Eccomi!!!! allora, stamattina c'è stata la visita domiciliare

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La casa si è presentata in tutta la sua bellezza, complice anche una splendida giornata di sole.

Hanno fatto con noi il giro di tutte le stanze della casa, ci hanno chiesto cosa avevamo comprato insieme, quali erano le mie cose e quali quelle di Robby.
Ho spiegato che abbiamo unito due case e quindi abbiamo fatto una scelta sui pezzi da tenere e sui pezzi da dare via e ancora sui pezzi da conservare in garage in attesa di spazi più grandi.
Ci hanno chiesto se avevamo avuto discussioni per scegliere i pezzi da tenere e abbiamo spiegato che non avevamo avuto alcun tipo di problema perchè, oltre ad avere gli stessi gusti, avevamo scelto i pezzi migliori delle due case o quelli a cui eravamo legati affettivamente.
Ho spiegato di nuovo che ci rendiamo perfettamente conto che la casa è piccola per accogliere un bambino e che comunque siamo in contatto con diverse agenzie immobiliari, ho sottolineato che prediligiamo le case con la possibilità dello spazio esterno, quindi giardino o terrazzo.
Robby ha aggiunto che, comunque, nel caso non la trovassimo in tempi brevi siamo disponibili ad andare in affitto nello stesso giorno in cui ci faranno un abbinamento.
La psicologa mi ha detto di non preoccuparmi e che avrebbero sottolineato questa cosa nella relazione.
Ci siamo quindi seduti sul divano e ho chiesto se volevano qualcosa da bere, ma hanno detto di no.
Ho consegnato le pagine di diario, ci hanno chiesto se ne avevamo parlato insieme e io ho detto: in tutta sincerità ne abbiamo parlato ma non del contenuto ognuno di noi ha fatto il lavoro da solo e non conosciamo l'uno il diario dell'altro.
La psicologa ha invitato Robby a leggere la mia, dopo gli ha chiesto cosa ne pensava e Robby ha detto che lo ha emozionato molto leggere quello che avevo scritto e che mi trovava molto vicina alla sua idea di futura famiglia.
Poi è stato il mio turno ed ho letto il diario di Robby, anche a me la stessa domanda e io ho risposto che mi aveva colpito, leggendolo, la similitudine con la mia, il riportare nel diario una quotidianità di famiglia normale.
La psicologa ha detto che in nessuno dei due diari si parla di problematiche particolari e voleva capire come mai nessuno dei due ne aveva fatto cenno.
(e che vi avevo detto?!

)
Forte delle 3 versioni diverse del mio diario e del confronto che avevo fatto con voi, ho risposto che a noi piaceva immaginare una famiglia normale che ha a che fare con i problemi che hanno tutte le mamme e tutti i papà biologici, che immaginavamo di aver già superato la fase critica dell'inserimento perchè, forti del nostro ottimismo, immaginiamo di riuscire ad abbracciare nostro figlio entro 2 anni.
Lei ha continuato quindi a battere sul fatto che immaginavamo un bambino veramente troppo piccolo e Robby ha spiegato che le coppie adottive che conosciamo hanno tutte esperienze di adozioni di bambini al di sotto dell'anno di età.
Quindi la psicologa ha voluto sapere delle famiglie adottive con cui eravamo in contatto e le abbiamo parlato delle famiglie di Ale Linh, di Caterina Tuì, di Andrea.
Io ho aggiunto che siamo disponibili ad accogliere un bambino di qualsiasi età ma che nei nostri pensieri ce lo immaginiamo molto piccolo perchè siamo ”condizionati” dalle esperienze di adozione con cui siamo entrati in contatto.
A questo punto è arrivata la prima domanda di Silvia, l'assistente sociale:
“Immaginando di adottare un bambino un po' grandicello, come pensate di affrontare le problematiche?”
Ma che domanda è?????!!!!!
Vabbè!
Comunque ho risposto che molto dipendeva dal vissuto del bambino, se è un bambino allontanato dalla famiglia per maltrattamenti o abusi sessuali, se è un bambino che è stato abbandonato alla nascita ed è passato da una famiglia all'altra, oppure il bimbo che ha vissuto sempre in istituto, insomma ho fatto un po' di esempi ed ho detto che io e Robby ne parlavamo proprio questo fine settimana e che entrambi eravamo giunti alla conclusione che specialmente nei casi di maltrattamenti e abusi, ci saremmo fatti consigliare e seguire da uno psicologo e per quanto riguarda i problemi li avremmo affrontati insieme, magari aiutandoci con la nostra esperienza e qui ho fatto una breve parentesi ed ho raccontato di quando da piccola i miei compagni mi chiamavano quattrocchi, vi ricordate? Ne avevo parlato nella prima versione del diario.
Ho detto che avrei cercato di fargli capire che attraverso l'accettazione di sé stessi è più facile farsi accettare dagli altri, ho cercato di spiegare che avrei cercato di valorizzarlo e di trasmettergli fiducia.
Ci hanno quindi assegnato il nuovo compito: immaginando di adottare un bambino più grandicello scrivere insieme una fiaba con parole che lui possa comprendere e che parli in qualche modo del percorso che ha fatto nostro figlio e del nostro percorso.
Prima di congedarsi hanno voluto sapere come intendiamo dire al bambino che è stato adottato e noi abbiamo risposto che non ci sarà un momento preciso perchè qualsiasi sarà l'età di nostro figlio noi saremo fin dal primo momento molto sinceri e gli racconteremo la sua storia in modo da non cancellare le sue radici.
Prossimo appuntamento martedì 20 ottobre alle 12,30.
Credetemi, bimbe, sono andate via all'una e un quarto e noi ci siamo seduti a tavola e non ricordo nemmeno cosa abbiamo mangiato, a parte qualche commento del tipo: “secondo te com'è andata? Mi pare bene...” non siamo riusciti a spiccicar parola. Eravamo distrutti!
