Oggi sarebbe nata la mia Martina
Inviato: 27 giu 2008, 23:23
Il 27 giugno, un bel giorno per nascere. Purtroppo tutti i sogni che avevo messo in questa giornata si sono bruscamente infranti quel mattino del 25 febbraio scorso. Mi sembra guisto scrivere la mia storia proprio oggi, forse per provare a chiudere questo cassetto della mia vita pieno di un dolore che non avrei mai creduto di dover provare.
Allora, tutto inizia il 25 febbraio. Alle undici ho fissato la seconda ecografia, quella dove rileveranno la presenza di tutti gli organi più importanti della mia piccolina, perché lei ormai c'è, si fa sentire e vedere. Vado alla visita con mia madre, "dai vieni a vedere la tua nipotina in prima visione, vedrai sarà divertente!!". Mentre aspettiamo in sala d'aspetto, il nostro problema più importante è decidere se, nascendo praticamente a luglio, sarà meglio comprare una carrozzina classica o un ovetto, forse più "fresco" e confortevole per la piccolina. Tocca a me. Entriamo e inizia l'ecografia. Dopo parecchi minuti l'ecografista mi dice "io qui non vedo una valvola del cuore".....la dottoressa che era insieme a lui, forse vedendo la mia espressione cerca di ammorbidire la notizia, "forse è lo schermo, sa abbiamo delle attrezzature buone per il mercato delle pulci" ma l'ecografista (bravo sì però il tatto l'aveva lasciato a casa) ribatte "se non vedo una valvola vuol dire che non c'è". Si alza e lui direttamente chiama il reparto di cardiologia prenatale del Meyer (L'ospedale pediatrico di Firenze) e fissa un ecocolordoppler urgente per il pomeriggio stesso.
Mi mette in mano la ricetta per la visita del pomeriggio e mi manda a casa.
Onestamente non so come ho fatto a guidare fino a casa ma in qualche modo ce l'ho fatta, e pensare che il peggio doveva ancora venire.
Il pomeriggio alle 16:00 ho l'appuntamento, ci vado con mio marito, tocca a noi alle 18:15, avevo una tensione addosso indescrivibile. Dopo trenta minuti di esame il cardiologo mi dice: "qui la faccenda è seria, non tanto per la valvola ma soprattutto perché in conseguenza di questa malformazione l'aorta non si sviluppata come dovrebbe e quindi una volta nata la bambina non potrebbe sopravvivere senza una serie di interventi chirurgichi, il primo dei quali da fare appena nata, il secondo intorno ai sei mesi, il terzo intorno ai due tre anni ed un quarto più avanti". E dopo? chiedo, dopo se siamo fortunati potrebbe avere un'aspettativa di vita di qualche anno e se siamo molto fortunati potrebbe arrivare all'adolescenza e affrontare un quinto intervento per andare ancora un po' avanti.
Usciamo da quella stanza io e mio marito, ci guardiamo negli occhi e io dico: chi lo dice? e lui risponde "Vale abortiamo non possiamo condannarla ad una vita di sofferenze".
E con la morte nel cuore prendiamo questa strada. Il 27 febbraio mi ricovero (dopo una serie di peripezie per avere il "permesso" della legge) e il 28 inizia l'induzione al parto. Alle 06:00 della mattina dopo, il 29 la mia piccolina esce da me, è lì, la sento muovere contro le mie gambe, i medici e le infermiere mi avevano detto che se la piccolina avesse dato segni di vita avrebbero dovuto tentare la rianimazione perché ormai ero entrata nel quinto mese. Non lo fanno perché la piccola è uscita quando ancora ero nella stanza del reparto e non in sala parto e quindi non fanno in tempo. Piango, non riesco a fare nient'altro, sto in quel letto e piango, mio marito non mi lascia un attimo e anche lui è a pezzi, proprio come me.
E' tutto finito, torno a casa il giorno dopo e fisicamente sto benissimo, come se non mi fosse successo niente di tutto quello che ho passato. Mi sarebbe sembrato più giusto soffrire un po', avere dei dolori fisici, almeno forse mi sarei concentrata su quelli e non sull'altro dolore, quello che viene dal cuore e che non c'è medicina al mondo che te lo fa passare.
Adesso sto meglio. Aver passato questa data, il giorno previsto per la sua nascita, mi fa sentire come se fossi arrivata alla fine di un percorso al quale adesso posso mettere la parola fine. Il dolore rimane, quel pezzetto di cuore ormai me lo sono giocato, ma mi sono resa conto che ci si può convivere, che questa cosa non mi ha atterrato. Sono anche riuscita a leggere il referto istologico della mia Martina, che ormai da settimana giaceva nascosto in fondo ad un cassetto, minaccioso e foriero di altro dolore. Adesso guardo avanti e aspetto che la mia Martina torni come una nuova vita dentro di me.
Allora, tutto inizia il 25 febbraio. Alle undici ho fissato la seconda ecografia, quella dove rileveranno la presenza di tutti gli organi più importanti della mia piccolina, perché lei ormai c'è, si fa sentire e vedere. Vado alla visita con mia madre, "dai vieni a vedere la tua nipotina in prima visione, vedrai sarà divertente!!". Mentre aspettiamo in sala d'aspetto, il nostro problema più importante è decidere se, nascendo praticamente a luglio, sarà meglio comprare una carrozzina classica o un ovetto, forse più "fresco" e confortevole per la piccolina. Tocca a me. Entriamo e inizia l'ecografia. Dopo parecchi minuti l'ecografista mi dice "io qui non vedo una valvola del cuore".....la dottoressa che era insieme a lui, forse vedendo la mia espressione cerca di ammorbidire la notizia, "forse è lo schermo, sa abbiamo delle attrezzature buone per il mercato delle pulci" ma l'ecografista (bravo sì però il tatto l'aveva lasciato a casa) ribatte "se non vedo una valvola vuol dire che non c'è". Si alza e lui direttamente chiama il reparto di cardiologia prenatale del Meyer (L'ospedale pediatrico di Firenze) e fissa un ecocolordoppler urgente per il pomeriggio stesso.
Mi mette in mano la ricetta per la visita del pomeriggio e mi manda a casa.
Onestamente non so come ho fatto a guidare fino a casa ma in qualche modo ce l'ho fatta, e pensare che il peggio doveva ancora venire.
Il pomeriggio alle 16:00 ho l'appuntamento, ci vado con mio marito, tocca a noi alle 18:15, avevo una tensione addosso indescrivibile. Dopo trenta minuti di esame il cardiologo mi dice: "qui la faccenda è seria, non tanto per la valvola ma soprattutto perché in conseguenza di questa malformazione l'aorta non si sviluppata come dovrebbe e quindi una volta nata la bambina non potrebbe sopravvivere senza una serie di interventi chirurgichi, il primo dei quali da fare appena nata, il secondo intorno ai sei mesi, il terzo intorno ai due tre anni ed un quarto più avanti". E dopo? chiedo, dopo se siamo fortunati potrebbe avere un'aspettativa di vita di qualche anno e se siamo molto fortunati potrebbe arrivare all'adolescenza e affrontare un quinto intervento per andare ancora un po' avanti.
Usciamo da quella stanza io e mio marito, ci guardiamo negli occhi e io dico: chi lo dice? e lui risponde "Vale abortiamo non possiamo condannarla ad una vita di sofferenze".
E con la morte nel cuore prendiamo questa strada. Il 27 febbraio mi ricovero (dopo una serie di peripezie per avere il "permesso" della legge) e il 28 inizia l'induzione al parto. Alle 06:00 della mattina dopo, il 29 la mia piccolina esce da me, è lì, la sento muovere contro le mie gambe, i medici e le infermiere mi avevano detto che se la piccolina avesse dato segni di vita avrebbero dovuto tentare la rianimazione perché ormai ero entrata nel quinto mese. Non lo fanno perché la piccola è uscita quando ancora ero nella stanza del reparto e non in sala parto e quindi non fanno in tempo. Piango, non riesco a fare nient'altro, sto in quel letto e piango, mio marito non mi lascia un attimo e anche lui è a pezzi, proprio come me.
E' tutto finito, torno a casa il giorno dopo e fisicamente sto benissimo, come se non mi fosse successo niente di tutto quello che ho passato. Mi sarebbe sembrato più giusto soffrire un po', avere dei dolori fisici, almeno forse mi sarei concentrata su quelli e non sull'altro dolore, quello che viene dal cuore e che non c'è medicina al mondo che te lo fa passare.
Adesso sto meglio. Aver passato questa data, il giorno previsto per la sua nascita, mi fa sentire come se fossi arrivata alla fine di un percorso al quale adesso posso mettere la parola fine. Il dolore rimane, quel pezzetto di cuore ormai me lo sono giocato, ma mi sono resa conto che ci si può convivere, che questa cosa non mi ha atterrato. Sono anche riuscita a leggere il referto istologico della mia Martina, che ormai da settimana giaceva nascosto in fondo ad un cassetto, minaccioso e foriero di altro dolore. Adesso guardo avanti e aspetto che la mia Martina torni come una nuova vita dentro di me.