Buongiorno!
....mi sento sopraffatta, mi sento come se cercassi di tirare la testa fuori dall'acqua per prendere respiro e qualcuno fosse sempre lì pronto a ributtarmi sotto.
Egoisticamente dovrei pensare che quest'ultima cosa, che non è toccata me direttamente, dovrebbe toccarmi meno delle altre affrontate e superate, ma questa volta, invece di tirare fuore la forza per superare questo empasse, sento solo tanta tristezza, amarezza, senso di impotenza, di arresa...
Non me la prendo nemmeno piu' con il destino, riesco fortunatamente a pensare ancora che "non può piovere per sempre", recito il Padre Nostro con fiducia in quella frase "sia fatta la tua volontà", confidando davvero che abbia in serbo per me qualcosa di buono, che debba passare da questo cammino tortuoso e difficile per raggiungere una meta, che questo ingranaggio, questo incastro di cose sia stato fatto ad arte come le rotelline che girano dentro all'orologio per far scorrere correttamente le lancette, che bisognava per forza passare di qui, che certe cose dovevano per forza andare così perchè ne possano accadere delle altre, quelle che il destino mi ha riservato. ...ma non la confondo con la fede questa mia visione, è forse piu' una resa!
A lavoro mi sento come un'appestata: sia i colleghi che il direttore mi guardano con pena quando sono mossi da un umano sentimento, altrimenti c'è indifferenza, talvolta anche astio. Non sono benvista: è facile capirlo e comprenderlo e non hanno tutti i torti. L'unica cosa a mia discolpa è il fatto che quello che mi succede non me lo vado certo a cercare, mi capita ...e lo sa Dio quanto vorrei che non capitasse. Io alla fine sono quella che sta nella merd@ fino al collo, ma gli altri sentono il puzzo ...non so se rendo l'idea!
Credo anche che in questa vicenda il prezzo piu' alto lo pago io, che con l'assenza dal lavoro mi gioco definitivamente la possibilità di accaparrarmi il posto della collega che va in pensione. E questo sinceramente mi fa rabbia perchè se fosse successo fra un mese avremmo potuto risolvere diversamente.... E' egoista sì questo discorso, ma già che mi sfogo butto fuori tutto, anche i pensieri più ignobili.
E in più proprio in quel periodo una collega, che abitualmente sono io a sostituire, sarà assente per un intervento di rinoplastica così la mia assenza darà ancora piu' fastidio, sarà ancora piu' evidente per il disagio che comporta.
Mi sento abbattuta! So anche che se non fosse l'ennesima cosa da affrontare l'avrei presa diversamente, che chi la legge dall'esterno la ridimensiona molto, non la trova così pesante da affrontare, ma davvero ...non riesco ad avere pace, a prendere respiro. Come esci da una situazioni ti ritrovi subito a doverne affrontare un'altra e io sono davvero stanca, stanca dentro, stanca nell'anima.
Qualcuno mi ha anche detto che è una ruota che gira ...a me però sembra quella del criceto, che gira su sè stessa.
Delle volte penso che dipende da me far smettere la ruota di girare, che se è vero che c'è bisogno di un cambiamento, quel cambiamento devo produrlo io. Penso a un figlio, e sapete che non è il desiderio del momento, che non è strumentale rispetto alla situazione, sapete che ne ho perso uno e quanto ci sono stata male ...che ancora del tutto uguale a prima non è, che me ne accorgo anche da quello che scrivo o che non scrivo su Gol, che almeno quando c'avevo Pucetta ero felice e me ne fregavo di tutto quello che mi capitava intorno, tutto il resto prendeva un senso diverso, il mondo si colorava di rosa, io vedevo la luce, quella luce che ti illumina il cuore, come la luce dell'alba che è quella che fa iniziare il giorno, che dà la prospettiva sul futuro.... Io ora mi sento al buio... mi viene da piangere... sono scoraggiata e demotivata. Forse non è il momento giusto per concepire un figlio, e non mi riferisco alla situazione contingente di famiglia e lavoro, ma al mio stato d'animo così triste, affranto, abbattuto. O forse sì, sarebbe la gioia vera che addolcisce la vita, la luce che illumina il buio, l'alba di un nuovo giorno...
scusate lo sfogo, triste e lunghissimo, ma con chi potevo parlarne se non con delle amiche che mi conoscono e che sanno delle mie vicende?
