I miei tre gemellini giocano in cielo
Inviato: 15 giu 2009, 13:49
Sono passati più di due mesi, a volte piango ancora, a volte mi sento forte e pronta per far dimostrare alla sorte che sono più forte di lei. Ma loro 3 non torneranno mai.
A novembre comincio la stimolazione per la mia prima ICSI, il pick-up è dolorosissimo perchè ho tanti follicoli e rischio l'iperstimolo. Mi trasferiscono 3 embrioni e dopo una settimana i sintomi dell'iperstimolo peggiorano, entro in ospedale, le beta sono positive (al 10 PT sono già 120) quindi sospettiamo una gravidanza gemellare. Sto in ospedale 3 settimane nelle quali sto molto male, ma di giorno in giorno vedo i miei tre piccoli prendere vita: prima una camera gestazionale, poi un battito e due camere, poi tre battiti (penso si vedesse tutto così bene perchè avevo la pancia piena di acqua a causa dell'ipersimolo). Alla fine riesco a venirne fuori e per Natale siamo a casa, con 7 chili in meno e tanto male. E cominciano le perdite, tanta paura ma mi dicono che la trigemina è molto difficile, che devo almeno aspettare la fine dei tre mesi. Infatti a quel punto le perdite diminuiscono molto, faccio l'amniocentesi per tutti e tre alla 16a, i risultati sono ottimi. Nel frattempo devo stare a letto, esco praticamente solo per gli esami e le visite. Alla 20+3 facciamo la morfologica, è tutto a posto. Ma la sera dopo comincio ad avere male, riconosco contrazioni diverse dal solito, ravvicinale (ogni 5/6 minuti) e dolorose. Corriamo al PS, mi ricoverano (prendo l'ultimo letto disponibile in ospedale). Mi fanno il buscopan o simile in endovena, purtroppo per i farmaci più potenti non ci sono ancora i recettori nell'utero. Passano la notte e il mattino sempre con contrazioni, a volte un po' più rare, a volte ogni 5 minuti: mi segno l'orario di tutte sul palmare. Poi dopo pranzo tutto precipita, comincio a perdere sangue e chiedo al dottore di dirmi qual è esattamente la situazione: mi dice che è grave, che tenteranno di far uscire il maschietto che è quello in basso e di salvare le bimbe che sono sopra. A volte capita che stando poi completamente a riposo si arrivi a partorire i gemelli supertiti ad una settimana utile, ma io non riesco a sperare, comincio a piangere e dico addio ai miei bambini. Chiamo mio marito, il dottore e l'ostetrica mi dicono che devo stare tranquilla ma non ci riesco, sono così stanca dopo tutti questi mesi di male e paura! Viene l'anestesista per farmi le domande di routine, in modo da essere pronti per qualunque evenienza. Rompo le acque e mi portano in sala parto nel mio letto. Mi fanno un'ecografia e Andrea è già nella vagina, il ginecologo spiega all'ostetrica che cosa fare: infila la mano e cerca di tirarlo fuori, ma non riesce. Allore mi portano in un sala operatoria, mi fanno mettere accucciata e con due spinte il corpicino esce, mi fanno sdraiare e chiudono il cordone. Poi mi portano in un'altra sala e mi dicono di stare tranquilla, nella speranza che le contrazioni smettano. Ma io mi sento le mani e i piedi che si gonfiano e la pressione precipita. L'antibiotico che mi hanno appena messo su ha fatto una reazione allergica, l'anestesista me lo toglie, mi infina una cannula enorme nella mano e mi spara la fisiologica. Le contrazioni continuano ogni 2/3 minuti, rompo di nuovo le acque e poco dopo esce anche Sara. Io non riesco a smettere di piagere e di tremare. Dopo pochi minuti esce anche Alice nel sacco, questa volta non ho neanche rotto le acque. Basta è finita, penso. Voglio vedere mio marito e addormentarmi per un anno, nella speranza che nel frattempo il dolore insopportabile passi.
Ma il male non se ne va, sono passati più di due mesi e quando penso a loro è sempre lì. L'unico modo è non pensarci, fare altro, e infatti sono tornata subito al lavoro, ho fatto qualche seduta con la psicologa. Come diceva lei, pian piano giorno per giorno si fa un passo avanti, ma non troppo in fretta se no è come chiudere un cassetto stipandolo di roba, prima o poi si riapre e salta tutto fuori. Scrivere qui per me è un passo importante, il prossimo è mettere via le uniche 3 tutine che avevo comprato per loro subito dopo la morfologica, quando per la prima volta ho pensato che ce l'avremmo fatta.
A novembre comincio la stimolazione per la mia prima ICSI, il pick-up è dolorosissimo perchè ho tanti follicoli e rischio l'iperstimolo. Mi trasferiscono 3 embrioni e dopo una settimana i sintomi dell'iperstimolo peggiorano, entro in ospedale, le beta sono positive (al 10 PT sono già 120) quindi sospettiamo una gravidanza gemellare. Sto in ospedale 3 settimane nelle quali sto molto male, ma di giorno in giorno vedo i miei tre piccoli prendere vita: prima una camera gestazionale, poi un battito e due camere, poi tre battiti (penso si vedesse tutto così bene perchè avevo la pancia piena di acqua a causa dell'ipersimolo). Alla fine riesco a venirne fuori e per Natale siamo a casa, con 7 chili in meno e tanto male. E cominciano le perdite, tanta paura ma mi dicono che la trigemina è molto difficile, che devo almeno aspettare la fine dei tre mesi. Infatti a quel punto le perdite diminuiscono molto, faccio l'amniocentesi per tutti e tre alla 16a, i risultati sono ottimi. Nel frattempo devo stare a letto, esco praticamente solo per gli esami e le visite. Alla 20+3 facciamo la morfologica, è tutto a posto. Ma la sera dopo comincio ad avere male, riconosco contrazioni diverse dal solito, ravvicinale (ogni 5/6 minuti) e dolorose. Corriamo al PS, mi ricoverano (prendo l'ultimo letto disponibile in ospedale). Mi fanno il buscopan o simile in endovena, purtroppo per i farmaci più potenti non ci sono ancora i recettori nell'utero. Passano la notte e il mattino sempre con contrazioni, a volte un po' più rare, a volte ogni 5 minuti: mi segno l'orario di tutte sul palmare. Poi dopo pranzo tutto precipita, comincio a perdere sangue e chiedo al dottore di dirmi qual è esattamente la situazione: mi dice che è grave, che tenteranno di far uscire il maschietto che è quello in basso e di salvare le bimbe che sono sopra. A volte capita che stando poi completamente a riposo si arrivi a partorire i gemelli supertiti ad una settimana utile, ma io non riesco a sperare, comincio a piangere e dico addio ai miei bambini. Chiamo mio marito, il dottore e l'ostetrica mi dicono che devo stare tranquilla ma non ci riesco, sono così stanca dopo tutti questi mesi di male e paura! Viene l'anestesista per farmi le domande di routine, in modo da essere pronti per qualunque evenienza. Rompo le acque e mi portano in sala parto nel mio letto. Mi fanno un'ecografia e Andrea è già nella vagina, il ginecologo spiega all'ostetrica che cosa fare: infila la mano e cerca di tirarlo fuori, ma non riesce. Allore mi portano in un sala operatoria, mi fanno mettere accucciata e con due spinte il corpicino esce, mi fanno sdraiare e chiudono il cordone. Poi mi portano in un'altra sala e mi dicono di stare tranquilla, nella speranza che le contrazioni smettano. Ma io mi sento le mani e i piedi che si gonfiano e la pressione precipita. L'antibiotico che mi hanno appena messo su ha fatto una reazione allergica, l'anestesista me lo toglie, mi infina una cannula enorme nella mano e mi spara la fisiologica. Le contrazioni continuano ogni 2/3 minuti, rompo di nuovo le acque e poco dopo esce anche Sara. Io non riesco a smettere di piagere e di tremare. Dopo pochi minuti esce anche Alice nel sacco, questa volta non ho neanche rotto le acque. Basta è finita, penso. Voglio vedere mio marito e addormentarmi per un anno, nella speranza che nel frattempo il dolore insopportabile passi.
Ma il male non se ne va, sono passati più di due mesi e quando penso a loro è sempre lì. L'unico modo è non pensarci, fare altro, e infatti sono tornata subito al lavoro, ho fatto qualche seduta con la psicologa. Come diceva lei, pian piano giorno per giorno si fa un passo avanti, ma non troppo in fretta se no è come chiudere un cassetto stipandolo di roba, prima o poi si riapre e salta tutto fuori. Scrivere qui per me è un passo importante, il prossimo è mettere via le uniche 3 tutine che avevo comprato per loro subito dopo la morfologica, quando per la prima volta ho pensato che ce l'avremmo fatta.