Fetta sono contenta che tu sia passata di qui. Tutte noi abbiamo avuto, chi piu' chi meno, momenti di sconforto, e chi non ha vissuto all'estero per un periodo lungo non puo' capire quello che si prova. Per quanto mi riguarda, io mi sono trasferita 6 volte in 6 anni, per ragioni diverse ma comunque sempre legate al lavoro di mio marito (anche lui e' americano). Quindi per me e' stato difficile costruirmi una vita mia, una carriera, visto che una volta inserita in un posto sono sempre dovuta andarmene. Questo mi ha pesato moltissimo, anche perche' come tu ben sai nella maggior parte delle citta' americane non c'e' lo stesso stile di vita a cui siamo abituati noi europei. A Padova se ho voglia di farmi un giretto in centro prendo e vado, il piu' delle volte mi capita di incontrare qualcuno che conosco ma anche se non capita sono felice lo stesso perche' vedo VITA. Per me lo shock di trasferirmi in una citta' del Kentucky 5 anni fa e' stato enorme: sono stata infelice per un anno, guardavo fuori dalla finestra e vedevo il nulla, non conoscevo nessuno, non potevo lavorare perche' non avevo il permesso di lavoro ecc. ecc. Poi ci sono stati un po' di traslochi in posti piu' o meno belli (Chicago, che ho adorato, il nord della Florida, che ho odiato, e per un periodo abbiamo anche vissuto a Padova), che pero' non sto qua a descrivere nel dettaglio.
Quando mi sono trasferita a Orlando, a maggio del 2007, sono ripiombata nel tunnel. La citta' e' una delle tipiche citta' americane senza carattere, il caldo estivo e' insopportabile, non conoscevo nessuno, insomma, per tutta l'estate sono rimasta con il morale sotto i tacchi, anche complice un aborto spontaneo che mi sono dovuta gestire da me visto che mio marito era fuori citta'. A settembre ho preso e sono tornata in Italia con Enrico: dopo un mese non volevo piu' tornare a Orlando, e quando sono tornata la tensione tra me e mio marito si tagliava con il coltello. Abbiamo passato un periodo pessimo, io ero nervosissima e di conseguenza anche lui si e' molto irrigidito; siamo entrati in un circolo vizioso. Poi finalmente le cose si sono piano piano appianate, io ho cominciato a fare amicizie (inizialmente mi sentivo discriminata in quanto straniera, invece poi come per magia ogni volta che andavo al parco ho cominciato a conoscere gente nuova), nel mio quartiere ha aperto un baretto italiano, e tutte queste piccole cose hanno contribuito a risollevare notevolmente il mio umore, e a migliorare il rapporto con mio marito.
Tra un mese mi dovro' ritrasferire, stavolta nel Connecticut. Ancora una volta dovro' ricominciare da zero, ma l'esperienza di Orlando mi rende ottimista: se sono riuscita a costruirmi una vita decente qui significa che ce la posso fare ovunque!
Devo dire che pero' mio marito non mi ha mai ostacolata in nulla: se gli dico che domani voglio andare in Italia lui mi fa andare per quanto tempo voglio, e mi ha anche sempre incoraggiata a trovarmi un lavoro che mi soddisfi (qui ho fatto domanda per un PhD e sono anche stata accettata ma purtroppo dovro' rinunciarvi), quindi in questo il suo atteggiamento e' diverso da quello di tuo marito.
Ah e anche un'altra cosa: io ODIO i tipici sobborghi americani che mi fanno sentire morta dentro, quindi una delle cose su cui non transigo e' il quartiere in cui abitare: a Orlando abbiamo trovato casa in uno dei pochi quartieri dove si puo' uscire per andare al parco o al bar a piedi, e cosi' pure a Greenwich, la nostra prossima destinazione.
Scusa il papiro, ho scritto di getto e immagino con uno stile pessimo, ma in soldoni voglio dirti che capisco molto bene il tuo stato d'animo e che pero' dobbiamo trovare da sole la forza per risollevarci da certe situazioni difficili...prova a parlare con il cuore in mano con tuo marito, fagli capire che HAI BISOGNO di tornare in Italia perche' vuoi passare del tempo con la tua famiglia e con i tuoi amici, e non per capriccio.
In bocca al lupo per tutto, e sappi che noi ci siamo, questo forum a me ha aiutato tanto nei periodi piu' cupi...
