso la spensieratezza, la magia, le speranze, i sogni sono morti con loro, mentre per la MEF a 32 settimane ho pianto e vissuto il lutto di quell'angioletto che nn ha visto la luce del sole.
Non so se ne avete parlato, ma una donna piange il suo bambino non nato non solo per le aspettative deluse di madre, non solo per il figlio che non ha avuto l'opportunità di conoscerci, ma perche vengono toccati tasti dolorosi come il sentirsi donne a metà, mogli non in grado di adempiere ai loro "compiti" (anche se il partner è il migliore al mondo), ci si sente in colpa perche da quella mancata gravidanza sono coinvolte anche le aspettative deluse del partner, ci si confronta con le altre donne e subentra quel senso di inadeguatezza, questo rende il dolore INsopportabile.
Scusate se mi sono dilungata :sorrisoo
quando dici "HO PERSO LA SPENSIERATEZZA LE SPERANZE I SOGNI SONO MORTI CON LORO ... "ecco in queste parole si racchiude tutto il mio stato d animo.... esattamente quello che sentivo fortemente prima e che per fortuna ora si è un pò attenuato.....
Alessandro 03\10\2013 Ovunque TU sia, io so' amare fino a li'.....

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Ari » 27 mag 2012, 19:22

BeaglePippo ha scritto:Ma cosa ci si aspetta dal medico: condoglianze? Che si faccia carico di questo dolore insopportabile? Che dica “sì è vero, poveretta, forse ho sbagliato io qualcosa, chiedo scusa?”... Che si metta a piangere?. Oh sì che allora il medico ha capito davvero come soffro!! Come è bravo questo medico. Mica quello che mi detto “suvvia, coraggio, domani andrà già meglio di adesso”, che scarsa sensibilità, non ha capito niente, o peggio è un uomo, mica può capirlo mai!
io sono sincera: non mi posso proprio lamentare dell'approccio umano che hanno avuto con me i diversi medici con cui ho avuto a che fare, citando clizia, nella "mia carriera di poliabortiva".
ho avuto 3 aborti spontanei e un IVG per malformazione alla 14ima settimana.
in tutti i casi ho trovato incoraggiamento del tipo "non si preoccupi, lei è giovane e ci sono buone probabilità che la prossima volta vada meglio" (anche se nessuno mi ha mai detto "domani andrà meglio!"), sia risposte cortesi anche se ovviamente vaghe alle mie domande sulle presunte cause o su eventuali esami che avrei potuto/dovuto fare (e che non ho mai fatto).
quindi posso dire che ciò che mi aspetto dal medico, ovvero cortesia e professionalità, è ciò che ho sempre trovato.

BeaglePippo ha scritto:Non mi pare che la cosa migliore sia continuare a descrivere questo dolore, di come sia sempre presente, di come sia soggettivo, e che nessuno si permetta di sminuirlo e non chiamarlo lutto. Penso che sia molto meglio rimboccarsi le maniche, come molte hanno scritto anche qui, per raccogliere i cocci e cercare future migliori esperienze di vita.
guardi, anche io penso che sia meglio rimboccarsi le maniche e credo che chiunque possa dirle che è la cosa migliore.
però sembra che lei stia implicitamente criticando le persone che hanno dei tempi di ripresa più lunghi, come se l'essere psicologicamente più vulnerabili sia deprecabile, soprattutto in funzione del fatto che questa vulnerabilità va ad influire sulla tranquillità del ginecologo che viene importunato dall'insistenza delle proprie pazienti.

il problema dottore è che lei dai suoi scritti risulta davvero poco empatico e soprattutto sta facendo di tutta l'erba un fascio, mettendo sullo stesso piano tutte le persone con cui le ha avuto a che fare e di cui magari non conosce per nulla il vissuto e quindi non sa che cosa può determinare l'intensità di certe reazioni.

e sinceramente se non rispondo al vostro questionario è perchè non lo ritengo utile.
mi sembra una banalizzazione delle mie emozioni e del mio vissuto, quindi non gradisco rispondere a quelle domande.
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 27 mag 2012, 22:47

"perchè tanta sorpresa e sofferenza insuperabile per qualcosa di naturalmente spontaneo se poi lo facciamo noi stesse se il feto non è normale"

sono due motivi diversi ma dolorosi entrambi a seconda della storia della paziente. Continuo a non vedere la contraddittorietà, siano eventi naturali o scelte.Oppure dovremmo pensare: ahh visto che io avrei scelto, nello stesso caso, di abortire volontariamente, la natura mi ha fatto il piacere di farlo per conto suo prima che lo decidessi io, che bello, che fortuna!! grazie natura, ottimo! noo, non funziona così, in ogni caso chi dovrà scegliere un'interruzione per feto malformato avrà tanta sorpresa e dolore insuperabile, lo stesso se le fosse capitato naturalmente un paio di mesi prima.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 28 mag 2012, 8:40

Inoltre non comprendo a fondo i problemi posti perchè i tempie il grado di reazione delle persone sono differenti a seconda del vissuto.

Streghettasaetta

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