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FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
- ba1976
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
vi racconto questa poi vado (non a casa, cambio pc e non ho collegamento):
quando ero in quinta elementare arrivò in classe un bimbo di Napoli. Questo bambino aveva frequentato le scuole serali là, era davvero un disastro, parlava solo in stretto dialetto napoletano, non ci capiva e noi non capivamo lui.
Esame di quinta elementare: un disastro. Ma in quinta elementare è praticamente impossibile venire bocciati...
Sapete che fece la mia MAESTRA UNICA? quell'anno non andò in vacanza e lo fece andare a casa sua ogni giorno tutte le mattine e tutti i pomeriggi per tutta l'estate.
Quel bambino era con me alle medie. NOn è mai stato un genio, ma in prima media parlava e scriveva in italiano corretto.
Ben vengano le classi ponte in casi in cui non è possibile comprendersi.
quando ero in quinta elementare arrivò in classe un bimbo di Napoli. Questo bambino aveva frequentato le scuole serali là, era davvero un disastro, parlava solo in stretto dialetto napoletano, non ci capiva e noi non capivamo lui.
Esame di quinta elementare: un disastro. Ma in quinta elementare è praticamente impossibile venire bocciati...
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Ba e le sue bimbe: Gaia (TC a 41+1 il 2 luglio '06) e Stella (TC a 38+3 il 18 maggio '12)
emiliana e maggiolina 2012
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- madainoncicredo
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
michy1976 ha scritto:il medico mi ha trovato un leggero soffio al cuore, quindi prescritto eco doppler per sicurezza, da farsi con calma ma da farsi
e avevo la massima a 90...mai avuto la pressione bassa...boh...![]()
il certificato per la piscina me lo ha fatto lo stesso eh!!!


A proposito di piscina, ti devo chiedere info per l'Acquamagica al Villaggio del fanciullo... vai sempre lì a fare il corso preparto?
Sono diventata mamma del piccolo Gabriele (2,735 kg, 49 cm) il 21 novembre 2006, alle 9.12, in una splendida mattina di sole! E ancora non ci credo...
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Confermo, a Bologna la quota massina è di 500 euro al mese. A Casalecchio 396 (la nostra...).michy1976 ha scritto:le tabelle che mandano al momento dell'iscrizione arrivano, in base al reddito / isee appunto, fino a 500 euroxeniya ha scritto:
Lo so, ma da noi il massimo che andavi a pagare era 190 € mi sembra, comunque non certo 260 €!
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
madai il bac del Galvani l'ha fatto un mio amico. Grandissimo programma, difficile da matti (già il galvani di suo non è una passeggiata) ma gli è servito tantissimo (lui poi era-ed è- un genio, si diplomò con 60/60 e poi si è laureato con lode in ingegneria, e veniva da un classico ingegneria era l'ultima scelta che credevo avrebbe fatto, ora tiene convegni in USA). Lui poi aveva fatto un progetto simile al BAC anche alle scuole medie (le rolandino).
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Ti quoto in pieno!ba1976 ha scritto:vi racconto questa poi vado (non a casa, cambio pc e non ho collegamento):
quando ero in quinta elementare arrivò in classe un bimbo di Napoli. Questo bambino aveva frequentato le scuole serali là, era davvero un disastro, parlava solo in stretto dialetto napoletano, non ci capiva e noi non capivamo lui.
Esame di quinta elementare: un disastro. Ma in quinta elementare è praticamente impossibile venire bocciati...
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Considera che adesso non vengono da Napoli, i bimbi, ma dal Magreb, dall'Asia, ecc... culture e lingue completamente diverse, con difficoltà decuplicate di inserimento...

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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
madainoncicredo ha scritto:Ma come fai a sapere che al Comunale non c'è posto??? Da noi le graduatorie si aprono a gennaio...
E per le scuole materne private (a Casalecchio credo che ce ne sia una sola) ci sono liste d'attesa di due anni... so di genitori che pre-iscrivono i figli appena nati
No scusa Roberta non sono stata chiara.
Non c'era posto al nido e visto che ora l'ho inserito in questa classe che diventerà automaticamente la sua classe alla materna preferisco cosi'.
Comunque gia' negli anni scorsi da me i posti al comunale erano pochi tanto che avevano istituito una classe part time per tamponare un po'. Poi chiedevano a chi aveva la possibilità di tenere il bambino a casa al pome di cambiare classe
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Ed aveva il MAESTRO UNICO, questo tuo amico?! Ma va là...ba1976 ha scritto:madai il bac del Galvani l'ha fatto un mio amico. Grandissimo programma, difficile da matti (già il galvani di suo non è una passeggiata) ma gli è servito tantissimo (lui poi era-ed è- un genio, si diplomò con 60/60 e poi si è laureato con lode in ingegneria, e veniva da un classico ingegneria era l'ultima scelta che credevo avrebbe fatto, ora tiene convegni in USA). Lui poi aveva fatto un progetto simile al BAC anche alle scuole medie (le rolandino).

Ehi, in tutto questo marasma mi è sfuggito di Michy... soffio al cuore? Non ti preoccupare Michy, non è una cosa seria. E' giusto controllarsi, ma sta tranquilla.
Anche Matteo è nato con un leggerissimo soffio al cuore. Gli abbiamo fatto un ECG ed una visita cardiologica un mesetto fa, ed è tutto ok!

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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Xen ma tu risulti in ISEE "ragazza madre"? cioè dichiari solo il tuo reddito e non quello del papà, immagino (mi sembra che lui non risulti residente con voi). Quindi ovviamente sei finita in una fascia bassa. Anche una mia amica qui ha presentato solo il suo Isee e non il reddito del compagno perché risulta residente in un'altra regione...xeniya ha scritto:Stasera vado a controllare i bollettini!marina71 ha scritto:XEN: ora 140 € si pagano con un reddito ISEE di 10.000,00 €!
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
ovviamente marco il mio amico aveva maestro unico, io son del 76 e lui del 77.
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
anche mia cognata in fascia bassa perchè risulta ragazza madre (la cosa che però mi fa girar le balls è che a lei i 700 euro di affitto sull'isee li considerano e i miei 1000 euro di mutuo no
)

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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Pant pant sto cercando di mettermi in parimichy1976 ha scritto:come mai sei a casa???madainoncicredo ha scritto:Oh, un giorno che sto a casa dal lavoro scrivete 9 pagine???
Ora cerco di aggiorarmi...

E' il compleanno di Fabrizio e ho chiesto di stare a casa così abbiamo pranzato assieme.
Sabato è festa quindi dovevo anticipare il mio giorno di riposo (che in genere coincide con il sabato, ma se il sabato lavoro oppure è festa lo faccio durante la settimana... mi capita poche volte l'anno, ma è bellissimo avere un giorno in mezzo alla settimana!)
co:
Il link al blog è http://bolognaperbimbi.splinder.com
Ma io non ho più avuto il tempo per scrivere nulla!!!
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
E bravo DiegoMikal ha scritto:Pri, a e pare che 360 sia il massimo per chi dichiara l'isee, a se non lo presenti paghi anche di più. (non capisco però che ragioni si potrebbero avere x non presentarlo, boh?)
oggi secondo giorno di distacco da Diego! sto via 3 ore, 3 ore e mezza, alla mattina poi torno a pranzo a casa dei miei suoceri, poi di nuovo al lavoro... mio marito lo tiene al mattino, va a lavorare dopo pranzo e si dà il cambio con i suoi.
organizzazione precaria, andiamo un giorno per l'altro. navighiamo a vista insomma....
Però l'importante è che Diego mi sembra davvero tranquillo! Son molto contenta!![]()
Mangia omogeneizzati di frutta, ciuccia del pane o della mela, e invece dal biberon quasi niente (il latte tirato da me). Però torno a casa e lo vedo che sta giocando, ridendo, sereno ... insomma non come un bambino che ha passato 3 ore a piangere!
Quindi un grande successo, per ora!

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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Ti assicuro che noi abbiamo presentato l'Isee e i nostri quasi 1000 euro di affitto non sono contati a nulla... siamo finiti nella fascia più alta lo stesso, e mica abbiamo redditi da capogiro: buoni stipendi, ma siamo entrambi dipendenti, con una cifra mensile da impiegati-laureati e orario di 40 ore settimanali (che poi le mie son 50 ma è un'altra storia...).ba1976 ha scritto:anche mia cognata in fascia bassa perchè risulta ragazza madre (la cosa che però mi fa girar le balls è che a lei i 700 euro di affitto sull'isee li considerano e i miei 1000 euro di mutuo no)
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Ho letto quest'articolo di Susanna Tamaro, volevo condividerlo con voi:
Da venticinque anni vivo accanto al ministero della Pubblica Istruzione, in Viale Trastevere. Ogni autunno, al tempo della caduta delle foglie e della vendemmia, al tempo in cui le castagne cadono al suolo - quelle castagne che per decenni hanno popolato i sussidiari della scuola italiana - le grandi masse di studenti, come facessero parte del ciclico movimento della natura, cominciano ad agitarsi rumorosamente. L’autunno è ormai fisiologicamente la stagione degli scioperi e delle occupazioni. Cambiano i governi, cambiano i ministri, cambia vertiginosamente il mondo intorno, ma l’autunno resta il tempo della grande protesta. Quest’anno però l’usuale protesta ha assunto dimensioni abnormi e anche pericolose.
Mai infatti era successo che scendessero in piazza i bambini delle elementari - azione gravissima - e che anche settori vasti e lontani dal mondo della scuola si mobilitassero in modo così virulento, come se si trattasse di uno scontro in cui è in gioco la sopravvivenza della civiltà. Il clima non è molto diverso da quello che ci fu al tempo della legge sulla fecondazione assistita. O sei di qua o sei di là. E se sei di là, sei un oscurantista, nemico del progresso e dell’uomo, una persona disprezzabile, da demonizzare e quindi io non prenderò mai seriamente in considerazione le tue idee, le tue riflessioni. A chi giova un clima del genere? A chi fa gioco impedire un discorso serio e maturo sul bene comune? Quello che deprime, in questa situazione, è l’alto livello di infantilismo, di immaturità. Mentre da una parte si cerca di risolvere un problema estremamente grave come quello della scuola, dall’altra si soffia irragionevolmente sul fuoco, fomentando antagonismi che nulla hanno a che vedere con la meditata proposta del programma. Salva la scuola, gridano migliaia di cartelli dai muri delle nostre città. Ma salvare cosa, da chi? Salvare quale scuola? Quella che produce ragazzi incapaci di esprimersi correttamente, che inzeppano i curricula vitae, le tesi, gli stessi concorsi della magistratura di strafalcioni che fanno inorridire? Quella che ci spinge agli ultimi posti dei livelli europei? Quella che ha istituito il demenziale sistema dei crediti e dei debiti formativi, delle miriadi di lauree che, se non fossero reali, provocherebbero minuti di serena ilarità?
Ho frequentato le magistrali, arrivando anche a fare il concorso per insegnare perché ho sempre pensato che i primi anni di apprendimento fossero i più importanti e che dedicarsi a questo fosse una straordinaria avventura. Poi la vita mi ha portato in un’altra direzione, ma la passione non mi ha abbandonato. Scrivo libri per l’infanzia, inoltre ho quattro nipoti in età scolare e vivo con tre bambine che vanno alla scuola dell’obbligo. Per questo, posso dire che in Italia abbiamo ancora molte realtà straordinarie. Straordinarie per passione, per intelligenza, per creatività. E dove ci sono queste realtà, i bambini crescono appassionati, curiosi, aperti alla vita. Ma, accanto a queste che, ringraziando il cielo, non sono poche, si è insinuata, negli ultimi decenni, una volontà perversa dei legislatori che sembra avere l’unico scopo di complicare le cose semplici. La scuola elementare si chiama così, appunto, vorrei ricordarlo, perché deve insegnare gli «elementi base». Ad un certo punto però, agli illuminati riformatori, è parso che proprio questa scuola andasse modernizzata, «liceizzata», adeguata, cioè, alla complessità di informazione di questi tempi. La semplicità, l’essenzialità, la sobrietà andavano cancellate nel nome della modernità. Un bambino proiettato nel futuro, nei tempi meravigliosamente complessi che viviamo, non poteva avere quelle scarse nozioni ottocentesche che sono state la spina dorsale dell'educazione di intere generazioni. E così, ogni giorno, vedo uscire la piccola Martina piegata da uno zaino che contiene ben otto libri. Otto libri per la seconda elementare? E allora noi che abbiamo studiato sull’unico sussidiario, siamo tutti ignoranti? Tempo fa un padre, preoccupato, mi diceva: «Mia figlia sa tutto sulle piogge acide ma non ha la minima idea di cosa siano i decilitri e i millilitri».
Certo, ci sono bambini estremamente informati, ma informati vuole dire preparati? E soprattutto, in un mondo che già bombarda informazioni, i bambini hanno bisogno di altre informazioni? O hanno bisogno piuttosto del sapere? In Europa siamo agli ultimi posti come preparazione scientifica. Come è possibile, mi chiedo, dato che ormai, per insegnare matematica alle elementari, bisogna avere una laurea? Una persona più preparata, di solito dovrebbe creare bambini più preparati, mentre sono sempre più confusi. «Segnala le entità equipotenti», ho trovato scritto nel libro di una mia nipotina di prima elementare. Lei mi guardava con sguardo smarrito chiedendo aiuto e io ho risposto con uno sguardo altrettanto smarrito. A un’altra, già in seconda, ho chiesto: «Quanto fa 1+1?» e lei trionfante ha risposto: «11». Eppure io, in prima elementare, avevo imparato che una ciliegia più una ciliegia fa due ciliegie e non ho mai avuto dubbi su questo.
Perché tanta paura della semplicità, perché tanta paura della chiarezza? Forse perché si è perso di vista cosa vuol dire educare: dal latino ducere, vuol dire «condurre». Ma per condurre devo sapere qual è la direzione verso cui tendo. Se non so dove sto andando, se non so qual è la mia meta, come posso guidare le persone che mi sono affidate? Educare non vuol dire intrattenere, ma dare a un bambino i fondamenti etici sui quali potrà costruire la sua complessità di persona. Credo che una delle grandi emergenze di cui si parli poco, per non dire affatto, sia la precaria condizione del sistema nervoso dei bambini che vivono in questi tempi. Il loro cervello, spesso affidato a delle suadenti balie elettroniche, è sottoposto a una continua eccitazione di stimoli diversi. È proprio questa stimolazione forsennata, quest’abitudine a fare zapping che frantuma in loro qualsiasi possibilità di attenzione. E che cos’è l’uomo senza attenzione? Qualsiasi cosa io voglia fare - dal falegname all’astronauta, a scrivere una lettera d’amore - ho bisogno assoluto di attenzione e di concentrazione, devo saper collegare i gesti e sapere che, senza quel collegamento, non ottengo nulla.
Oltre alla semplicità, all’altare della modernità abbiamo anche sacrificato l’idea che esista una natura umana e che questa natura vada rispettata e aiutata nella sua crescita. Per questo penso che togliere il maestro unico sia stata una grandissima stupidaggine come quella, tra l’altro, di abolire le magistrali. Un essere umano, per crescere, ha bisogno di stabilità, di certezze, di silenzio, solo così può riuscire a formarsi un suo pensiero e non sarà un docile soldatino nelle mani dei grandi manipolatori. La natura umana si forma nello sforzo, nella fatica, nell’idea che lo sforzo e la fatica siano passaggi fondamentali per crescere e imparare. Se non mi sforzo, se non mi applico, se non passo attraverso le forche caudine della noia, non sarò mai capace di costruire niente. E contro chi va questa confusione di intenti, questa mancanza di preparazione, se non contro le persone che un giorno saranno adulte e che avranno carenze nell’esprimersi? Saranno loro a pagarne il prezzo, perché il bambino incerto nelle nozioni della scuola elementare, sarà ancora più incerto alle medie e, alle superiori, costruirà una casa fatta di carta, pronta a volar via al primo soffio di vento. Ma un giorno la scuola e l’università finiranno, ci sarà l’incontro con il mondo del lavoro e con quali mezzi potranno affrontare un momento così importante? Come faranno a inserirsi in una società che è stata mostrata loro unicamente come antagonista? Non si tratta, a mio avviso, di essere di destra o di sinistra - io, ad esempio, ero molto negativa sulla riforma Moratti - ma di avere il coraggio di osservare la realtà e di affrontarla con quel sentimento così desueto ormai ma così importante che si chiama buonsenso e, assieme a quell’altro sentimento altrettanto lontano dai nostri giorni, che si chiama buona volontà, cercare di lavorare insieme per costruire, per una volta, il bene comune delle generazioni future alle quali finora abbiamo offerto degli esempi davvero pessimi.
Susanna Tamaro
Da venticinque anni vivo accanto al ministero della Pubblica Istruzione, in Viale Trastevere. Ogni autunno, al tempo della caduta delle foglie e della vendemmia, al tempo in cui le castagne cadono al suolo - quelle castagne che per decenni hanno popolato i sussidiari della scuola italiana - le grandi masse di studenti, come facessero parte del ciclico movimento della natura, cominciano ad agitarsi rumorosamente. L’autunno è ormai fisiologicamente la stagione degli scioperi e delle occupazioni. Cambiano i governi, cambiano i ministri, cambia vertiginosamente il mondo intorno, ma l’autunno resta il tempo della grande protesta. Quest’anno però l’usuale protesta ha assunto dimensioni abnormi e anche pericolose.
Mai infatti era successo che scendessero in piazza i bambini delle elementari - azione gravissima - e che anche settori vasti e lontani dal mondo della scuola si mobilitassero in modo così virulento, come se si trattasse di uno scontro in cui è in gioco la sopravvivenza della civiltà. Il clima non è molto diverso da quello che ci fu al tempo della legge sulla fecondazione assistita. O sei di qua o sei di là. E se sei di là, sei un oscurantista, nemico del progresso e dell’uomo, una persona disprezzabile, da demonizzare e quindi io non prenderò mai seriamente in considerazione le tue idee, le tue riflessioni. A chi giova un clima del genere? A chi fa gioco impedire un discorso serio e maturo sul bene comune? Quello che deprime, in questa situazione, è l’alto livello di infantilismo, di immaturità. Mentre da una parte si cerca di risolvere un problema estremamente grave come quello della scuola, dall’altra si soffia irragionevolmente sul fuoco, fomentando antagonismi che nulla hanno a che vedere con la meditata proposta del programma. Salva la scuola, gridano migliaia di cartelli dai muri delle nostre città. Ma salvare cosa, da chi? Salvare quale scuola? Quella che produce ragazzi incapaci di esprimersi correttamente, che inzeppano i curricula vitae, le tesi, gli stessi concorsi della magistratura di strafalcioni che fanno inorridire? Quella che ci spinge agli ultimi posti dei livelli europei? Quella che ha istituito il demenziale sistema dei crediti e dei debiti formativi, delle miriadi di lauree che, se non fossero reali, provocherebbero minuti di serena ilarità?
Ho frequentato le magistrali, arrivando anche a fare il concorso per insegnare perché ho sempre pensato che i primi anni di apprendimento fossero i più importanti e che dedicarsi a questo fosse una straordinaria avventura. Poi la vita mi ha portato in un’altra direzione, ma la passione non mi ha abbandonato. Scrivo libri per l’infanzia, inoltre ho quattro nipoti in età scolare e vivo con tre bambine che vanno alla scuola dell’obbligo. Per questo, posso dire che in Italia abbiamo ancora molte realtà straordinarie. Straordinarie per passione, per intelligenza, per creatività. E dove ci sono queste realtà, i bambini crescono appassionati, curiosi, aperti alla vita. Ma, accanto a queste che, ringraziando il cielo, non sono poche, si è insinuata, negli ultimi decenni, una volontà perversa dei legislatori che sembra avere l’unico scopo di complicare le cose semplici. La scuola elementare si chiama così, appunto, vorrei ricordarlo, perché deve insegnare gli «elementi base». Ad un certo punto però, agli illuminati riformatori, è parso che proprio questa scuola andasse modernizzata, «liceizzata», adeguata, cioè, alla complessità di informazione di questi tempi. La semplicità, l’essenzialità, la sobrietà andavano cancellate nel nome della modernità. Un bambino proiettato nel futuro, nei tempi meravigliosamente complessi che viviamo, non poteva avere quelle scarse nozioni ottocentesche che sono state la spina dorsale dell'educazione di intere generazioni. E così, ogni giorno, vedo uscire la piccola Martina piegata da uno zaino che contiene ben otto libri. Otto libri per la seconda elementare? E allora noi che abbiamo studiato sull’unico sussidiario, siamo tutti ignoranti? Tempo fa un padre, preoccupato, mi diceva: «Mia figlia sa tutto sulle piogge acide ma non ha la minima idea di cosa siano i decilitri e i millilitri».
Certo, ci sono bambini estremamente informati, ma informati vuole dire preparati? E soprattutto, in un mondo che già bombarda informazioni, i bambini hanno bisogno di altre informazioni? O hanno bisogno piuttosto del sapere? In Europa siamo agli ultimi posti come preparazione scientifica. Come è possibile, mi chiedo, dato che ormai, per insegnare matematica alle elementari, bisogna avere una laurea? Una persona più preparata, di solito dovrebbe creare bambini più preparati, mentre sono sempre più confusi. «Segnala le entità equipotenti», ho trovato scritto nel libro di una mia nipotina di prima elementare. Lei mi guardava con sguardo smarrito chiedendo aiuto e io ho risposto con uno sguardo altrettanto smarrito. A un’altra, già in seconda, ho chiesto: «Quanto fa 1+1?» e lei trionfante ha risposto: «11». Eppure io, in prima elementare, avevo imparato che una ciliegia più una ciliegia fa due ciliegie e non ho mai avuto dubbi su questo.
Perché tanta paura della semplicità, perché tanta paura della chiarezza? Forse perché si è perso di vista cosa vuol dire educare: dal latino ducere, vuol dire «condurre». Ma per condurre devo sapere qual è la direzione verso cui tendo. Se non so dove sto andando, se non so qual è la mia meta, come posso guidare le persone che mi sono affidate? Educare non vuol dire intrattenere, ma dare a un bambino i fondamenti etici sui quali potrà costruire la sua complessità di persona. Credo che una delle grandi emergenze di cui si parli poco, per non dire affatto, sia la precaria condizione del sistema nervoso dei bambini che vivono in questi tempi. Il loro cervello, spesso affidato a delle suadenti balie elettroniche, è sottoposto a una continua eccitazione di stimoli diversi. È proprio questa stimolazione forsennata, quest’abitudine a fare zapping che frantuma in loro qualsiasi possibilità di attenzione. E che cos’è l’uomo senza attenzione? Qualsiasi cosa io voglia fare - dal falegname all’astronauta, a scrivere una lettera d’amore - ho bisogno assoluto di attenzione e di concentrazione, devo saper collegare i gesti e sapere che, senza quel collegamento, non ottengo nulla.
Oltre alla semplicità, all’altare della modernità abbiamo anche sacrificato l’idea che esista una natura umana e che questa natura vada rispettata e aiutata nella sua crescita. Per questo penso che togliere il maestro unico sia stata una grandissima stupidaggine come quella, tra l’altro, di abolire le magistrali. Un essere umano, per crescere, ha bisogno di stabilità, di certezze, di silenzio, solo così può riuscire a formarsi un suo pensiero e non sarà un docile soldatino nelle mani dei grandi manipolatori. La natura umana si forma nello sforzo, nella fatica, nell’idea che lo sforzo e la fatica siano passaggi fondamentali per crescere e imparare. Se non mi sforzo, se non mi applico, se non passo attraverso le forche caudine della noia, non sarò mai capace di costruire niente. E contro chi va questa confusione di intenti, questa mancanza di preparazione, se non contro le persone che un giorno saranno adulte e che avranno carenze nell’esprimersi? Saranno loro a pagarne il prezzo, perché il bambino incerto nelle nozioni della scuola elementare, sarà ancora più incerto alle medie e, alle superiori, costruirà una casa fatta di carta, pronta a volar via al primo soffio di vento. Ma un giorno la scuola e l’università finiranno, ci sarà l’incontro con il mondo del lavoro e con quali mezzi potranno affrontare un momento così importante? Come faranno a inserirsi in una società che è stata mostrata loro unicamente come antagonista? Non si tratta, a mio avviso, di essere di destra o di sinistra - io, ad esempio, ero molto negativa sulla riforma Moratti - ma di avere il coraggio di osservare la realtà e di affrontarla con quel sentimento così desueto ormai ma così importante che si chiama buonsenso e, assieme a quell’altro sentimento altrettanto lontano dai nostri giorni, che si chiama buona volontà, cercare di lavorare insieme per costruire, per una volta, il bene comune delle generazioni future alle quali finora abbiamo offerto degli esempi davvero pessimi.
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Per le classi-ponte io non sono d'accordo. Sarebbe meglio inserire subito il bambino-ragazzo in una classe "normale" la mattina (per un bimbo di 6 anni, bastano due mesi di full immersion per cominciare a capire e parlare... certo è più difficile per un 14enne), e il pomeriggio fare le classi separate per apprendere l'italiano. Così intanto cominciano a conoscere i compagni e si integrano. Se creiamo classi solo di arabi e stranieri in generale si rischiano i ghetti.
Il problema è che mancano i fondi per gli insegnanti di sostegno, altrimenti sarebbe già così...
Il problema è che mancano i fondi per gli insegnanti di sostegno, altrimenti sarebbe già così...
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
credo che quello che tu dici, sia quello che dicono tutti... al mattino in classe con gli amici italiani, di pomeriggio un paio di ore ad imparare la lingua.madainoncicredo ha scritto:Per le classi-ponte io non sono d'accordo. Sarebbe meglio inserire subito il bambino-ragazzo in una classe "normale" la mattina (per un bimbo di 6 anni, bastano due mesi di full immersion per cominciare a capire e parlare... certo è più difficile per un 14enne), e il pomeriggio fare le classi separate per apprendere l'italiano. Così intanto cominciano a conoscere i compagni e si integrano. Se creiamo classi solo di arabi e stranieri in generale si rischiano i ghetti.
Il problema è che mancano i fondi per gli insegnanti di sostegno, altrimenti sarebbe già così...

se venissero ghettizzati, non piacerebbe neanche a me!
- michy1976
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
si si, inizio martedi, solo perchè venerdi devo decorare la torta di compleanno di simone e non ce la facciomadainoncicredo ha scritto:michy1976 ha scritto:il medico mi ha trovato un leggero soffio al cuore, quindi prescritto eco doppler per sicurezza, da farsi con calma ma da farsi
e avevo la massima a 90...mai avuto la pressione bassa...boh...![]()
il certificato per la piscina me lo ha fatto lo stesso eh!!!![]()
![]()
A proposito di piscina, ti devo chiedere info per l'Acquamagica al Villaggio del fanciullo... vai sempre lì a fare il corso preparto?
ma dalla prox sett conto di fare due volte alla settimana
Mamma di Simone(Faenza 1/11/06-3.335grx51cm)e di Rebecca(Faenza 6/2/09-3.190grx49cm)
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
grazie marco, grazie di cuoreptoliporthus ha scritto:Ho letto quest'articolo di Susanna Tamaro, volevo condividerlo con voi:
Ma salvare cosa, da chi? Salvare quale scuola? Quella che produce ragazzi incapaci di esprimersi correttamente, che inzeppano i curricula vitae, le tesi, gli stessi concorsi della magistratura di strafalcioni che fanno inorridire? Quella che ci spinge agli ultimi posti dei livelli europei? Quella che ha istituito il demenziale sistema dei crediti e dei debiti formativi, delle miriadi di lauree che, se non fossero reali, provocherebbero minuti di serena ilarità?
Ho frequentato le magistrali, arrivando anche a fare il concorso per insegnare perché ho sempre pensato che i primi anni di apprendimento fossero i più importanti e che dedicarsi a questo fosse una straordinaria avventura.
E così, ogni giorno, vedo uscire la piccola Martina piegata da uno zaino che contiene ben otto libri. Otto libri per la seconda elementare? E allora noi che abbiamo studiato sull’unico sussidiario, siamo tutti ignoranti? Tempo fa un padre, preoccupato, mi diceva: «Mia figlia sa tutto sulle piogge acide ma non ha la minima idea di cosa siano i decilitri e i millilitri».
Certo, ci sono bambini estremamente informati, ma informati vuole dire preparati? E soprattutto, in un mondo che già bombarda informazioni, i bambini hanno bisogno di altre informazioni?
«Segnala le entità equipotenti», ho trovato scritto nel libro di una mia nipotina di prima elementare. Lei mi guardava con sguardo smarrito chiedendo aiuto e io ho risposto con uno sguardo altrettanto smarrito. A un’altra, già in seconda, ho chiesto: «Quanto fa 1+1?» e lei trionfante ha risposto: «11». Eppure io, in prima elementare, avevo imparato che una ciliegia più una ciliegia fa due ciliegie e non ho mai avuto dubbi su questo.
Perché tanta paura della semplicità, perché tanta paura della chiarezza? Forse perché si è perso di vista cosa vuol dire educare: dal latino ducere, vuol dire «condurre». Ma per condurre devo sapere qual è la direzione verso cui tendo. Se non so dove sto andando, se non so qual è la mia meta, come posso guidare le persone che mi sono affidate? Educare non vuol dire intrattenere, ma dare a un bambino i fondamenti etici sui quali potrà costruire la sua complessità di persona.
Credo che una delle grandi emergenze di cui si parli poco, per non dire affatto, sia la precaria condizione del sistema nervoso dei bambini che vivono in questi tempi. Il loro cervello, spesso affidato a delle suadenti balie elettroniche, è sottoposto a una continua eccitazione di stimoli diversi. È proprio questa stimolazione forsennata, quest’abitudine a fare zapping che frantuma in loro qualsiasi possibilità di attenzione. E che cos’è l’uomo senza attenzione? Qualsiasi cosa io voglia fare - dal falegname all’astronauta, a scrivere una lettera d’amore - ho bisogno assoluto di attenzione e di concentrazione, devo saper collegare i gesti e sapere che, senza quel collegamento, non ottengo nulla.
La natura umana si forma nello sforzo, nella fatica, nell’idea che lo sforzo e la fatica siano passaggi fondamentali per crescere e imparare. Se non mi sforzo, se non mi applico, se non passo attraverso le forche caudine della noia, non sarò mai capace di costruire niente. E contro chi va questa confusione di intenti, questa mancanza di preparazione, se non contro le persone che un giorno saranno adulte e che avranno carenze nell’esprimersi? Saranno loro a pagarne il prezzo, perché il bambino incerto nelle nozioni della scuola elementare, sarà ancora più incerto alle medie e, alle superiori, costruirà una casa fatta di carta, pronta a volar via al primo soffio di vento.
Ma un giorno la scuola e l’università finiranno, ci sarà l’incontro con il mondo del lavoro e con quali mezzi potranno affrontare un momento così importante? Come faranno a inserirsi in una società che è stata mostrata loro unicamente come antagonista?
[/i]
Susanna Tamaro
ho lasciato nel quotarti le parti che mi sono sembrate molto interessanti e grandi spunti di riflessione
parti che purtroppo mi trovano molto d'accordo...
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
Buongiorno! Scusate se non riesco a partecipare come vorrei, ma adesso coi bimbi è davvero impossibile....
per fortuna da lunedì Marco inizia col telelavoro, però sarà solo fino al compimento dell'anno di Serena eh! mi ero dimenticata di dirlo...ecomunque è già tanto!!
MARCO grazie per la bellissima lettera/articolo della Tamaro, scrittrice che amo molto.
E' proprio come la sento io, e quello che noto nella mia pur breve esperienza alle elementari: laboratori, lezioni, uscite, ricerche su internet.........ma alla fine avevo una 5° nella quale la maggior parte dei bambini non era in grado di esprimere un pensiero che occupasse più di 2 righe.......
e esprimersi a voce.....sè addio.
inglese già dalla 1° (anzi dalla materna!!), computer, intercultura, educazione stradale, alimentare, ambientale.....oh tutte cose belle, senza dubbio. Ma poi questi bambini non sanno nulla delle basi, e le maestre riempiono i quaderni di schede stile-asilo da colorare e basta. e gli strafalcioni nello scrivere si sprecano...roba che noi nemmeno a 7 anni scrivevamo così male.
Non so se col maestro unico le cose miglioreranno, ma penso che si sia intrapresa la strada giusta per migliorare le cose....
per fortuna da lunedì Marco inizia col telelavoro, però sarà solo fino al compimento dell'anno di Serena eh! mi ero dimenticata di dirlo...ecomunque è già tanto!!
MARCO grazie per la bellissima lettera/articolo della Tamaro, scrittrice che amo molto.
E' proprio come la sento io, e quello che noto nella mia pur breve esperienza alle elementari: laboratori, lezioni, uscite, ricerche su internet.........ma alla fine avevo una 5° nella quale la maggior parte dei bambini non era in grado di esprimere un pensiero che occupasse più di 2 righe.......

inglese già dalla 1° (anzi dalla materna!!), computer, intercultura, educazione stradale, alimentare, ambientale.....oh tutte cose belle, senza dubbio. Ma poi questi bambini non sanno nulla delle basi, e le maestre riempiono i quaderni di schede stile-asilo da colorare e basta. e gli strafalcioni nello scrivere si sprecano...roba che noi nemmeno a 7 anni scrivevamo così male.
Non so se col maestro unico le cose miglioreranno, ma penso che si sia intrapresa la strada giusta per migliorare le cose....
Riccardo '06- Serena '08- Matteo '10 e un fratellino in cielo


- rusc
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Re: FORNARINE LE EMILIANE CON LA MACCHINA DEL PANE
aggiungo: ho visto perfino educazione sessuale alla materna



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