In volo con Cirillo [un po'lungo...]
Inviato: 10 apr 2008, 22:22
E' qualche giorno che leggo le vostre storie, ora vorrei raccontarvi la mia.
Mi siete state di grande aiuto facendomi sentire meno sola, un abbraccio a tutte.
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Da settembre settembre 2007 io ed il mio compagno abbiamo cominciato a provare a cercare una gravidanza. Dopo tre mesi sono rimasta incinta. Sono cominciati i giramenti di testa e le nausee nelle due settimane prima di Natale. Nonostante il test negativo alla vigilia di Natale sapevo benissimo di essere incinta. Infatti nella calza della Befana ho trovato la conferma: linea rosa!
Abbiamo soprannominato Cirillo il fagiolino ed a vedere il battito del cuore all'ecografia della 7ma settimana siamo rincitrulliti del tutto, felici e curiosi per questo bimbo che stava arrivando.
Ho immediatamente deciso di smettere di viaggiare per lavoro. Nel 2007 ho trascorso circa 100 giorni fuori casa e con un bimbo in arrivo le cose dovevano cambiare! Ho aggiustato la faccenda in ufficio, all'inizio accusando un otite e poi, al terzo mese, quando ero più sicura che sarebbe andato tutto bene raccontando quello che in effetti stava accadendo.
In famiglia la notizia è stata accolta dai parenti con una gioia infinita.
I futuri nonni erano raggianti, gli zii di sangue pure.
Raggiunto il traguardo dei tre mesi ci siamo sciolti ed abbiamo cominciato a raccontarlo a tutti gli amici: “A settembre saremo mamma e papà!” Sono spuntati come funghi frotte di zii putativi.
Allo scoccare delle 16 settimane ed un giorno sono cominciate le contrazioni, una ogni mezz'ora.
Mi sono messa subito a riposo ed ho preso il buscopan..
Le contrazioni si sono attenuate al punto da permettermi di dormire.
Mi sono svegliata alle 5:30 del mattino dopo, con le contrazioni che continuavano inesorabili, una ogni mezz'ora. Quando sono andata al bagno ho visto un pochino di muco ed una goccia minuscola di sangue. Ho ripreso il buscopan ed alle 8:30 ho chiamato la ginecologa al numero dell'ospedale in cui lavora. La ginecologa mi ha confermato il buscopan e mi ha tenuta sotto stretto controllo telefonico. L'assenza di sangue mi tranquillizzava un poco, ma il fatto che le contrazioni continuassero non mi piaceva per niente.
Ho passato la giornata tra letto e divano, evitando qualsiasi sforzo e continuando con il buscopan.
Alla sera dopo cena sono andata in bagno per fare pipì.
Ho sentito qualcosa in vagina e d ho cominciato tremare: ho infilato piano un dito ed ho sentito al tocco qualcosa di gommoso. Poi mi avrebbero detto che era la membrana, scesa in vagina, attraverso il collo dell'utero dilatato, si è rotta al primo tocco durante la visita in ospedale.
La cosa pazzesca è che tutto questo è avvenuto senza perdite di sangue né di liquido!!!
Ho cominciato a piangere forte, stavo perdendo questo bimbo così desiderato e non ci potevo fare niente.
Poi è cominciata la notte più triste della mia vita. Anche ora, mentre scrivo non posso trattenere le lacrime. Il mio compagno mi è rimasto vicino tutto il tempo.
Siamo corsi al Pronto Soccorso, ma io sapevo che era finita. Abbiamo atteso 20 minuti per l'accettazione, ma tanto sapevo che minuto più o minuto meno, non c'era più niente da fare.
Credo che la cosa più dura di tutte sia stata vedere il cuoricino del mio bimbo che ancora batteva sullo schermo della eco, mentre il liquido stava lentamente colando fuori e sapere al tempo stesso che non c'era niente di niente che potessi fare per fermarlo.
Al reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Martini di Torino sono stati di una dolcezza infinita, l'ostetrica mi ha carezzato i capelli, dispiaciutissima, il medico di guardia quasi non trovava le parole per dirmi che stavamo tentando tutto il possibile ma che non c'era speranza.
Mi hanno messa in una camera vuota, a due letti, in ginecologia, in modo da tenermi separata dalle neo-mamme, gentilezza di cui sarò loro grata in eterno. Ho trascorso circa quattro ore di travaglio con una flebo di non so cosa (dovrei guardare la cartella clinica) per fermare le contrazioni infilata nel braccio sinistro, ma ma non c'è stato verso. Il travaglio è durato qualche ora, fino a che non ho sentito una lacerazione dentro e la testa del mio bambino è spuntata con 5 mesi di anticipo.
Mi hanno portata in sala travaglio dove alle 3:15 del mattino il bambino è uscito da solo, per le contrazioni. Ho chiesto di vederlo, per dargli un primo ed ultimo saluto. Quel bambolotto piccolo, fragile ed insanguinato mi ha fatto una enorme tenerezza: era con me fino a qualche ora prima ed ora era lì. Pochi secondi, ma infiniti, poi lo hanno portato via.
Mi hanno portata in sala parto per la revisione.
E' stato il primo momento in cui il mio compagno non è potuto venire con me.
La mattina dopo sono uscita dall'ospedale sulle mie gambe. Non mi capacitavo della forza e dell'energia che mi sentivo addosso, con tutto quello che mi era successo era come se in qualche modo ritenessi di “dover” stare male. Per fortuna gli unici inconvenienti fisici dei giorni successivi sono state le perdite (aiutate dal methergin) e forse una cistite che sta spuntando in questi giorni (nonostante gli antibiotici presi per i primi 6 giorni).
Mi sentivo talmente in forma che dopo 9 giorni sono tornata a volare con il mio parapendio, che ovviamente avevo lasciato ben impacchettato nella sua sacca dal primo momento in cui ho saputo di essere incinta. Mentre ero in volo ho parlato al mio bambino e gli ho detto: “Bambino mio, tu ora sei con me e sarai sempre con me. Guarda come è bello il mondo da quassù”.
Il vento mi ha portato via le lacrime dalla faccia. Poi ho veleggiato per un'ora ed all'atterraggio stavo un po' meglio. Anche la ginecologa ha convenuto che sia stato un toccasana per il mio umore anche se forse non era proprio l'attività più indicata...
Il lunedì successivo invece sono andata ad un aperitivo per il compleanno di una mia amica. Volevo distrarmi e stare un po' in compagnia. Non ricordavo, o non volevo ricordare che tra i suoi amici c'erano due famiglie con bimbe, e che una delle due mamme era in attesa della seconda con un bel pancione all'ottavo mese e mezzo.
Le emozioni hanno preso il sopravvento. Il nodo che mi si è formato in gola non si sciolto. Mi sono sentita la donna più misera del mondo. Ho chiamato la festeggiata, l'ho abbracciata tremando, le ho detto che non ce la facevo e che volevo tornare a casa. Me ne sono andata in lacrime, per fortuna sulla soglia ho incontrato il fratello del mio compagno che mi ha abbracciato forte e mi ha portato un bicchiere d'acqua. Ho mandato un messaggio al mio compagno che ci doveva raggiungere dopo il lavoro, poi per sicurezza lo ho anche chiamato, per dirgli di non venire alla festa, perché io stavo venendo via. Lui mi ha aspettata a casa per asciugare il resto delle lacrime.
Il fine settimana successivo siamo andati ad esercitarci con il parapendio in un prato alla periferia di Torino. I primi gonfiaggi che ho fatto sono venuti proprio male, mi sono intristita ed ho cominciato a piangere. Era come se l'incapacità di tenere il parapendio sopra la testa fosse legata all'incapacità di tenere mio figlio nella pancia. Il mio compagno mi è stato vicino e mi ha spronata a riprovare, mi ha detto che non potevo sentirmi triste perché non ero già brava come i super campioni. Quando alla fine sono riuscita a fare due gonfiaggi fatti bene ci sono arrivata:
così come posso superare le mie difficoltà nel controllo a terra del parapendio, potrò provare di nuovo ad vere un figlio, il fatto di non esserci riuscita la prima volta non vuol dire per forza che non ne sarò mai capace, ho la possibilità di riprovare e la volontà di farlo
Ho deciso di cercare un sostegno psicologico.
La prossima settimana il 15 avrò il mio primo incontro con la psicologa, penso che sia la cosa più giusta da fare per me stessa, vorrei poter trovare tanti pensieri positivi come quello che mi ha risvegliato il mio compagno durante gli esercizi di parapendio. Voglio affrontare questo dolore ed arrivare ad una nuova gravidanza con tutta la serenità che mi sarà possibile trovare.
Il 16 avrò la visita ginecologica di controllo, decideremo quali esami fare (avevo un sospetto di polipo che vorrei indagare) e magari si potrà già parlare di quando sarà possibile riprovarci.
Credo che la prossima volta non avrò più quella gioiosa spensieratezza con cui ho affrontato questa prima gravidanza, ma sarebbe molto bello poterci arrivare senza essere triste come sono ora. Non dimenticherò mai il mio primo bambino che non ce l'ha fatta e non dimenticherò mai quanto sono stata felice in queste 16 settimane di gravidanza.
Mi siete state di grande aiuto facendomi sentire meno sola, un abbraccio a tutte.
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Da settembre settembre 2007 io ed il mio compagno abbiamo cominciato a provare a cercare una gravidanza. Dopo tre mesi sono rimasta incinta. Sono cominciati i giramenti di testa e le nausee nelle due settimane prima di Natale. Nonostante il test negativo alla vigilia di Natale sapevo benissimo di essere incinta. Infatti nella calza della Befana ho trovato la conferma: linea rosa!
Abbiamo soprannominato Cirillo il fagiolino ed a vedere il battito del cuore all'ecografia della 7ma settimana siamo rincitrulliti del tutto, felici e curiosi per questo bimbo che stava arrivando.
Ho immediatamente deciso di smettere di viaggiare per lavoro. Nel 2007 ho trascorso circa 100 giorni fuori casa e con un bimbo in arrivo le cose dovevano cambiare! Ho aggiustato la faccenda in ufficio, all'inizio accusando un otite e poi, al terzo mese, quando ero più sicura che sarebbe andato tutto bene raccontando quello che in effetti stava accadendo.
In famiglia la notizia è stata accolta dai parenti con una gioia infinita.
I futuri nonni erano raggianti, gli zii di sangue pure.
Raggiunto il traguardo dei tre mesi ci siamo sciolti ed abbiamo cominciato a raccontarlo a tutti gli amici: “A settembre saremo mamma e papà!” Sono spuntati come funghi frotte di zii putativi.
Allo scoccare delle 16 settimane ed un giorno sono cominciate le contrazioni, una ogni mezz'ora.
Mi sono messa subito a riposo ed ho preso il buscopan..
Le contrazioni si sono attenuate al punto da permettermi di dormire.
Mi sono svegliata alle 5:30 del mattino dopo, con le contrazioni che continuavano inesorabili, una ogni mezz'ora. Quando sono andata al bagno ho visto un pochino di muco ed una goccia minuscola di sangue. Ho ripreso il buscopan ed alle 8:30 ho chiamato la ginecologa al numero dell'ospedale in cui lavora. La ginecologa mi ha confermato il buscopan e mi ha tenuta sotto stretto controllo telefonico. L'assenza di sangue mi tranquillizzava un poco, ma il fatto che le contrazioni continuassero non mi piaceva per niente.
Ho passato la giornata tra letto e divano, evitando qualsiasi sforzo e continuando con il buscopan.
Alla sera dopo cena sono andata in bagno per fare pipì.
Ho sentito qualcosa in vagina e d ho cominciato tremare: ho infilato piano un dito ed ho sentito al tocco qualcosa di gommoso. Poi mi avrebbero detto che era la membrana, scesa in vagina, attraverso il collo dell'utero dilatato, si è rotta al primo tocco durante la visita in ospedale.
La cosa pazzesca è che tutto questo è avvenuto senza perdite di sangue né di liquido!!!
Ho cominciato a piangere forte, stavo perdendo questo bimbo così desiderato e non ci potevo fare niente.
Poi è cominciata la notte più triste della mia vita. Anche ora, mentre scrivo non posso trattenere le lacrime. Il mio compagno mi è rimasto vicino tutto il tempo.
Siamo corsi al Pronto Soccorso, ma io sapevo che era finita. Abbiamo atteso 20 minuti per l'accettazione, ma tanto sapevo che minuto più o minuto meno, non c'era più niente da fare.
Credo che la cosa più dura di tutte sia stata vedere il cuoricino del mio bimbo che ancora batteva sullo schermo della eco, mentre il liquido stava lentamente colando fuori e sapere al tempo stesso che non c'era niente di niente che potessi fare per fermarlo.
Al reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Martini di Torino sono stati di una dolcezza infinita, l'ostetrica mi ha carezzato i capelli, dispiaciutissima, il medico di guardia quasi non trovava le parole per dirmi che stavamo tentando tutto il possibile ma che non c'era speranza.
Mi hanno messa in una camera vuota, a due letti, in ginecologia, in modo da tenermi separata dalle neo-mamme, gentilezza di cui sarò loro grata in eterno. Ho trascorso circa quattro ore di travaglio con una flebo di non so cosa (dovrei guardare la cartella clinica) per fermare le contrazioni infilata nel braccio sinistro, ma ma non c'è stato verso. Il travaglio è durato qualche ora, fino a che non ho sentito una lacerazione dentro e la testa del mio bambino è spuntata con 5 mesi di anticipo.
Mi hanno portata in sala travaglio dove alle 3:15 del mattino il bambino è uscito da solo, per le contrazioni. Ho chiesto di vederlo, per dargli un primo ed ultimo saluto. Quel bambolotto piccolo, fragile ed insanguinato mi ha fatto una enorme tenerezza: era con me fino a qualche ora prima ed ora era lì. Pochi secondi, ma infiniti, poi lo hanno portato via.
Mi hanno portata in sala parto per la revisione.
E' stato il primo momento in cui il mio compagno non è potuto venire con me.
La mattina dopo sono uscita dall'ospedale sulle mie gambe. Non mi capacitavo della forza e dell'energia che mi sentivo addosso, con tutto quello che mi era successo era come se in qualche modo ritenessi di “dover” stare male. Per fortuna gli unici inconvenienti fisici dei giorni successivi sono state le perdite (aiutate dal methergin) e forse una cistite che sta spuntando in questi giorni (nonostante gli antibiotici presi per i primi 6 giorni).
Mi sentivo talmente in forma che dopo 9 giorni sono tornata a volare con il mio parapendio, che ovviamente avevo lasciato ben impacchettato nella sua sacca dal primo momento in cui ho saputo di essere incinta. Mentre ero in volo ho parlato al mio bambino e gli ho detto: “Bambino mio, tu ora sei con me e sarai sempre con me. Guarda come è bello il mondo da quassù”.
Il vento mi ha portato via le lacrime dalla faccia. Poi ho veleggiato per un'ora ed all'atterraggio stavo un po' meglio. Anche la ginecologa ha convenuto che sia stato un toccasana per il mio umore anche se forse non era proprio l'attività più indicata...
Il lunedì successivo invece sono andata ad un aperitivo per il compleanno di una mia amica. Volevo distrarmi e stare un po' in compagnia. Non ricordavo, o non volevo ricordare che tra i suoi amici c'erano due famiglie con bimbe, e che una delle due mamme era in attesa della seconda con un bel pancione all'ottavo mese e mezzo.
Le emozioni hanno preso il sopravvento. Il nodo che mi si è formato in gola non si sciolto. Mi sono sentita la donna più misera del mondo. Ho chiamato la festeggiata, l'ho abbracciata tremando, le ho detto che non ce la facevo e che volevo tornare a casa. Me ne sono andata in lacrime, per fortuna sulla soglia ho incontrato il fratello del mio compagno che mi ha abbracciato forte e mi ha portato un bicchiere d'acqua. Ho mandato un messaggio al mio compagno che ci doveva raggiungere dopo il lavoro, poi per sicurezza lo ho anche chiamato, per dirgli di non venire alla festa, perché io stavo venendo via. Lui mi ha aspettata a casa per asciugare il resto delle lacrime.
Il fine settimana successivo siamo andati ad esercitarci con il parapendio in un prato alla periferia di Torino. I primi gonfiaggi che ho fatto sono venuti proprio male, mi sono intristita ed ho cominciato a piangere. Era come se l'incapacità di tenere il parapendio sopra la testa fosse legata all'incapacità di tenere mio figlio nella pancia. Il mio compagno mi è stato vicino e mi ha spronata a riprovare, mi ha detto che non potevo sentirmi triste perché non ero già brava come i super campioni. Quando alla fine sono riuscita a fare due gonfiaggi fatti bene ci sono arrivata:
così come posso superare le mie difficoltà nel controllo a terra del parapendio, potrò provare di nuovo ad vere un figlio, il fatto di non esserci riuscita la prima volta non vuol dire per forza che non ne sarò mai capace, ho la possibilità di riprovare e la volontà di farlo
Ho deciso di cercare un sostegno psicologico.
La prossima settimana il 15 avrò il mio primo incontro con la psicologa, penso che sia la cosa più giusta da fare per me stessa, vorrei poter trovare tanti pensieri positivi come quello che mi ha risvegliato il mio compagno durante gli esercizi di parapendio. Voglio affrontare questo dolore ed arrivare ad una nuova gravidanza con tutta la serenità che mi sarà possibile trovare.
Il 16 avrò la visita ginecologica di controllo, decideremo quali esami fare (avevo un sospetto di polipo che vorrei indagare) e magari si potrà già parlare di quando sarà possibile riprovarci.
Credo che la prossima volta non avrò più quella gioiosa spensieratezza con cui ho affrontato questa prima gravidanza, ma sarebbe molto bello poterci arrivare senza essere triste come sono ora. Non dimenticherò mai il mio primo bambino che non ce l'ha fatta e non dimenticherò mai quanto sono stata felice in queste 16 settimane di gravidanza.