GravidanzaOnLine: il Forum
Prima, durante e dopo la gravidanza
UNA STORIA PER TUTTE...
- 
				Melissa
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- Iscritto il: 26 giu 2005, 11:56
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Oddio Bosanza....non ho parole! sei un papà coraggioso e meraviglioso, un abbraccio a tua moglie, spero che la vita vi possa ripagare.
			
									
									se non sei parte della soluzione sei parte del problema
Melissa + Giulia 12-03-2004 e Claudio 21-04-2005
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- favoletta
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- Iscritto il: 7 apr 2008, 11:34
Re: UNA STORIA PER TUTTE...

Così profondamente mio, non ho mai avuto niente io.....Rebecca e Maria Vittoria
e m'illumino d' immenso......febbrarina '09 e pci
						e m'illumino d' immenso......febbrarina '09 e pci
- Rugiada
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- Iscritto il: 9 nov 2007, 21:24
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
...mi son messa a piangere mentre leggevo...  
 
che storia meravigliosa seppur straziante. E ritenersi fortunati malgrado percorsi della vita tanto difficili, durissime prove è qualcosa di splendido. Quanto amore!!!!mi hai riempito il cuore e l'anima. Baci e
 Baci e  alla tua splendida famiglia
  alla tua splendida famiglia 
			
									
									 
 che storia meravigliosa seppur straziante. E ritenersi fortunati malgrado percorsi della vita tanto difficili, durissime prove è qualcosa di splendido. Quanto amore!!!!mi hai riempito il cuore e l'anima.
 Baci e
 Baci e  alla tua splendida famiglia
  alla tua splendida famiglia 
Mamma di Letizia nata il 25 Dicembre 2005, 49cm per 3.590kg di meraviglia una stellina in cielo il 2 febbraio 2008 e Elena nata il 12 gennaio 2010, 50 cm per 3.400 kg di splendore.
						- 
				Bosanza
- BigDaddy 
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- Iscritto il: 19 lug 2010, 16:25
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Finisce...
Giovedì 12.
Sara viene portata via verso le 10.15: non posso andare con le
in questa fase.
Prima che esca mi chiede se voglio salutare Sebi: appoggio sulla
pancia di Sara le mie mani con le sue e stiamo in silenzio.
Poi la bacio, lei chiude gli occhi: le hanno dato dei calmanti, gli
ospedali dispongono di droghe "meravigliose", è molto rilassata, quasi
nel dormiveglia.
Addormenteranno Sebi con un iniezione di narcotico nel cordone
ombelicale, poi gli faranno un'altra iniezione direttamente nel cuore
per fermarlo.
Trascorre molto tempo, più di tre ore.
Non capisco il perché di tanta attesa, sono molto preoccupato, sorge
l'angoscia che possano esserci delle complicazioni, che Sara sia
in pericolo.
Anche la mamma e la cugina di Sara sono visibilmente impaurite.
Un'infermiera ci viene a dire che la cosa è più lunga del previsto
perché la posizione del bambino rende difficile l'operazione. Ci
consiglia di andare a mangiare, di non rimanere in camera, la camera
di un ospedale non è un posto rilassante nel quale aspettare.
Io faccio la spola per il corridoio, fumo mezzo pacchetto sul
pianerottolo delle scale esterne da dove posso tenere d'occhio gli
accessi al piano e l'intero corridoio.
Dalla mia postazione di guardia intercetto la dottoressa *CH*, la
primaria che esegue l'intervento abortivo. Sta tornando al piano,
l'intervento si è concluso: mi spiega in un misto di italiano,
francese e inglese che è stato molto lungo e molto difficile a causa
della posizione di Sebastiano, ma che è riuscito, il suo cuoricino ha
smesso di battere.
Dice che hanno sedato Sara e che ora si sta risvegliando, ci
vorrà un po' prima che la riportino in camera.
Dice che il Mio Amore sta bene.
Corro da mamma e cugina a riferire, poi lascio sgorgare le lacrime.
Sono lacrime di profonda tristezza, di grande disperazione, ma anche
di sollievo nel sapere che Sara sta "bene".
Lacrime, lacrime, tante lacrime piene di senso di colpa: sono certo di
avere odiato il nostro bimbolino, temendo che stesse uccidendo mia
moglie durante quelle tre interminabili ore di attesa, durante quelle
tre ore in cui veniva ucciso lui.
Gli chiedo scusa. Chiedo scusa al mio bimbo morto.
Quando Sara viene riportata in camera è intontita dal dolore e
dai narcotici.
Anziché le due o tre iniezioni con le quali generalmente si conclude
questo tipo di intervento, è stato necessario bucarle la pancia in un
numero impressionante di punti.
Mano a mano riprende conoscenza, le sommistrano degli antiemetici per
sedare la nausea provocata dall'anestesia.
Ha dolori fortissimi, alla solita flebo di acqua e sale, i medici
aggiungono una flebo di antidolorifici.
Ha sofferto molto durante l'intervento ed è stata convinta di morire
quando, senza capire cosa fosse, l'anestesia ha cominciato a fare
effetto.
Ha scambiato l'incedere della narcosi con la perdita della vita.
Mi racconta di aver cercato di resistere a quella che credeva fosse la
morte, cercava di resistere per me, per non lasciarlo solo.
Dio, come mi ama. Dio, come la amo.
Aspettano due ore per permettere a Sara di essere in condizioni
di poter tollerare l'assunzione della prima coppia di pastiglie che le
stimoleranno le contrazioni.
Il farmaco viene somministrato ogni tre ore per un massimo di cinque
volte nel corso della giornata. Se alla quinta somministrazione il
parto non procede si sospende per riprendere il giorno successivo.
Le prime deboli contrazioni fanno la loro comparsa circa quaranta
minuti dopo l'assunzione delle pasticche.
Queste prime contrazioni, di per sé, non sono dolorose, ma scuotono la
pancia di Sara riportando la sofferenza dovuta al precedente
intervento a livelli insopportabili.
Su una sedia a rotelle portano Sara in sala parto.
L'anestesista mi caccia, vuole un solo accompagnatore e vuole che
parli francese.
Entra *ST* perché la mamma di Sara è troppo provata e le è
sparita completamente la voce.
Mi fa tanta tenerezza, ci abbracciamo.
Quando l'anestesista ha finito il suo lavoro posso entrare.
Sara ha un tubicino nella schiena che le inietta poco a poco
l'anestesia pidurale.
Non sente più male, la scomparsa del dolore atroce le regala un minimo
di serenità.
La macchina che dosa l'anestesia ha un tasto che Sara può
premere per aumentare il flusso quando il dolore aumenta.
È costantemente monitorata: pressione, respiro, cuore: in caso di
preallarme compare immediatamente un medico.
Trascorrono molte ore, le contrazioni si fanno più forti e frequenti,
ogni ora viene visitata dall'ostetrica che controlla la dilatazione
della vagina.
Ogni tre ore precise le danno due pasticconi.
Io, *ST* e la mamma di Sara ci alterniamo al suo capezzale.
Stiamo in sala parto due per volta.
Sara è distrutta, non beve da ieri a mezzanotte e, per via
dell'anestesia non può bere... È ridotta ad uno straccio, sia
fisicamente che emotivamente.
Alla terza somministrazione di pastiglioni, dopo nove ore, congediamo
la mamma che, visibilmente provata, ha completamente perso la voce e
la cugina che l'accompagna in albergo.
Le visite dell'ostetrica si fanno via via più frequenti. Tra le terze
e le quarte pastiglie rompe la placenta di Sara.
Venerdì 13
Nella sala parto ci siamo solo io e lei, io sono su uno sgabello,
piegato in avanti, con la testa appoggiata al letto dove il Mio Amore
soffre nel corpo e nell'anima. Tutto ciò che posso fare è sussurrarle
che la amo tenendole stretta la mano, non è tanto, è tutto.
Dopo la quarta dose le contrazioni si fanno più forti, molto più
forti, corro a chiamare l'ostetrica.
Nel tempo che segue avviene quello che normalmente si definisce il
miracolo della nascita, ma che nel caso di Sara è privo della
ricompensa che corona il parto.
La nostra ricompensa è la fine della sofferenza fisica di Sara.
Nessuna gioia, solo sollievo e profonda tristezza.
Come avevo immaginato diversamente questo momento...
L'ostetrica ci chiede se vogliamo vederlo.
Guardo Sara e le sorrido dolcemente, sa che io preferirei di no,
ma sa anche che qualunque sarà il suo desiderio, io sarò con lei.
"oui"
L'altra infermiera infagotta Sebi ed esce. Lo preparerà per mostrarcelo.
Mi invitano ad uscire per lasciarle lavorare agilmente: devono pulire
Sara, fuori e dentro. Riassettare la sala parto, fare ordine.
Esco dal reparto, prendo il montacarichi ed esco all'aperto.
Chiamo mia suocera per dirle che è tutto finito. Chiamo anche i miei.
Mando gli sms agli amici che in questi giorni ci hanno sostenuto con
messaggi affettuosi. Fumo due sigarette e considero che in sala parto
ormai dovrebbero essere a buon punto. Torno su.
Passano pochi minuti, la porta della sala parto si apre e posso rientrare.
Sara è stanca, ha sete ed è dolorante.
Bussano, è l'ostetrica con un fagottino tra le braccia.
Il bimbo ha in testa un cappellino di lana con un grosso pompon.
Il corpicino è coperto da un lenzuolino bianco.
Sara allunga le braccia, l'ostetrica glielo passa.
È piccolo piccolo, ha gli occhi chiusi, dal taglio allungato, come la sua mamma.
Il naso è molto grosso e appiattito.
Sara scopre il corpicino.
Ha grosse ginocchia, grosse mani, grossi piedi, come il suo papà...
Non proprio come il suo papà: il nostro bimbolino ha dita in più, una
sull'altra.
Ma non è questo che mi impressiona, mi impressiona il colore:
violaceo, come i neonati e grigio, come i morti.
Due colori che non dovrebbero mai stare insieme.
Sara, spostandosi, riduce la base di appoggio e la testolina
cade un poco indietro. La bocca si apre e quel faccino con gli occhi
serrati sembra che urli.
Non riesco a togliermi quest'immagine dalla testa, la rivedo in
continuo e mi terrorizza, mi dilania.
Chiamiamo l'ostetrica che porta via il nostro bimbo.
Sebastiano verrà cremato e le sue ceneri disperse in un prato: è una
zona che l'ospedale propone per la dispersione delle ceneri dei
bambini, in alternativa ai boschi circostanti.
Non voglio che il nostro bimbo si trovi solo nel bosco, il bosco ad un
bimbino solo fa paura.
Voglio che stia con gli altri bimbi a giocare nel prato, per sempre,
ridendo di gioia, come, mesi fa, io l'ho sognato.
			
									
									
						Giovedì 12.
Sara viene portata via verso le 10.15: non posso andare con le
in questa fase.
Prima che esca mi chiede se voglio salutare Sebi: appoggio sulla
pancia di Sara le mie mani con le sue e stiamo in silenzio.
Poi la bacio, lei chiude gli occhi: le hanno dato dei calmanti, gli
ospedali dispongono di droghe "meravigliose", è molto rilassata, quasi
nel dormiveglia.
Addormenteranno Sebi con un iniezione di narcotico nel cordone
ombelicale, poi gli faranno un'altra iniezione direttamente nel cuore
per fermarlo.
Trascorre molto tempo, più di tre ore.
Non capisco il perché di tanta attesa, sono molto preoccupato, sorge
l'angoscia che possano esserci delle complicazioni, che Sara sia
in pericolo.
Anche la mamma e la cugina di Sara sono visibilmente impaurite.
Un'infermiera ci viene a dire che la cosa è più lunga del previsto
perché la posizione del bambino rende difficile l'operazione. Ci
consiglia di andare a mangiare, di non rimanere in camera, la camera
di un ospedale non è un posto rilassante nel quale aspettare.
Io faccio la spola per il corridoio, fumo mezzo pacchetto sul
pianerottolo delle scale esterne da dove posso tenere d'occhio gli
accessi al piano e l'intero corridoio.
Dalla mia postazione di guardia intercetto la dottoressa *CH*, la
primaria che esegue l'intervento abortivo. Sta tornando al piano,
l'intervento si è concluso: mi spiega in un misto di italiano,
francese e inglese che è stato molto lungo e molto difficile a causa
della posizione di Sebastiano, ma che è riuscito, il suo cuoricino ha
smesso di battere.
Dice che hanno sedato Sara e che ora si sta risvegliando, ci
vorrà un po' prima che la riportino in camera.
Dice che il Mio Amore sta bene.
Corro da mamma e cugina a riferire, poi lascio sgorgare le lacrime.
Sono lacrime di profonda tristezza, di grande disperazione, ma anche
di sollievo nel sapere che Sara sta "bene".
Lacrime, lacrime, tante lacrime piene di senso di colpa: sono certo di
avere odiato il nostro bimbolino, temendo che stesse uccidendo mia
moglie durante quelle tre interminabili ore di attesa, durante quelle
tre ore in cui veniva ucciso lui.
Gli chiedo scusa. Chiedo scusa al mio bimbo morto.
Quando Sara viene riportata in camera è intontita dal dolore e
dai narcotici.
Anziché le due o tre iniezioni con le quali generalmente si conclude
questo tipo di intervento, è stato necessario bucarle la pancia in un
numero impressionante di punti.
Mano a mano riprende conoscenza, le sommistrano degli antiemetici per
sedare la nausea provocata dall'anestesia.
Ha dolori fortissimi, alla solita flebo di acqua e sale, i medici
aggiungono una flebo di antidolorifici.
Ha sofferto molto durante l'intervento ed è stata convinta di morire
quando, senza capire cosa fosse, l'anestesia ha cominciato a fare
effetto.
Ha scambiato l'incedere della narcosi con la perdita della vita.
Mi racconta di aver cercato di resistere a quella che credeva fosse la
morte, cercava di resistere per me, per non lasciarlo solo.
Dio, come mi ama. Dio, come la amo.
Aspettano due ore per permettere a Sara di essere in condizioni
di poter tollerare l'assunzione della prima coppia di pastiglie che le
stimoleranno le contrazioni.
Il farmaco viene somministrato ogni tre ore per un massimo di cinque
volte nel corso della giornata. Se alla quinta somministrazione il
parto non procede si sospende per riprendere il giorno successivo.
Le prime deboli contrazioni fanno la loro comparsa circa quaranta
minuti dopo l'assunzione delle pasticche.
Queste prime contrazioni, di per sé, non sono dolorose, ma scuotono la
pancia di Sara riportando la sofferenza dovuta al precedente
intervento a livelli insopportabili.
Su una sedia a rotelle portano Sara in sala parto.
L'anestesista mi caccia, vuole un solo accompagnatore e vuole che
parli francese.
Entra *ST* perché la mamma di Sara è troppo provata e le è
sparita completamente la voce.
Mi fa tanta tenerezza, ci abbracciamo.
Quando l'anestesista ha finito il suo lavoro posso entrare.
Sara ha un tubicino nella schiena che le inietta poco a poco
l'anestesia pidurale.
Non sente più male, la scomparsa del dolore atroce le regala un minimo
di serenità.
La macchina che dosa l'anestesia ha un tasto che Sara può
premere per aumentare il flusso quando il dolore aumenta.
È costantemente monitorata: pressione, respiro, cuore: in caso di
preallarme compare immediatamente un medico.
Trascorrono molte ore, le contrazioni si fanno più forti e frequenti,
ogni ora viene visitata dall'ostetrica che controlla la dilatazione
della vagina.
Ogni tre ore precise le danno due pasticconi.
Io, *ST* e la mamma di Sara ci alterniamo al suo capezzale.
Stiamo in sala parto due per volta.
Sara è distrutta, non beve da ieri a mezzanotte e, per via
dell'anestesia non può bere... È ridotta ad uno straccio, sia
fisicamente che emotivamente.
Alla terza somministrazione di pastiglioni, dopo nove ore, congediamo
la mamma che, visibilmente provata, ha completamente perso la voce e
la cugina che l'accompagna in albergo.
Le visite dell'ostetrica si fanno via via più frequenti. Tra le terze
e le quarte pastiglie rompe la placenta di Sara.
Venerdì 13
Nella sala parto ci siamo solo io e lei, io sono su uno sgabello,
piegato in avanti, con la testa appoggiata al letto dove il Mio Amore
soffre nel corpo e nell'anima. Tutto ciò che posso fare è sussurrarle
che la amo tenendole stretta la mano, non è tanto, è tutto.
Dopo la quarta dose le contrazioni si fanno più forti, molto più
forti, corro a chiamare l'ostetrica.
Nel tempo che segue avviene quello che normalmente si definisce il
miracolo della nascita, ma che nel caso di Sara è privo della
ricompensa che corona il parto.
La nostra ricompensa è la fine della sofferenza fisica di Sara.
Nessuna gioia, solo sollievo e profonda tristezza.
Come avevo immaginato diversamente questo momento...
L'ostetrica ci chiede se vogliamo vederlo.
Guardo Sara e le sorrido dolcemente, sa che io preferirei di no,
ma sa anche che qualunque sarà il suo desiderio, io sarò con lei.
"oui"
L'altra infermiera infagotta Sebi ed esce. Lo preparerà per mostrarcelo.
Mi invitano ad uscire per lasciarle lavorare agilmente: devono pulire
Sara, fuori e dentro. Riassettare la sala parto, fare ordine.
Esco dal reparto, prendo il montacarichi ed esco all'aperto.
Chiamo mia suocera per dirle che è tutto finito. Chiamo anche i miei.
Mando gli sms agli amici che in questi giorni ci hanno sostenuto con
messaggi affettuosi. Fumo due sigarette e considero che in sala parto
ormai dovrebbero essere a buon punto. Torno su.
Passano pochi minuti, la porta della sala parto si apre e posso rientrare.
Sara è stanca, ha sete ed è dolorante.
Bussano, è l'ostetrica con un fagottino tra le braccia.
Il bimbo ha in testa un cappellino di lana con un grosso pompon.
Il corpicino è coperto da un lenzuolino bianco.
Sara allunga le braccia, l'ostetrica glielo passa.
È piccolo piccolo, ha gli occhi chiusi, dal taglio allungato, come la sua mamma.
Il naso è molto grosso e appiattito.
Sara scopre il corpicino.
Ha grosse ginocchia, grosse mani, grossi piedi, come il suo papà...
Non proprio come il suo papà: il nostro bimbolino ha dita in più, una
sull'altra.
Ma non è questo che mi impressiona, mi impressiona il colore:
violaceo, come i neonati e grigio, come i morti.
Due colori che non dovrebbero mai stare insieme.
Sara, spostandosi, riduce la base di appoggio e la testolina
cade un poco indietro. La bocca si apre e quel faccino con gli occhi
serrati sembra che urli.
Non riesco a togliermi quest'immagine dalla testa, la rivedo in
continuo e mi terrorizza, mi dilania.
Chiamiamo l'ostetrica che porta via il nostro bimbo.
Sebastiano verrà cremato e le sue ceneri disperse in un prato: è una
zona che l'ospedale propone per la dispersione delle ceneri dei
bambini, in alternativa ai boschi circostanti.
Non voglio che il nostro bimbo si trovi solo nel bosco, il bosco ad un
bimbino solo fa paura.
Voglio che stia con gli altri bimbi a giocare nel prato, per sempre,
ridendo di gioia, come, mesi fa, io l'ho sognato.
- mariangelac
- Collaboratore 
- Messaggi: 37684
- Iscritto il: 25 gen 2008, 14:54
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Bosanza dal tuo racconto mi è sembrato di essere lì con voi, ho rivissuto i miei dolori.... mi dispiace immensamente, ora è il momento di rimettere in piedi le vostre anime ferite, non siate impietosi con voi stessi, non abbiate fretta, il percorso per venirne fuori è lungo e deve percorrere tutte le sue tappe, ma ne verrete fuori, nulla accade per caso, a volte anche le tragedie possono avere un rovescio della medaglia, ora vi sembrano parole assurde e prive di senso, ma un giorno troverete il vostro significato a questa disgrazia. Vi abbraccio.
			
									
									Ciascuno quanto piu interna contentezza gli manca, tanto piu desidera nell'opinione altrui passare per felice. (Schopenhauer)
						- ireale1608
- Expert~GolGirl® 
- Messaggi: 3501
- Iscritto il: 2 gen 2010, 17:43
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Mi si spezza il cuore.. sono senza parole..
c'è spazio solo per le lacrime..
un abbraccio..
			
									
									c'è spazio solo per le lacrime..
un abbraccio..
Angie 04/09/10  Gaia 10/02/12  Giorgia 23/07/16
Il mio trilogy
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				Melissa
- Master~GolGirl® 
- Messaggi: 5913
- Iscritto il: 26 giu 2005, 11:56
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
davvero non ho parole....solo un abbraccio
			
									
									se non sei parte della soluzione sei parte del problema
Melissa + Giulia 12-03-2004 e Claudio 21-04-2005
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- laurap75
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- Messaggi: 528
- Iscritto il: 28 ott 2009, 18:19
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Matteo & Sara....trovo questo pensiero uno dei messaggi d'amore più belli, strazianti, eloquenti che due genitori possano fare: PROTEGGERE IL LORO CUCCIOLO OVUNQUE SI TROVI...Bosanza ha scritto:Finisce...
Sebastiano verrà cremato e le sue ceneri disperse in un prato: è una
zona che l'ospedale propone per la dispersione delle ceneri dei
bambini, in alternativa ai boschi circostanti.
Non voglio che il nostro bimbo si trovi solo nel bosco, il bosco ad un
bimbino solo fa paura.
Voglio che stia con gli altri bimbi a giocare nel prato, per sempre,
ridendo di gioia, come, mesi fa, io l'ho sognato.
Sappiate che il posto in cui certamente non l'abbandonerete mai sarà il vostro cuore: Sebastiano vi terrà compagnia per sempre e per sempre gli stringerete la manina.
Un abbraccio fortissimo a voi, una tenera carezza al vostro Sebastiano!
Laura
La FAMIGLIA è la patria del cuore (G.Mazzini)
						- Anniski
- Original~GolGirl® 
- Messaggi: 1011
- Iscritto il: 12 nov 2009, 21:56
Re: UNA STORIA PER TUTTE...
Fa male il cuore a leggere il tuo racconto.
Un abbraccio.
			
									
									Un abbraccio.
L 15.01.2011
Tu che conosci il cielo saluta Dio per me e digli che sto bene considerando che non conosco il cielo però conosco te
						Tu che conosci il cielo saluta Dio per me e digli che sto bene considerando che non conosco il cielo però conosco te






