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L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

E' doloroso e devastante se accade, ma condividere questo momento insieme puo' aiutare tantissimo
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L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da REDAZIONE » 15 mag 2012, 16:42

Uno degli argomenti più frequenti nelle domande ricevute in ormai 10 anni da utenti di GravidanzaOnLine è quello dell’aborto spontaneo.

In genere ci scrivono pazienti sconvolte, addolorate, distrutte, provate da un’esperienza del genere, come è capitato alle ultime utenti del sito dalle quali ho preso spunto per questo articolo. E non è solo l’esperienza della prima gravidanza. È un’esperienza che turba profondamente anche chi ha già uno o più figli.

Le domande frequenti sono:
• Come è potuto succedere?
• Perché è successo?
• Perché è successo a me?
• Come posso fare a sapere perché è successo?
• Quali analisi devo fare?
• Quando posso riprovare ad avere una gravidanza?
• Cosa posso fare per evitare un altro aborto?
• Che probabilità ho che succeda di nuovo?


I pensieri frequenti sono:
• Sono sconvolta!
• Ho vissuto un dramma insopportabile!
• Non riesco a superare questa terribile esperienza!
• L'esperienza dell'aborto è stata psicologicamente devastante!
• Forse il mio medico ha sbagliato qualcosa!
• Sono anche stata in ospedale e i medici non sono stati all’altezza!


Avrei quindi piacere di rispondere a tutti questi interrogativi e pensieri, aggiungendo qualche considerazione.

Innanzitutto qualche dato sull’incidenza dell’aborto spontaneo: si ammette che circa il 30% delle gravidanze possa esitare in un aborto spontaneo, il che significa che statisticamente quasi tutte le donne che proveranno ad avere 2-3 o più gravidanze sperimenteranno sulla propria pelle la disavventura di un aborto. Il 30% significa quasi un caso su 3.

Il motivo principale dell’aborto è costituito da anomalie del prodotto del concepimento: in sostanza il risultato del concepimento porta ad un prodotto non capace di vita fin dalle prime settimane. Ciò può avvenire per cause genetiche, per lo più casuali, oppure per anomalie indotte da fattori anatomofunzionali o ambientali e/o da infezioni. Si tratta di anomalie così consistenti da non consentire il proseguimento della vita dell’embrione, mentre qualcun altro, con anomalie minori, apparentemente più fortunato, invece sopravvive a questa prima fase di pericolo, per poi nascere con malformazioni e/o handicap fra i più vari e casuali. Molti di questi aborti così causati saranno così precoci che neanche daranno segno di sé, se non una strana mestruazione magari appena un po’ in ritardo. Questo è il meccanismo più comune dell’aborto spontaneo.

Resta tuttavia una percentuale di aborti causati da motivi specifici che possono quindi ripetersi nella stessa paziente. Sono quei rari casi del cosiddetto aborto ripetuto o abituale. Per porre una simile diagnosi occorre che vi siano tre aborti consecutivi.

Capita invece che le pazienti già dopo un solo aborto vogliano subito chiarire se si trovino o no in questo stato. Purtroppo il concetto di aborto ripetuto e/o abituale è un concetto a posteriori che potrà porsi solo dopo che siano avvenuti un certo numero di aborti. E chi può dopo un solo aborto fare la previsione se si ripeterà o no? È comprensibile che questo sia un timore reale, motivo per cui spesso cediamo alle insistenze di queste coppie e concediamo loro gli esami previsti nell’abortività ripetuta, come i famosi esami per la verifica della trombofilia. Sono esami costosi, che vengono eseguiti in maniera eccessiva. Infatti solo in poche pazienti riveleranno qualche causa tangibile degli aborti, così come molte altre che avranno dei parametri positivi, riusciranno tranquillamente a portare fino al termine una o più gravidanze, anche senza alcuna terapia.

Ciò detto è impossibile rispondere senza dire bugie alle domande del tipo di “perché è successo? Potrà succedermi di nuovo? Posso fare qualcosa perché non si ripeta? Che rischio ho che possa ripetersi? Ecc.”

Infine qualche considerazione sulle reazioni all’aborto. Io ho visto anche dei mariti darsi con la testa nel muro di fronte ad una diagnosi di aborto della moglie. Un altro si scagliò con pugni contro l’ecografo (intendo l’apparecchio). Alcune donne vengono prese da convulsioni, si buttano dal lettino, urlano e via così. Quindi so bene quali possono essere le reazioni più estreme. Dirò di più: ho visto anche un fratellino di 10 anni, dell’embrioncino purtroppo privo di attività cardiaca, cadere in uno stato di depressione inequivocabile, motivo che mi ha indotto da quella volta a consigliare di non rivelare la gravidanza in famiglia se non dopo il primo trimestre. Ho visto pazienti denunciare il medico perché erano convinte che l’aborto fosse stato provocato dall’ecografia transvaginale, o dalla visita (e complimenti all’avvocato che si è imbarcato!). Ho visto pazienti indignate perché in ospedale non venivano ricoverate per una minaccia d’aborto, andar via minacciando azioni legali (o violente) caso mai avessero abortito, quasi che il letto dell’ospedale potesse evitarlo mentre quello di casa no. E potrei raccontare centinaia di altre situazioni simili...

Ora vorrei che faceste assieme a me delle considerazioni. È ovvio che l’esperienza dell’aborto sia una brutta esperienza, vissuta male, con dolore da parte della coppia, che fino a quel momento aveva gioito della dolce attesa. Chi può smentire che questo dolore sia reale e comprensibilissimo? Io stesso, quando devo dare la cattiva notizia, mi vesto di tutta la mia comprensione e cerco di farlo nella maniera più dolce possibile. E la mia esperienza è che dopo un grande dispiacere al momento della cattiva notizia, già la mattina successiva il tutto venga visto sotto una luce diversa, con il pensiero già proiettato con ottimismo alla prossima gravidanza. Di sicuro le domande le fanno tutte e noi operatori siamo pronti a dare tutte le spiegazioni. La domanda che rivela più di ogni altra che il dispiacere sta per essere assimilato è: “quando posso riprovare?”, e questo è un momento che rincuora anche me.

Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata.

Se è vero come è vero che la principale causa è un’anomalia del prodotto del concepimento e che la maggioranza delle italiane non esita ad optare per un aborto volontario in caso di feto malformato, come si spiega questo dramma insuperabile? Se il 30% delle gravidanze esita in un aborto, perché tanta sorpresa, specialmente se si stratta della terza o quarta gravidanza?

Ho paura di dover essere d’accordo con gli psicologi che interpretano queste reazioni come conversioni di stati di alta insoddisfazione e depressione, prendendo l’aborto come lo sfogo di tutto ciò. Se questo può servire a liberarsi ben venga, ma onestamente ho la sensazione che queste pazienti stiano ben peggio di prima.

Mi chiedo, e questo potremmo chiarirlo con uno dei nostri sondaggi, quante sono le pazienti che hanno invece ben elaborato il dispiacere (non riesco a chiamarlo lutto) di un aborto spontaneo? Dopo quanti giorni hanno avuto il primo sorriso e hanno ripreso a gioire della vita e dei futuri propositi? Quante sono invece quelle che non hanno superato l’esperienza?

Sono domande che troverete nel relativo sondaggio che ha preso spunto da questo articolo.

In conclusione vorrei comunque aiutare queste pazienti più fragili che non riescono a superare l’esperienza dell’aborto. Cercate di comprendere: che le cause più comuni degli aborti sono casuali, mentre solo una minoranza sono specifiche e possono ripetersi; che l’aborto avviene più frequentemente perché c’è un’anomalia nel prodotto del concepimento o qualche situazione che lo ha gravemente danneggiato. Se proprio sarete così sfortunate da essere un raro caso di aborto abituale, purtroppo lo saprete solo vivendo (Lucio Battisti docet) e non prima. E allora, anche in questo sfortunato, ma raro caso, cercheremo di prendere provvedimenti.

Ma non scoraggiamoci: basta guardarsi attorno per vedere persone veramente colpite da malattie inesorabili. Quindi diamo la giusta dimensione a quello che ci è accaduto. Dispiacere sì, ma quanto basta e bando alla disperazione e… come sempre: ottimismo!

Partecipa al sondaggio!

Dr. Salvatore Annona - Ginecologo
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Margot83 » 16 mag 2012, 15:12

Ciao :bacio
ho letto l'articolo con molto interesse. Non è il solito "disinformativo"
Grazie Redazione :congratulations:
http://www.temperaturabasale.it/tool/temperatura-basale/#cond=i1rKNLRUGBrwwiLq8x

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da REDAZIONE » 16 mag 2012, 16:54

Grazie per il commento, Margot! :ok
Ovviamente va ringraziato il dottor Annona del contributo! :thank_you:
Noi abbiamo semplicemente pubblicato il post :ok
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Sam72 » 16 mag 2012, 18:45

L'articolo è molto interessante, e ringrazio il Dott. Annona che lo ha scritto e la Redazione che lo ha pubblicato.
Lei Dott. ha ragione, io ho vissuto da poco questa esperienza, ed effettivamente dopo essermi fatta mille e una domanda nelle prime settimane dopo l'aborto (complice le violente perdite durate 30 gg), ho metabolizzato la cosa....nel senso che razionalmente so che succede spesso e che purtroppo è un evento possibile.....non di meno lascia un buco....un punto interrogativo, non so se mi spiego bene. E' logico che si deve pensare al futuro, ma questa, almeno per me, rimane un'opera incompiuta.
FILIPPO E' NATO IL 29 MAGGIO 08, ALLE 9,07, PESAVA 3,660KG ED ERA LUNGO 51CM. E' UN CUCCIOLO BELLISSIMO!!!!

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da betty1977 » 16 mag 2012, 19:17

Complimenti per l'articolo!! :clap
Io mi sento in pieno coinvolta in quanto ho avuto 4 aborti (3 spontanei e 1 interno)... l'ultimo mese scorso!! Posso portare la mia testimonianza... si ho avuto giorni di sconforto, ma sono tornata a sorridere presto... e sono di nuovo in caccia! E' devastante al momento, perchè anche solo dopo il test positivo ti senti già "mamma" ma anche io dentro me quando è successa mi sono detta "ok... è una selezione naturale... significa che c'era qualcosa che non andava, e piuttosto che scoprirlo più avanti, è meglio che sia così!". Ammetto che a distanza di una settimana ho avuto ancora un giorno di sconforto, forse davvero accentuato dal fatto di leggere e scrivere in GOL, e quindi leggevo le "compagne di pancia" che descrivevano i sintomi, le nausee, le paure e io non ero una di loro... ma l'ho superata, anche perchè "che cosa posso fare???" Continuare a piangermi addosso per una cosa di cui non posso fare niente?? Così ho raccolto i miei cocci e li ho incollati... e ora sono di nuovo in pista... più agguerrita che mai!!!
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Margot83 » 16 mag 2012, 22:37

Mi piace mettere in evidenza soprattutto questa parte dell'articolo
In conclusione vorrei comunque aiutare queste pazienti più fragili che non riescono a superare l’esperienza dell’aborto. Cercate di comprendere: che le cause più comuni degli aborti sono casuali, mentre solo una minoranza sono specifiche e possono ripetersi; che l’aborto avviene più frequentemente perché c’è un’anomalia nel prodotto del concepimento o qualche situazione che lo ha gravemente danneggiato. Se proprio sarete così sfortunate da essere un raro caso di aborto abituale, purtroppo lo saprete solo vivendo (Lucio Battisti docet) e non prima. E allora, anche in questo sfortunato, ma raro caso, cercheremo di prendere provvedimenti.

Ma non scoraggiamoci: basta guardarsi attorno per vedere persone veramente colpite da malattie inesorabili. Quindi diamo la giusta dimensione a quello che ci è accaduto. Dispiacere sì, ma quanto basta e bando alla disperazione e… come sempre: ottimismo!
è molto incoraggiante per tutte noi che ci son passate :cuore :cuore
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da mongettina » 17 mag 2012, 9:17

Buongiorno e complimenti per l artico è veramente interessante, io faccio parte di quelle sfortunate e con aborti ripetuti ne ho 3 alle spalle .. fortunatamente ho scoperto di avere problemi di coaugulazione del sangue quindi seguo una terapia e speriamo che la prossima vada :incrocini :incrocini per quanto riguarda l aspetto psicologico io ho sofferto abbastanza ma mi sono ripresa velocemente anche se il pensiero và ogni tanto a quie bimbi mai nati.... comunque per ogni gravidanza ho aspettato almeno 6 mesi per mia volontà prima di riprendere la caccia .. ma non perchè non stavo bene psicologicamente .. per kla paura di un nuovo fallimento.
Spero di esservi stata di aiuto.. voi con il vostro articolo lo siete stati molto a me :sorrisoo
Alessandro 03\10\2013 Ovunque TU sia, io so' amare fino a li'.....

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da frab » 17 mag 2012, 12:07

Grazie dell'articolo, anche se, personalmente, trovo un pò superficiale questa parte
E la mia esperienza è che dopo un grande dispiacere al momento della cattiva notizia, già la mattina successiva il tutto venga visto sotto una luce diversa, con il pensiero già proiettato con ottimismo alla prossima gravidanza. ........

Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata.
Io di aborti ne ho avuti due, e sinceramente non si può pensare che una buona dormita faccia passare tutto il dolore della perdita, come per magia. Non è morto il criceto, abbiamo perso un figlio, o l'idea di un figlio, e sinceramente qualche giorno o settimana (mesi?) di dolore ci stanno tutti. Il tempo passa, il dolore si attenua, ma il pensiero ogni tanto torna là, ai nostri bimbi mai nati. E anche se RAZIONALMENTE sappiamo che sicuramente è meglio così, il dolore del cuore richiede un pò di tempo per guarire.
Francesca mamma di Valeria (24.10.04) , Alessia (25.9.06) e Lorenzo (12.09.11)
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Liza81 » 21 mag 2012, 12:28

Ho letto questo articolo con attenzione e credo che sia molto utile leggere queste parole, specie per chi affronta per la prima volta questo dolore(io mi sento di definirlo dolore e non dispiacere). Purtroppo ho avuto un aborto interno alla 15a sett, alla mia prima gravidanza e credo che il primo sorriso spensierato è ritornato dopo due mesi, quando è ripresa la voglia di riprovarci.
E' vero che cerchiamo la prima colpa in noi..io l'ho creduto sino a quando non ho avuto l'esame istologico, in cui ho appreso che sarebbe stata una bambina, ma con serie malformazioni somatiche...una notizia che mi ha alleggerito l'anima ma che allo stesso tempo mi ha sconfortato. Ad ogni modo solo il tempo, diverso per ogni donna, può far superare il momento triste.
Sono sicura che se questo articolo fosse stato pubblicato due mesi fa, mi avrebbe aiutato molto e soprattutto rincuorato. Ringrazio di cuore la redazione ed il dottore per avere preso questa iniziativa :yeee :yeee
*15 marzo 2012* la mia piccola si è unita alla schiera degli angeli

Il miracolo della mia vita è avvenuto il 19 Marzo 2013 alle ore 14:31 e si chiama *Anna Cloe* 3,140kg e 48 cm di piena vita

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da phoebe2 » 21 mag 2012, 14:07

non riesco a chiamarlo lutto...
forse un aborto a 5 settimane...

ma quando il tuo bambino, o più bambini sono morti nella pancia a gravidanza inoltrata??

è una frase orribile e di poca sensibilità.
dopo tanta tristezza, la nostra Denise, 18 maggio 2010, e poi.. Daniel, 7 dic 2011

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Giulia80 » 21 mag 2012, 14:17

Penso che il ragionamento che fanno i medici sia praticamente ineccepibile. è vero: succede, fa parte della natura delle cose, è molto più diffuso di quel che si creda, quando succede spesso ci sono motivi talmente gravi da non augurarsi altro.
Ma ho in gola un grosso "però", che è quello che mi è rimasto dalla mia fortunatamente piccolissima esperienza.
Io ho avuto un aborto precoce, che avrei potuto benissimo scambiare per una mestruazione più dolorosa e abbondante, se non fosse per un test fatto a causa della varicella del mio bimbo più grande. Non è stata una tragedia e lo so. è successo tutto in fretta, senza dover intervenire in nessun modo e so che anche questo è stato un bene. è successo solo una volta, e anche questo so che è davvero da attribuire al caso. ho due figli, belli e sani, e so di essere già tanto fortunata così. Il mio medico mi ha spiegato tutto quello che ho letto in questo articolo e io ho capito. Ho anche avuto davvero fortuna, poco dopo è arrivata la mia Elisa e superare l'accaduto è stato facile.
Sì, sono d'accordissimo che quando succede bisogna cercare di dare il giusto peso alle cose e poi superarle. Ma la chiave di lettura del mio ginecologo e la mia erano completamente diverse: per il medico quello era un mucchietto di celluline che la natura aveva scartato; per me era già mio.
Francesco 21-10-09: l'indomito lunatico Elisa 24-08-11: l'allegra irosa
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Margot83 » 21 mag 2012, 14:56

è vero, in quella situazione io mi sono sentita morire ma il ragionamento che il Dottore fa in questa sezione
Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata.
è relativo all'eccessiva colpevolizzazione di noi stesse o di qualcuno che non ci "ha seguite a dovere"...questa è la reazione esagerata, non il dolore di una donna che ha perso il proprio bimbo (o l'idea di averlo) e credo che nessun medico abbia il coraggio di esporsi in tal senso :ok :ok
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da alex76 » 21 mag 2012, 15:30

Sì, perfetto, tutto vero, bisogna guardare avanti ma solo su una cosa mi sento di dissentire. Non si può sminuire il dolore di una persona, ognuno ha il suo vissuto personale e le reazioni (non parlo di quelle "esagerate") sono del tutto soggettive. Non si può dare un limite di tempo al dolore, non si può quantificare la sofferenza di ciascuno.Personalmente ormai nella vita sono giunta alla conclusione che MAI e poi mai si può giudicare dal di fuori senza essere passato per una certa esperienza. Razionalmente siamo tutti buoni a parlare, ma quando certe cose succedono in prima persona è tutto un altro paio di maniche...Visto che ho avuto la sfortuna di passarci posso dire che sì, è un lutto, lo vada a raccontare a chi ha perduto un figlio a 20-30-40 settimane che non lo è.....Nel mio piccolo ho guardato avanti, mi sono sentita "fortunata" di aver perso il mio bimbo/a "solo" a 17 settimane, ho pensato al dolore che può provocare questo evento per chi non ha figli, per chi ne ha persi in epoche gestazionali più avanzate e sono stata male anche per loro...Vedo ogni giorno quel corpicino inerme nella mia testa e non posso non pensare che questo sarebbe stato il periodo della sua nascita.Bisogna guardare avanti, è vero, ma forse un po' di empatia nella vita non fa' mai male....
***JACOPO, FRANCESCO, GIONA***

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Moka » 21 mag 2012, 16:53

Grazie dell'articolo, anche se, personalmente, trovo un pò superficiale questa parte
E la mia esperienza è che dopo un grande dispiacere al momento della cattiva notizia, già la mattina successiva il tutto venga visto sotto una luce diversa, con il pensiero già proiettato con ottimismo alla prossima gravidanza. ........

Però quando a distanza di giorni, o come nelle domande che ci arrivano, io vedo che la paziente ancora appare distrutta dal dolore, che cerca di trovare delle cause, o anche delle colpe di sè stessa o di qualche medico che non “è stato abbastanza bravo da evitarlo”, devo pensare che qualcosa non vada. A mio avviso è una reazione esagerata.

Io di aborti ne ho avuti due, e sinceramente non si può pensare che una buona dormita faccia passare tutto il dolore della perdita, come per magia. Non è morto il criceto, abbiamo perso un figlio, o l'idea di un figlio, e sinceramente qualche giorno o settimana (mesi?) di dolore ci stanno tutti. Il tempo passa, il dolore si attenua, ma il pensiero ogni tanto torna là, ai nostri bimbi mai nati. E anche se RAZIONALMENTE sappiamo che sicuramente è meglio così, il dolore del cuore richiede un pò di tempo per guarire.
Quoto tutto quello che ha scritto Frab e aggiungo che sono d'accordo anche con quello che ha scritto Phoebe2, e' un lutto.
Tecnicamente sappiamo tutte quello che ci succede, ma psicologicamente ed emozionalmente non e' un'esperienza facile da superare e non si dimentica.
Forse l'articolo doveva essere piu' completo tenendo conto anche degli altri due aspetti magari consultando anche uno psicologo, magari non avrebbe scritto che la "reazione e' esagerata".
Moka ** Maggiolina ** Esterina **
Mamma di Luna, 25-05-2012

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da BeaglePippo » 24 mag 2012, 22:43

Ringrazio tutte per i commenti e per l'interesse mostrato per l'articolo :sorrisoo . Purtroppo il sondaggio non è ancora pronto per essere messo on line, ma già l'analisi delle risposte consente delle considerazioni. Abbiamo 5 utenti (margot83, Sam72, Betty1977, Mongettina e Liza81) che hanno espresso sostanzialmente accordo con le mie osservazioni e qualcuna ha anche detto di aver avuto conforto dall'articolo. Giulia80 ha assunto una posizione intermedia del tipo un po' sì e un po' no. Quattro utenti infine (frab, phoebe2, Alex76 e Moka) sono state del tutto in disaccordo e hanno mostrato anche un certo risentimento e mi scuso se ho urtato la loro sensibilità.

Quello che mi ha colpito è stato il bisogno di alcune di dare un valore al dolore, esprimendo una sorta di punteggio che va da un minimo del "dispiacere" fino ad un massimo valore attribuito al "lutto". Io in effetti non avevo intenzione di dare un valore a questo dolore, per esempio 5, criticando chi lo valuta invece 10. Per "reazione esagerata", che è la mia frase che di più ha evocato acceso risentimento, è una valutazione relativa. Ho visto che alcune hanno fatto differenza a seconda delle epoche gestazionali, inserendo nel discorso anche la perdita in utero di feti a 30, 40 settimane. Vi ricordo che per aborto si intende l'interruzione della gravidanza entro le 25 settimane. Ma nonostante ciò non si può commisurare il dolore a quanto più avanzata è l'epoca di gestazione in cui l'aborto si verifica. Non possiamo dire: chi ha abortito a 5 settimane soffre x1, chi a 10 soffre per 10, chi a 20 soffre x100. Il dolore è un sentimento personale e non è quantificabile, nè può valere di più, quanto più gli altri sono d'accordo che sia effettivamente un grande dolore. Non c'è bisogno di convincere me perchè il dolore sia effettivamente tale. Se è dolore, è dolore; e non è il parere di una qualsiasi persona che può cambiarlo. E anche se il mio parere o di chiunque altro riuscisse a far percepire il dolore in maniera meno intensa, non vedo in questo una cosa negativa. E questo sembra condiviso da quelle utenti che hanno detto "l'articolo mi è stato di aiuto e di conforto", oppure "mi avrebbe aiutato se fosse stato pubblicato tempo fa quando è capitato a me". A chi ha voluto fare paragoni a seconda dell'epoca di gestazione e si è sentita offesa perchè ha interpretato che la parola "dispiacere" al posto di "lutto" significasse voler sminuire un sentimento, vorrei sottoporre il "dispiacere" o sicuramente "grande lutto" di chi perde un figlio dopo nato, fino a vere tragedie dal dolore incolmabile (quelle sicuramente sì) come la morte di Melissa a Brindisi. Ora ditemi: se proprio non si riesce a sopportare un aborto dopo mesi e anni che è accaduto, con lo stesso metro di ragionamento, cosa dovrebbe accadere alla mamma di Melissa? Eppure, anche questi terribili lutti, col tempo e con l'aiuto di chi è vicino, si riescono a "elaborare" e la vita continua. Ma questo non vuol dire che il dolore non c'è più: il vuoto resta...., come nell'aborto, ma la vita è questa ed è anche breve. Perchè continuare a voler volontariamente continuare a soffrire, perdonatemi, in maniera esagerata? E se proprio non son riuscito a dare aiuto a tutte, mi dispiace, ma ci ho provato.

Rispetto ogni posizione e sono disponbile ad ulteriori repliche :sorrisoo

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da nanachan » 24 mag 2012, 23:09

BeaglePippo, il tuo intervento mi è piaciuto molto. Soprattutto l'analisi del dolore, tema che in questa sezione di Gol si è toccato più e più volte.
Io credo fermamente nelle "5 fasi del dolore", credo che più la perdita del feto/bimbo arriva più in là nella gravidanza e più sia difficile da elaborare e gestire.
E credo, infine, che l'accettazione sia una sorta di liberazione per la nostra anima adolorata.
Le mie Bambine nella ninna nanna del cosmo.

E ora sono il tuo fiore e tu la mia acqua. * Nanà -per sempre-

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da dadina78 » 25 mag 2012, 0:44

Io ho perso mia figlia a 29 settimane e nn riesco ancora ad accettare quello che mi e' successo e. Sono passati 2 anni e mezzo.
Spesso mi sono chiesta e se fosse nata? Se l'avessi persa più grande? Be' la mia risposta e' che avrei avuto dei ricordi di mia figlia così no,ecco perche' secondo me un lutto del genere lascia un segno più profondo.
maria francesca il mio angelo volato in cielo 03/10/2009
il mio arcobaleno Chiara Aleandra 18/07/2015
Abbiamo ricominciato a vivere per te.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da Giulia80 » 25 mag 2012, 9:18

BeaglePippo ha scritto:Perchè continuare a voler volontariamente continuare a soffrire, perdonatemi, in maniera esagerata?
è quello che cercavo di dire: perchè tra quello che una persona sa e quello che una persona sente, c'è un abisso.

E sì, secondo me fa una differnza enorme l'epoca in cui si perde un bambino. Io mi sono addolorata e anche molto, ma la fase dell'elaborare e superare la cosa è stata davvero piuttosto facile. Ma fisicamente non ho dovuto affrontare altro che qualche esame del sangue e una visita. E poi le cose si sono aggiustate da sole. Non è questione di fare una classifica, per carità. Ma che siano cose diverse è vero.
Per questo per me accetto la parola "esagerato". Nel mio caso sarebbe esagerato continuare a rimuginare, non sarebbe più di quello. Ma ci sono anche storie che ti fanno capire bene perchè andare oltre è davvero davvero difficile, e non c'è nessuna esagerazione.
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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da clizia » 25 mag 2012, 9:48

Buongiorno, ho letto l'articolo e vorrei dire che capisco la sorpresa del medico quando si trova di fronte reazioni incontrollate, aggressive o eccessivamente dolorose.Lungi dal fare un'analisi sociologica del problema però penso che ci sia da fare una premessa importante che riguarda il comune sentire delle società occidentali. Penso che queste reazioni esagerate e incontrollate siano frutto siano in parte dovute al cambiamento sociale: non siamo più in grado di accettare una perdita come poteva accadere decenni fa, nessuno più la mette in conto quando si comincia ad organizzare un progetto di vita per creare una famiglia e quando accade ci coglie impreparati, emergono tutte le fragilità particolari di ognuno e gli ospedali non sono comunque luoghi così familiari da incentivare un percorso psicologico naturale in questo senso.L'aborto, la morte sono lontani per noi, relegati all'ambiente ospedaliero asettico e per questo la nostra fragilità, sorpresa, impotenza viene scaricata sul medico che avrebbe potuto salvare, sapere, intervenire quasi come fosse il novello mago al quale affidare la responsabilità. E l'impatto risulta spesso più devastante perchè un medico può dare solo risposte tecniche fin dove può, non emozionali e rassicuranti come vorremmo. Sappiamo tutte che ospedali più accoglienti influenzano anche l'umore dei pazienti per cui una mamma vive sulla propria pelle la sensazione che le è rimandata con freddezza: un mucchietto di cellule e niente più, per riprendere le parole di una ragazza nei post sopra.
C'è questo "scarto" chiamiamolo così, da una parte la struttura ospedaliera e i medici abituati a trattare dati, il sintomo, statistiche ecc.. dall'altra la persona che chiede ANCHE ALTRO oltre alle cure fisiche, per ritrovare un equilibrio psicologico in frantumi.
Ma tutto questo discorso è rilevante solo come premessa generica spicciola comunque un sistema che si ferma alla superficie, all'organizzazione sociale delle manifestazioni della vita.
Scusate se scrivo a pezzi e bocconi ma potrò rispondere alle domande relative all'esperienza personale solo tra un pò.

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Re: L’aborto spontaneo: un’esperienza (in)sopportabile?

Messaggio da blunotte9 » 25 mag 2012, 9:50

a me l'articolo non è piaciuto per nulla, non è di alcun interesse scientifico, ma porta osservazioni, del tutto personali e a mio avviso estremamente superficiali, come se fossero la verità assoluta, solo perchè scritte da un medico...

Se è vero come è vero che la principale causa è un’anomalia del prodotto del concepimento e che la maggioranza delle italiane non esita ad optare per un aborto volontario in caso di feto malformato, come si spiega questo dramma insuperabile? Se il 30% delle gravidanze esita in un aborto, perché tanta sorpresa, specialmente se si stratta della terza o quarta gravidanza?

questo passaggio poi lo trovo di un'insensibilità allucinante....

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